<Sardegna Democratica
La collaborazione tra Sardegna Democratica e Toponomastica femminile, iniziata con la campagna 8 marzo: 3 donne, 3 strade,
a partire dal 5 luglio 2012 ha assunto carattere continuativo.
In questo spazio raccogliamo tutti gli articoli settimanali editi che sottolineano
diversi aspetti delle intitolazioni sarde, presenti e proposte.
 
 

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Il 30 dicembre 2012 una grande donna ha abbandonato questa terra dopo i 103 anni in cui ci ha arricchito con la sua presenza. Rita Levi Montalcini, le sue scoperte, la tenacia, i successi, l’impegno sociale, sono stati e saranno ancora a lungo un esempio di vita per intere generazioni di donne. Se Rita non fosse stata la donna determinata che abbiamo conosciuto, forse a 18 anni avrebbe obbedito alla volontà paterna, sarebbe stata una donna del suo tempo, forse moglie e madre, forse un’artista come la sorella gemella e la madre. Invece è una delle dieci donne che nel mondo sono state insignite del premio Nobel per meriti scientifici (gli uomini sono circa 200), l’unica italiana.

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In Italia l’8 marzo, giornata internazionale della donna, ricorda dal 1922 sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. A questa ricorrenza in seguito a una risoluzione dell’ONU del 1999, si è aggiunto il 25 novembre, celebrato come "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”.

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In Sardegna pochissimi luoghi dedicano le loro vie a occupazioni antiche e recenti. Si tratta quasi sempre di attività maschili, o talvolta di lavori svolti indifferentemente da uomini e donne per i quali si utilizza troppo spesso un genere apparentemente neutro, che di fatto occulta la presenza delle donne. Soltanto la città di Olbia intitola ben 34 vie ai mestieri: dai più antichi maniscalchi, menestrelli, fabbri, tessitori, ai più comuni panettieri, sarti, librai, barbieri, fino ai testimoni della vocazione marinara della città - navigatori, esploratori, palombari, commercianti - e agli interpreti della modernità - metereologi, aviatori, astronauti.

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Toponomastica femminile. Possiamo parlare di figure femminili nel Risorgimento? Un tabù da sfatare per molti. La ricostruzione di figure femminili del periodo risorgimentale attraverso le cronache storiche ci offre talvolta esempi di donne legate a nomi di patrioti o di personaggi celebri ottocenteschi, come Anita Garibaldi e altre. Per coloro che sono state meno famose o soltanto protagoniste dimenticate dalla memoria collettiva del nostro Paese, è necessaria un’operazione di recupero, si potrebbe dire, di quella parte meno nota di fatti e di curiosità del movimento politico e intellettuale risorgimentale.

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Toponomastica femminile. Nella storia dell'arte sono assenti le grandi artiste e il problema rimane, anche se oggi molte donne si sono affacciate sul panorama artistico internazionale. La nostra post-modernità è caratterizzata dal disorientamento, dallo spaesamento, dalla perdita di un “dove” certo. Finito il predominio dell'artista maschio, bianco, occidentale, si scoprono le tante artiste del passato, che nella storia dell'arte di Gombrich e dell'Hauser non erano nemmeno nominate. Molte di queste sono state donne viaggiatrici, non sempre volontarie, donne in fuga, donne che sono andate a vivere in un paese diverso dalla loro patria d'origine, dove hanno costruito nuove identità.

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La storia che stiamo per conoscere probabilmente sarebbe stata da tempo dimenticata se la cittadina di Carloforte, della piccola isola di San Pietro, unica in tutta la nazione, non avesse deciso di commemorarla nella sua toponomastica.
Dal 25 aprile 2001, un tratto di lungomare tecnicamente detto Calata, vicino alla Capitaneria di Porto e a pochi passi dall'immancabile statua di Vittorio Emanuele III, ospita una targa in marmo che recita “Calata Fortuna Novella - Mamma Mahon“.

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Delle sole 59 strade cagliaritane intitolate a donne, 5 sono dedicate ad artiste che hanno fatto della musica la propria ragione di vita: Carmen Melis, Maria Luisa de Carolis, Maria Carta, Maria Callas e Mia Martini.
Via Carmen Melis, situata nel nord del capoluogo sardo, è una stradina nelle cui vicinanze si trova anche via di Santa Cecilia, protettrice dei musicisti e quindi anche delle donne oggetto di questo articolo.
Ma chi era Carmen Melis?

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Negli anni a cavallo tra '800 e '900, a Sassari, nella famiglia dell'oculista Eugenio Altara e di Gavina Campus, nascono e crescono le quattro sorelle Aurora, Lavinia, Edina e Iride, che, come tutti i bambini dell’epoca, occupano il tempo libero a giocare con forbici, colla e carta colorata. Tutte ebbero la preparazione scolastica tradizionale, ma soprattutto le ultime tre, da autodidatte, espressero presto le loro capacità artistiche. Pare l’inizio di una favola di un tempo non troppo lontano e un po’ lo è davvero.

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A Nuoro, vicinissima alla Cattedrale di Santa Maria della Neve, c’è una piccola strada in salita tra via Matteotti e via Antonio Mereu. È difficile individuarla e in molte mappe non è neppure segnata, ma resta l’unica in tutta l’isola a ricordare Adelasia Cocco.
È una scalinata percorribile soltanto a piedi e da chi è in buona salute e sarebbe piacevole trovare, dopo l’ultimo gradino sommitale, una targa esplicativa, per conoscere questa donna straordinaria e, con l’occasione, riprendere fiato.

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Per una donna che si stimi, costruire il proprio sé interiore e vedere rispettata la propria identità di essere pensante, è teoricamente più agevole nei tempi moderni rispetto al passato: possiamo immaginare quanto dovesse essere difficile raggiungere tale obiettivo prima dell’ottenimento del diritto al voto, dell’istruzione obbligatoria, dell’affrancamento economico dal maschio, della diffusione della tecnologia informatica, dell’avanzamento intellettuale e del riconoscimento di ruoli femminili all'interno di attività riservate ai soli uomini.

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