Le vie delle donne che vorremmo

 

Caterina Scarpellini

Caterina ScarpelliniNessuna scienza come l’astronomia può vantare una presenza femminile così numerosa e costante fin da tempi remotissimi, a partire dalla sacerdotessa astronoma babilonese En heduanna (2850 a.C.), passando per Aglaonike (circa 200 a.C.), Ipazia (375–415 d.C) e moltissime altre fino alle astronome contemporanee, come Margaret Burbidge, l’unica donna ad aver diretto l’Osservatorio di Greenwich, Vera Rubin, pioniera nello studio della rotazione delle galassie, Jocelyn Bell Burnell, scopritrice delle stelle “pulsar”, e Margherita Hack, che ha portato l'Osservatorio Astronomico di Trieste a rinomanza internazionale.

Di questa lunga catena fa parte Caterina Scarpellini, nata a Foligno nel 1808 e romana di adozione. A diciotto anni si trasferì a Roma come assistente dello zio Feliciano Scarpellini, famoso astronomo e direttore dell’osservatorio del Campidoglio. Con passione e preparazione si dedicò a osservare stelle ed eclissi, fino a scoprire la cometa che prese il suo nome.
Fondò la "Stazione meteorologica Scarpellini", prima in Italia a fornire osservazioni idrotermiche e idrometriche sul Tevere, e il periodico “Corrispondenza Scientifica” cui contribuivano scienziati di tutta Europa.
Fu socia delle Accademie dei Georgofili, dei Quiriti, di Storia Naturale di Dresda e lo zar di Russia la nominò membro ordinario della Società Imperiale dei Naturalisti di Mosca. Anche lo Stato italiano la insignì nel 1872 di una medaglia d’oro per il valore scientifico delle sue ricerche, mentre non venne mai ammessa far parte dell’Accademia dei Lincei.

Nel 1933 si laureò in Scienze Politiche con una tesi in statistica e, subito dopo, iniziò la carriera accademica, tenendo corsi di statistica, sociologia, antropometria, sviluppo della popolazione, sociologia rurale e urbana, nelle Università di Perugia, Palermo e Roma.

di Elisabetta Mattei


Pierina Scaramella

Pierina ScaramellaNacque a Parma nel 1906 e si laureò in Scienze Naturali presso l’Università di Firenze.
La sua passione per la ricerca la portò a studiare le muffe del genere penicillum, diventando una pioniera nel mettere in evidenza le loro proprietà antibatteriche, quelle stesse che nel 1945 fruttarono al biologo inglese Alexander Fleming il Nobel per la scoperta della penicillina, assieme a Florey e Chain.

Essendo ebrea, in seguito al promulgamento delle leggi razziali del 1938 le sue attività di ricercatrice universitaria vennero interrotte, ma Scaramella riuscì a lavorare clandestinamente nel laboratorio di uno zuccherificio, pubblicando le sue scoperte con il nome del marito nelle Memorie della Società italiana degli zuccheri.
Riuscì a sfuggire a vari tentativi di deportazione, nascondendosi infine in una clinica bolognese, dove il marito venne ricoverato per le crisi depressive causate dalle persecuzioni naziste. I due ne uscirono a guerra finita e Pierina Scaramella venne reintegrata nell’Università di Bologna, dove nel 1956 conseguì la libera docenza in fisiologia vegetale.
La sua non fu una carriera facile: oltre ai fatti già descritti, dovette attendere i suoi 69 anni per diventare ordinaria di botanica farmaceutica presso la Facoltà di Farmacia. Alla fine della carriera, data la sua copiosa e importante produzione scientifica, venne nominata Direttrice dell’Istituto dell’Orto botanico dell’università marchigiana.

Morì all’età di ottantasei anni lasciando il suo nome all’Orto Botanico di Urbino.

di Elisabetta Strickland


Rosalind Franklin

Rosalind FranklinLa storia delle scienze sembra essere stata scritta solo dagli uomini. Ma a guardare bene, si scopre che spesso dietro ai successi di alcuni scienziati si nascondono veri e propri casi di ingiustizia ai danni delle donne, depredate del loro valore e del senso delle esperienze professionali.
È il caso di una giovane ricercatrice di Londra, Rosalind Franklin (1920-1958) e delle vicende che intorno agli anni ‘50 portarono alla determinazione della struttura del DNA, la più importante scoperta scientifica del XX secolo.

Rosalind, dopo la laurea, ottenne un posto di assistente presso la British Coal Utilization Research Association (BCURA) per studiare la struttura delle molecole del carbone e della grafite, cui seguirono due anni di ricerche a Parigi dove si specializzò nella diffrazione a raggi X.
Rientrata al King’s College di Londra, che si stava occupando del problema della struttura del DNA, avrebbe dovuto lavorare in stretto rapporto con Maurice Wilkins, capo della struttura. Proprio lui la ostacolò a causa di pregiudizi nei confronti delle donne e inviò dati fondamentali degli studi di Rosalind a un altro gruppo di scienziati che contemporaneamente, all’Università di Cambridge, svolgeva le medesime ricerche.
Nell’aprile 1953 venne pubblicato un articolo a firma di due americani (Watson e Crick) sugli aspetti del modello a doppia elica del DNA. La scoperta, che valse ai due scienziati e lo stesso Wilkins il Nobel, si basava in gran parte sulle esperienze scientifiche di Rosalind che, morta a 38 anni per un tumore, non ha conosciuto l’intera verità.

di Marina Convertino