XVII Munic. - Le vie delle donne

 

Eleonora Pimentel Fonseca

Eleonora Pimentel FonsecaNasce a Roma nel 1752 da nobile famiglia portoghese; una targa sulla sua casa natale di via di Ripetta 22 ricorda l’evento. Si trasferisce a Napoli, dove viene educata alle lettere antiche, ma anche alle discipline giuridiche ed economiche e comincia a scrivere poesie di gusto arcadico, che sono apprezzate da Metastasio. Si sposa con un capitano dell’esercito napoletano, da cui si separa, dopo la perdita di un primo bambino e un aborto procurato dalle percosse del marito. Monarchica convinta, compone versi anche per i sovrani, che le concedono un sussidio come bibliotecaria.

Intanto gli ideali della Rivoluzione francese infiammano il suo spirito: arriva ad introdurre di nascosto a corte alcune copie della Costituzione francese e finisce in carcere. Liberata dai “lazzaroni”, diviene una figura di primo piano nella Repubblica Napoletana: partecipa alla sua proclamazione il 21 gennaio 1799 e dirige il “Monitore”, sul quale scrive accesi articoli contro i Borbone. Alla fine della breve esperienza repubblicana fu impiccata il 20 agosto 1799.

Affronta la morte con dignità: due aguzzini la spogliano nuda, la penetrano con le dita, poi le restituiscono l’abito, ma non le mutande; lei chiede inutilmente un laccio per chiudere il vestito, non vuole esporre le sue nudità mentre penzola dalla forca. Viene giustiziata per ultima, le toccherà assistere alla morte dei suoi compagni e il suo corpo sarebbe rimasto per 24 ore esposto al ludibrio del popolo, se non fosse intervenuto un temporale!

di Livia Capasso


Marianna Dionigi

Marianna DionigiMarianna Dionigi (il suo cognome era Candidi, ma la storia la ricorda con quello del marito) è stata una interessante figura di intellettuale a cavallo fra ‘700 e ‘800. Nata a Roma nel 1757 si sposò molto giovane, come si usava a quei tempi, ed ebbe sette tra figli e figlie. Nonostante ciò non abbandonò i suoi interessi e le sue passioni culturali.

Studiò musica, lingue classiche, francese e inglese, divenne pittrice dedicandosi soprattutto al genere del paesaggio. Tre suoi dipinti sono conservati nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Il suo salotto di Via del Corso 310 fu un punto di incontro per intellettuali romani, italiani e stranieri: Monti, Leopardi, Shelley, Canova, solo per citarne alcuni. Fu accolta in molte istituzioni culturali italiane e straniere, fra le quali l’Accademia di San Luca, e riuscì a pubblicare un libro, Precetti elementari sulla pittura de’ paesi, con il quale definiva regole e norme per realizzare al meglio opere paesaggistiche.

La passione per l’archeologia la portò a scrivere, nel 1809, Viaggio compiuto in alcune città del Lazio che diconsi fondate dal re Saturno in cui, sotto forma epistolare e con meticolose riproduzioni grafiche, racconta la sua avventura archeologica in alcuni antichi centri (Alatri, Anagni, Ferentino, Arpino e Atina). La immaginiamo arrampicarsi su ripidi sentieri, fermarsi a contemplare ammirata i sistemi costruttivi delle mura ciclopiche, aggiungere, nella sua cartella dei disegni, nuove raffigurazioni architettoniche nelle quali commozione e citazione colta si intrecciano.

di Barbara Belotti


Vittoria Colonna

Vittoria ColonnaVittoria Colonna: chi era costei? Nata nel 1490 e morta nel 1547, appartenne ad una delle famiglie nobili più famose dell’epoca e andò in sposa, con un matrimonio combinato deciso in tenera età, a Francesco Ferrante D’Avalos, un ottimo militare che le fu spesso lontano ma le ispirò delle bellissime poesie. Già, perché Vittoria fu una donna colta e raffinata, capace di intessere profonde corrispondenze e solide amicizie con artisti del calibro di Michelangelo Buonarroti e poeti quali il Sannazaro e l’Ariosto, solo per citarne alcuni.

La sua dimora presso Ischia divenne il cardine di un salotto culturale pregiato e ben frequentato e sua mentore fu Costanza di Francavilla che la incoraggiò nello studio della letteratura. La tragica scomparsa del consorte le fece prendere la decisione di vivere una vedovanza casta e religiosa, chiedendo asilo in vari conventi senza mai rinunciare alla scrittura e a intervenire nelle controversie tra il proprio casato e la Chiesa. La sua energia venne profusa in continui viaggi tra Roma, Napoli e altre città dove aveva possedimenti, con impegni vari e felici incontri culturali. La sua curiosità intellettuale e spirituale, le valsero quasi un processo per eresia, dal quale si salvò per sopraggiunta morte.

Le sue rime, vestigia alquanto originali di una personalità fuori dal comune, meritano di essere riscoperte.

di Daniela Astrea