Giuseppe Mazzini

Recentemente ho avuto modo,in occasione del centocinquantesimo dell'Unità d 'Italia, di porre in nuova luce gli aspetti sociali e profondamente alternativi del pensiero mazziniano sia rispetto alla dottrina sociale cattolica che alla visione marxista (Danilo Bruno, L'altra via: Mazzini e l'autogestione operaia, in Pensiero mazziniano, anno 66, maggio-agosto 2011, pp.102-115).
In questo contesto Mazzini affrontò pure il problema della differenza sessuale,che però egli colse in una visione profondamente diversa dalla semplice parità dei diritti, fondamentale ma non esaustiva per affermare che "l'Umanità" in senso mazziniano era composta da uomini e donne, distinti dal sesso ma uniti in una comunità basata su saldi principi democratici e repubblicani.

Mazzini affrontò sempre con profondo senso paritario "l'altro sesso" sia nella sua lunga e tormentata storia d'amore con la patriota Giuditta Sidoli che nei rapporti di profonda stima e amicizia con la giornalista Jesse White Mario o con la famiglia Nathan nella cui proprietà perirà a Pisa il 10 marzo 1867.
Mazzini quindi nel rapporto con il sesso femminile va compreso nella visione del "Caro Peppino", come lo chiama in una lettera esposta al Museo del Risorgimento di Genova Jesse White Mario piuttosto che dell'uomo sempre vestito di scuro, serio in volto e pensoso così come lo rappresenta l'agiografia tradizionale anche in nome del voto che egli avrebbe fatto nel 1822, vedendo partire i patrioti per l'esilio, decidendo di rimanere sempre vestito di scuro in segno di lutto.

Mazzini condusse sempre su un piano parallelo e profondamente intrecciato la visione dell'Unità d'Italia con la soluzione della questione sociale.
Nel suo testo fondamentale "I Doveri dell'Uomo", pubblicato a metà del XIX secolo e rivolto agli "operai italiani", egli teorizzò da un lato lo scopo di ogni nazione, che per l'Italia Unita era il progresso nella arti e nelle scienze e dall'altro l'esigenza di una riforma morale del paese.
In particolare egli insistette molto sul "dovere", contrapposto ai diritti propagandati dal liberismo imperante ed in particolare dalla teoria di uno stato ridotto al minimo, per affermare il libero esplicarsi delle attività economiche nella società.
Mazzini contrappose a ciò il dovere, visto come assunzione delle proprie responsabilità verso se e verso gli altri, nell'ottica di creare una società solidale dove ogni persona ha un dovere di solidarietà verso gli altri ma anche un diritto a ottenere aiuto in caso di necessità.
Questa teoria del diritto, che discende da un dovere, è propria di una concezione moderna e democratica del welfare dove al dovere di provvedere alle esigenze altrui fa da contraltare il diritto di ottenere aiuto in caso di necessità.
La comunità solidale deve essere democratica perché tutti devono avere gli stessi diritti o doveri e repubblicana perché nessuno può avere investiture provenienti anche da Dio come accadeva in un regime di monarchia costituzionale.

Mazzini teorizzò poi per l'Italia la necessità della rivoluzione come processo insurrezionale ma anche come dato di rigenerazione morale della nazione.
La rivoluzione diviene infatti un processo educativo per portare tutte le persone alla comprensione delle responsabilità.
Egli, sempre ne "I Doveri dell'Uomo", insistette molto sul fattore educativo, di cui era componente ma non "pars unica", il dato dell'istruzione. L'educazione infatti deve giungere alla comprensione di Dio su cui, pur in una concezione teistica salda, l'origine della legge morale e dei doveri dell'umanità, del valore della famiglia, considerata il pilastro fondamentale della società e dell'umanità, intesa come unione di tutte le persone che vivono in una comunità cosciente dei propri doveri.
Quale è il posto della donna in questo sistema?
Bisogna premettere che il discorso mazziniano sulla comprensione dell'esistenza di un altro genere e sulla necessità della parità dei diritti fra i sessi rimanda ad una tradizione anteriore che trova esponenti di rilievo in Maria Pellegrina Amoretti, prima donna laureta in giurisprudenza, che nel XVIII nella premessa al libro "De jure dotium apud Romanos" si interrogò a lungo sul ruolo femminile nella società settecentesca non vedendo differenza fra una donna e la "domestica micetta" e in Olympe De Gouges,che nel 1791 presentò all'assemblea nazionale la "Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine". Ella in questa definizione vide infatti un duplice ruolo per la donna:
1) quello autonomo, sessuale femminile;
2) quello della cittadina, partecipe dei diritti e dei doveri della donna nella vita politica e sociale.

Mazzini ne "I Doveri dell'Uomo" parla della donna come "angelo della famigia", ripercorrendo forse il fortissimo legame affettivo con la madre, che lo educò ad un profondo senso del dovere di origine giansenista.
Egli poi si dilungò sui diriti delle donne e sul fatto che "la Bibbia del domani" avrebbe parlato di uomini e donne e di di una umanità composta da due soggetti diversi convogliati verso una unica direzione: una società di persone solidali e libere.
A ben vedere, quindi, Mazzini riconosce alle donne un ruolo autonomo, che parte dalla maternità consapevole fino all'autonoma e decisiva partecpazione alle vicende della società attraverso la cosciente assunzione della propria responsabilità.

La dizione più centrata per definire il pensiero mazziniano rispetto al ruolo femminile nella società fu quella di Giorgina Crauford Saffi, moglie del patriota Aurelio, giornalista, educatrice e presidente della società di mutuo soccorso femminile di Forlì, che parlò della donna come "madre, cittadina".
La donna, quindi, ha un ruolo centrale nell'educazione familiare, poiché costituire "l'angelo della famiglia" non significa badare genericamente ai figli ma essere il perno del processo educativo,che deve portare tutti i figli (maschi e femmine) ad assumere coscienza dei propri doveri e a definire il proprio ruolo nella società.
La donna diviene quindi liberamente madre e soprattutto gestisce questo ruolo in autonomia in una visione educativa propria con uno specifico spazio in famiglia dove ella può decidere quante maternità sopportare in nome di un principio di autodeterminazione, che stava nascendo.
La donna non esaurisce però qui la propria funzione poiché è anche cittadina, partecipando autonomamente e come essere senziente con pari doveri e diritti degli uomini di partecipare ai processi educativi, all'istruzione e alle principali decisioni della collettività.
Giorgina Crauford Saffi fu per anni presidente di una società di mutuo soccorso femminile poiché le donne avevano diritto per la prima volta di organizzarsi in forma autonoma secondo le proprie scelte e volontà.

Questo fu in sintesi il pensiero profondamente innovativo di Mazzini,che teorizzò per la prima volta in forma sistematica la presenza della differenza di genere in Italia.

Danilo Bruno

Nell’ambito del progetto Sui Generis, primo vincitore nazionale del bando emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per progetti di didattica e pari opportunità, nel 2008/2009, due istituti professionali della periferia romana (Giovanni Falcone e Carlo Urbani), coordinati da Maria Pia Ercolini e Mauro Zennaro, hanno realizzato 20 uu.dd. pluridisciplinari, distribuite a oltre 200 docenti di scuola superiore.

Valore aggiunto del suddetto bando è stato quello di mettere in relazione insegnanti di aree geografiche diverse che ancora oggi, in questo contesto di toponomastica femminile, collaborano attivamente perché la scuola sia terreno fertile per una educazione alle pari opportunità (Zinetta Cicero, Maria Pia Ercolini, Mauro Zennaro; Pina Arena, Catania; Danila Baldo, Lodi; Maria Grazia Anatra, Viareggio).

Si ritiene utile pubblicare su questa pagina la struttura portante dell’unità relativa al sessismo linguistico, realizzata da Aureliana Di Rollo.
Per eventuali chiarimenti e/o approfondimenti scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

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Il sessismo nella lingua italiana
di Alma Sabatini (1922-1988)

...non siamo sempre noi a parlare la lingua,
ma è la lingua stessa che ci parla.

 

Da Introduzione alla ricerca (p. 19)

La lingua italiana, come molte altre, è basata su un principio androcentrico: l'uomo è il parametro, intorno a cui ruota e si organizza l'universo linguistico. Esempio paradigmatico: la stessa parola "uomo" ha una doppia valenza, perchè puó riferirsi sia al "maschio della specie" sia alla specie stessa, mentre la parola "donna" si riferisce soltanto alla "femmina della specie". [...] In poche parole l'uomo è la specie, la donna la sottospecie. [...] Il problema non sono le differenze, ma le valenze che esse esprimono: o nozioni stereotipate, riduttive e restrittive della immagine della donna, o il riterato e pervasivo concetto base della centralità e universalità dell'uomo e della marginalità e parzialità della donna. La falsa "neutralità" del maschile, che spaccia per umano ciò che è solo dell'uomo è emblematica di tutta la cultura. [...] Lo stereotipo è un'arma subdola e pericolosa; esso contiene un grano di verità, un dato riconoscibile, che viene però estrapolato dal contesto dinamico e contraddittorio, viene generalizzato e congelato e diventa «ovvio». [...] Lo scopo fondamentale di questo lavoro è di stimolare la presa di coscienza che la lingua non è né "neutra" né "neutrale" e che essa influenza fortemente i comportamenti umani e sociali.

 

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Fonte: funzionepubblica.gov.it.

Si tratta di un'analisi comparativa tra due esperienze utopiche dei secoli scorsi: la prima di stampo monarchico, nata nel clima del riformismo illuminato (datata 1789), è stata messa in pratica per oltre un decennio nella Reale Colonia di San Leucio (Caserta), per volere di Maria Carolina d'Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone che ha firmato la Costituzione; la seconda è la più nota esperienza scozzese, di stampo socialista, nata agli inizia dell'Ottocento. Nella prima esperienza le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, cosa che non avviene affatto nella seconda.

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Introduzione alla ristampa anastatica del Codice

Il Comune di Caserta, amministrazione Petteruti, volle ripubblicare in ristampa anastatica il Codice.
Lo Statuto di San Leucio, una rivoluzione senza armi, è l'introduzione al Codice. Sintetizza l'unicità della legge e spiega come questa sia nata dal pensiero femminile e destinata al riconoscimento giuridco e sociale delle donne.

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Saggio inserito nell'Archivio per la storia delle donne, V, (a cura di Adriana Valerio), 2008; pp.71-105.
Si tratta della "ricostruzione" della genesi del Codice delle leggi leuciane. Prima ricostruzione in chiave di genere.

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Le strade di Cava de’ Tirreni

Toponomastica Storica 

 “Le strade di Cava de’ Tirreni – Toponomastica storica”, edito dalla Casa Editrice Areablu Edizioni, collegata alla Grafica Metelliana, e realizzato da Salvatore Fasano, Franco Bruno Vitolo, Daniele Fasano, Beatrice Sparano e Lara Adinolfi. 

350 circa tra strade e piazze, 1200 fotografie circa di luoghi, personaggi e situazioni, oltre 400 pagine in grande formato su carta patinata, un’appendice ricchissima di proposte di intitolazione o di approvazioni non concretizzate,copertina cartonata con rilegatura di pregio, due anni di lavoro per un’opera di qualità che nel suo genere è di assoluta originalità, anche a livello nazionale.

Dopo una sezione iniziale dedicata alle frazioni, ogni pagina è dedicata ad una strada o ad una piazza: ognuna è corredata di informazioni sulla collocazione, di una foto del personaggio a cui è dedicata, di un approfondimentosul personaggio stesso e sul significato del nome, di un corredo di almeno due fotografie del luogo, con l’individuazione della parte prossimale e di quella distale.

Nella seconda parte, un’ampia rassegna di allegati riguardanti le proposte di intestazione non ancora portate a termine. Per finire, una suggestiva galleria di foto-ricordo relative a personaggi ed eventi collegati.

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