Laura Conti
Silvia Mari



Martina Zinni

 

Eroina della Resistenza, medica, ortopedica, politica impegnata prima nel Partito Socialista italiano e poi in quello Comunista, avanguardia dell’ecologia e della difesa dell’ambiente come le conosciamo oggi. Laura Conti, nata a Udine il 31 marzo del 1921 e morta a Milano il 25 maggio del 1993, è icona di mille forme di impegno pubblico per il proprio Paese e per la collettività, tutte accomunate dal filo rosso di una forte passione e di un’ ostinata speranza. Internata al campo di transito di Bolzano riesce ad evitare la deportazione. Tornata libera conseguirà la laurea. Tra i suoi incarichi principali ricordiamo quello di segretaria della Casa della Cultura, la direzione dell’associazione Gramsci e la fondazione della Lega per l’ambiente (Legambiente come la conosciamo oggi). Nel 1987 sarà eletta come deputata e lavorerà, tra le altre cose, ad una legge sulla regolamentazione della caccia. C’è anche una Laura Conti scrittrice di opere che le varranno fama internazionale, saggistica ma non solo in cui ripercorre disastri ambientali drammaticamente celebri della nostra storia e li denuncia in una narrazione diventata emblematica con Visto da Seveso e Una lepre con la faccia di bambina che ricordano la nube di diossina che dalla fabbrica Icmesa, a nord di Milano, travolse la popolazione di Seveso. Un caso eclatante e paradigmatico degli errori fatti sul territorio, «della mancanza di controlli pubblici contro lo strapotere degli interessi privati ― come lei stessa diceva ― dell’impotenza della pubblica amministrazione di un paese, pur industriale e civile, come l’Italia, di fronte a un disastro ecologico imprevisto, ma non imprevedibile».

Libertà, spirito critico, autonomia e un ambientalismo dal sapore antico caratterizzano tutta la vita di Laura Conti. «In casa non si occupavano di spiegarmi le cose ― racconta lei stessa, come si legge sull’Enciclopedia delle donne ― avevo tutti i libri a mia disposizione, non avevo che da attingere agli scaffali, liberamente, prima ancora di andare a scuola». Laura Conti vive la sua epoca pienamente, ma anticipa senz’altro i tempi con il suo incessante impegno per la promozione di una cultura dell’ambiente che fino ad allora sembrava non esistere. Il suo ambientalismo era fatto soprattutto di divulgazione: in questo solco vanno inseriti i suoi lavori fra cui Che cos’è l’ecologia (Mazzotta, 1977): «La vita – scriveva – se fabbrica una molecola complessa, fabbrica anche la molecola di un enzima che la degrada. Ma non fabbrica enzimi per molecole sconosciute. Per ogni molecola che si costruisce c’è un enzima che la distrugge, è una legge biologica senza eccezioni, e la si ritrova all’interno di ogni singolo organismo come pure nel rapporto tra organismi diversi. Se ci fosse stata anche una sola molecola fabbricata da un organismo vivente e capace di sfuggire alla degradazione, oggi il mondo ne sarebbe colmo». E ancora Imparare la salute (Zanichelli) scritto nel 1983. Ma il debutto letterario era già avvenuto prima con La condizione sperimentale sull’esperienza di prigionia e prima ancora con Cecilia e le streghe, con cui nel 1963 aveva vinto il premio Pozzale. Segno di una passione profonda che veniva da lontano. C’è in Laura Conti un’energica tensione dialettica tra la volontà di rompere stereotipi e usi consolidati, a partire dal suo impegno politico e dalla sua stessa formazione personale, e uno sguardo rivolto all’antico che non c’è più. L’ambiente sognato e offerto a lettrici e lettori è infatti il ritratto di una natura da rispettare, da non brutalizzare con interventi violenti e irrispettosi, di un’armonia perduta. Non si dirà mai scienziata ma studiosa di ecologia. E con questo spirito oltre a Seveso scenderà in piazza con il movimento femminista nei giorni tristi e spaventosi di Chernobyl. Nel suo impegno c’era questa componente di forte umanità, che ha appunto il sapore di un mondo antico con i suoi equilibri e la sua armonia da recuperare e preservare. In lei l’ecologia e l’ambientalismo si univano necessariamente alla virtù politica, all’impegno per il prossimo e per la società. Lo descriveva lei stessa con queste parole: «Pur trovando affascinante lo studio, penso che sia importante anche agire ed operare. Per questo motivo ho deciso di fare politica: non basta studiare, bisogna anche darsi da fare». Senza dubbio anche gli studi in medicina le avevano consegnato questa propensione all’aiuto, al soccorso dei singoli e l’esperienza politica non poteva che esservi profondamente connessa.

Come molte donne, nella prima giovinezza Laura Conti aveva costruito la propria esistenza in una ribellione rispetto alla propria madre che da maestra aveva rinunciato al lavoro per adeguarsi al modello paterno, un uomo intellettualmente onesto che però restava «un tiranno della peggior specie». È in tale rottura interiore da quel modello familiare diffuso al tempo che questa donna coraggiosa e di forte spirito critico costruisce la sua libertà e da lì nascerà la sua visione allargata al bene comune. Nel 1986 riceve il Premio Minerva per la ricerca scientifica dalle mani di Rita Levi Montalcini. «La scienza è stata un divertimento che mi è piaciuto, mentre penso sia più meritevole chi, cominciando come partigiana, ha poi cercato di salvare il sistema vivente – queste sono le parole della grande scienziata per Laura Conti – occupandosi di problemi così importanti come quello ecologico». Non c’è dubbio che la sua figura, come per tante altre donne che celebri e dirompenti sono state davvero per la storia del nostro Paese, sia caduta in una sorta di damnatio memoriae. Un convegno sulla sua attività a Milano nel 2006, una rappresentazione teatrale nel 2012 e una via la ricorda a Bolzano. Due giorni di studio le sono stati dedicati a Roma, nell’ottobre 2011 dall’associazione Donne e scienza presso la Casa internazionale delle donne. Un premio giornalistico porta il suo nome e alcune università, come l’ateneo di Bari, promuovono un premio a lei intitolato. Ma non è abbastanza, da “maestra dell’ambiente” dovrebbe avere un ruolo cruciale nei percorsi di istruzione obbligatoria, ad esempio. A Laura Conti la popolazione italiana deve l’aver compreso che l’ecologia non è solo fatta di piante e preservazione di specie animali, ma di lavoro, di periferie e di fabbriche. Anche quando ruppe con la Lega per l’ambiente il suo impegno continuò con saggi, convegni, conferenze nonostante una salute sempre più precaria.

Tutto era iniziato sbirciando tra i libri di casa, pescando, tra i molti che appesantivano gli scaffali, la biografia di Marie Curie. Quel giorno era nata la curiosità per la scienza e il fascino che avrebbe avuto per tutta la vita su Laura Conti. Insieme a questo c’era quel senso di giustizia che, giovanissima, l’avrebbe portata nel gennaio del 1944 a entrare a far parte del Fronte della gioventù, la più importante organizzazione giovanile partigiana. «Avevo molta paura, ma al contempo avevo la sensazione che il mondo fosse troppo piccolo per albergare i nazisti e me, che fosse persino necessario morire, perché se i nazisti avessero trionfato, il mondo non avrebbe più avuto attrattive». Era lo stesso mondo, più giusto e pieno di bellezza, che Laura Conti ha raccontato lungo tutta la vita nel suo impegno per l’ambiente, nella sua testimonianza attiva per difenderlo e per proteggerlo. Ad ogni costo e fino all’ultimo strenuamente. La morte arrivò all’improvviso mentre era al lavoro su un nuovo libro.

Fonti

L’enciclopedia delle donne

Oggi Scienza

Anpi

Siti di Camera e Senato

Rassegna di articoli riviste

 

Traduzione francese

 

Héroïne de la Résistance, médecin, orthopédiste, politicienne engagée d’abord au Parti socialiste italien puis au Parti communiste, avant-garde de l’écologie et de la défense de l’environnement comme nous les connaissons aujourd’hui. Laura Conti, née à Udine le 31 mars 1921 et décédée à Milan le 25 mai 1993, elle est l’icône de mille formes d’engagement public pour son pays et pour la collectivité, toutes unies par le fil rouge d’une forte passion et d’un espoir obstiné. Internée au camp de transit de Bolzano, elle parvient à éviter la déportation. Elle obtiendra son diplôme. Parmi ses tâches principales, citons celle de secrétaire de la Maison de la Culture, la direction de l’association Gramsci et la fondation de la Ligue pour l’environnement (Legambiente telle que nous la connaissons aujourd’hui). En 1987, elle sera élue députée et travaillera, entre autres, à une loi sur la réglementation de la chasse. Il y a aussi une Laura Conti auteur d’œuvres qui lui vaudra une renommée internationale, essais, mais pas seulement, où elle retrace les désastres environnementaux dramatiquement célèbres de notre histoire et les dénonce dans un récit devenu emblématique avec Vue de Seveso et Un lièvre avec le visage d’une petite fille rappelant le nuage de dioxine de l’usine Icmesa, au nord de Milan, elle envahit la population de Seveso. Un cas éclatant et paradigmatique des erreurs commises sur le territoire, «de l’absence de contrôles publics contre la domination des intérêts privés comme elle le disait elle-même de l’impuissance de l’administration publique d’un pays, même industriel et civil, comme l’Italie, face à une catastrophe écologique imprévue mais non imprévisible».

La liberté, l’esprit critique, l’autonomie et un environnement au goût ancien caractérisent toute la vie de Laura Conti. «Chez elle, on ne s’occupait pas d’expliquer les choses elle-même, comme on lit dans l’Encyclopédie des femmes, j’avais tous les livres à ma disposition, je n’avais qu’à puiser dans les étagères, librement, avant même d’aller à l’école». Laura Conti vit pleinement son époque, mais anticipe certainement son temps avec son engagement incessant pour la promotion d’une culture de l’environnement qui jusque-là semblait ne pas exister. Son environnementalisme était fait surtout de vulgarisation : dans ce sillon il faut insérer ses travaux parmi lesquels Ce qu’est l’écologie (Mazzotta, 1977) : «La vie - écrivait-elle - si elle fabrique une molécule complexe, elle fabrique aussi la molécule d’une enzyme qui la dégrade. Mais elle ne fabrique pas d’enzymes pour des molécules inconnues. Pour chaque molécule que l’on construit, il y a une enzyme qui la détruit, c’est une loi biologique sans exception, et on la trouve à l’intérieur de chaque organisme individuel ainsi que dans la relation entre différents organismes. S’il y avait eu une seule molécule fabriquée par un organisme vivant et capable d’échapper à la dégradation, aujourd’hui le monde en serait comblé». Et encore Apprendre la santé (Zanichelli) écrit en 1983. Mais le début littéraire avait déjà eu lieu auparavant avec La Condition expérimentale sur l’expérience de la captivité et avant cela avec Cecilia et les sorcières, avec lesquelles elle avait remporté le prix Pozzale en 1963. Signe d’une passion profonde qui venait de loin. Il y a chez Laura Conti une tension dialectique énergique entre la volonté de briser les stéréotypes et les usages consolidés, à partir de son engagement politique et de sa propre formation personnelle, et un regard tourné vers l’ancien qui n’existe plus. L’environnement rêvé et offert aux lectrices et aux lecteurs est en effet le portrait d’une nature à respecter, à ne pas brutaliser par des interventions violentes et irrespectueuses, d’une harmonie perdue. On ne dira jamais scientifique mais spécialiste de l’écologie. Et avec cet esprit en plus de Seveso elle descendra dans la rue avec le mouvement féministe dans les jours tristes et effrayants de Tchernobyl. Dans son engagement, il y avait cette composante de forte humanité, qui a précisément la saveur d’un monde antique avec ses équilibres et son harmonie à récupérer et à préserver. En elle, l’écologie et l’environnementalisme s’unissaient nécessairement à la vertu politique, à l’engagement pour le prochain et pour la société. Elle le décrivait elle-même avec ces mots : «Tout en trouvant l’étude fascinante, je pense qu’il est important aussi d’agir et d’opérer. C’est pourquoi j’ai décidé de faire de la politique : il ne suffit pas d’étudier, il faut aussi se mettre au travail». Sans doute les études en médecine lui avaient-elles aussi donné cette propension à l’aide, au secours des individus et l’expérience politique ne pouvait qu’y être profondément liée.

Comme beaucoup de femmes, dans sa jeunesse Laura Conti avait construit son existence dans une rébellion par rapport à sa mère qui, en tant qu’enseignante, avait renoncé au travail pour s’adapter au modèle paternel, un homme intellectuellement honnête qui restait «un tyran de la pire espèce». C’est dans cette rupture intérieure de ce modèle familial diffusé au temps que cette femme courageuse et de fort esprit critique construit sa liberté et de là naîtra sa vision élargie au bien commun. En 1986, elle reçoit le prix Minerva pour la recherche scientifique des mains de Rita Levi Montalcini. «La science a été un plaisir que j’ai aimé, alors que je pense qu’elle est plus digne qui, commençant comme partisane, puis elle a essayé de sauver le système vivant - ce sont les mots de la grande scientifique pour Laura Conti - en s’occupant de problèmes aussi importants que celui écologique ». Il ne fait aucun doute que sa figure, comme pour tant d’autres femmes qui célèbrent et bouleversent vraiment l’histoire de notre pays, est tombée dans une sorte de damnatio memoriae. Un congrès sur son activité à Milan en 2006, une représentation théâtrale en 2012 et une rue la rappelle à Bolzano. Deux jours d’études lui ont été consacrés à Rome, en octobre 2011 par l’association Femmes et Sciences à la Maison internationale des femmes. Un prix de journalisme porte son nom et certaines universités, comme l’université de Bari, promeuvent un prix qui lui est dédié. Mais ce n’est pas suffisant, en tant que "maîtresse de l’environnement", elle devrait jouer un rôle crucial dans les filières d’enseignement obligatoire, par exemple. Pour Laura Conti, la population italienne doit avoir compris que l’écologie n’est pas seulement faite de plantes et de préservation d’espèces animales, mais de travail, de banlieues et d’usines. Même quand elle rompit avec la Ligue pour l’environnement, son engagement continua par des essais, des conférences, malgré une santé de plus en plus précaire.

Tout avait commencé en fouillant dans les livres de la maison, en pêchant, parmi les nombreux qui pesaient les étagères, la biographie de Marie Curie. Ce jour-là était née la curiosité pour la science et la fascination qu’elle aurait eu toute sa vie sur Laura Conti. Avec cela, il y avait ce sens de la justice qui, très jeune, l’aurait amenée en janvier 1944 à faire partie du Front de la Jeunesse, la plus importante organisation de jeunes partisans. «J’avais très peur, mais en même temps j’avais le sentiment que le monde était trop petit pour héberger les nazis et moi, qu’il fallait même mourir, car si les nazis triomphent, le monde n’aurait plus d’attrait». C’était le même monde, plus juste et plein de beauté, que Laura Conti a raconté tout au long de sa vie dans son engagement pour l’environnement, dans son témoignage actif pour le défendre et le protéger. Quoi qu’il en coûte, et jusqu’au bout, avec acharnement. La mort arriva soudainement alors qu’elle travaillait sur un nouveau livre.

Sources

L’encyclopédie des femmes

Aujourd’hui Science

Anpi

Sites de la Chambre et du Sénat

Revue d’articles révisés

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

 

A heroine of the Resistance, medical doctor, orthopedic, politician engaged first in the Italian Socialist Party and then in the Communist Party, and a leader of ecological and environmental protection as she is known today. Laura Conti, was born in Udine on March 31, 1921 and died in Milan on May 25, 1993, and is an icon of a thousand forms of public commitment for her country and for the community, all united by the common thread of a strong passion and a stubborn hope. During World War II, she was interned in the transit camp in Bolzano but managed to avoid deportation. Once she was free, she pursued her education. Her main roles included that of secretary of the House of Culture, leadership of the Gramsci association, and the foundation of the League for the Environment (Legambiente as we know it today). In 1987 she was elected as a deputy and she worked on, among other things, a law on the regulation of hunting. There is also a Laura Conti who became a writer of works that won her international fame - non-fiction, but not only, in which she retraced dramatically famous environmental disasters of our history and denounced them in a narrative that has become emblematic. Among these works are Seen from Seveso and A Hare With the Face of a Child which detailed the horrors of the dioxin cloud, from the ICMESA factory north of Milan, that overwhelmed the population of Seveso. This was a glaring and paradigmatic case of the failures to safeguard the environment, "of the lack of public controls against the excessive power of private interests” – and, as she herself said – “of the powerlessness of the public administration of a country like Italy, both industrial and civil, to face an unforeseen, but not unforeseeable, ecological disaster.”

A free and critical spirit, autonomous, with an environmentalism with an ancient flavor – these things characterize the whole life of Laura Conti. "At home they didn.t explain things to me,” she says, as we read in the Encyclopedia of Women, “I had all the books at my disposal, I only had to pull them from the shelves, freely, as I did even before going to school." Laura Conti lived her time fully, but she certainly anticipated her times with her relentless commitment to promoting a culture of the environment that until then seemed not to exist. Her environmentalism was, above all, committed to explanations, and among her works in this area is Che cos'è l'ecologia [What is Ecology] (Mazzotta, 1977). In it, she wrote, "If life manufactures a complex molecule, it also manufactures the molecule of an enzyme that degrades it. But it doesn't manufacture enzymes for unknown molecules. That for each molecule that’s built there is an enzyme that destroys it, is a biological law without exception, and it is found within each individual organism as well as in the relationship between different organisms. If there had been even a single molecule manufactured by a living organism and capable of escaping degradation, today the world would be filled with it.” And another such work is Imparare la salute [Learn About Health] (Zanichelli) written in 1983. But her literary debut had already taken place, first with La condizione sperimentale [The Experimental Condition] on her experience of imprisonment, and before that with Cecilia e le streghe [Cecilia and the Witches], with which she won the Pozzale prize in 1963. Sign of a deep passion that came from afar. In Laura Conti there is an energetic dialectical tension between the desire to break stereotypes and established customs, starting from her political commitment and her own personal training, and a look at the past that no longer exists. The environment dreamed of and offered to readers is the portrait of a nature to be respected, of a lost harmony not to be brutalized with violent and disrespectful interventions. She never called herself a scientist, but rather a scholar of ecology. And with this spirit, in addition to Seveso, she took to the streets with the feminist movement in the sad and scary days of Chernobyl. In her commitment there was a component of strong humanity, which has the flavor of an ancient world with its balance and harmony to be recovered and preserved. In her, ecology and environmentalism were necessarily combined with political virtue, with commitment to others and to society. She described it herself with these words, “While I find study fascinating, I think it is also important to take action and to work. For this reason I decided to go into politics. Studying is not enough - we must also take action.” Undoubtedly, her medical studies had given her a propensity to help, to come to the aid of individuals, and her political experience could only be deeply connected to that.

Like many women, in her early youth Laura Conti had built her existence in a rebellion against her mother who, as a teacher, had given up her job to adapt to her father's model, an intellectually honest man who, however, remained "a tyrant of the worst kind". It was in this break from that familiar model, widespread at the time, that this courageous woman with a strong critical spirit built her freedom, and from there that her vision committed to the common good was born. In 1986 she received the Minerva Prize for scientific research from the hands of Rita Levi Montalcini. "Science was a pastime that I liked, while I think those are more deserving who, starting as partisans, have tried to save the living system - dealing with such important problems as that of the ecology," - these are the words of the great scientist for Laura Conti. There is no doubt that her figure, like so many other famous and disruptive women who have truly been part of the history of our country, has fallen into a sort of damnatio memoriae. A conference on her activities in Milan in 2006, a theatrical performance in 2012 and a street is named after her in Bolzano. Two days of study were dedicated to her in Rome, in October 2011 by the Women and Science Association at the International Women's House. A journalistic award bears her name and some universities, such as the University of Bari, promote an award named after her. But that is not enough. As the "teacher of the environment," she should play a central role in compulsory education, for example. The Italian population owes to Laura Conti an understanding that ecology is not just made up of plants and the preservation of animal species, but of work, suburbs and factories. Even when she broke with the Lega per l’ambiente, her commitment continued with essays, meetings, and conferences despite her increasingly precarious health.

It was all started by her peering through the books of her childhood house, finding, among the many that weighed down the shelves, the biography of Marie Curie. That day was the birth, for Laura Conti, of the curiosity for and the fascination with science that she would have for a lifetime. Along with this there was that sense of justice that led her, in January 1944, very young, to join the Youth Front, the most important partisan youth organization. "I was very afraid, but at the same time I had the feeling that the world was too small to house the Nazis and me, that it was necessary even to die, because if the Nazis had triumphed, the world would no longer have any attraction." It was that same world, more just and full of beauty, that Laura Conti talked about throughout her life, in her commitment to the environment, and in her active struggle to defend and protect it. Strenuously, at any cost, and up to the last. Death came suddenly, while she was at work on a new book.

Sources

L’enciclopedia delle donne

Oggi Scienza

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia

Chamber and Senate sites

Review of magazine articles

 

Traduzione spagnola
Erika Incatasciato

 

Heroína de la Resistencia, médica, ortopédica, política involucrada primero en el Partido Socialista italiano luego en el Comunista, vanguardia de la ecología y de la protección medioambiental como la pensamos hoy en día. Laura Conti, nacida en Udine el 31 de marzo de 1921 y fallecida en Milán el 25 de mayo de 1993, es icono de mil formas de servicio público para su país y la colectividad, todas unidas por el hilo rojo de una fuerte pasión y obstinada esperanza. Internada en el campo de tránsito de Bolzano, logró evitar la deportación. Al volver libre se graduó. Entre sus principales cargos mencionemos el de secretaria de la Casa de la Cultura, la dirección de la asociación Gramsci y la fundación de la Lega per l’ambiente (Legambiente como la conocemos hoy en día). En el 1987 será elegida diputada y trabajará, entre otras cosas, a una ley sobre la legislación de regulación de la caza. También hay una Laura Conti escritora de obras que le valdrán fama internacional, no solo ensayos, donde narra los desastres medioambientales, dramáticamente famosos en la historia italiana que denuncia en una narración icónica con Visto da Seveso y Una Lepre con la faccia di bambina, los cuales nos recuerdan la nube de dioxina de la fábrica Icmesa, que envolvió a la población de Seveso, en el Norte de Milán. Un caso flagrante y paradigmático de los errores cometidos en el territorio, «de la falta de controles públicos contra el poder excesivo de los intereses privados –como dijo ella misma–, de la impotencia de la administración pública de un país, aunque industrializado y civil, como Italia, delante a un desastre ecológico inesperado, pero no imprevisible».

Libertad, espíritu crítico, autonomía y un ambientalismo de sabor antiguo caracterizaron toda la vida de Laura Conti. «En Casa no se ocupaban de explicarme las cosas –como ella misma cuenta– como se lee en la Enciclopedia delle donne– tenía todos los libros a mi disposición, no tenía más que recurrir a los estantes, libremente, incluso antes de ir a la escuela». Laura Conti vive su época plenamente, pero se anticipa sin duda alguna a los tiempos con su continuo esfuerzo en la promoción de una cultura medioambiental que hasta entonces parecía no existir. Su ambientalismo sobre todo era de divulgación: en esta línea se insertan trabajos suyos como Che cos’è l'ecologia (Mazzotta, 1977): «Si la vida –escribía– fabrica una molécula compleja, también fabrica la molécula de una enzima que la degrada. Pero no fabrica enzimas para moléculas desconocidas. Para cada molécula que se construye, hay una enzima que la destruye, es una ley biológica sin excepciones, y se encuentra dentro de cada organismo al igual que en la relación entre distintos organismos. Si solo hubiera existido una molécula fabricada por un organismo vivo y capaz de escapar de la degradación, hoy el mundo estaría lleno de ella». También escribió Imparare la Salute (Zanichelli) en el 1983; sin embargo, el debut literario ya había tenido lugar antes con La condizione sperimentale sobre su experiencia de cautiverio e incluso antes con Cecilia e le streghe, con el cual en 1963 fue ganadora del premio Pozzale. Símbolo de una profunda pasión que venía de lejos. Hay en Laura Conti una enérgica tensión dialéctica entre la voluntad en romper estereotipos y costumbres, desde su participación política y su formación personal, y una mirada hacia lo antiguo que ya no existe. El lugar soñado y ofrecido a las lectoras y lectores es, en efecto, la imagen de una naturaleza que hay que respetar, que no hay que brutalizar con intervenciones violentas o irrespetuosas, con una armonía perdida, . Nunca se reconoce científica, sino estudiosa de la ecología. Y con este espíritu además de hacerlo en Seveso, saldrá a la calle con el movimiento feminista en los días tristes y aterradores de Chernóbil. En su dedicación había un componente de fuerte humanidad, el cual tiene precisamente el sabor de un mundo antiguo con sus equilibrios y su armonía por recuperar y preservar. Con ella la ecología y el ambientalismo se unían necesariamente con la virtud política, con la dedicación al próximo y a la sociedad. Lo describía ella misma con estas palabras: «Aunque encuentre fascinante el estudio, pienso que también es importante actuar y operar . Por eso decidí hacer política: no es suficiente estudiar, también hay que poner manos a la obra». Sin duda alguna, incluso los estudios en medicina le habían entregado dicha propensión a la ayuda, al socorro de los individuos y la experiencia política solo podía estar profundamente conectada con ello.

Con muchas mujeres, en su juventud temprana, Laura Conti construyó su propia existencia en una rebelión con respecto a su madre, que como maestra había renunciado a su trabajo para adecuarse al modelo paterno, un hombre intelectualmente honesto pero que «no dejaba de ser un tirano de la peor clase». Gracias semejante ruptura interior con aquel modelo familiar difundido en su época, esta mujer valiente y de fuerte espíritu crítico construye su libertad y de ahí surgirá su visión ampliada al bien común. En el 1986 recibe el premio Minerva por la investigación científica de las manos de Rita Levi Montalcini «la ciencia fue una diversión que me gustó, pero yo creo que es más digno quien, comenzando como partisana, trató luego de salvar el sistema viviente -estas fueron las palabras de la gran científica para Laura Conti– dedicándose a los problemas tan importantes como el ecológico». Sin duda alguna su figura, como la de muchas otras mujeres famosas y revolucionarias que han hecho la historia de Italia, cayó en una especie de damnatio memoriae. Un congreso sobre su actividad en Milán en 2006, una representación teatral en 2012 y una calle la recuerda en Bolzano. Le fueron dedicados dos días de estudio en Roma en octubre de 2011 por la asociación Donne e Scienza en la Casa Internacional de las mujeres. Un premio periodístico lleva su nombre y algunas universidades, como la Universidad de Bari, promueven un premio dedicado a ella. Sin embargo, no es suficiente, como «Maestra del medioambiente», por ejemplo, debería desempeñar un papel clave en los recorridos de la enseñanaza obligatoria. A Laura Conti la población italiana le debe el haber comprendido que la ecología no está hecha solo de plantas y de preservación de especies de animales, sino también de trabajo, periferias y fábricas. Incluso cuando rompió con la Lega per l’ambiente su dedicación siguió con sus ensayos, congresos, conferencias a pesar de una salud cada vez más precaria.

Todo empezó curioseando entre los libros en casa, cuando encontró la biografía de Marie Curie entre la multitud de libros que cargaban los estantes. Aquel día surgió su curiosidad por la ciencia y el la fascinación que Laura Conti duraría toda su vida. Con esto tambiPn estaba aquel sentido de justicia que, en la juventud, la llevó, en enero de 1944, a unirse al Frente de la Juventud, la organización juvenil partisana más importante. «Tenía mucho miedo, pero, al mismo tiempo, tenía la sensación de que el mundo era demasiado pequeño para albergar a los nazis y a mí, que incluso era necesario morir, porque si los nazis hubieran triunfado, el mundo habría dejado de ser atractivo». Era el mismo mundo, más justo y lleno de belleza, que Laura Conti ha contado, a lo largo de toda su vida, con su dedicación a la protección del medioambiente y un testimonio activo para defenderlo y protegerlo. A cualquier precio y hasta el final valiosamente. Su muerte llegó inesperadamente mientras escribía su nuevo libro.