Lydia Mei
Elisabetta Uboldi
Grafica di Katarzyna Oliwia Serkowska
Lydia Mei nacque il 2 luglio 1896 nell’isola estone di Hiiumaa, seconda di tre sorelle di nome Kristine e Natalie.La peculiarità della famiglia Mei risiede nel fatto che tutte e tre le ragazze diventarono artiste: Lydia e Natalie si appassionarono alla pittura, mentre Kristine si specializzò in scultura.Lydia studiò architettura presso il Politecnico femminile di San Pietroburgo per tre anni, terminando i suoi studi nel 1918.
Fu la prima architetta in Estonia, ma trovò la sua vera realizzazione con le pitture ad acquerello negli anni Venti, insieme alla sorella Natalie. Subito dopo la laurea lavorò come assistente architetta nel governo di Tallinn fino al 1919, quando partecipò per la prima volta ad una mostra d’arte nella città di Tartu e iniziò a studiare nel campo della pittura. Dal 1920 al 1921 insegnò disegno presso il Seminario degli insegnanti di Tartu.
Sposò lo scultore estone Anton Starkopf nel 1920 e insieme completarono diversi progetti per vari monumenti celebrativi della guerra di indipendenza estone. Nonostante Lydia aiutasse il marito, il suo nome non comparve mai tra gli scultori che realizzavano i monumenti: si trovavano solo nomi degli artisti uomini, poiché sia la guerra che le opere commemorative erano considerate campi di pura pertinenza maschile.Il matrimonio con Anton fu breve, durò circa otto anni; la vera compagna di vita di Lydia fu sua sorella Natalie, con la quale condivise la casa dopo la separazione dal marito.
Per comprendere al meglio l’attività di Lydia Mei è fondamentale conoscere l’art déco e il suo stile. L’art déco si sviluppò fra il 1919 e il 1930 e interessò un’ampia gamma di branche artistiche: riguardò, infatti, le arti decorative e visive, l’architettura e la moda. L’art déco era lo stile dei “figli e figlie della Prima guerra mondiale” che volevano lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra e trovare nell’arte un trampolino di lancio verso una nuova vita. Le forme sono essenzialmente classiche e simmetriche, le geometrie sono caratterizzate da linee rigide e nette. La parola d’ordine è modernità, intesa come sguardo di disprezzo nei confronti di tutto quello che è considerato vecchio e appartenente al passato.
Dato che Lydia raffigurò anche soggetti femminili nelle sue pitture, è bene sottolineare che l’art déco rappresentava le donne come bellissime, ma allo stesso tempo fredde e mondane. I primi dipinti di Lydia erano prevalentemente composizioni floreali, nature morte di oggetti casalinghi, uccelli che osservava dalla finestra della propria casa. Inizialmente i suoi spunti artistici furono limitati, poiché le fu diagnosticata la tubercolosi e per due anni fu costretta al riposo e all’isolamento in sanatori per pazienti di malattie polmonari. Lydia era considerata un’artista molto versatile: oltre ai dipinti ad acquerello, si cimentava anche nei dipinti ad olio, si dilettava nel disegno grafico, realizzò anche progetti per mobili agricoli, illustrazioni per libri e dipinti su porcellana. Lasciò, inoltre, un’intera gallery di ritratti femminili. Il ritratto Donna con la sigaretta, ad esempio, raffigura una donna sulla trentina, elegante, ma allo stesso tempo con una posa e dettagli degli accessori un po’ provinciali. Per Lydia era la rappresentazione delle limitazioni e delle ridotte possibilità delle donne all’epoca.All’interno di questa serie di ritratti, Lydia trattò anche il tema della prostituzione, ma lo fece in modo diverso rispetto ai suoi colleghi uomini. In Procurer viene dipinta una giovane donna, vestita modestamente, che ignora un uomo ricco che le sta offrendo da bere. L’uomo è rappresentato come una figura robusta e indossa un voluminoso anello a dimostrazione della sua ricchezza. Sullo sfondo si scorge un’altra donna con il viso rugoso, che osserva la scena, curiosa di come si concluderà la vicenda. La rappresentazione della ragazza che ignora l’uomo, senza proferire parola, è una metafora del destino “biologico” delle donne, che dovevano, loro malgrado, accettare questo lavoro in quanto donne e appartenenti al ceto sociale più povero.
Lydia ritrae la giovane anche in un disegno a matita, in cui si trova con una più anziana. Le due hanno un trucco molto deciso, che ne lascia sottintendere la professione. In un terzo disegno, lasciato incompiuto, intitolato Le due prostitute, Lydia raffigura una ragazza giovane e magra, seduta con le gambe divaricate, con un vestito attillato e un cappello. L’altra donna, invece, è più vecchia e paffuta e sta in piedi scalza con le braccia sui fianchi, vestita con una canottiera trasparente. Entrambe guardano verso chi osserva, una con uno sguardo arrogante, l’altra completamente indifferente. In quest'opera Lydia volle rappresentare il processo di invecchiamento delle donne nel loro lavoro di prostitute.La differenza con gli artisti uomini del tempo sta nella raffigurazione delle donne non come oggetti del desiderio maschile, nonostante il loro "mestiere", ma come persone qualunque che svolgono un lavoro. Riuscì dunque a costruire un nuovo modo di rappresentare la prostituzione che non fosse erotico e nemmeno volgare, solo realistico e a tratti ironico.Secondo Lydia, il fatto che i pittori rappresentassero le prostitute solo come oggetti del desiderio rifletteva la paura maschile nei confronti dell’emancipazione femminile, che stava sempre più prendendo piede nella nuova società moderna e urbanizzata. Nel momento in cui la donna cessa di essere un oggetto e diventa persona, bisogna garantirle dei diritti che al tempo non si era ancora pronti a riconoscerle.
Una volta ripresasi dalla tubercolosi, Lydia fu presente in molte mostre non solo in Estonia, ma anche a Helsinki, Riga, Berlino, Amsterdam e varie altre città.Dal 1950 al 1960 lavorò come designer tessile e venne assunta per la progettazione di cartoline.Durante la sua vita, ottenne diversi riconoscimenti: nel 1928 vinse il premio per le belle arti della Estonian Cultural Endowment per la colonna War and Peace e nel 1933 arrivò terza al concorso di progettazione di mobili per fattoria della Società centrale degli agricoltori estoni.Fu anche membro dell’Associazione centrale estone degli artisti visivi dal 1925, membro del gruppo degli artisti estoni dal 1931 al 1935, membro dell’Associazione degli artisti applicati nel 1936 e membro dell'Unione degli artisti dal 1946.
Morì a Tallinn il 14 settembre 1965, all’età di 69 anni.
Traduzione francese
Joelle Rampacci
Lydia Mei est née le 2 juillet 1896 sur l'île estonienne de Hiiumaa, la seconde de trois sœurs nommées Kristine et Natalie.La particularité de la famille Mei réside dans le fait que les trois filles sont devenues des artistes: Lydia et Natalie se sont passionnées pour la peinture, tandis que Kristine s'est spécialisée dans la sculpture.Lydia a étudié architecture à l'École polytechnique des femmes de Saint-Pétersbourg pendant trois ans, terminant ses études en 1918.
Elle a été la première femme architecte en Estonie, mais a trouvé sa véritable voie avec l'aquarelle dans les années 1920, avec sa sœur Natalie. Immédiatement après avoir obtenu son diplôme, elle a travaillé comme assistante architecte dans le gouvernement de Tallinn jusqu'en 1919, date à laquelle elle a participé pour la première fois à une exposition d'art dans la ville de Tartu et a commencé à étudier la peinture. De 1920 à 1921, elle enseigne le dessin au Séminaire des professeurs de Tartu.
Elle a épousé le sculpteur estonien Anton Starkopf en 1920 et ensemble, ils ont réalisé plusieurs projets pour divers monuments célébrant la guerre d'indépendance estonienne. Bien que Lydia ait aidé son mari, son nom n'est jamais apparu parmi les sculpteurs qui ont réalisé les monuments: seuls les noms des artistes masculins ont été retenus, car autant la guerre que les œuvres commémoratives étaient considérées domaines de pure pertinence masculine. Le mariage avec Anton fut de courte durée, environ huit ans; Le véritable partenaire de vie de Lydia a été sa sœur Natalie, avec qui elle a partagé la maison après la séparation d’avec son mari.
Pour mieux comprendre le métier de Lydia Mei, il est essentiel de connaître l'art déco et son style. L'Art déco s'est développé entre 1919 et 1930 et a impliqué un large éventail de branches artistiques: il concernait, en fait, les arts décoratifs et visuels, l'architecture et la mode. L'Art déco était le style des «fils et filles de la Première Guerre mondiale» qui voulaient sortir des horreurs de la guerre et trouver dans l'art un tremplin vers une nouvelle vie. Les formes sont essentiellement classiques et symétriques, les géométries sont caractérisées par des lignes rigides et claires. Le mot d'ordre est la modernité, entendues comme un regard de mépris envers tout ce qui est considéré comme ancien et appartenant au passé.
Étant donné que Lydia a également représenté des sujets féminins dans ses peintures, il convient de noter que l'art déco représentait les femmes comme belles, mais en même temps froides et mondaines. Les premières peintures de Lydia étaient principalement des compositions florales, des natures mortes d'objets ménagers, des oiseaux qu'elle observait depuis la fenêtre de sa maison. Au départ, ses idées artistiques étaient limitées aussi parce qu’on lui ait diagnostiqué la tuberculose et pendant deux ans, elle a été forcée de se reposer et de s’isoler dans des sanatoriums pour patients atteints de maladies pulmonaires. Lydia était considérée comme une artiste très polyvalente: en plus de l'aquarelle, elle s'est également aventurée dans la peinture à l'huile, se divertissait au graphisme, a également créé des projets de mobilier agricole, des illustrations pour des livres et des peintures sur porcelaine. Elle a également laissé toute une galerie de portraits féminins. Le portrait Femme à la cigarette, par exemple, représente une femme dans la trentaine, élégante, mais en même temps avec une pose légèrement provinciale et des détails accessoires. Pour Lydia, c'était la représentation des limites et des possibilités réduites des femmes à l’époque.Dans cette série de portraits, Lydia a également traité le thème de la prostitution, mais elle l'a fait différemment de ses collègues masculins. Dans Procurer il y a l’image d’une jeune femme, modestement vêtue, qui ignore un homme riche qui lui offre à boire. L'homme est représenté comme une figure robuste et porte une bague volumineuse pour démontrer sa richesse. En arrière-plan, on peut voir une autre femme au visage ridé, observant la scène, curieuse de savoir comment l'histoire se terminera. La représentation de la fille qui ignore l'homme, sans dire un mot, est une métaphore du destin «biologique» des femmes, qui ont dû, malgré elles, accepter ce métier parce que femmes et parce qu’appartenant à classe sociale la plus pauvre.
Lydia représente également la jeune femme dans un dessin au crayon, dans lequel elle est avec une plus âgée. Les deux ont un maquillage très accentué, ce qui suggère leur métier. Dans un troisième dessin, laissé inachevé, intitulé Les deux prostituées, Lydia représente une jeune fille mince, assise les jambes écartées, vêtue d'une robe moulante et d'un chapeau. L'autre femme, en revanche, est plus âgée et joufflue et se tient droite, les pieds nus, les bras sur les hanches, vêtue d'un débardeur transparent. Tous deux regardent vers l'observateur, l'une avec un regard arrogant, l'autre complètement indifférent. Dans ce travail, Lydia a voulu représenter le processus de vieillissement des femmes dans leur travail de prostituées.La différence avec les artistes masculins de l'époque réside dans la représentation des femmes non comme des objets de désir masculin, malgré leur «métier», mais comme des personnes ordinaires faisant un travail. Elle a donc réussi à construire une nouvelle manière de représenter la prostitution qui n'était ni érotique ni vulgaire, seulement réaliste et parfois ironique.Selon Lydia, le fait que les peintres ne représentent les prostituées que comme des objets de désir, reflétait la peur masculine de l'émancipation féminine, qui s'imposait de plus en plus dans la nouvelle société moderne et urbanisée. Quand la femme cesse d'être un objet et devient une personne, il faut lui garantir des droits ce qu'à l'époque on n'était pas encore prêts à les lui reconnaître.
Une fois rétablie de la tuberculose, Lydia a été présentée dans de nombreuses expositions non seulement en Estonie, mais aussi à Helsinki, Riga, Berlin, Amsterdam et diverses autres villes. De 1950 à 1960, elle a travaillé comme designer textile et a été engagée pour concevoir des cartes postales.Au cours de sa vie, elle a remporté plusieurs prix: en 1928, elle a remporté le prix des beaux-arts de la colonne Estonian Cultural Endowment pour la colonne War and Peace et en 1933, elle est arrivée troisième au concours de conception de meubles de ferme de la Central Estonian Farmers Society.Elle a également été membre de l'Association centrale estonienne des artistes visuels à partir de 1925, membre du groupe d'artistes estoniens de 1931 à 1935, membre de l'Association des artistes appliqués en 1936 et membre de l'Union des artistes à partir de 1946.
Elle mourut à Tallinn le 14 septembre 1965, à l'âge de 69 ans.
Traduzione inglese
Cettina Callea
Lydia Mei was born on 2 July 1896 on the Estonian island of Hiiumaa. She was the second daughter and her sisters were Kristine and Natalie. In the Mei family all three girls became artists: Lydia and Natalie were passionate about painting, while Kristine specialized in sculpture. Lydia went on to study architecture at the St. Petersburg Women's Polytechnic for three years, finishing her studies in 1918.
Immediately after graduating, she worked as an assistant architect in the Tallinn government. Then, in 1919, she participated for the first time in an art exhibition in the city of Tartu and began her studies in the field of painting. She was the first architect woman in Estonia, but she found her real fulfillment in watercolor painting in the 1920s, as did her sister Natalie.From 1920 to 1921 she taught drawing at the Tartu Teacher Seminary.
She married the Estonian sculptor Anton Starkopf in 1920 and together they completed several projects for various monuments celebrating the Estonian War of Independence. Although Lydia helped her husband, her name never appeared among the sculptors who produced the monuments: only the names of the male artists were to be found, since both the war and the commemorative works were considered purely fields of male endeavour.The marriage with Anton lasted about eight years; Lydia's true, life-partner was her sister Natalie, with whom she shared a home after her separation from her husband.
To better know Lydia Mei's art, it is essential to understand art déco and its style. Art déco developed between 1919 and 1930 and involved a wide range of artistic branches: it included the decorative and visual arts, architecture and fashion. Art déco was the style of the "sons and daughters of the First World War" who wanted to leave the horrors of war behind and find in art a springboard to a new life.The shapes are essentially classic and symmetrical, the geometries are characterized by rigid and clear lines. The watchword is modernity, understood as a contempt for everything that was considered old and belonging to the past.
Since Lydia also depicted female subjects in her paintings, it should be emphasized that art deco represented women as beautiful, but at the same time cold and worldly. Lydia's early paintings were mainly floral compositions, still lifes of household items and birds she observed from the window of her home. Initially, her artistic output was limited, as she was diagnosed with tuberculosis and for two years was forced to rest and isolate in sanatoriums for patients with lung diseases.Lydia was considered a very versatile artist. In addition to her watercolors, she also ventured into oil painting, dabbled in graphic design, and also created projects for agricultural furniture, illustrations for books, and paintings on porcelain. She left an entire gallery of female portraits. The portrait Woman with a cigarette, for example, depicts a woman in her thirties, elegant, but at the same time with a slightly provincial pose and accessories. For Lydia it was a representation of the limitations and reduced possibilities for the women of the time.
Within this series of portraits, Lydia also dealt with the subject of prostitution, but she did it differently from her male colleagues. In “Procurer” she depicts a young woman, modestly dressed, who ignores a rich man offering her a drink. The man is represented as a robust figure with a large ring that displays his wealth. In the background you can see another woman with a wrinkled face, observing the scene, curious about how the story will end. The representation of the girl silently ignoring the man, is a metaphor for the "biological" destiny of women, who had to, despite themselves, accept this work as women belonging to the poorest social class.
Lydia also portrayed the young woman in a pencil drawing, in which she is with an older one. The two have a very elaborate make-up, which suggests their profession. In a third drawing, left unfinished, entitled “The Two Prostitutes”, Lydia depicts a thin young girl, sitting with her legs apart, in a tight dress and a hat. The other woman, on the other hand, is older and chubby and stands barefoot with her arms on her hips, dressed in a semi-transparent tank top. Both look towards the observer, one with an arrogant look, the other completely indifferent. In this work Lydia wanted to represent the aging process of women in their work as prostitutes. The difference with the male artists of the time lies in the depiction of women not as objects of male desire, despite their "job", but as ordinary working people. She therefore succeeded in building a new way of representing prostitution that was neither erotic nor vulgar, only realistic and at times ironic.According to Lydia, the fact that painters represented prostitutes only as objects of desire reflected the male fear of female emancipation, which was increasingly taking hold in the new modern and urbanized society. When the woman ceases to be an object and becomes a person, it is necessary to guarantee her rights that, at that time, society was not yet ready to recognize.
Once she recovered from tuberculosis, Lydia was featured in many exhibitions not only in Estonia but also in Helsinki, Riga, Berlin, Amsterdam and various other cities. From 1950 to 1960 she worked as a textile designer and was hired to design postcards.During her lifetime, she earned several awards: in 1928 she won the Estonian Cultural Endowment's fine arts prize for the War and Peace column, and in 1933 she came third in the farm furniture design competition of the Estonian Central Farmers' Society. She was also a member, from 1925, of the Estonian Central Association of Visual Artists, a member of the Estonian artists group from 1931 to 1935, a member of the Association of Applied Artists in 1936, and a member of the Artists' Union from 1946.
She died in Tallinn on September 14, 1965, at the age of 69.