Le vie delle donne che vorremmo

 

Lydia Monti

Lydia MontiCome scrive Elisabetta Strickland nel suo libro Scienziate d'Italia. Diciannove vite per la ricerca: «Non si segnalano queste donne per una vita eccezionale, ma piuttosto per la determinazione nel coltivare il proprio oggetto di studio e nel difendere le proprie ricerche».

È il caso di Lydia Monti, laureata in Chimica nel 1913 presso l'Università di Roma.
Prima di intraprendere la carriera universitaria, fu chiamata a dirigere il laboratorio chimico delle Officine Elettrochimiche Rossi nello stabilimento di Ponte Mammolo. Tornata all'Università, fu nominata assistente presso la cattedra di Tecnologia dei materiali di aviazione; divenne assistente di Luigi Bargellini alla Scuola superiore di Malariologia e conseguì la libera docenza in Chimica organica.
Nel 1940, dopo aver vinto il concorso per la cattedra di Chimica farmaceutica e tossicologica, fu chiamata alla Facoltà di Farmacia dell'Università di Siena, dove è rimasta a lavorare per oltre vent'anni, raggiungendo il prestigioso incarico di Preside per un triennio.
All’inizio degli anni sessanta le è stata conferita la Medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte per la grande passione e l’attaccamento all'insegnamento e alla ricerca che l’ha accompagnata per tutta la vita.

Il 4 giugno 1993 Lydia Monti è deceduta, dopo una lunga malattia, all'età di 102 anni.

di Claudia Maria Leite de Lacerda


Trotula

TrotulaTrotula De Ruggiero ebbe nobili origini. Nacque e visse a Salerno tra l’XI e il XII secolo; fu filosofa, medica e docente all’interno della famosa Scuola Salernitana, centro culturale di carattere laico in cui le donne, cosa assai rara, venivano ammesse.

I suoi precetti terapeutici e i suoi studi esulavano dalle concezioni “magiche” dell’epoca e da visioni moralistiche sulle donne, ma contavano piuttosto su diagnosi dirette, favorite dalla maggiore confidenza che le pazienti potevano avere con lei rispetto ai medici maschi.

Leggenda e storia si intrecciano nella figura di Trotula: accanto a riferimenti alla sua bellezza, alla sua condizione di moglie e madre di medici esperti, alla sua abilità nelle diagnosi, si hanno pochi elementi sicuramente certi. Parte degli storici del passato (soprattutto uomini) ha cercato di negarne l’attendibilità come figura scientifica e storica, eppure è indubbia la fama che ebbe fra i contemporanei. Si parla di lei in testi del XIII secolo, nei Racconti di Canterbury di Chaucer e circolano fino al XV secolo due trattati medici, tradotti in più lingue, in cui le si attribuiscono terapie specifiche come la cura per le lacerazioni causate dal parto.
Il documento più significativo che la riguarda, scoperto qualche decennio fa, è il Practica secundum Trotam, in cui sono scritte terapie di concepimento, osservazioni sulle mestruazioni e altri consigli relativi alla salute di uomini e donne.

di Emilia Andreou


Gerty Theresa Radnitz-Cori

Gerty Theresa Radnitz-CoriNata a Praga in una famiglia ebrea nel 1896 e istruita privatamente, manifestò fin da subito il desiderio di studiare medicina, influenzata dalla figura dello zio, docente di Pediatria. Durante gli studi conobbe Carl Ferdinand Cori, che sposò per poi trasferirsi a Vienna, dove assunse un incarico universitario, dedicandosi allo studio della termoregolazione corporea in caso di mixedema congenito, prima e dopo terapie tiroidee. Nel 1922 la coppia emigrò negli Stati Uniti, dove divennero lui patologo e lei biochimica. Insieme studiarono il funzionamento del processo di assorbimento degli zuccheri nell’intestino e gli effetti dell’adrenalina e dell’insulina sull’assorbimento dei carboidrati.

Nel 1947 furono insigniti del Premio Nobel per la medicina per aver individuato il processo in base al quale il glicogeno viene risintetizzato dall’organismo. Nell’estate di quello stesso anno, Gerty cominciò ad accusare i sintomi di una rara malattia che colpisce il midollo osseo: la mielofibrosi. Instancabile, nonostante la sofferenza, continuò la sua attività di ricerca in laboratorio, contro ogni parere medico. I risultati dei suoi studi le garantirono ulteriori premi e riconoscimenti e il Presidente Truman la designò quale membro effettivo del Consiglio Direttivo della Fondazione Scientifica Nazionale.

Morì nel 1957, a Cambridge, in seguito a una crisi renale.

Per omaggiare la sua dedizione alla scienza, le è stato dedicato un cratere lunare.

di Stefania Ricchiuto