Le viaggiatrici – parte seconda


Dora d’Istria, Ida Pfeiffer, Maria Henrietta Kingsley, Nellie Bly, Giuseppina Croci, Isabella Lucy Bird e Alexandra David-Néel non furono le prime viaggiatrici note. Nel Medioevo altre donne avevano lasciato il focolare per attraversare il mondo, mosse soprattutto dalla fede.

Popolane e nobili, sante e prostitute, ma soprattutto monache e vedove, raggiungono santuari vicini e lontani, si dirigono in Terra Santa, percorrono il cammino di Santiago, seguono la via Francigena per raggiungere Roma. Non viaggiano da sole, ma portano un loro seguito o si uniscono a gruppi di pellegrini. Tra le tante ricordiamo Bona da Pisa, vissuta tra il XII e il XIII secolo, e oggi santa e patrona delle assistenti di viaggio italiane.

Bona si distingue per la continuità dei viaggi intrapresi: san Michele al Gargano, Roma e la Terra Santa, Santiago de Compostela sono le sue mete.

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FOTO 1 (Bona)

Non mancano altre motivazioni allo spostamento femminile.

Donne d’alto rango intraprendono viaggi a fini matrimoniali, umili contadine vanno a servizio in città, sfatando il mito che fin dall’antica Grecia dipinge uomini coraggiosi alla ricerca d’avventura e donne immobili in attesa del loro ritorno.

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FOTO 2 (Catalina)

Alcune di loro si travestono da uomini per poter viaggiare.

Catalina da Erauso, soldata del XVII secolo, ne è un esempio. Figlia e sorella di soldati baschi, poco prima di prendere i voti abbandona il convento, che la reclude dall’infanzia, e con sembianze virili s’imbarca per l’America latina. Si arruola, combatte, viene ferita e scoperta. Ottenuta la dispensa papale da Urbano VIII, continua a viaggiare tra i due continenti con nomi e abiti maschili.

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FOTO 3 (Isabelle)

Anche la giovane Isabelle Eberhardt, giornalista, scrittrice, sceglie il travestimento per godere della libertà.

Breve e intensa la sua vita. Svizzera, di origini russe. Irrequieta, nomade, audace, fa dell’Islam la sua religione e del Maghreb la sua casa. In cerca di nuove identità, alterna nomi e abiti maschili e femminili, amicizie coloniali e sufi. Vagabonda nel Sahara, legge, scrive. Muore a ventisette anni (1904), travolta da un’inondazione, in pieno deserto, dove riposa ancora oggi.

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 FOTO 4 (Targa di Isabelle a Ginevra, di Silvia De Maria)

Alexandrine Petronella Francina Tinné condivide con lei l’amore per il deserto. Giovanissima ereditiera olandese, viaggia a lungo con sua madre in Europa, in Medio Oriente e in Africa settentrionale e centrale. È la prima donna a entrare nelle terre tuareg del Sahara, dove viene uccisa misteriosamente (1869). Parte delle sua ricca collezione etnografica è conservata al museo di Liverpool; lettere, carte e fotografie si trovano negli Archivi de L’Aia.

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FOTO 5 (Alexandrine)

Il Medio Oriente fa brecia nel cuore di un’altra viaggiatrice, Esther Stanhope.Visita dapprima l’Europa, a partire dal 1806, poi si dirige il Medio Oriente con tappe a Gerusalemme, Damasco, Aleppo, Homs, Baalbeck e Palmira. Qui, secondo la testimonianza di Lamartine, è nominata regina da numerose tribù beduine. Considerata dalle popolazioni druse maga, profeta, patriarca, muore nel 1839 nel suo palazzo in rovina a Djîhoun, sulle alture del Libano.

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 FOTO 6 (Esther)

La passione per il viaggio conquista Léonie Thévenot d’Aunet, colta parigina. Conosce la musica, l’arte, la letteratura e l’inglese ed è disposta a tutto per seguire la spedizione alle Svalbard del botanico Paul Gaimard. Nel 1839 s’imbarca con il marito a Le Havre: sarà la prima donna a oltrepassare il Circolo Polare Artico, raggiungendo le isole Svalbard. La sua avventura è raccontata in nove lettere, pubblicate fin dal 1854.

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FOTO 7 (Léonie)

Carla Serena, belga di nascita e veneziana per matrimonio, fu giornalista e forse spia. Determinata a viaggiare e a scrivere, Caroline Hartog Morgensthein, in arte Carla Serena, ha quasi cinquant’anni (1874) quando parte per una missione che la terrà sei anni lontana da casa: dalla Svezia alla Russia, dall’Europa al Medio Oriente. È la prima donna a vivere e raccontare il Caucaso e la Georgia.

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FOTO 8 (Carla)

Sono gli ideali politici risorgimentali a spingere Cristina Trivulzio a viaggiare tra Italia, Svizzera, Inghilterra e Francia, dove si rifugia per evitare ai controlli e dove vive fino al 1839. Rientrata in Italia riprende la sua attività politica fino alla caduta della Repubblica Romana (1849), dopo la quale si rifugia prima a Malta e, da qui, in Grecia e quindi in Asia Minore.

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FOTO 9 (Cristina)

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FOTO 10 (Targa di Cristina a Firenze, di Silvia Lelli )

Amelia Edwards, egittologa, scrittrice, è mossa invece dalla sete di conoscenza. Dopo una prima esperienza di viaggio sulle Alpi, nell’inverno del 1873 parte per l’Egitto, interessandosi alla cultura antica e moderna del Paese. Dal Cairo naviga lungo il Nilo verso sud, raggiungendo Abu Simbel. Questa esperienza dà vita al libroA Thousand Miles up the Nile (1876) che illustra con suoi disegni. Tra il 1889 e il 1890 viaggia anche negli Stati Uniti.

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FOTO 11 (Amelia)

Prima di lei, Amalia Sola Nizzoli, archeologa, aveva soggiornato per un lungo periodo (1819-1828) in Egitto. Le sue “Memorie sull’Egitto e specialmente sui costumi delle donne orientali e gli harem” ribaltano molti degli stereotipi che l’Occidente ha costruito sul mondo islamico e sul suo universo femminile. Durante la permanenza in Egitto segue e sovrintende i lavori di scavo a Saqqara.

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FOTO 12 (Amalia)