Rita Montagnana Togliatti

RITA MONTAGNANA TOGLIATTI

Di Fabrizia Gurreri

Rita Montagnana nasce a Torino nel 1895. A quattordici anni va a lavorare come sarta, aderendo subito ai famosi scioperi delle sarte torinesi (1909-1911).

Particolarmente attiva nella sezione socialista di Borgo San Paolo, già segretaria del Circolo femminile “La Difesa”, dopo aver partecipato all’occupazione delle fabbriche, nel 1921 passa con il gruppo ordinovista di Antonio Gramsci nel Partito Comunista d’Italia, che l’aveva subito inviata alla II Conferenza femminile internazionale e al III Congresso del Komintern. Nel 1922 inizia a collaborare al periodico La compagna e quando, l’anno successivo, la redazione passa da Roma a Torino, Montagnana ne condivide la direzione con Camilla Ravera e Rina Picolato.

Nel 1924 si sposa con Palmiro Togliatti e l’anno seguente nasce a Roma Aldo, il loro unico figlio. Con l’arresto di Gramsci, nel novembre del 1926, mentre la famiglia Togliatti è a Mosca, inizia anche il suo esilio che la vede spostarsi in continuazione tra Svizzera, Francia e Unione Sovietica.

Prende parte alla guerra civile in Spagna e, finalmente, rientra in Italia nel maggio 1944, cominciando una nuova intensa fase di impegno politico come leader dell’organizzazione femminile del partito.

È in questo contesto che nel 1944 Rita Montagnana, insieme ad altre rappresentanti comuniste, socialiste, del Partito d’Azione e del Partito della Sinistra Cristiana, dà vita all’Udi, Unione Donne Italiane, e ne diventa presidente. Montagnana crede profondamente nella necessità di rendere le italiane protagoniste della politica per uscire dalle macerie del fascismo e della guerra.

Per questo il voto alle donne è la sua prima preoccupazione: già il 10 febbraio 1945, in un intervento nell’Aula Magna del Liceo Visconti al Collegio romano, rivendica con orgoglio la conquista del suffragio femminile adottato nel Consiglio dei Ministri del 30 gennaio (Decreto luogotenenziale del 1° febbraio 1945, n. 23): «Largo dunque fin da oggi alle donne nei posti di Governo, largo alle donne nell’Assemblea Costituente, largo alle donne nelle Amministrazioni comunali; giusta retribuzione del lavoro femminile; tutte le vie del lavoro e del sapere aperte alle giovani» (Rita Montagnana, La donna nella lotta antifascista e nella ricostruzione in L’Unità, 9 maggio 1945).

Un concetto analogo anche nel suo intervento al I Congresso nazionale dell’ Udi: «Attraverso la campagna per il voto, che l’Udi ha iniziato fin dal suo sorgere, si è realizzata l’unità completa di tutte le organizzazioni femminili italiane» (I Congresso nazionale dell’Udi, Firenze 20.10.1945 - Intervento di Rita Montagnana).

Il 2 giugno 1946 le italiane votano con una percentuale dell’89% pari a quella degli uomini per il Referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente. La massiccia partecipazione dell’elettorato femminile taglia corto con tutti i dubbi sollevati dagli antisuffragisti sull’uso che le donne avrebbero fatto di questo diritto.

Rita Montagnana, nel XIII Collegio (Bologna-Ferrara-Forlì-Ravenna), risulta prima fra gli

eletti del Pci alla Costituente, con 68.722 voti di preferenza. Insieme ad altre 20 rappresentanti femminili dà il suo contributo alla Carta fondamentale della Repubblica. Ha quasi cinquant’anni e approda a Montecitorio forte del prestigio accumulato sin da giovanissima nella lotta politica e sindacale, nella clandestinità, nel lungo esilio in Urss al fianco di Togliatti e nell’attività nei movimenti femminili.

Chiusa la fase della Costituente, s’impegna nella campagna elettorale del 1948 e, sebbene risulti eletta senatrice, non manca di lanciare l’allarme sulla sottorappresentazione delle donne, poche candidate e poche elette, un errore e un’indicazione sbagliata per l’elettorato e per il partito, come testimonia questa analisi: «Vi è stato anche da parte dei compagni dirigenti, salvo eccezioni, una enorme incomprensione verso il lavoro femminile. Si sono tagliate le ali, si sono demoralizzate, umiliate anche le compagne migliori, più qualificate, con un ottimo passato di partito» (Lettera di R.M. alla Segreteria del Pci di Roma, marzo 1951).

Dopo la separazione da Togliatti, Rita Montagnana abbandona progressivamente l’attività politica e dal 1958 si ritira a vita privata con il figlio Aldo, gravemente malato.

Muore a Torino il 17 luglio 1979.