Marguerite Louise d'Orleans

Occhi color turchese, presenza elegante, carnagione chiara come si addice a una aristocratica: sono queste alcune delle caratteristiche fisiche di Marguerite Louise d’Orleans, la giovane francese destinata a divenire Granduchessa di Toscana.

Il suo matrimonio con Cosimo III, figlio di Ferdinando II de’ Medici e Vittoria della Rovere, è combinato come tutti i matrimoni di allora.

Lei ha sangue reale nelle vene, i suoi nonni paterni sono Enrico IV re di Francia e Maria de’ Medici, ma il padre Gastone vive ai margini della corte, una sorta di esilio nel castello di Blois; vorrebbe per sua figlia nozze regali, aspira al nipote, il futuro Re Sole figlio di suo fratello Luigi XIII, ma ottiene un rifiuto. La famiglia Medici appare un buon ripiego, è il cardinale Mazzarino che sostiene queste trattative soprattutto dopo la morte di Gastone nel 1660.

Marguerite Louise vorrebbe restare in Francia, la corte di Parigi è fastosa, frivola, elegante, Firenze invece è lontana e intristita da un clima bigotto e moralista; anche sua madre Margherita di Lorena non guarda con favore a questo matrimonio. Gli storici concordano su un fatto: la giovane rampolla francese, prima di sposare Cosimo, si invaghisce di Carlo V di Lorena e non ne vuole sapere del fidanzato toscano. Non può certo opporsi, le trattative sono affari più grandi di lei, solo una pedina incastrata fra ragioni familiari, interessi dinastici e alleanze politiche. Nel mese di aprile del 1661, morto anche Mazzarino, il contratto di nozze viene firmato nella stanza del re Luigi XIV al Louvre, dove si svolge anche il matrimonio per procura. Seguono grandi festeggiamenti a corte che, forse, rincuorano un po’ Margherita, obbligata dopo quattro giorni a partire per l’Italia: prima da Parigi fino a Marsiglia, poi l’imbarco fino a Livorno e da qui a Firenze; durante questo viaggio incontra anche l’amato cugino Carlo di Lorena. Giunta in Toscana, ci sono altri festeggiamenti per celebrare le nozze con cortei in pompa magna, rappresentazioni teatrali, componimenti in rima, spettacoli equestri: una breve rinvio della guerra che Marguerite Louise ha già in testa.
La crisi fra marito e moglie comincia molto presto, troppo diverse le educazioni, le aspettative, i desideri, i sogni. La giovane sposa non sopporta la vita a Palazzo Pitti, scrive alla madre e al cugino Luigi XIV lamentandosi di tutto, litiga con il marito, fa scenate, mantiene un carteggio anche con Carlo di Lorena; da Parigi giungono missive che consigliano pazienza e ragionevolezza, arrivano prelati, consiglieri, ambasciatori per cercare di indurre Marguerite a mantenere un contegno consono al rango che riveste; anche papa Alessandro VII interviene per indurre la giovane a vivere a corte e non preferire le numerose ville medicee dove fra balli, passeggiate e lunghe cavalcate Marguerite si diverte di più. Lo scandalo rimbalza da un salotto all’altro, da una reggia all’altra, preoccupa moltissimo i granduchi di Toscana Ferdinando II e Vittoria della Rovere che vorrebbero assicurata la discendenza per la famiglia. Nonostante le tensioni sempre crescenti la coppia mette al mondo due bambini, Ferdinando e Gian Gastone, e una bambina, Anna Maria Luisa, ma la crisi invece di trovare soluzioni si acuisce. Ferdinando II convince il figlio Cosimo a partire sperando che l’assenza prolungata possa essere un rimedio: tra il 1667 e il 1669 Cosimo va in Tirolo, Germania, Olanda, Spagna, Portogallo e Inghilterra. Nel 1670, alla morte del padre, Cosimo diventa granduca; Marguerite Louise, che vorrebbe entrare nella vita politica dello Stato, trova la dura opposizione della suocera che convince il figlio a non consentire il suo ingresso nella Consulta: la sfida a questo punto è totale e senza possibilità di ritorno.

Dal 1672 al 1675 Marguerite vive nella villa di Poggio a Caiano, in una sorta di “esilio” volontario reso gravoso dalle numerose imposizioni e controlli del granduca, tanto che il Re Sole deve intervenire per ribadire che a una nobildonna francese di sangue reale non possono essere imposte limitazioni simili. Ma anche Luigi XIV comincia a essere stufo delle lamentele della cugina, non sopporta più le richieste di tornare a Parigi, le minacce di fuga. Marguerite Louise è arrivata ormai da anni all’odio vero e profondo nei confronti del marito; da tempo ritiene il suo matrimonio un contratto nullo perché lei è stata forzata alle nozze. Scrive al marito: “Vi dichiaro per tanto che non posso più vivere con voi: io fo la vostra infelicità, e voi fate la mia. Vi prego adunque di acconsentire a una separazione per mettere in calma la mia coscienza e la vostra, e vi manderò il mio confessore affinché ve ne parli. Attenderò in questo luogo gli ordini del Re che ho supplicato di permettermi d’entrare in un convento di Francia. Vi raccomando i miei figli».
La sua richiesta di lasciare la Toscana e fare rientro in Francia trova l’assenso di Cosimo e del Re Sole e nell’estate del 1675 Marguerite va a vivere in un convento di Montmartre dove ha chiesto di risiedere. In realtà entra in convento in modo piuttosto informale: di fatto dispone di un alloggio ampio in cui si trasferisce con la servitù e dove riceve visite; viene ricevuta a corte, dispone di un vitalizio da parte del marito e, come riferiscono i testi storici, si dedica “al gioco, alle feste, agli amori con personaggi di rango inferiore, all’abitudine di indossare abiti maschili, alle frequenti gite ai castelli di Sainte-Mesme e Alençon o verso località termali, dove curare autentiche o presunte indisposizioni, ai litigi con la sorella, duchessa di Montpensier” (Maria Pia Paoli).
Nonostante la separazione da Cosimo III, l’odio nei confronti del marito non diminuisce: ”Non posso più reggere alle vostre stravaganze: so che voi fate il peggio che potete appresso del Re contro di me, e voi vi fate scorgere da S. M. e da tutta la Corte non volendo che io vada alla Corte ove ho da fare continuamente per avere la protezione del Re in tutte le mie occorrenze, e in questo fate male per i vostri figli, perché se io fussi stata di continuo alla Corte i vostri figli sarebbero stati meglio e per il presente e per l’avvenire, e così fate male per loro e per me e per voi, perché mi mettete in stato di disperazione a tal segno che non ci è ora alla giornata che io non vi desideri la morte e che io non volessi che voi fussi impiccato. […] se però non mutate foggia di trattare verso di me, e vi giuro per quella cosa che odio più, che è voi, che io farò patti con il Diavolo per farvi arrabbiare e per sottrarmi dalle vostre pazzie. Basta, tutte le stravaganze che potrò fare per dispiacervi le farò, e questo non me lo potete impedire. La vostra devozione non vi servirà a niente, e potete fare quello che volete perché siete un fior di ruta, Dio non vi vuole e il Diavolo vi rifiuta”.
Testarda, tenace, fiera delle sue origini francesi tanto da non accettare di vivere nella corte fiorentina, Marguerite Louise d’Orleans si ribella alle convenzioni e alle regole scritte dagli uomini, non accetta il destino preparatole da altri. Ribelle, combatte una guerra che alla fine non vince.
Muore a Parigi nel 1721.

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