<Sardegna Democratica
La collaborazione tra Sardegna Democratica e Toponomastica femminile, iniziata con la campagna 8 marzo: 3 donne, 3 strade,
a partire dal 5 luglio 2012 ha assunto carattere continuativo.
In questo spazio raccogliamo tutti gli articoli settimanali editi che sottolineano
diversi aspetti delle intitolazioni sarde, presenti e proposte.
 
 

In questi ultimi giorni d’estate il gruppo di Toponomastica femminile è impegnato a documentare, attraverso la fotografia, strade e targhe femminili per creare archivi regionali. Parte del materiale raccolto sarà utilizzato nel Convegno nazionale che si terrà alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, il 6 ed il 7 ottobre prossimi.
Dagli elenchi ufficiali del Comune di Sassari risultano 946 vie, delle quali 488 intitolate a uomini illustri e 421 neutre (relative a città, luoghi geografici, nomi tradizionali, ecc.).

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Lina Merlin e Nadia Gallico Spano: Madri Costituenti di sarda adozione.
Largo alle Costituenti s’intitola la campagna lanciata il 2 giugno scorso dal gruppo fb di Toponomastica f.: un’iniziativa che ha il duplice obiettivo di far conoscere le protagoniste della Repubblica e di sensibilizzare le amministrazioni affinché intitolino loro strade, piazze, giardini. Le madri della nostra Costituzione sono state 21 su 556, appena il 3,7%, una percentuale molto esigua che ritroviamo oggi nelle intitolazioni femminili delle strade della capitale.

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La toponomastica del piccolo capoluogo sardo di Calasetta (Isola di Sant'Antioco) può essere letta come un'efficace sintesi della sua storia.
Ufficialmente nel 1770, con la fondazione del primo nucleo ai piedi della torre di avvistamento (1756-7), inizia la realizzazione di un reticolo -squadrato e ordinato- di strade, totalmente prive di marciapiedi, che ricordano gli accampamenti militari e le città romane. È infatti un ingegnere militare l'ideatore della pianta e a lui è dedicata la piazza antistante il Municipio (Pietro Belly).

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Sarebbe stata felice Mercede Mundula della piazzetta che le ha intitolato la sua città natale, Cagliari, col suggestivo panorama sul viale del Poetto, sul Parco di Monte Urpinu e il mare in lontananza.
Affascinante la storia familiare di Mercede: delle cinque figlie di Nepomucena Zuddas e di Notaro Carlo, uomo intelligente e arguto, tre si accostarono alla poesia. Mercede, la maggiore, nata nel 1890, morirà nel 1947. Francesca, nata nel 1892, morirà nel 1961, e Teresa, che vide la luce nel 1894, si spegnerà nel 1980.

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Nella recente storia della Sardegna c’è una sentenza emblematica dello scarso pluralismo democratico presente negli organismi amministrativi: il 2 agosto 2011 il TAR ha dichiarato nulla la nomina degli assessori regionali per l’assenza della rappresentanza femminile. Anche nell’ultima tornata elettorale si sono registrati squilibri di genere nella composizione delle giunte comunali: per quanto Cagliari risulti nel complesso una provincia relativamente virtuosa, con 12 sindache, l’amministrazione di Castiadas è del tutto priva di donne.

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Il gruppo Toponomastica femminile ha recentemente inaugurato una nuova sezione di ricerca, denominata Prime donne, dedicata alle figure femminili che «per prime hanno ricoperto un ruolo o svolto una professione di tradizione maschile». Vorremmo ricordarle tutte, raccontando le loro storie, ma non sarà cosa breve perché la presenza femminile, seppure occultata da una cultura misogina, ha pervaso tutti i campi del sapere e del fare. In questa sede ci limiteremo a tracciare alcune note sulle protagoniste meno conosciute, che sono nate o hanno vissuto sull'isola, partendo dagli ambiti professionali in cui hanno operato.

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Un incalzante video dell’associazione Pari o Dispare racconta i numeri della disparità femminile così come pure diversi studi specifici stanno evidenziando in maniera sempre più frequente.
La Relazione annuale 2011 della Banca d'Italia ha dedicato –per la prima volta– un capitolo al ruolo delle donne nell'economia italiana: questo studio evidenzia un divario di genere che riguarda il livello delle retribuzioni, il raggiungimento delle posizioni apicali, la carriera e l'iniziativa imprenditoriale non più sostenibile anche dal punto di vista economico.

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Ponte Regina Margherita, piazza Regina Elena, viale principessa Clotilde, via Mafalda di Savoia: sono queste le strade “di sangue blu” nei nostri percorsi urbani. Presenti in quasi tutti i centri italiani, la loro diffusione e ripetizione rende ancora più grande il vuoto della rimozione della storia femminile. I rilevamenti statistici di Vincenzo Caffarelli collocano la regina Margherita al 94° posto nella classifica dei toponimi più frequenti ed Elena al 139°, ma segnalano anche che tra i primi cento classificati ci sono appena 19 donne, di cui 12 sante.

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Di madre in figlia: Bastianina e Marisa.
A Sassari, nei pressi di via Monte Tignosu, una piazza porta il nome di Bastianina Musu Martini.
Commemorando la sua scomparsa, il Presidente della Consulta nazionale, riunita in assemblea plenaria il 9 gennaio 1946, ebbe a dire: «Nella sua anima purissima, un francescano amore dei diseredati si univa ad un’inesausta passione mazziniana per la libertà».
Ma chi era Bastianina Musu Martini?

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Come sostiene la "nuova rockstar del femminismo", l’inglese Caitlin Moran, nel suo saggio "How To Be a Woman" «è tecnicamente impossibile per una donna non dirsi femminista. Senza il femminismo non avreste il permesso di dibattere su quale sia il posto della donna nella società...» e noi di "Fed’S" ci riteniamo “femministe” esattamente nel senso che scrive la Moran. Perché vogliamo appunto dibattere del nostro ruolo nella società, ma soprattutto vogliamo perseguire tutte le battaglie di genere, comprese quelle volte non solo a sensibilizzare la società ma soprattutto a ridare alle donne il posto che meritano nella società.

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