La quercia di Charlotte

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Piazzale Charlotte Peyrot, attiguo a piazza delle Diaconesse, si apre sul fianco del tempio valdese di Pomaretto.

Ci sono stata in una giornata d’ottobre un po’ nebbiosa, per fare qualche fotografia e vedere i luoghi dove vissero le poche donne valdesi cui sono intitolate aree di circolazione nelle Valli.

Questa Charlotte doveva essere una forza della natura se a cinquantacinque anni, dopo aver allevato otto figli e diretto un pensionato per studenti a Torre Pellice, trovò ancora le energie per dedicarsi ad un grande sogno, quello di fondare un ospedale per i valdesi.

Nata nel 1764 da una famiglia di commercianti con contatti internazionali, aveva sposato il pastore Geymet, che nel periodo napoleonico aveva fatto carriera ed era stato nominato sottoprefetto di Pinerolo. Per i valdesi, che in precedenza erano rimasti confinati nelle loro valli, fu un periodo di grande libertà e per Charlotte e suo marito anche di vita brillante. Ma con la Restaurazione i coniugi Geymet devono tornare a Torre Pellice, ed è qui che l’intraprendente donna apre una pensione per studenti che le permette di integrare i modesti proventi del marito, diventato nel frattempo direttore del Collegio valdese.

Ma non si ferma qui, e dopo aver portato a compimento i suoi doveri famigliari si volge a un’opera di cui da tempo si sentiva il bisogno: allora infatti i valdesi venivano accolti con difficoltà negli ospedali, in mano ai cattolici, e quando ciò avveniva subivano pressioni perché abbandonassero la loro fede.

Nel 1821 Charlotte scrive a un famoso predicatore svizzero, il pastore Cellérier, perché l’aiuti a muovere la solidarietà di tutta l’Europa protestante. Ha un grande successo, si adopera personalmente per ottenere consensi e sollecitare permessi, poi parte lei stessa per collettare in Svizzera e infine ha la soddisfazione di vedere realizzato il suo progetto. L’Ospedale Valdese viene inaugurato a Torre Pellice nell’aprile del 1826. Charlotte aveva a piantato una ghianda in un vaso quando aveva concepito il suo sogno e , come scrisse al Cellérier, avrebbe voluto che la quercia che ne era nata fosse piantata davanti all’ingresso dell’Ospedale.

Ora, dopo quasi 190 anni di vita rigogliosa e feconda, quella simbolica quercia che ricorda uno splendido esempio di attivismo femminile rischia di finire sotto la scure della spending review.