PEARL S. BUCK

La prima donna americana a vincere il premio Nobel per la Letteratura

 

Hillsboro, USA 26.6.1892 – Danby 6.3.1973

Nei Paesi Bassi le sono intitolate una piazza a Rotterdam e una via a Dordrecht. In Pennsylvania portano il suo nome una strada di Levittown e un’area verde a Bristol.

Pearl Comfort Sydenstrickerl, più nota come Pearl S. Buck, nata in Virginia a Hillsboro il 26 giugno 1892, è stata una famosa scrittrice statunitense del ventesimo secolo.
Malgrado i suoi numerosi libri siano stati tradotti e letti in tutto il mondo, il suo nome non è citato nella grande letteratura americana. Troviamo opinioni interessanti sulla produzione di Pearl Buck sia nelle analisi di autori cinesi quali Kang Liao, che la considera «un ponte umano tra le civiltà dell’Oriente e dell’Occidente», sia in quelle di autori occidentali come lo storico James Thomson: «la Buck è l'occidentale più influente che possa scrivere sulla Cina dal XIII secolo di Marco Polo».
Figlia di Absalom e Caroline Sysenstrickerl, due presbiteriani che svolgono opera missionaria in Cina, Pearl trascorre la sua infanzia a Ching Kiang e a Shanghai, studia la dottrina di Confucio e il cinese di Pechino ma anche il cantonese attraverso le leggende taoiste narrate dalla sua governante. «[...] al mattino leggevo i miei libri di testo americani e imparavo le lezioni che mia madre mi assegnava basandosi fedelmente sul metodo Calvert, mentre al pomeriggio studiavo sotto la tutela completamente diversa del Signor Kung. Diventai mentalmente bifocale, e così mi resi conto presto di come non esista nelle questioni umane una verità assoluta».
La sua formazione, seppure impregnata di cultura americana, viene influenzata per buona parte dalla cultura cinese e dalle pagine dei suoi libri traspare la sua profonda e partecipata condivisione. «A quel tempo non mi consideravo bianca […] Così sono cresciuta in un mondo doppio: quello presbiteriano dei miei genitori, piccolo bianco e pulito, e quello grande affettuoso allegro e non pulitissimo dei cinesi. Tra i due non c’era comunicazione: quando ero nel mondo cinese ero cinese, parlavo cinese, mi comportavo da cinese, mangiavo come loro e condividevo i loro pensieri e i loro sentimenti».
Frequenta gli studi negli Stati Uniti fino alla laurea in letteratura inglese a Lynchburg in Virginia, nel 1917 conosce nel Campus e poi sposa John L. Buck, un insegnante di economia agraria, col quale ritorna in Cina, questa volta nelle zone rurali povere da cui Pearl prende in seguito spunti e materiale per il suo romanzo più famoso, The Good Earth (La buona terra).
Negli anni Venti scrive saggi e novelle per la rivista Atlantic Magazine e su Asia pubblica il racconto A chinese woman, successivo soggetto del suo primo romanzo Vento dell’Est Vento dell’Ovest. Nel lungo arco della sua vita Pearl pubblica circa settanta libri, tradotti in occidente, alcuni anche in Cina dove è conosciuta col nome cinese di Sai Zhenzhu.
Rimarcando il suo debito verso la tradizione letteraria cinese, Pearl esorta gli scrittori occidentali: «la Cina esiste, i cinesi e la tradizione letteraria cinese anche. Siatene coscienti».
Pearl insegna all’università di Nanchino Lingua e letteratura inglese fino al 1927, quando deve sfuggire alle ritorsioni xenofobe cinesi trasferendosi per un anno in Giappone, dove studia la lingua e le tradizioni di quel Paese. Un back-ground prezioso che permette a Pearl di capire il contesto storico dell’area orientale negli anni ’30 e vivere quello americano roosveltiano del New Deal. Una donna occidentale forte e indipendente che sa raccontare attraverso le figure femminili cinesi l’amore per la terra quale fonte di vita. Non nasconde comunque le contraddizioni del mondo delle donne cinesi, nei suoi scritti ritrae le loro storie fatte di dolore e solidarietà, combatte le usanze che le opprimono, come quella delle bambine vendute come schiave o maritate a 12 anni o quella del concubinato. Riesce a trascrivere nei racconti la vita reale del mondo cinese della tradizione e della lunga parentesi rivoluzionaria, è esperta convinta della multiculturalità e fautrice dell’umanitarismo internazionale, anticipando così il femminismo e le analisi dell’antropologia culturale.
Al suo ritorno negli USA scrive e pubblica nel 1931 la sua opera più nota, The Good Earth, ricevendo il premio Pulitzer. La scrittrice vive un’intensa attività letteraria, soprattutto ha bisogno di pubblicare i libri perché fonte sicura di guadagno per le costose spese mediche necessarie a sua figlia Carol affetta da gravi disturbi neurologici.
A soli 46 anni, nel 1938, Pearl Buck è la prima donna americana a ricevere il premio Nobel per la Letteratura. Negli anni Quaranta, impegnata socialmente sul fronte delle ingiustizie sociali e razziali, fonda la “East and West Association” per favorire nel territorio statunitense gli scambi culturali e sociali con le minoranze etniche. Dopo la guerra riprende a scrivere e a manifestare il suo impegno per i diritti civili. Da convinta multiculturalista, Pearl intende nobilitare la storia cinese attribuendo significato a una cultura differente per renderla comprensibile al mondo americano.
Durante la seconda guerra mondiale prende posizione contro l’internamento delle persone giapponesi residenti negli USA, nel 1941 si dichiara pubblicamente contro le dittature europee, preoccupata per l'ascesa del fascismo e del nazismo in Europa e per suoi effetti sulla libertà e sul ruolo delle donne. Per tutte le sue dichiarazioni sulle libertà democratiche viene considerata eccentrica e radicale. Dedica alle tematiche di genere Di uomini e donne, una raccolta di nove saggi in cui lamenta quanto le donne americane troppo spesso siano relegate in casa, sottovalutando la loro curiosità intellettuale e il desiderio di imparare. Ecco perché la Buck considera giunto il momento di intensificare le richieste per le stesse opportunità a uomini e donne. Scrive che una donna "può sedere su un trono e governare una nazione, lei può sedere sulla panchina e può essere un giudice, lei può essere il caposquadra in un mulino e lei potrebbe essere un costruttore di ponti o un macchinista o qualsiasi altra cosa”. Nel 1949 istituisce "The Welcome House Inc.", una fondazione per ospitare bambini e bambine di provenienza asiatica, cresciuti negli Stati Uniti in attesa di adozione in famiglie americane; a conferma del suo impegno civile e umanitario, Pearl ne adotta alcuni emigrati negli USA. Intransigente e radicale, partecipa attivamente alle battaglie per i diritti civili delle donne e per la parità nella Costituzione americana e, nel 1942 come commissaria AAUW (American Association of University Women), dà priorità alle questioni legislative, studiando e discutendo temi quali la parità salariale e la parità di rango per le donne nelle forze armate, la lotta per abrogare pratiche di lavoro discriminatorie nei confronti delle donne sposate e il SER.
Nel 1950 Pearl entra a far parte dell'American Academy of Arts and Letters e, attraverso un documento pubblico, denuncia le difficoltà di integrazione e le misere condizioni di vita degli emigranti negli Stati Uniti. Il mondo politico e accademico statunitense è in parte critico nei confronti della scrittrice che, come intellettuale radicale, manifesta il dissenso verso le scelte politiche del nuovo ordine mondiale costruito con la guerra fredda. Viene messa sotto controllo tutta la sua produzione letteraria e la sua partecipazione di attivista pacifista.
Nel 1959 partecipa attivamente alla campagna pacifista contro le armi atomiche e scrive su questi temi Command the morning e l’opera teatrale A Desert Incident, condannando i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki. A Denby, nel Vermont, scrive l’ultimo suo saggio China Post and Present. Muore il 6 marzo 1973.
Negli Stati Uniti, dieci anni dopo, viene dato riconoscimento all’impegno civile di Pearl S. Buck con l'emissione di una serie particolare di francobolli (5 ¢ Grandi americani) emessi dalla United States Post Service. Nel 1999 è stata designata “Woman History Month Honoree” dal Progetto nazionale delle donne.

Agnese Onnis

Fonti: 
Pearl S. Buck, La buona terra, Milano, Mondadori, 1995
Pearl S. Buck, Cielo cinese, Milano, Mondadori
Claudio Ciccotti, Pearl S. Buck: con The Good earth alla ‘scoperta’ della Cina, 2014, http://www.canadausa.net/pearl-s-buck-con-the-good-earth-alla-scoperta-della-cina 
Valeria Gennero, La conquista dell’Est. Pearl S. Buck tra Stati Uniti e Cina, Roma, Aracne editrice, 2008, http://www.aracneeditrice.it/pdf/9788854822665.pdf
Valeria Gennero, L’oppio, l’onore e il libero commercio: la Cina imperiale di Pearl S. Buck, 2007, http://www.iperstoria.it/vecchiosito/httpdocs//?p=113
Kang Liao, Pearl S. Buck, a cultural bridge across the Pacific, 1997