Italia

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 Francesca Caccini, prima compositrice musicale di un'opera completa 
http://danielaedintorni.com/2013/07/02/francesca-caccini-prima-compositrice-musicale-di-unopera-completa/
 

- Ersilia Caetani Lovatelli: la prima donna in Italia ad essere ammessa all'Accademia dei Lincei.

di Ester Rizzo
Fu la prima donna in Italia ad essere ammessa all'Accademia dei Lincei nel 1879.
Archeologa ed accademica, nacque a Roma il 12 ottobre 1840 da una famiglia di nobili origini ma di idee moderatamente progressiste. La madre, Callista Rzewuska, apparteneva all’aristocrazia polacca e il padre Michelangelo fu principe di Teano e Duca di Sermoneta.
La memoria della madre polacca, morta prematuramente quando Ersilia aveva solo due anni, è stata da lei onorata con la sua passione per la cultura cosmopolita.
Il padre, appassionato di archeologia, invece, le trasmise ed alimentò il suo interesse per la storia antica.
Ersilia conosceva il latino, il greco antico ed il sanscrito.
Nel 1859, giovanissima, si sposò con Giacomo Lovatelli, anch’egli di nobili origini. Iniziò così ad interessarsi a studi di carattere archeologico, entrando in contatto con le figure più eminenti della ricerca archeologica romana.
Nella sua casa, il suo salotto era frequentato da illustri studiosi ed ella spiccava per essere oltre che intelligente ed elegante, anche abile conversatrice. Tra gli ospiti: Carducci, Zola, Liszt e D’Annunzio. La biblioteca della sua casa vantava oltre 6.000 libri e lei la donò con testamento all’Accademia dei Lincei.
Notevole fu la sua produzione letteraria, ben 9 volumi, ed inoltre collaborò con le riviste "Nuova Antologia" e la "Fanfulla della domenica" dove scriveva di usi e costumi del mondo antico romano.
L'ultima sua pubblicazione risale al 1915; dopo passarono dieci anni di riserbo e silenzio a causa di una malattia che l'aveva colpita. Morì a Roma il 22 dicembre 1925.
Ersilia Caetani era timida, riservata ed esitava ad esporre in pubblico le sue idee sui monumenti che a quei tempi ritornavano alla luce dal sottosuolo di Roma. Era un'esperta nelle ricerche filologiche ed antiquarie e si era guadagnata la stima di molti studiosi, sia italiani che stranieri.
La sua opera più nota è "Tanathos" pubblicato nel 1887. In queste pagine ci si accorge come l'archeologa non si limitava ad illustrare il monumento, ma trattava in maniera approfondita il concetto della morte del popolo greco e di quello romano. La critica definì quest'opera "un mirabile complesso tanto di comparazione di monumenti che di pensieri sulla caducità della vita umana", aleggia in queste pagine "un profondo senso di amarezza e di malinconia per la consapevolezza della vanità delle cose, a metà tra rassegnazione cristiana e fatalismo pagano".
Curò personalmente l'edizione dei suoi libri pubblicandoli a sue spese e rilegandoli in maniera particolare e raffinata.
E' stata definita "l'ultima antiquaria italiana", dopo di lei il passaggio da questa scienza all'archeologia moderna.
Un'altra definizione che ci piace ricordare è quella che la indica come "la più dotta fra le donne di Roma e fors'anco d'Italia".
I suoi studi contribuirono ad illustrare la città di Roma in maniera non solo chiara ma piacevole da leggere.
Le sue dissertazioni archeologiche non restarono confinate agli addetti ai lavori, come succedeva a quei tempi, Ersilia riuscì a dare "sentimento alla rievocazione archeologica". Ai soggetti che colpivano la sua sensibilità femminile infondeva un alito di vita. Possiamo concludere affermando che questa donna contribuì al nascere dell'archeologia moderna sia attraverso i suoi scritti, sia attraverso la sua opera divulgatrice.
A lei non risulta dedicata alcuna via. E' stata suggerita all'Ufficio Toponomastica del Comune di Roma un'intitolazione in sua memoria per iniziativa del gruppo Toponomastica Femminile.

Fonti
Elisabetta Strickland, La musa pensosa, in “Leggendaria 103” gennaio 2014
http://www.treccani.it/enciclopedia/ersilia-caetani
http://www.brown.edu/Research/Breaking_Ground/bios/Lovatelli_Ersilia.pdf
http://www.lincei-celebrazioni.it/iersilia_caetani.html
http://www.romasegreta.it/s-angelo/palazzo-lovatelli.html
http://www.mommsenlettere.org/person/Details/36
https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/71-caetani-lovatelli-ersilia
http://www.correnterosa.org/1403-ersilia-caetani-lovatelli/

 

- Donatella Caforio: prima donna pilota dell'Aeronautica Militare impiegata nell'attività di soccorso con l'elicottero.

  

Giovanna Cagliostro: prima donna Prefetta a Lucca nel 2012.

 

Grazia Caldarera Moscatello: prima laureata in Scienze Matematiche Fisiche e Naturali a Catania nel 1902. È stata anche la prima donna presente nel corpo docente della stessa Università. Quando, nel 1909, ottiene l’incarico, si ritrova su 226 colleghi una sola donna, Angela Zelarovich, assistente presso il Gabinetto di Zoologia e Anatomia. Dopo l’anno accademico 1929-1930 di Grazia non c’è più alcuna traccia. 

 

Gaetana Calvi: prima laureata in Ingegneria al Politecnico di Milano nel 1914.

 

- Elisabetta Caminer, la prima donna giornalista italiana 

http://danielaedintorni.com/2013/07/06/elisabetta-caminer-la-prima-donna-giornalista-italiana/

   

- Claudia Campobasso: prima donna dirigente del Genio Civile di Avellino, nominata il 2 novembre 2014.

 

- Susanna Camusso: prima donna al vertice della CGL. E’ nata a Milano il 14 agosto 1955 (Wikipedia).

 

Anna Maria Cancellieri: prima Prefetta di Bergamo, prima Prefetta di Bresciae prima donna alla Prefettura di Catania.

 

Francesca Cannizzo: prima donna Prefetta a Ragusa nel 2009 e  prima donna Prefetta di Palermo nel 2013.

 

Milena Canonero: nata a Torino nel 1946, prima e unica costumista a ricevere 4 volte l’Oscar; è l’unica italiana vivente ad aver ricevuto 9 candidature e 4 Oscar (1976 Barry Lyndon, 1982 Momenti di gloria, 2007 Marie Antoinette, 2015 Grand Budapest Hotel).

 

 

- Adele Capobianchi: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

Carla Cappiello: la prima donna alla Presidenza dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.

 

Lucia Capuano, la prima donna italiana guardiana di un faro
http://danielaedintorni.com/2013/07/06/lucia-capuano-la-prima-donna-guardiana-di-un-faro-di-maurizio-orlacchio/
 

Claudia Cardinale: è stata la prima donna italiana a ricevere il "Leone alla Carriera" del "Festival del Cinema di Venezia" nel 1993.

 

Tullia Carettoni: prima donna Vice Presidente del Senato nel 1972. Nata a Verona il 30 dicembre 1918, è stata senatrice della Repubblica dal 1963 al 1979 e parlamentare europea dal 1971.

 

- Lorenza Carlassare: prima donna in Italia a ricoprire la cattedra di Diritto Costituzionale (Università degli Studi di Padova).

 

 

- Pia Carletti: prima docente incaricata di Clinica Oculistica. Ottenne l’incarico nell’anno accademico 1933-1934, unica donna su 70 colleghi uomini. Dopo un anno, non ebbe più rinnovata la docenza.

 

- Anna Carli: è stata la prima donna Presidentessa del Consorzio per la Tutela del Palio di Siena nel maggio del 2009.

 

- Francesca Carnati: la prima donna spazzacamini in Italia.

 

- Vittoria Carpi: fu la prima attrice italiana ad apparire in un film a seno nudo ("La corona di ferro" di Blasetti nel 1940) in un ruolo secondario; l'anno successivo sia Clara Calamai che Doris Duranti, in ruoli più significativi, fecero altrettanto suscitando scalpore.

 

Cecilia Carreri: nel 2005 è stata la prima donna e l'unica persona di nazionalità italiana a giungere al traguardo della "Transar Jaques Vabre". Attraversò l'Atlantico (4.500 miglia) con un "Open 60" da Le Havre a San Salvador de Bahia. In quella stessa regata gli altri due italiani Giovanni Soldini e Vittorio Malingri naufragarono. Ha creato una casa editrice specializzata in libri che raccontano le avventure dei grandi navigatori.

 

- Rosalba Carriera, la prima miniaturista in avorio della storia
(Venezia, 1675 – 1757)
di Ester Rizzo
Poche e a volte contrastanti le notizie sulla vita di Rosalba Carriera; molti invece i dipinti, soprattutto ritratti a pastello, che ci ha lasciato.
Sin da giovanissima, la sua arte si rivolse principalmente alla produzione di piccole miniature su avorio ed una di queste, Fanciulla con colomba, le consentì l’ammissione all’Accademia di San Luca a Roma.
Nacque a Venezia il 7 ottobre 1675 da Andrea, che svolgeva compiti amministrativi per la Repubblica di Venezia, e dalla ricamatrice Alba Foresti. I genitori, ed in particolar modo il padre, che si erano accorti della sensibilità artistica della figlia, la incoraggiarono e le permisero di studiare con dei bravi maestri dell’epoca.
I suoi primi lavori furono delle graziose tabacchiere che raffiguravano le donne del Settecento tra riccioli, sbuffi e volants. Rosalba fu la prima miniaturista che trasgredì le regole accademiche realizzando i suoi lavori con l’avorio e dipingendoli con un “tratto veloce caratteristico della pittura veneziana”.
Ma di lei dobbiamo sottolineare una ulteriore trasgressione: la sua non corrispondenza allo stereotipo femminile del suo secolo che vedeva le coetanee impegnate in frivolezze ed amenità.
Creò una sorta di circolo culturale di cui fecero parte figure illustri dell'arte e della letteratura, tra cui altre due pittrici, Felicita Sartori e Marianna Carlevarijs, la contralto Faustina Bordoni Hasse, la poetessa Luisa Bergalli, la ballerina Barbara Campanini, la contessa Caterina Sagredo Barbarigo. Emancipate e progressiste, si erano conquistate le libertà, negate alle donne di quei tempi, dalle rigide regole comportamentali a cui avrebbero dovuto attenersi.
Dai suoi autoritratti non esce fuori una donna avvenente, ma dallo sguardo si percepisce il fascino emanato da una donna colta, sensibile, arguta. Come scrive Valentina Casarotto, Rosalba fu “una silenziosa rivoluzionaria nel concreto delle proprie scelte, poiché sfidando le convenzioni sociali che imponevano il motto <<maritar o monacar>> come uniche opzioni legittime, sceglie il nubilato, non solo per motivi economici, ma soprattutto per potersi dedicare anima e corpo alla propria arte”.
Rosalba fu la ritrattista più ricercata del Settecento; re e regine, principi e principesse, consacrarono il suo successo culminato con l’entrata nell’Accademia di Francia voluta da re Luigi XVI.
Viaggiò per tutto il continente europeo, spostandosi da una reggia all’altra, così fino a quando la cataratta, di cui aveva precedentemente sofferto, non la rese cieca. Dopo visse tre anni nel buio più totale, tre anni tra sofferenze e angosce che per alcuni biografi la portarono addirittura alla pazzia. Si spense a Venezia il 15 aprile 1757.
I suoi ritratti sono sparsi nei musei, oltre che in Italia, a Dresda, a San Pietroburgo, a Washington, a Liverpool... I suoi quadri hanno tutti in comune una sorta di “leggerezza”, nonostante l’abbigliamento ridondante del tempo, ed una luce che evidenzia “un tono vellutato dalle sfumature madreperlacee ottenute con un virtuosistico impiego del gessetto”.
Roberto Longhi scrisse di lei che “interpretando con estrema raffinatezza gli ideali di grazia della società aristocratica settecentesca, seppe esprimere con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca”.
Un talento di donna straordinaria, ancora oggi poco conosciuto.
I suoi biografi ci raccontano che non si fece travolgere dai successi ottenuti e dagli ambienti sfarzosi ma vacui in cui risiedeva per lavorare e, bisognosa dell’affetto della sua famiglia, ritornava sempre a Venezia.
Sono a lei dedicate alcune vie sul territorio italiano: in Puglia a Taranto e ad Andria; in Veneto a Mira, Padova e Treviso; in Piemonte a Torino. In Brasile, una via le è stata intitolata nella città di San Paolo.

Fonti
Valentina Casarotto, Il segreto nello sguardo. Memorie di Rosalba Carriera prima pittrice d’Europa, Colla editore, 2012
Anna Banti, Quando anche le donne si misero a dipingere, edizioni Abscondita, 2011
Nancy G. Heller, Women artists. An illustrated history, 1987, p. 55-56
Germaine Greer, Le tele di Penelope. Le donne la pittura attraverso i secoli, Milano, 1980, p. 258-259
Ann Sutherland Harris, Linda Nochlin, Le grandi pittrici 1550-1950, Milano, 1979, p.162-165
Valentina Casarotto “Noi Donne” –– gennaio 2013 – pag. 40
Paola Forlani “Leggere Donna” –– novembre-dicembre 2007 – pag. 30-31
http://www.treccani.it/enciclopedia/rosalba-carriera_(Dizionario-Biografico)/
http://danielaedintorni.com/2013/07/25/rosalba-carriera-la-prima-miniaturista-in-avorio-della-storia/
http://www.baroque.it/arte-barocca/la-pittura-barocca/rosalba-carriera-pittrice-barocca.html

- Laura Casarotto: la prima donna in Italia a capo di un canale televisivo, "Italia1".

 

- Nicoletta Casiraghi: prima donna alla Presidenza della Provincia di Torino.

 

- Ida Castiglioni: fu la prima donna italiana nel 1976 ad attraversare l'Oceano Atlantico in solitaria nella "Transatlantica Ostar". Impiegò più di 35 giorni per raggiungere la costa americana.

 

- Elena Cattaneo: la più giovane senatrice a vita della storia della Repubblica Italiana, nominata a soli 50 anni il 30 agosto 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano. Nata a Milano nel 1962, laureata in Farmacia, è stata ricercatrice e ora docente presso l'Università Statale di Milano; il suo campo di indagine privilegiato è la "malattia di Huntington" e i suoi studi sono ormai di fama mondiale. Numerosi i riconoscimenti internazionali in ambito scientifico; nel 2006 è stata nominata Cavaliere ufficiale dal Presidente C.A.Ciampi.

 

- Giulia Cavallini: la prima donna a sopravvivere al parto cesareo. Il 21 maggio 1876 fu sottoposta a taglio cesareo con una tecnica mai usata fino ad allora e furono evitate sia l'emorragia che le infezioni. La conseguenza dell'intervento fu la sterilità per la donna ma si trattò di una tecnica rivoluzionaria. Si salvarono madre e figlia, per la prima volta in Italia.

  

- Simona Ceccarelli: la prima donna a vincere il Premio della Balestra (tradizionale evento di San Paolino) (luglio 2015).

 

Cecilia Cecconi: prima donna, nel 2013, a diventare Presidente delle ACLI.

  

- Erminia Rosa Cesari: prima donna alla Prefettura di Forlì-Cesena nel novembre 2012.

   

- Roberta Chersevani: la prima donna Presidente dei Medici Italiani (marzo 2015).

 

- Francesca Chiavacci: prima donna alla presidenza dell'ARCI.

 

Giovanna Chirri: giornalista italiana, vaticanista dell’agenzia Ansa dal 1994; è stata la prima giornalista al mondo a saper tradurre dal latino il comunicato e quindi a capire che papa Benedetto XVI avrebbe dato le  dimissioni il successivo 28-2-2013. L’annuncio ufficiale è stato dato alle ore 11,46 dell’11 febbraio 2013. I colleghi di tutto il mondo le hanno fatto i complimenti, evidenziando l’utilità di studiare il latino che per la Chiesa cattolica rimane lingua “viva” utilizzata in tutti i testi ufficiali.

 

 

- Rosaria Cicala: prima donna prefetta di Potenza.

 

Carla Cincarilli: prima donna Prefetta di Mantova nell'agosto 2013.

 

 

- Maria Lisa Cinciari Rodano: la prima donna nella storia italiana eletta Vicepresidente della Camera dei Deputati nel 1963.

 

 

- Angela Maria Cingolani Guidi: è stata la prima donna a ricoprire la carica di Sottosegretario in un Ministero della Repubblica Italiana nel 1951.

Nasce a Roma il 31.10.1896 ed ivi muore l'undici luglio 1991.

Laureata in Lingue e Letterature Slave, fu anche collaboratrice de "L'avvenire d'Italia" e de "Il Corriere d'Italia". Fu tra le prime giovani cattoliche a partecipare al "Movimento Nazionale Pro Suffragio Femminile".

Nel 1921 fondò il "Comitato Nazionale per il Lavoro e la Cooperazione Femminile" e nel 1925 la troviamo tra le fondatrici dell' "Associazione Nazionale delle Professioniste ed Artiste".

Fu una delle 21 madri della Costituente. Nel 1951 Alcide De Gasperi la nominò Sottosegretario per l'Artigianato al Ministero dell'Industria e del Commercio. Nel 1954 fu sindaca di Palestrina.
Nel 1986 ricevette una medaglia d'oro al merito per la sua attività politica.
Angela Maria Cingolani ha altri due primati: prima donna tesserata nel 1919 del Partito Popolare Italiano; prima donna a parlare a Montecitorio. In quest'ultimo evento ci piace ricordare le sue parole di allora: "Vi invitiamo a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che... con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale ed elevazione morale".
Solo a Porto Fuori, frazione del comune di Ravenna, c’è una via intitolata ad Angela Maria Cingolani Guidi.

Fonti

http://www.cittadinanze.it/angela_maria_guidi_cingolani
http://www.treccani.it/enciclopedia/angela-maria-guidi_ http://www.allapari.regione.emilia-romagna.it/vie-en-rose/vie_donne_ra/guidi-cingolani-angela-maria

http://www.romagnaoggi.it/cronaca/ravenna-vie-e-piazze-nuovi-nomi-nel-segno-delle-pari-opportunita.html

 

Giuseppina Cinque: prima laureata in Medicina a Palermo nel 1892.

 

 - Litza Cittanova: la prima donna ad organizzare un sit-in a Napoli nel 1946 per occupare uno spazio per la sede dei comitati per la salvezza dei bambini di Napoli.

 

Maria Rosa Coccia, prima compositrice di oratori e opere http://ilteatroallamoda.blogspot.it/2012/07/storie-dimenticate-di-donne-allopera-1.html

  

- Adelasia Cocco: la prima donna medica condotto italiana. 
di Teresa Spano
Adelasia Cocco Floris, nata a Sassari nel 1885, è figlia del poeta e narratore Salvatore Cocco Solinas, collaboratore del giornale “Sassari” e della “Rivista delle tradizioni popolari italiane”.

Una donna fuori dal comune fin dal nome, Adelasia, che tradisce echi storici importanti, da giudicessa di Torres, forse non a caso, ma per un presagio paterno.
Fu una delle prime donne sarde a  laurearsi in medicina e la prima in Italia a ricoprire l’incarico di medica condotta.
In molte fonti viene indicata come la prima medica della Sardegna, ma in realtà  la prima laurea femminile in medicina fu di Paola Satta, nel 1902, rilasciata dall’Università di Cagliari. Adelasia fu però la prima medica sarda ad esercitare la professione, superando l’ostracismo della corporazione maschile, la diffidenza di una parte dell’opinione pubblica e la resistenza delle autorità locali.
Iscritta in medicina a Pisa nel 1907, si laureò nel 1913 a Sassari con Luigi Zoja (1866-1959), direttore dell'Istituto di patologia e clinica medica, discutendo una tesi sul potere autolitico del siero di sangue come contributo alle reazioni immunitarie.
Appena titolata, chiese la condotta medica e la ottenne nel 1914, vinte le resistenze del prefetto di Nuoro che esitò a lungo ma, non trovando alcun cavillo legale che ne impedisse l’assegnazione, dovette firmare il decreto di nomina. Esercitò nel popolare rione di Seuna e, quando nel 1915 il medico Andrea Romagna fu ucciso in un agguato, accettò anche di prendersi cura dei malati di Lollove, il luogo in cui Grazia Deledda ambientò il romanzo La Madre.
Alle pochissime mediche, allora, erano minimi gli ambiti concessi nei quali potevano esprimersi, ginecologia o tutt’al più pediatria, seguendo il filo rosso del pudore e della morale che vedeva con meno difficoltà una donna a visitare le donne. Ma lei era medica di tutti, e facilmente si guadagnò la stima dei suoi assistiti.
Oggi Lollove è una frazione di Nuoro che dista 15 km dalla città e ospita una trentina di abitanti, per lo più anziani, ma nei primi anni del secolo scorso contava poco meno di 400 cittadini, prevalentemente contadini e pastori. A Lollove Adelasia  in quei primi anni venne “accompagnata” nell’esercizio della sua professione da un assessore a cavallo ma, prima fra le donne sarde, nel 1919, ottenne la patente automobilistica e con essa l’autonomia e la libertà di movimento.
Adelasia fu medica curante di Attilio Deffenu e di altre figure di spicco della Nuoro del primo Novecento. Fu amica personale di Grazia Deledda, del poeta Sebastiano Satta, del pittore Antonio Ballero.
Dal 1928 Adelasia fu ufficiale sanitaria a Nuoro: c’è una vecchia fotografia risalente a quel periodo, che la ritrae davanti al suo tavolo di lavoro tra microscopio, carte, penne e un vaso colmo di fiori (è diventata la locandina di apertura dell’anno sanitario 2006, a essa dedicato). In questo ruolo si occupò di prevenzione e svolse un’incessante opera di educazione sanitaria. Vinse tante battaglie, ma subì la più dolorosa delle sconfitte: la scarlattina la privò del suo unico figlio maschio di tre anni.
Nel 1935 divenne direttrice dell’ Istituto  provinciale di Igiene e Profilassi e negli anni successivi il suo lavoro la vide protagonista di studi microbiologici: rabbia, malaria, enteriti causate da batteri patogeni.
Fu collocata a riposo nel 1955.
Tra i suoi impegni professionali, fu anche attiva nell’Associazione Nazionale Italiana delle Dottoresse in Medicina e Chirurgia, fondata nel 1921 e ora chiamata più brevemente Associazione Donne Medico.
Ci ha lasciato nel 1983, a 98 anni, e la sua terra l’ha quasi dimenticata.
A Nuoro, vicinissimo alla Cattedrale di Santa Maria della Neve, c’è una piccola strada in salita, è difficile individuarla e in molte mappe non è neppure segnata, ma resta l’unica in tutta la Sardegna a ricordare Adelasia Cocco. È una scalinata percorribile soltanto a piedi e da chi è in buona salute e sarebbe piacevole trovare, dopo l’ultimo gradino sommitale, una targa esplicativa, per conoscere questa donna straordinaria e, con l’occasione, riprendere fiato.
Fonti:
Francesco Floris, Enciclopedia della Sardegna, volume 3 pag 44
Eugenia Tognotti,  Era sarda la prima donna che nel Novecento divenne medico condotto,“ Il messaggero sardo”,luglio 2001 p. 30
M. Giovanna Vicarelli, Donne di Medicina. Il percorso professionale delle donne medico in Italia, Bologna, Il Mulino, 2008 pag 54
Teresa Spano http://www.sardegnademocratica.it/culture/adelasia-un-vuoto-di-memoria-1.28693
http://pacs.unica.it/biblio/storia8.htm

Elisa Comani di Ancona: è stata, nel 1919, la prima donna avvocata "in campo". Riuscì ad ottenere l'iscrizione all'Albo degli Avvocati ed anche "la difesa" in alcuni processi.

 

Niny Comolli, la prima donna musicista dell'orchestra della Rai

http://danielaedintorni.com/2013/07/19/niny-comolli-la-prima-donna-musicista-dellorchestra-della-rai-e-linventrice-dello-zecchino-doro-di-angela-leucci/

 

Cristiana Compagno: è stata la prima donna, nel 2008, a diventare Rettora di una Università Pubblica: quella di Udine. Ha ricoperto l'incarico dal 2008 al 2013. E nata ad Udine il 2 Dicembre 1957.

 

- Antonella Conca: prima donna Direttrice di un Porto Turistico.

L' incarico è stato conferito nel giugno 2013 per Marina di Pisa.

Oltre ad essere la prima è ad oggi l'unica donna in Italia che ricopre questo ruolo. E' laureata in Economia e Commercio ed ha in precedenza ricoperto incarichi di prestigio sempre nel settore nautico.

 

- Carmen Consoli: cantautrice siciliana, è stata la prima donna a vincere la "Targa Tenco" per il miglior album nel 2010. Unica donna dopo 26 anni dall'istituzione del premio.

 

Helga Consolo: brindisina, è stata nel 2005 la prima donna tenente medico delle truppe alpine.

 

 

- Monica Contrafatto: la prima donna soldato a ricevere la medaglia d'oro al valor militare (maggio 2015). Rimase mutilata di una gamba in Afghanistan nel 2012 durante un attacco dei talebani.

 

Fernanda Contri: è stata la prima donna a presiedere la Corte Costituzionale. È stata anche segretaria generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante il primo governo Amato, diventando così anche la prima donna a ricoprire tale incarico. È stata inoltre Ministro degli Affari Sociali durante il governo Ciampi occupandosi dei problemi legati all’immigrazione e degli aiuti per la Jugoslavia colpita dalla guerra. Ha firmato il disegno di legge sulla tutela dei diritti dei minori. E’ nata ad Ivrea nel 1935.

Da un’intervista:

D: Le giovani vogliono il potere, ed è giusto, perché alle donne – tranne rare eccezioni – è stato negato per troppo tempo. Ma cosa si può dire loro del potere? Come possono ottenerlo e gestirlo nel modo giusto?

R: Io credo che bisogna spronarle a conseguire il massimo di professionalità, il massimo della competenza in ogni lavoro, anche il più umile. Ai miei tempi le donne potevano anche accettare che i posti di potere fossero prevalentemente occupati dagli uomini. Adesso le giovani non lo tollerano più, non solo, ma non sopportano nemmeno che uomini stupidi passino loro davanti, e hanno perfettamente ragione. Noi avevamo difficoltà a esprimere questa insofferenza. Nei fatti, però, io l’ho sentita, perché quando m’imbattevo in uno stupido, non riuscivo a starmene zitta, lo dicevo, col dovuto garbo, ma lo dicevo, sempre…

D: Sono d’accordo sulla competenza ma, secondo me, le donne devono imparare a promuovere le altre donne, ad aiutarle…

R: Assolutamente. Le donne devono aiutarsi, questo è un punto sul quale non mi stancherò mai di insistere. Una volta una femminista francese mi disse una frase che non dimenticherò mai:<<Se sei salita in alto, quando te ne vai ricordati di rispedire al pianterreno l’ascensore perché un’altra donna possa salire>>. Purtroppo tra le donne c’è molta rivalità, come tra gli uomini, d’altronde, ma loro la sotterrano, la nascondono. 

- Elena Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo.
di Roberta Pinelli

Nata a Venezia il 5 giugno 1646 da un'antica e nobile casata, da cui uscirono quattro dogi e nove cardinali, Elena Lucrezia Cornaro era imparentata anche con Caterina Cornaro (1434-1510), regina di Cipro e poi signora di Asolo.
Giovanni Battista Cornaro, il padre, era uomo di buoni studi, noto come mecenate, in contatto con molti eruditi. La precoce passione per gli studi di Elena ebbe il sostegno del padre, ma anche le donne di famiglia non furono irrilevanti nella sua educazione. La madre, Zanetta Boni, non essendo nobile, convisse vent’anni col futuro marito e gli diede i primi cinque figli (Elena compresa) prima che si sposassero, mostrando un atteggiamento anticonformista rispetto alle convenzioni dell’epoca. Venne riconosciuta pubblicamente e dal marito come uxor optima, intelligente, fiera e capace di educare figlie virtuose e stimate.
Va ricordato però che l’appoggio del padre non fu del tutto disinteressato. Per avere sposato una donna non nobile, infatti, Giovanni Battista Cornaro, nonostante fosse Procuratore di San Marco e appartenesse a una delle più prestigiose famiglie del patriziato di Venezia, non aveva potuto iscrivere i figli nel Libro d’oro della nobiltà, così da farli entrare nel Maggior consiglio e quindi far parte del patriziato. La popolarità che la figlia avrebbe riscosso con un titolo accademico gli avrebbe consentito pertanto di dare prestigio alla famiglia e per questo alcuni biografi sostengono che impose a Elena, assolutamente disinteressata al riconoscimento accademico, di laurearsi per dare lustro alla famiglia. La giovane donna amava davvero la cultura e non le interessavano affatto le ambizioni paterne, ma non era uso, in quei tempi, contraddire il volere dei genitori. Nel frattempo diventata oblata benedettina, Elena si massacrò tra studio e preghiera; molto probabilmente per questo il suo fisico non resse e si ammalò, già prima di laurearsi.
Elena studiò matematica, astronomia, geografia e coltivò con passione pure la musica, nella quale ebbe come maestra un’altra donna straordinaria, l’organista Maddalena Cappelli, con cui strinse una forte amicizia. A 22 anni Elena conosceva perfettamente il latino, il greco antico e moderno, l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’ebraico. Il suo interesse principale andava però alla filosofia e alla teologia.
La fama di Elena si diffuse rapidamente e varie accademie di tutta Europa la accolsero come membro. Rifiutò di sposarsi dedicando la sua vita agli studi e disdegnando la mondanità. Si dedicò inoltre alle opere di carità. Fatto voto di castità, aggiunse ai suoi nomi quello di Scolastica, ma pur essendo suora continuò a vivere liberamente nella sua casa, in abiti normali, indossando soltanto uno scapolare di lana nera che era il simbolo della veste benedettina.
Esortata dal padre e dai suoi maestri, chiese al Collegio dell’università di Padova di essere ammessa all’esame per il conferimento del Dottorato in teologia. Il Collegio si era orientato in senso favorevole, già predisponendo i necessari adattamenti al cerimoniale, che prevedeva la consegna dell’anello per rappresentare le nozze con la scienza; del manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e della corona d’alloro, contrassegno del trionfo. L’ultimo simbolo, il libro, doveva però esserle consegnato chiuso invece che aperto, a indicare che l’insegnamento della teologia restava comunque precluso alle donne. La condizione di donna fu però un ostacolo insormontabile. Il vescovo di Padova si oppose fermamente alla richiesta pronunciando anche espressioni ironiche. Poiché la Chiesa era (e pare ancor oggi) persuasa dell'inferiorità della donna rispetto all’uomo, la riteneva incapace di ragionamenti difficili, tanto più sulle verità della fede. Alle donne veniva quindi vietato ogni insegnamento di grado superiore, secondo quanto scritto da San Paolo nella Prima Epistola a Timoteo: «Non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio».
Dopo molte insistenze, alla fine venne adottata la soluzione di un Dottorato non in teologia, ma in filosofia, che fu conferito nel 1678 durante una solenne cerimonia: Elena diventò così la prima donna laureata al mondo.
Aggregata al Collegio dei filosofi e dei medici dell’università patavina, nello stesso anno 1678 Elena fu esaminatrice per una laurea in filosofia. Visse a Padova fino alla prematura morte avvenuta per tubercolosi il 26 luglio 1684.
Fu tumulata a Padova, nell’abbazia benedettina di Santa Giustina. Il padre avrebbe voluto che la memoria della figlia fosse celebrata nei secoli e chiese di erigere un monumento sepolcrale. Ma i benedettini di Santa Giustina, dove Elena fu sepolta in terra secondo il suo desiderio, lo impedirono. Fu solamente accordato il permesso di costruire un cenotafio in onore della defunta, che purtroppo però dopo 38 anni fu demolito.
Rimane oggi solo una statua di Elena Lucrezia, che fu recuperata da un’altra illustre donna veneziana, Caterina Dolfin Tron, che la regalò all’ateneo patavino. La scultura venne collocata ai piedi dello scalone del Bo’, il palazzo principale dell’Università di Padova, dove si trova tuttora, riparata da una teca di plexiglas.
Dopo i fulgori della fama in vita, su Elena calò ben presto l’oblio. Soltanto nel 1969, in vista del tricentenario, l’Università di Padova decise di muoversi per appurare se il primato – a quel tempo presunto – di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fosse effettivo o meno e la verifica risultò positiva.
Di Elena Lucrezia Cornaro, come detto, non restano molte tracce. In vita pubblicò soltanto, nel 1669, una traduzione dallo spagnolo di un opuscolo spirituale di Giovanni Lanspergio, il Colloquio di Cristo all'anima devota. Una scarna raccolta dei suoi scritti poetici e letterari fu pubblicata postuma a Parma nel 1688: aveva infatti disposto che fossero distrutti tutti i suoi manoscritti. A giudizio del Croce, «scarsissimo o nullo è il valore di tutta cotesta letteratura ascetica e rimeria spirituale».
Persino la sua tomba fu dimenticata e fu ritrovata soltanto nel 1895 dalla badessa benedettina di Roma.
Un ritratto di Elena si trova alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano ed un suo busto nella Basilica di S. Antonio a Padova, mentre la biblioteca del Vassar College a Poughkeepsie (New York) la ricorda con una vetrata a colori. Su iniziativa di Ruth Crawford, laureata a Vassar (la prima università femminile negli USA), le è stato dedicato un affresco nell’Università di Pittsburg.
Una piazza è a lei intitolata a Sarmeola (PD). Due scuole, a Mirano e a Jesolo (VE), portano il suo nome, oltre che la biblioteca comunale di Episkopi, a Cipro. Roma le ha dedicato un giardino nel Municipio 11. A Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stato anche dedicato un cratere sul pianeta Venere.
Fonti:
Patrizia Carrano, Illuminata. La storia di Elena Lucrezia Cornaro, prima donna laureata nel mondo, Milano, Mondadori 2000
Benedetto Croce, Appunti di letteratura secentesca inedita o rara, in «La Critica», XXVII, 1929.
Massimiliano Dez(z)a, Vita di Helena Lucretia Cornara Piscopia, Venezia, per Antonio Bosio, 1686
Nicola Fusco, Profilo di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia 1646-1684, The USA Committee for the Elena Lucrezia Cornaro Piscopia Tercentenary, Pittsburg 1975
Francesco Ludovico Maschietto, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) - prima donna laureata al mondo, Centro per la storia dell’Università di Padova, Padova, Editrice Antenore 1978
Clelia Pighetti, Il vuoto e la quiete. Scienza e mistica nel '600. Elena Cornaro e Carlo Rinaldini, Milano, Franco Angeli, 2004
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/http://www.linkiesta.it/Elena-Lucrezia-Corner-Piscopia
https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/199-cornaro-piscopia-elena

- Maria Teresa Cortellessa: prima donna alla Prefettura di Perugia nel luglio 1995.

 - Albertina Cortelloni: è stata la prima donna nel 1936 a conseguire la patente pubblica per guidare il taxi. E' nata nel 1913 ed ha festeggiato i suoi 100 anni. Sfidò pregiudizi e sospetti. La patente le arrivò in ritardo e solo dopo un pronunciamento del Ministero, perché il prefetto di Modena non voleva firmare il documento non credendo che una donna potesse avere la capacità di guidare un taxi... Albertina invece lo guidò fino ad 86 anni.

Tiziana Giovanna Costantino: prima donna Prefetta di Livorno nel marzo 2012.

- Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana nello spazio.

http://danielaedintorni.com/2013/07/05/samantha-cristoforetti-prima-astronauta-italiana-nello-spazio/

Anna Cuticchio: prima donna pupara. Prima donna pupara a rappresentare l’arte dei pupi in un teatro proprio: il teatro “Bradamante” di Palermo. Oggi è una suora missionaria che si prende cura dei bambini poveri della Tanzania.