Donne valdesi e memoria

Dal 3 al 5 ottobre si svolgerà a Torino nella Sala Polivalente di via Leoncavallo 23 a Torino il 3° Convegno Nazionale di ToponomasticaFemminile dal titolo “Strade maestre: un cammino di parità”. Il Convegno di Torino offrirà una panoramica della cultura piemontese al femminile, e in quest’ambito Bruna Peyrot interverrà per portare il proprio contributo nel campo della storia delle donne valdesi. Bruna Peyrot, studiosa di storia sociale, pubblicista, conduce da anni ricerche sulle identità, le memorie culturali e i percorsi di costruzione democratica dei singoli e dei gruppi sociali, specie comparando Europa e America latina, continente che frequenta da oltre dieci anni. Collaboratrice di periodici e riviste, vincitrice di premi letterari.Pubblichiamo di seguito la sintesi del suo intervento, che avrà luogo sabato 4 ottobre (ore 15.15 – 15.30). Per eventuali informazioni sul Convegno scrivere a Loretta Junck: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Donne valdesi e memoria

Questo studio darà rilievo alla componente più antica del protestantesimo italiano: il mondo valdese e in particolare alla sua parte femminile. Appartenenti a una minoranza religiosa risalente a uno dei più combattivi movimenti ereticali medioevali, concentrata nel suo nucleo originario nelle Valli valdesi del Piemonte, in provincia di Torino, le donne valdesi hanno  segnato la loro presenza all’interno di una singolare civiltà: la società montana e contadina, la presenza istituzionalizzata (dal 1532, data di adesione alla Riforma di Calvino) della chiesa valdese e la rete, reale e ideale, del protestantesimo europeo. Eretiche, eroine, predicatrici, diaconesse, maestre, mogli di pastori (ministri di culto), benefattrici, emigrate, contadine, operaie, domestiche, tutte hanno condiviso il cammino di fede dei loro compagni, unite dal mitico, complesso e antico aggettivo “valdese”. Con Valdo di Lione, da cui si originò il nome valdese, erano le “misere donnicciuole che predicavano”. Nel periodo delle persecuzioni erano eroine della resistenza. Nell’ottocento “unioniste” (si ritrovavano nelle Unioni femminili per discutere e offrire le loro arti – cucire, ricamare, cantare – al servizio della chiesa), maestre e attiviste, fino al secolo successivo in cui, nel 1962, possono accedere al ruolo pastorale (ministre di culto). Fra loro, certo emergono alcuni nomi, che le fonti giornalistiche, autobiografiche o epistolografiche riportano. Tuttavia, la loro è una presenza corale che si situa in una domesticità allargata e socialmente utile, nello spirito che caratterizza la cultura valdese, poco propensa a esaltare singole personalità  e impregnata dei classici valori del protestantesimo: liberalismo, pluralità, consapevolezza del ruolo della propria coscienza. Nel corso dell’esposizione citeremo alcuni nomi che potrebbero essere interessanti da proporre all’interno del progetto della toponomastica al femminile.