Ottavia Penna Buscemi

OTTAVIA PENNA BUSCEMI

Di Agata Nicotra

Ottavia Penna Buscemi nasce a Caltagirone il 12 aprile del 1907. Appartiene a una famiglia aristocratica; inizia il suo percorso di istruzione seguita da istitutrici di casa, secondo il costume dei notabili. In seguito studia in collegio a Poggio Imperiale e si trasferisce a Roma per gli studi superiori.

Tornata al suo paese, sposa Filippo Buscemi, un medico noto e stimato a Caltagirone.

Donna battagliera, tenace, di singolare rigore morale, come una «giustiziera della notte», racconta Gabriello Montemagno: «[...] durante l’ultima guerra, di notte, furtivamente [...] raggiungeva le campagne del calatino e munita di un affilato coltello, tagliava i sacchi di grano, che i baroni della zona destinavano al mercato nero. [...] Prelevava, anche, dalle proprie fattorie, carne macellata e la portava ai poveri e agli indigenti».

Nel 1946, all’età di trentanove anni, comincia la sua carriera politica, breve ma intensa, dedita alla causa delle classi sociali deboli sia sul piano economico che culturale.

Sempre attenta alla condizione femminile e convinta che dalle donne possa partire il vero rinnovamento – purché sia loro assicurata una reale parità con gli uomini – sin dall’inizio della sua attività politica le invita a prendere la parola e a lottare per il riconoscimento dei propri diritti, anticipando in tal modo le battaglie dei movimenti femminili.

Abbraccia l’ideologia dell’Uomo Qualunque, fondato nel 1944 dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini, nelle cui liste è candidata il 2 giugno del 1946 all’Assemblea Costituente. È eletta in rappresentanza del XXIX collegio di Catania con 11.765 preferenze e partecipa alla Commissione dei 75, incaricata di elaborare e di proporre il progetto della Costituzione da discutere in aula, assieme ad altre quattro donne: Maria Federici della Dc, Nilde Iotti e Teresa Noce del Pci, Angelina Merlin del Psi.

Ottavia Penna è candidata alla prima Presidenza della Repubblica. È nota la frase di Guglielmo Giannini che, in quell’occasione, la definisce «Una donna colta, intelligente, una sposa, una madre» lasciando ai posteri chiare indicazioni dei modelli culturali dominanti con i quali

una donna, pur colta e pensante, fa i conti quando varca i confini concessi ai tradizionali ruoli femminili.

Scrive in proposito Il Giornale di Sicilia del 29 giugno 1946: «Molto commentati i voti che escono dall’urna in favore della deputata qualunquista siciliana Ottavia Buscemi Penna [...] che il gruppo per una singolare affermazione di qualunquismo ha voluto designare alla suprema direzione dello Stato».

Il 15 novembre 1947 lascia il Partito dell’Uomo Qualunque per entrare nell’Unione Nazionale e rimanerci fino alla conclusione dei lavori dell’Assemblea Costituente.

La vita politica di Ottavia Penna è piuttosto breve e segnata da una querela per diffamazione a mezzo stampa da parte della giornalista Ester Lombardo, procedimento che rientra per insufficienza di elementi.

Alla fine dell’esperienza costituente, decide di abbandonare la politica, delusa dal comportamento di Giannini. Solo nel 1953 si presenta alle elezioni amministrative di Caltagirone ed è eletta nelle fila del Partito Monarchico, in opposizione alla sorella Carolina, sindaca democristiana della città. Questa, dice, è solo una parentesi nel «libro chiuso della politica». Rifiuta di parlarne fino alla morte, avvenuta a Caltagirone nel dicembre 1986.

Nel dicembre del 2008 una lapide è apposta dalla municipalità calatina sulla sua casa natale. È intitolata al suo nome un’associazione contro la violenza sulle donne e per la loro promozione nella politica.

Nel 2009 Cettina Alario pubblica la biografia Ottavia Penna. Madre costituente, dedicata alla sua singolare esperienza di vita.