Bianca Bianchi

Bianca Bianchi

Vicchio (FI), 31/07/1914 - 09/07/2000
Laurea in Filosofia e Pedagogia; Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

16
6
3
18
1

25/06/1946 - 31/01/1948

Membro Assemblea Costituente
Gruppo Partito Socialista Italiano 15/07/1946 - 03/02/1947
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 03/02/1947 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953




15/06/1948 - 24/04/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo Unità Socialista 01/06/1948 - 31/01/1950;
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 31/01/1950 - 18/05/1951;
Gruppo Partito Socialista 18/05/1951 - 29/01/1952;
Gruppo Partito Socialista Democratico 29/01/1952 - 24/06/1953
Membro e Segretario VI Commissione (Istruzione e belle arti)

Bianca Bianchi è nata a Vicchio di Mugello (Firenze) alla vigilia della Grande Guerra, nel luglio del 1914, da Adolfo e Amante Capaggi. Laureata in Pedagogia e Filosofia, ha insegnato in diversi istituti superiori di Firenze, Mantova, Cremona, Genova.
Entrata nella Resistenza con il ruolo di staffetta, è stata una partigiana coraggiosa e combattente in prima persona, rifornendo i partigiani di armi e munizioni e salvando numerosi soldati alleati caduti nelle zone controllate dai tedeschi.
In piena guerra ha soggiornato in Bulgaria e in seguito ha raccontato questa esperienza in Milinkata, pubblicato a Firenze nel 1973.

È stata eletta all’Assemblea Costituente nel Collegio elettorale di Firenze-Pistoia, per il partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Assieme a Teresa Mattei, ha ricoperto la carica di Segretaria di Presidenza dell’Assemblea. Lei stessa ha ricordato, in una testimonianza personale rilasciata nel 1996, i giorni dell’insediamento: trova alloggio in una pensione vicino a Porta Pinciana e la confidenza con Montecitorio si rivela per lei ancora più difficile della confidenza con una città come Roma, che le sembra enorme rispetto a Firenze. «Me ne vado su e giù per il Transatlantico, rispondo alle domande dei giornalisti curiosi, [...] mi dà l’impressione di trovarmi in un labirinto e mi sento di nuovo una ragazza di campagna. Sono molto tesa quando entro per la prima volta nell’Aula. Lentamente entrano i deputati, li guardo attraverso l’emiciclo prendere posto secondo una geografia politica molto rigida. All’estrema sinistra si dispongono i comunisti, accanto, i socialisti, [...] i compagni mi hanno avvertito di non sbagliare per non trovarmi mescolata a reazionari politici...» ("Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente", a cura di Marina Addis Saba, Mimma De Leo, Fiorenza Taricone, Presidenza del Consiglio dei ministri, Commissione Nazionale Parità, 1996).

Nel novembre del 1946 è eletta al Consiglio comunale di Firenze con il maggior numero di preferenze.
L’anno successivo segue Saragat e aderisce al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nato con la scissione del Psiup, assumendo la direzione del settimanale regionale Il Socialismo toscano.
Eletta nel ‘48 alla Camera dei Deputati nella prima legislatura repubblicana per la lista Unità Socialista, Bianca Bianchi presenta numerose proposte di legge: i suoi interventi riguardano principalmente i temi della scuola, delle pensioni, dell’occupazione. Contraria alle sovvenzioni statali nei confronti della scuola privata, sospettata di concedere con troppa facilità diplomi e titoli, con una gestione “mercantile”, propone di sostituire la parificazione con l’istituzione prefascista del pareggiamento, che offriva migliori garanzie attraverso regolari concorsi per il reclutamento degli insegnanti.
Altri interventi riguardano la tutela giuridica dei figli naturali, l’obbligatorietà del riconoscimento materno, la ricerca di paternità, senza la quale era assicurata agli uomini l’impunità, e l’unificazione dei servizi assistenziali dei figli illegittimi.
Ancora sul tema dei figli illegittimi, parla al Congresso Internazionale delle Donne ad Amsterdam: lei stessa ha ricordato, nel suo toccante libro di memorie, Il colore delle nuvole, dedicato ai suoi nonni Angiolo e Assunta, che al Congresso ognuna doveva parlare della condizione dei figli illegittimi nel proprio paese; quando parla lei e denuncia che in Italia sui documenti del figlio naturale, perfino sulla pagella scolastica, veniva riportata, per indicare il padre e la madre, la dizione “di NN e di NN”, segue uno sdegno generale. Incaricata al ritorno di presentare un progetto di legge, si mette al lavoro studiando in Biblioteca. Ritenendosi pronta, interviene alla Direzione del Partito chiedendo di prendere la parola su “un problema”, mentre nasconde le mani sotto al tavolo per la paura. Alla fine del suo intervento le dicono brutalmente: Che cosa intendi fare? Lei risponde: Presentare una proposta di legge per la ricerca della paternità e della maternità dei figli nati fuori dal matrimonio. «Si scatenò un putiferio. Un deputato di Milano bestemmiò; altri mi oltraggiarono, gridando parole ingiuriose. Raccolsi il materiale storico e giuridico. Lavorai per otto mesi, visitai brefotrofi, centri di assistenza, provai vergogna, dolore e umiliazione, [...] ricevetti incoraggiamenti e delusioni soprattutto da uomini del partito, che mi rimproverarono la superbia di volermi occupare di un problema giuridico senza aver studiato legge [...] e arrivai a formulare la proposta di legge».

Dal ‘53 al ‘55 diventa l’esperta di problemi educativi per il quotidiano fiorentino La Nazione, dove cura la rubrica “Occhio di ragazzi”, mettendo a fuoco i disagi della scuola italiana. Negli stessi anni fonda la “Scuola d’Europa”, centro educativo di sperimentazione didattica, strutturato secondo il metodo Pestalozzi, che accoglieva ragazzi delle scuole elementari e medie provenienti da tutta l’Italia centro-settentrionale.
Dal 1970 al 1975 è vice sindaco di Firenze e Assessora alle questioni legali e affari generali. Alla fine del suo mandato non si ricandida, ma si dedica agli studi e alla passione per la scrittura.

È scomparsa nel luglio del 2000.

Fiorenza Taricone