Vittoria Aleotti
Laura Candiani
Viola Gesmundo
Nata a Ferrara intorno al 1575 e morta nel 1620, o poco dopo, fu monaca agostiniana, clavicembalista insigne e compositrice di valore, ma detto questo per conoscerla più da vicino si deve iniziare dalla sua musica che, in parte, possiamo ascoltare ancora oggi. La sua composizione più nota e più eseguita è T'amo, mia vita (in altre versioni: Io v'amo, vita mia), un brano per coro con alcuni momenti per voce femminile solista davvero sublime. Va precisato che in seguito ben altri 18 musicisti hanno composto su questo testo, ma lei è stata la prima, e forse la più brava. Il London Oriana Choir gli rende piena giustizia, come pure il Collegium Musicum dell'University of Georgia, evidente segno che la sua arte si è trasmessa nei secoli e ha varcato mari e oceani. Bellissimo il pezzo polifonico Baciai per aver vita, nell'esecuzione della Cappella Clausura, e pure Hor che la vaga aurora, per arpa doppia e liuto, con la suadente voce del soprano Lavinia Bertotti. E ancora Al turbar dei bei lumi con la Corale della città di Trento e Se del tuo corpo grazie all'ensemble Voxabulaire. Vari brani si possono ascoltare anche nell'interpretazione del Quadrivium di Parigi, nella suggestiva cornice della cappella del Museo delle Arti e dei Mestieri. È davvero una fortuna rara a distanza di oltre quattro secoli poter apprezzare la sua produzione ascoltandola così come era stata creata.
La madre di Vittoria si chiamava Giulia e il padre fu un celebre architetto: Giovan Battista Aleotti, detto l'Argenta perché in questa cittadina dell'Emilia-Romagna era nato, nel 1546; fu anche perito agrimensore e scenografo, attività all'epoca assai apprezzata nelle corti per realizzare allestimenti teatrali che destassero meraviglia. Fino dalla più piccola età la bambina poté seguire le lezioni di musica impartite alla sorella maggiore Raffaella, prima dal maestro Alessandro Milleville, poi da Ercole Pasquini, dimostrando predisposizione spiccata per l'ascolto e l'armonia. Per darle una formazione più ampia e approfondita fu mandata quattordicenne nel convento ferrarese di San Vito, rinomato proprio per gli studi musicali. Il drammaturgo e poeta Giovanni Battista Guarini scrisse appositamente per la giovane monaca otto madrigali che lei musicò; furono raccolti nella Ghirlanda de'madrigali a quattro voci e stampati a Venezia nel 1593 dall'editore Giacomo Vincenti.
Un'altra sua composizione, il madrigale a cinque voci Di pallide viole, era stata inserita due anni prima nel volume Giardino de'musici ferraresi, insieme a quelle di vari autori affermati. Alcuni studi hanno avanzato l'ipotesi che in realtà Raffaella, detta a sua volta l'Argenta, straordinaria organista e prima donna a pubblicare nel 1593 musiche sacre di sua composizione (Sacrae cantiones a 5, 7, 8, 10 voci), e Vittoria siano la stessa persona, dato che le monache, quando entrano in convento e prendono il velo, solitamente cambiano il proprio nome. Una prova sarebbe che, nei documenti del convento di San Vito, Vittoria non viene citata, mentre Raffaella ne fu addirittura badessa. Anche il testamento del padre menziona Raffaella, ma non Vittoria. Tuttavia, altrove il padre stesso ricorda (pur senza farne i nomi) che delle sue cinque figlie molto dotata per la musica era sì la maggiore, che entrò in convento per continuare gli studi, ma un'altra ascoltava e apprendeva con profitto durante le lezioni private in casa. Le figlie compositrici sembrerebbero essere quindi due, e ben distinte. Comunque i dubbi sono legittimi, pur se privi al momento di conferma. Purtroppo le notizie su entrambe rimangono nel vago, ma è stata una sorpresa trovare in un sito spagnolo un articolo dedicato a «9 mujeres que cambiaron la historia de la musica» in cui le due monache sono inserite, a fianco di celebrità come Barbara Strozzi, Ildegarda di Bingen, Paulina Duchambge (virtuosa di chitarra) e Maria Callas. Qui si forniscono alcune sintetiche informazioni che vogliamo condividere: innanzitutto che, nonostante l'epoca in cui la formazione culturale delle giovani era trascurata e certe professioni erano precluse alle donne, le Aleotti, grazie alle proprie qualità ma pure all'influenza del potente padre, poterono godere della benevolenza del papa e di varie corti europee e poi che riuscirono a formare a Ferrara una piccola orchestra interamente femminile che riscosse unanimi consensi. È stato poi possibile rintracciare alcuni testi musicati da Vittoria ed esistono registrazioni dei suoi componimenti, non solo grazie a diversi filmati su YouTube (fra cui quelli citati), ma anche su disco, segno evidente del loro valore che ha sfidato il tempo.
Per conoscere meglio la sua abilità di compositrice i madrigali vanno ascoltati, ovviamemente, e apprezzati per la loro finezza, per la varietà sonora, per la fusione delle voci, ma intanto possiamo leggere i versi sui quali lavorò:
«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,
Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».
«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso
Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.
Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».
«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».
Da questi esempi si nota chiaramente la voce maschile in prima persona, appartenente al poeta, e si avvertono i tormenti dell'amore, quando non viene corrisposto o è passato; l'Amore può essere personificato e divenire l'ideale interlocutore, alla maniera della lirica petrarchesca e rinascimentale. Nel primo testo invece sembrerebbe dalla quartina d'apertura emergere un riferimento religioso, alla crocifissione di Cristo, morto per la salvezza dell'umanità. È possibile allora dedurre che i temi prevalenti, come d'uso, ruotassero intorno all'amore di un uomo per una donna, con tutte le sue sfumature, e trattandosi di una monaca compositrice ce ne possiamo un po' meravigliare; ma bisogna ricordare che all'epoca la musica sacra era appannaggio maschile, ecco perché la sorella Raffaella rappresenta una eccezione.
Il 4 giugno 2022, durante le prove aperte al pubblico dello spettacolo L'Accesa, la compagnia RimeSparse, a Olginate (Lecco), ha raccontato il proprio percorso di ricerca fra le artiste rinascimentali prese in considerazione; fra queste è stata inserita Vittoria Aleotti di cui sono state descritte le opere e rievocata la vita. Segno evidente che il suo nome continua a brillare nel panorama culturale, e non solo italiano.
Traduzione francese
Guenoah Mroue
Née à Ferrare vers 1575 et morte en 1620, ou peu de temps après, elle fut une nonne augustinienne, claveciniste éminente et compositrice de valeur, mais ceci dit pour la connaître de plus près, il faut commencer par sa musique que, en partie, nous pouvons encore écouter aujourd’hui. Sa composition la plus connue et la plus interprétée est T’amo, mia vita (dans d’autres versions : Je t’aime, mia vita), une chanson pour chœur avec quelques instants pour voix féminine soliste vraiment sublime. Il faut préciser que 18 autres musiciens ont ensuite composé sur ce texte, mais elle a été la première, et peut-être la meilleure. Le London Oriana Choir lui rend justice, ainsi que le Collegium Musicum de l’Université de Géorgie, signe évident que son art s’est transmis au cours des siècles et a traversé les mers et les océans. La pièce polyphonique Baciai per aver vita, est remarquable, dans l’exécution de la Chapelle cloîtrée, et aussi Hor che la vaga aurora, pour la double harpe et luth, avec la voix persuasive de la soprano Lavinia Bertotti. Et encore Al turbar dei bei lumi avec la Chorale de la ville de Trente et Se del tuo corpo grâce à l’ensemble Voxabulaire. Diverses pièces peuvent également être entendues dans l’interprétation du Quadrivium de Paris, dans le cadre suggestif de la chapelle du Musée des Arts et des Métiers. C’est vraiment une chance rare, plus de quatre siècles plus tard, de pouvoir apprécier sa production en l’écoutant telle qu’elle a été créée.
La mère de Victoria s’appelait Giulia et son père était un célèbre architecte : Giovan Battista Aleotti, dit l’Argenta parce que dans cette ville d’Émilie-Romagne il était né, en 1546; il a également été géomètre et scénographe, à l’époque, une activité très appréciée dans les cours pour réaliser des aménagements théâtraux qui ont suscité l’émerveillement. Dès son plus jeune âge, la petite fille peut suivre les leçons de musique données à sa sœur aînée Raffaella, d’abord par le maître Alessandro Milleville, puis par Ercole Pasquini, démontrant une prédisposition marquée pour l’écoute et l’harmonie. Pour lui donner une formation plus large et approfondie, elle fut envoyée quatorze ans au couvent de San Vito de Ferrare, réputé pour ses études musicales. Le dramaturge et poète Giovanni Battista Guarini écrivit spécialement pour la jeune moniale huit madrigaux qu’elle musit ; ils furent rassemblés dans la Guirlande de madrigaux à quatre voix et imprimés à Venise en 1593 par l’éditeur Giacomo Vincenti.
Une autre de ses compositions, le madrigal à cinq voix Di pallide viole, avait été insérée deux ans plus tôt dans le volume Giardino de’musici ferraresi, avec celles de divers auteurs établis. Certaines études ont avancé l’hypothèse qu’en réalité Raffaella, dite à son tour l’Argenta, organiste extraordinaire et première femme à publier en 1593 des musiques sacrées de sa composition (Sacrae cantiones à 5, 7, 8, 10 voix), et Victoria soient la même personne, Les nonnes, quand elles entrent au couvent et prennent le voile, changent généralement leur nom. Une preuve serait que, dans les documents du couvent de San Vito, Vittoria n’est pas citée, tandis que Raffaella en est même l’abbesse. Le testament de son père mentionne également Raffaella, mais pas Victoria. Cependant, ailleurs, le père lui-même se souvient (sans citer les noms) que de ses cinq filles très douées pour la musique, elle était oui la majeure, qui entra au couvent pour poursuivre ses études, mais une autre écoutait et apprenait avec profit pendant les leçons privées à la maison. Les filles compositrices semblent donc être deux, et bien distinctes. Cependant, les doutes sont légitimes, bien qu’ils soient absents au moment de la confirmation. Malheureusement, les nouvelles sur les deux restent vagues, mais ce fut une surprise de trouver sur un site espagnol un article consacré à « 9 femmes qui changent l’histoire de la musique» dans lequel les deux moniales sont insérées, aux côtés de célébrités comme Barbara Strozzi, Hildegarde de Bingen, Paulina Duchambge (virtuose de guitare) et Maria Callas. On y trouve quelques informations succinctes que nous voulons partager : premièrement, malgré que l’époque où la formation culturelle des jeunes était négligée et où certaines professions étaient interdites aux femmes, grâce à leurs qualités propres mais aussi à l’influence de leur père, les Aléoutes purent jouir de la bienveillance du pape et de diverses cours européennes, puis former à Ferrare un petit orchestre entièrement féminin qui obtint un consensus unanime. Il a ensuite été possible de retracer certains textes mis en musique par Vittoria et il existe des enregistrements de ses compositions, non seulement grâce à plusieurs films sur YouTube (dont ceux mentionnés), mais aussi sur disque, signe évident de leur valeur qui a défié le temps.
Pour mieux connaître son talent de compositeur, les madrigaux doivent être écoutés, évidemment, et appréciés pour leur finesse, leur variété sonore, la fusion des voix, mais en attendant, nous pouvons lire les vers sur lesquels elle a travaillé:
«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,
Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».
«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso
Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.
Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».
«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».
De ces exemples, on remarque clairement la voix masculine en premier, appartenant au poète, et on ressent les tourments de l’amour, quand il n’est pas partagé ou passé; l’Amour peut être personnifié et devenir l’interlocuteur idéal, à la manière de l’opéra pétrarquien et de la Renaissance. Dans le premier texte, en revanche, il semblerait qu’à partir du quatrain d’ouverture émerge une référence religieuse, à la crucifixion du Christ, mort pour le salut de l’humanité. On peut alors en déduire que les thèmes dominants, comme d’habitude, tournaient autour de l’amour d’un homme pour une femme, avec toutes ses nuances, et comme il s’agit d’une nonne compositrice, nous pouvons nous en étonner un peu ; mais il faut se rappeler qu’à l’époque, la musique sacrée était l’apanage des hommes, c’est pourquoi sœur Raphaël représente une exception.
Le 4 juin 2022, lors des répétitions ouvertes au public du spectacle L’Accesa, la compagnie RimeSparse, à Olginate (Lecco), a raconté son parcours de recherche parmi les artistes de la Renaissance pris en compte; parmi celles-ci a été insérée Vittoria Aleotti dont on a décrit les oeuvres et rappelé la vie. Signe évident que son nom continue à briller au niveau culturel, et pas seulement italien.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
Vittoria Aleotti was born in Ferrara around 1575 and died in 1620, or shortly thereafter. She was an Augustinian nun, distinguished harpsichordist and valuable composer. But, having said that, to be able to know her more closely one must start with her music, some of which we can still hear today. Her best known and most performed composition is T'amo, mia vita (in other versions: Io v'amo, vita mia), a piece for choir with some moments for solo female voice that are truly sublime. It should be pointed out that as many as 18 other musicians later composed on this text, but she was the first, and perhaps the best. The London Oriana Choir does it full justice, as does the Collegium Musicum of the University of Georgia, a clear sign that her art has been passed down through the centuries and crossed seas and oceans. Beautiful is the polyphonic piece Baciai per aver vita, in the performance of Cappella Clausura, as well as Hor che la vaga aurora, for double harp and lute, with the persuasive voice of soprano Lavinia Bertotti. And again Al turbar dei bei lumi with the Chorale of the City of Trent and Se del tuo corpo thanks to the ensemble Voxabulaire. Various pieces can also be heard in the interpretation of the Quadrivium of Paris, in the evocative setting of the chapel of the Museum of Arts and Crafts. It is indeed a rare fortune more than four centuries later to be able to appreciate her production by hearing it as it was created.
Vittoria's mother's name was Giulia, and her father was a celebrated architect, Giovan Battista Aleotti, known as l'Argenta because he was born in that town in Emilia-Romagna, in 1546. He was also a surveyor and stage designer, an activity that was highly prized at the time in the courts for creating theatrical stagings that aroused wonder. From an early age, Vittoria was able to attend music lessons given to her older sister Raffaella, first by maestro Alessandro Milleville, then by Ercole Pasquini, showing a marked predisposition for listening and harmony. To give her a broader and deeper education, she was sent as a 14-year-old to the Ferrara convent of San Vito, renowned precisely for its musical studies. The playwright and poet Giovanni Battista Guarini wrote eight madrigals especially for the young nun, which she set to music. They were collected in the Ghirlanda de'madrigali a quattro voci and printed in Venice in 1593 by the publisher Giacomo Vincenti.
Another of her compositions, the five-voice madrigal Di pallide viole, had been included two years earlier in the volume Giardino de'musici ferraresi, along with those of various established composers. Some studies have advanced the hypothesis that in fact Raffaella, called in turn the Argenta, an extraordinary organist and the first woman to publish in 1593 sacred music of her own composition (Sacrae cantiones for 5, 7, 8, 10 voices), and Vittoria were the same person, since nuns, when they entered the convent and took the veil, usually changed their names. One proof would be that, in the documents of the convent of St. Vitus, Vittoria is not mentioned, while Raffaella was even its abbess. The father's will also mentions Raffaella, but not Vittoria. However, elsewhere the father himself recalls (though without naming them) that foremost among his five daughters, very gifted for music, was the eldest, who entered the convent to continue her studies, but another listened and learned well during private lessons at home. The composer daughters would thus seem to be two, and quite distinct. Still, the doubts are legitimate, though lacking confirmation at present. Unfortunately, news about both of them remains vague, but it was a surprise to find on a Spanish website an article dedicated to "9 women who changed the history of music" in which the two nuns are included, alongside celebrities such as Barbara Strozzi, Hildegard of Bingen, Paulina Duchambge (guitar virtuoso) and Maria Callas. Some concise information is provided here that we would like to share - first, that despite the era in which the cultural education of young women was neglected and certain professions were precluded for women, the Aleottis, thanks to their own qualities but also to the influence of their powerful father, were able to enjoy the benevolence of the pope and various European courts, and then that they were able to form a small all-female orchestra in Ferrara that was unanimously acclaimed. It has since been possible to trace some of the texts set to music by Vittoria, and recordings of her compositions exist, not only thanks to several YouTube films (including those mentioned above), but also on disc, a clear sign of their value that has defied time.
To learn more about her skill as a composer, the madrigals must be heard, of course, and appreciated for their finesse, variety of sound, and fusion of voices, but in the meantime we can read the verses on which she worked:
«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,
Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».
«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso
Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.
Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».
«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».
“If I look at your suffering body today,
I think of your torment on the
Cross for me to be saved.
But how is it that my cold heart is not kindled?
Why does it burn with love?
But the blind soul cannot understand
What benefits and what harms.”
“I have often wanted to say I love you, my life.
And I burn, and inside my lips
I have closed love, shame and fear that have
Changed me from a living man to a mute stone.
Love, if you want me to be silent and sigh,
Tell it to her who consumes and destroys me
And warm her heart with your light.”
“I kissed for life because
Where there is beauty there is life,
But I received death;
Yet it was a more welcome death than if I lived.
I cannot wish for anything else because,
Kissing a mouth so beloved and sweet
In a beautiful face, My heart was ravished.”
In these examples one can clearly hear the male voice in the first person, belonging to the poet, and one can sense the torments of love, when it is unrequited or has passed away. Love can be personified and become the ideal interlocutor, in the manner of Petrarchan and Renaissance lyric poetry. In the first text, on the other hand, it would seem from the opening quatrain that a religious reference emerges, to the crucifixion of Christ, who died for the salvation of humanity. It is possible then to deduce that the prevailing themes, as is customary, revolved around the love of a man for a woman, with all its nuances, and since we are dealing with a composer nun we may be somewhat surprised. But it must be remembered that at that time sacred music was the prerogative of men, which is why Sister Raphael is an exception.
On June 4, 2022, during the rehearsals open to the public of the show L'Accesa, the RimeSparse company, in Olginate (Lecco), recounted its research path among the Renaissance women artists considered; these included Vittoria Aleotti whose works were described and whose life was recalled. A clear sign that her name continues to shine on the cultural scene, and not only in Italy.
Traduzione spagnola
Maria Carreras i Goicoechea
Nació en Ferrara alrededor de 1575 y murió en 1620, o poco después; perteneció a la congregación de las Hermanas Agustinas siervas de Jesús, y fue una importante clavecinista y compositora, pero para conocerla más de cerca hay que partir de su música que, en parte, todavía hoy podemos escuchar. Su composición más conocida y más ejecutada es T'amo, mia vita (en otras versiones Io v'amo, vita mia), una pieza para coro con algunos momentos para voz femenina solista realmente sublime. Hay que decir que posteriormente otros 18 músicos han compuesto sobre este texto, pero ella fue la primera y, quizás, la mejor. El London Oriana Choir le hace justicia, al igual que el Collegium Musicum dell'University of Georgia, clara demostración de que su arte se ha transmitido a lo largo de los siglos y ha cruzado mares y océanos. Bellísima la pieza polifónica Baciai per aver vita, ejecutada por Cappella Clausura, así como Hor che la vaga aurora, para arpa doble y laúd, con la penetrante voz de la soprano Lavinia Bertotti. O aún Al turbar dei bei lumi con la Coral de la ciudad de Trento y Se del tuo corpo gracias al conjunto Voxabulaire. Algunas piezas también se pueden escuchar en la interpretación del Quadrivium de París, en el sugerente entorno de la capilla del Museo de Artes y Oficios. Toda una suerte, de veras única, poder apreciar su producción escuchándola a distancia de más de cuatro siglo tal y como fue creada.
La madre de Vittoria se llamaba Giulia y el padre fue un célebre arquitecto, Giovan Battista Aleotti, conocido como “el Argenta” porque había nacido en una ciudad de la Emilia Romaña así llamada en 1546. También fue ingeniero militar e hidráulico y escenógrafo, actividad que en aquella época se apreciaba mucho en las cortes para realizar escenificaciones teatrales que despertaran admiración. Desde su tierna infancia Vittoria pudo asistir a las clases de música que recibía su hermana mayor, Raffaella, al principio impartidas por el maestro Alessandro Milleville, luego por Ercole Pasquini, demostrando una gran predisposición para la escucha y la armonía. Para que recibiera una formación más amplia y profundizada, con catorce años la mandaron al convento de Ferrara de San Vito, famoso justamente por el estudio musical. El dramaturgo y poeta Giovanni Battista Guarini escribió ocho madrigales a posta para la joven momja que ella misma musicó y que se recogieron en la Ghirlanda de’ madrigali a quattro voci publicados en Venecia en 1593 por el impresor Giacomo Vincenti.
Otra composición suya, el madrigal a cinco voces Di pallide viole, había sido recogida dos años antes en el volumen Giardino de’ musici ferraresi, junta a otras de autores famosos. Algunos estudios han avalado la hipótesis de que en realidad Raffaella, también llamada “la Argenta”, extraordinaria organista y la primera mujer que publicó, en 1593, música sagrada compuesta por ella (Sacrae cantiones a 5, 7, 8, 10 voces), y Vittoria sean la misma persona, puesto que las monjas, al entrar en el convento y tomar los hábitos, suelen cambiar de nombre. Una prueba de ello parecen ser los documentos del convento de San Vito, donde Vittoria no aparece nunca, mientras Raffaella, que fuen incluso abadesa del mismo, sí. Y el testamento del padre solo menciona a Raffaella, no a Vittoria. Sin embargo, en otras ocasiones el propio padre recuerda (aunque no dice sus nombres) que la mayor de sus cinco hijas tenía una gran talento musical, que entro en un convento para continuar con los estudios, y que otra de sus hijas escuchaba y aprendía con provecho durante las clases particulares en casa. De modo que las hijas compositoras parecen haber sido dos. De todos modos, las dudas son legítimas, aunque hasta ahora no se ha podido demostrar ninguna de las dos versiones. Lamentablemente las noticias sobre ellas son inciertas, de modo que ha sido una sorpresa ver que el portal español SocialMusik les dedica un breve espacio a las dos hermanas que se encuentran en compañía de otras 7 celebridades como Barbara Strozzi, Ildegarda di Bingen, Paulina Duchambge (virtuosa de guitarra) y Maria Callas (http://socialmusik.es/9-mujeres-que-cambiaron-la-historia-de-la-musica/). No obstante que en la época de la formación cultural de las jóvenes Aleotti las mujeres no pudieran acceder a muchas profesiones, gracias a sus cualidades y a la influencia de su padre, ellas obtuvieron la benevolencia del papa y de varias cortes europeas e incluso lograron formar una pequeña orquesta enteramente de mujeres, en Ferrara, que obtuvo la aprobación unánime. Se encuentran algunos textos musicados por Vittoria y hay grabaciones de sus composiciones, no solo gracias a los vídeos de You Tube (entre los citados), sino también en disco, señal evidente de un valor que ha desafiado el paso del tiempo.
Para conocer mejor su habilidad como compositora, deben escucharse sus madrigales que se apreciaraán, obviamente, por su fineza, por la variedad sonora y por la fusión de las voces. He aquí los versos con los que trabajó:
«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,
Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».
«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso
Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.
Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».
«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte:
Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando, il cor mi fu rapito
E tolto.»
En estos ejemplos se reconoce claramente la voz masculina en primera persona, perteneciente al poeta, y se perciben los tormentos del amor, cuando no es correspondido, o ya se ha terminado; el Amor que se puede personificar y convertirse en el interlocutor ideal, como en las líricas de Petrarca y del Renacimiento. En el primer texto, en cambio, la estrofa de apertura contiene una referencia religiosa a la crucificación de Cristo, que murió para salvar a la humanidad. Entonces, es posible deducir que los temas predominantes, tal y como era habitual en aquella época, giraban alrededor del amor entre el hombre y la mujer, con todos sus matices, lo que podríamos sorprendernos un poco al tratarse en este caso de una monja compositora. Sin embargo, hay que recordar que en aquella época la música sacra solo la escribían varones, por eso la hermana Raffaella representa una excepción.
El 4 de junio de 2022, durante los ensayos abiertos al público del espectáculo L’Accesa en Olginate (Lecco), la compañía RimeSparse explicó su recorrido de estudio sobre las artistas del Renacimiento tomadas en consideración, entre las cuales habían insertado a Vittoria Aleotti, cuya vida y obras nos contaron. Otra señal evidente de que su nombre sigue brillando en el panoramo cultural, y no solo italiano.