Viaggio in Ogliastra alla ricerca di antiche leggende

  di Laura Candiani e Teresa Spano, 24 novembre 2013 

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Topografia femminile. Arrivare dalla Toscana, anzi dalla Valdinievole (raccolta e armoniosa “valle delle nebbie” bagnata dal torrente Nievole e circondata da borghi medievali) fino in Ogliastra ancora oggi non è facilissimo: le navi veloci per Olbia e gli aerei low-cost per Cagliari ci aiutano, ma il percorso –una volta giunti nell’isola – non è breve né sempre agevole, tuttavia – forse proprio per questo – può presentare momenti magici. Sulla grande, semivuota superstrada, un improvviso rallentamento: un vitello è sulla carreggiata; lontano, su una roccia rossastra, un muflone sta immobile, mentre si scorgono gruppi di capre abbarbicate a vertiginosi pendii e le pecore, raccolte in cerchio, se ne stanno sotto olivastri centenari. Basta uno slargo, un breve corso d’acqua e si fanno prepotenti i colori vivaci degli oleandri. Al tramonto un vecchio contadino conduce con una corda due mucche che pascolano lungo il bordo della strada; alcune donne indossano ancora la gonna plissettata e il fazzoletto con le cocche sotto il mento.

Giunto a Santa Maria Navarrese il viaggiatore attento rimane certamente colpito dalla graziosa baia dominata dalla torre e bagnata dal mare trasparente. Il cuore del paese è la piazza Principessa di Navarra; qui anni fa la celebre cantautrice americana Patti Smith rimase letteralmente folgorata dalla meraviglia e non avrebbe quasi iniziato il concerto tutta presa dall’altra sua passione: far fotografie. A cosa? Agli olivi millenari, veri monumenti naturali, dal tronco immenso, sconvolto, nodoso, che si dirama in vari bracci dalle fronde abbondanti e che crea ombrelli circolari sotto i quali è piacevole sostare e chiacchierare. Questi olivastri sono fra le creature viventi più vecchie della terra: pensare che erano adulti ai tempi di Dante Alighieri o di Eleonora D’Arborea non può lasciare indifferenti. La toponomastica di questo luogo straordinario ci offre un duplice richiamo: il nome del paese e la presenza della chiesetta nella piazza dedicata alla Beata Vergine Assunta. La chiesa, datata 1502, è certamente preesistente al centro abitato che nel 1960 contava soltanto 4 famiglie (non più di 50 persone) e che soltanto negli ultimi decenni è stato popolato grazie alla spinta turistica. L’intitolazione Santa Maria Navarrese è presente nelle cronache tardo quattrocentesche, del tardo cinquecento e del 1639, a testimoniare un fatto storico, lo sbarco di una figlia del re di Navarra.

Sul motivo dello sbarco e sul nome della principessa ci sono diverse leggende. I più raccontano che la principessa, forse Isabella, sia stata imprigionata in una torre per volere del padre che intendeva impedirle di amare un plebeo, probabilmente il proprio servo. Sfuggita alla prigionia si mise in mare con un barcone e poche provviste. Al largo l’imbarcazione fu sorpresa da una tempesta e Isabella promise che se si fosse salvata avrebbe costruito una chiesa sul luogo dello sbarco. Improvvisamente la tempesta si calmò e la barca giunse nella zona di Santa Maria Navarrese. La principessa si prodigò per sciogliere il voto e fece edificare la chiesetta che fu consacrata alla Vergine Assunta. In quello stesso periodo furono piantati nelle vicinanze degli olivastri, simbolo di forza e di lunga vita, che ancora oggi, ormai diventati millenari, accolgono sotto la loro ombra i numerosi fedeli che il 15 agosto di ogni anno si recano in pellegrinaggio a Santa Maria Navarrese per la festa dell’Assunta.