Genazzano, Cave, Rocca di Cave - Le vie delle donne

Castagni e ulivi radicati sulle pendici dei Monti Prenestini si affacciano nella valle del Sacco cingendo lo sperone di tufo che accoglie Genazzano. Il luogo era già frequentato in epoca romana da famiglie patrizie in villeggiatura ma si ha notizia di un primo agglomerato stabile dall’anno 1022. Duecento anni più tardi il feudo fu ceduto alla famiglia Colonna che ne decretò la fortuna, trasformando, per tappe successive, la fortezza difensiva iniziale in un castello residenziale di alto pregio artistico. Ancora oggi il borgo conserva l'impianto del XIV secolo, con le costruzioni popolari interne alle mura del Castello e i vicoli capillari che ne attraversano il centro. L’analisi toponomastica evidenzia un indice di femminilizzazione (17%) superiore alla media nazionale (8%) e un trend positivo. Nell’ultimo periodo è visibilmente cresciuta la memoria delle donne nelle aree di circolazione, ma non altrettanto si può dire della rappresentanza di genere negli organi istituzionali: in giunta sei uomini e una sola donna, in Consiglio comunale due donne e 14 uomini. Simile la composizione dell’amministrazione di Cave: 2 donne su 7 in Giunta, 2 su 15 in Consiglio comunale. Il rapporto odonomastico di genere segnala qui 1 donna ogni 7 uomini, ma le numerose madonne, accompagnate da sante e religiose, hanno lasciato ben poco spazio alle figure laiche.

rocca-di-CaveSituata tra le pendici occidentali dei Prenestini e la valle del Sacco, a 400 metri di quota, la cittadina deve il suo nome alle antiche cave di tufo utilizzate fin dall’epoca pre-romana. Nacque probabilmente come avamposto militare di Praeneste, oggi Palestrina, ma assunse ben presto quel carattere essenzialmente agricolo che ha mantenuto nei secoli: la ricchezza dei boschi ha favorito la commercializzazione di legname, noci e castagne e queste ultime, tuttora considerate una specialità locale, da 78 anni danno origine alla tradizionale festa di fine ottobre. Alzando lo sguardo in direzione dei monti, tra boschi e vallate, orti e terreni coltivati, si stacca la Rocca di Cave, che chiude la catena dei Prenestini.

L’abitato, uno dei più piccoli del Lazio per numero di residenti, è nato intorno all’anno mille per opera dei monaci sublacensi e si è sviluppato, oltre i 900 metri di quota, a ridosso della torre di guardia. Appena trentadue strade attraversano il Comune e tra queste soltanto la Madonna della Neve veste abiti femminili, ma in Consiglio comunale e in Giunta le donne raggiungono un terzo delle presenze, eguagliando l’attuale composizione del Parlamento nazionale.

di Maria Pia Ercolini

 

 

L'ingradititudine toponomastica

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Nel lontano 1870 anche la piccola città di Cave riuscì ad avere un proprio ospedale, di circa sei posti letto, per provvedere ai poveri ammalati e curare gli orfani. Alla realizzazione e al mantenimento di quella che fu per anni la principale opera assistenziale del luogo pensò la signora Teresa Mattei, col suo testamento del 1867, donando una palazzina in via Cavour e l’usufrutto di alcuni terreni e ponendo un’unica condizione: l’istituzione doveva rimanere laica e indipendente, altrimenti i beni sarebbero ritornati ai legittimi eredi.

Ma trascorsi alcuni anni, prima della chiusura, l’ospedale finì inevitabilmente nelle mani di una congregazione religiosa e di un ente assistenziale. Circa tre secoli prima, nel 1585, anche Bernardina Cristofari aveva scelto il testamento per istituire con la sua eredità il cosiddetto “Monte delle Orfane” e garantire una dote alle zitelle rimaste senza famiglia. Cosa accomuna al giorno d’oggi queste due donne illuminate di Cave? L’ingratitudine toponomastica, nessuna intitolazione sembra voler ricordare la loro generosità.È andata meglio, invece, alle Maestre Pie Filippini, arrivate in città nel 1789 per volontà del Principe Filippo Colonna che assegnò loro un alloggio e una rendita annuale per curare l’istruzione delle fanciulle. Oggi si onora la loro missione con ben due strade: Via Maestre Pie Filippini e Via Suor Marietta Iacoucci. Altrettanto affetto e riconoscenza hanno spinto la comunità a dedicare una via ad Aida De Meis (1879-1953), una levatrice condotta di origine romana che a lungo prestò servizio da queste parti.

Ma le vie di Cave non ci parlano soltanto di donne caritatevoli e operose, purtroppo richiamano alla mente anche i giorni delle atroci “marocchinate” che nel giugno 1944 fecero qui una giovanissima vittima: Elena Pucci, poco più che una bambina.

Cinquant’anni dopo, nel 1994, si consumava un’altra guerra. Stavolta a Mogadiscio, in Somalia, a morire in circostanze non del tutto chiare fu un’altra giovane donna: era l’inviata del TG3 Ilaria Alpi, 32 anni, assassinata col suo operatore Miran Hrovatin. Perizie, processi e commissioni d’inchiesta non hanno ancora fatto luce sui motivi della sua esecuzione, probabilmente una pista di affari illeciti che aveva appena scoperto.

 

 

Genazzano-panorama embeddedGenazzano si è mostrata sensibile verso una vicenda così drammatica e a soli tre anni dall’omicidio ha voluto intitolare a Ilaria Alpi una strada che incrocia simbolicamente via Falcone e Borsellino: sono esempi, femminili e maschili, di chi ha perso la vita per fare il proprio lavoro senza compromessi né paure. È altrettanto importante trovare qui a Genazzano, accanto a via Togliatti, una via Nilde Iotti. Sarà anche un po’ periferica, ma esiste e fa capolino in un’area interamente dedicata a politici, tutti uomini ovviamente! Leonilde Jotti (1920-1999) fu una delle 21 Costituenti e la prima donna Presidente della Camera, ruolo che ricoprì per tre volte di seguito. “Io stessa, non ve lo nascondo, vivo in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti, tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione” – commentava il giorno della sua elezione, un atto politico di grande rinnovamento. Dopo due laiche famose e Madre Teresa di Calcutta (le è stato intitolato un piazzale), Genazzano ha inserito in una zona di nuova lottizzazione anche una via Cecilia Bosca, levatrice locale, per ricordarla con affetto.

Quale messaggio si dà, invece, a chi cresce in un paese che non mostra neppure il nome di una donna tra le sue strade? È quello che succede a Rocca di Cave dove trova spazio solo la Madonna della Neve. Eppure nel 970 questo borgo, annesso al territorio di Palestrina, è stato governato dalla senatrice Stefania, sorella del Papa Giovanni XIII. Non è forse ora di considerare il ruolo del linguaggio degli spazi nella formazione della cittadinanza?

di Saveria Rito