Giorgino: una targa col nome di Joyce Lussu

  di Agnese Onnis, 10 febbraio 2014

Topografia femminile. La Commissione Pari opportunità del capoluogo sardo, nella seduta del 10 dicembre 2013 ha deliberato di attuare l’odg della Toponomastica femminile proponendo di intitolare nel territorio di Giorgino (CA) tre strade a tre donne, di cui una a Joyce Lussu . “Sa bobidda d’Emilieddu”…
Una donna libera, forte, colta e  aperta, coraggiosa combattente del Movimento di Giustizia e Libertà, partigiana medaglia d’argento della Repubblica, studiosa delle lingue e delle tradizioni popolari di diverse nazioni, scrittrice e poeta, storica del percorso della Storia delle donne, Gioconda Salvadori ha vissuto la sua lunga esistenza attraversando gli eventi storici tra le due guerre.
Gioconda stessa narra l’incontro con l’uomo importante della sua vita di cui assume il cognome, quell’Emilio famoso diventato prima suo compagno di lotta antifascista e dopo suo compagno di vita condividendone a pieno l’amore per l’isola di Sardegna. “Fu così che m’innamorai di un sardo e anche della Sardegna, ed a me che non la conoscevo sembrava favolosa e remota. Quando la conobbi, divenne una mia patria. Di patrie, è bene averne più d’una, anzi più sono meglio è. Oltre alle radici, ci sono anche gli innesti, che moltiplicano foglie e frutti”.
Quando Emilio Lussu ricoprì il suo incarico parlamentare, Joyce, che non stava ad aspettare nessuno come tutte le donne abituate alla propria autonomia e all’impegno civile e sociale, viaggia per altri mondi per conoscerne le dinamiche storiche e i risvolti sociali e decide di vivere anche in Sardegna.
 
Sardegna, scheggia di un continente più antico
crinale eroso rugginoso
come una spada dimenticata
che nessuno raccoglie.
Non sono le tue spoglie
belle ch’io cerco, per la gioia dei miei occhi…
…cerco l’immagine della vita nella tua fatica
difficile, nei tuoi dirupi di granito
nelle tue distese d’ogliastri e di lentischio….
 
Joyce, fortemente legata all’uomo politico e antifascista Lussu col quale ha condiviso la lotta partigiana e le difficoltà, dimostrando che la vita di coppia non è un ostacolo per il militante rivoluzionario, ma un vantaggio, sceglie di vivere ad Armungia, un piccolo paese del Gerrei, un periodo della sua vita. Ricca di entusiasmo e di curiosità verso gli altri e sensibile ai problemi delle classi subalterne, impara a conoscere l’isola e la sua gente. In Sardegna conosce i contadini e i pastori, li ascolta e presta attenzione alle donne, riunendole a Cagliari nel ’51 nell’intento di portare la presenza femminile nella discussione sul mondo del lavoro, con l’esperienza di presidente dell’Unione Donne Italiane.
Durante la sua attività di soccorso percorre l’isola con i camion dell’assistenza post-bellica, ritenendo di avere stimoli per la sua sensibilità non solo dalle ricostruzioni storiche, ma anche dal quotidiano presente della miseria, nella tragedia dei bambini morti per denutrizione, febbri malariche e tubercolosi. I suoi atti di accusa verso la cruda e violenta vita nel lavoro duro delle miniere del Sulcis, risuonano all’imbocco della miniera, mentre osserva le condizioni disumane delle donne e le loro mani ‘che non si fermavano mai’ a spaccare le pietre e a selezionarle.
…Giovanna ha sette bambini gli ultimi due gemelle, durante la gravidanza le son caduti tre denti….adesso che non è gravida il suo corpo è scavato come un arco, la spina dorsale è curva e i seni pendono lunghi e vuoti sotto la vestina di cotone, ma certamente il marito la ingraviderà ancora più volte, Giovanna ha ventisette anni…
Joyce, nel suo impegno attivo, così pure nell’analisi dei processi sociali e politici, affronta i temi della condizione femminile e sottolinea il protagonismo delle donne nelle lotte contro le classi dominanti.
Di lei si conosce l’intenso e ricco bagaglio culturale assunto con lo studio e la conoscenza delle lingue straniere, raggiunta anche grazie alla sua storia familiare. Provenendo da un clima anticonformista, antifascista, di educazione laica, culturalmente ricco di incontri e di studi all’estero, al liceo in Svizzera e poi alla Sorbonne parigina, conosce intellettuali e politici europei e traduce versi e testi di poeti africani, di tradizione orale, trasformandoli in percorsi letterari di grande apertura alle culture del mondo.
Filologa di formazione e traduttrice di culture altre,  Joyce entra nel mondo delle ‘parole’, dove il testo poetico diventa uno dei veicoli più profondi e diretti per capire una lingua e un popolo, per entrare quindi in sintonia con le nuove generazioni.
Questo aspetto dà risalto alla sua notevole capacità umana di saper incidere sui giovani e sulle masse con il suo impegno formativo. Nel dopoguerra, infatti, inizia un rapporto con la Scuola: antesignana di metodologie laboratoriali nell’attività di ricerca, propone lavori di gruppo, discussioni e confronti.
Molto attenta e critica verso le inchieste ministeriali,  le ritiene inattendibili nei dati reali sull’analfabetismo infantile, e la combattente Joyce proclama il suo atto d’accusa dovuto verso la società, le ingiustizie e le sofferenze. “L’infanzia sarda è l’immagine di queste sofferenze e di queste ingiustizie: e ci guarda con occhi spalancati”.