Madri Costituenti di sarda adozione

Lina Merlin e Nadia Gallico Spano: Madri Costituenti di sarda adozione.
Largo alle Costituenti s’intitola la campagna lanciata il 2 giugno scorso dal gruppo fb di Toponomastica f.: un’iniziativa che ha il duplice obiettivo di far conoscere le protagoniste della Repubblica e di sensibilizzare le amministrazioni affinché intitolino loro strade, piazze, giardini. Le madri della nostra Costituzione sono state 21 su 556, appena il 3,7%, una percentuale molto esigua che ritroviamo oggi nelle intitolazioni femminili delle strade della capitale.

Ancora meno sono state le prime rappresentanti politiche della nostra repubblica. Sul piano istituzionale, quasi totale è l’assenza di donne ai livelli più alti delle cariche politiche: nessuna donna Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente del Senato. Solamente nel 1979 è stata eletta per la prima volta una donna alla Presidenza della Camera: fu Nilde Iotti, una delle madri costituenti, e dopo di lei soltanto Irene Pivetti ha ricoperto questa carica.

Nilde è ricordata nella toponomastica di molte città italiane: Bellaria, Calderara di Reno, Canicattì, Carpi, Modica, Moncalieri, Ozzano dell’Emilia, Pescara, Pianezza, Pomigliano d’Arco, Pregnana Milanese, Ragusa, Rivalta, Roma... Anche Teresa Noce, sua compagna di partito, è entrata nella memoria odonomastica con intitolazioni a Mosciano Sant’Angelo (TE), Milano, Pessano con Bornago, Ravenna... Ma sono le sole Costituenti ad aver lasciato impronte nazionali. Delle restanti, alcune danno il nome a una via nei rispettivi luoghi natali -Maria Agamben Federici a L’Aquila, Adele Bei a Cantiano, Lina Merlin ad Adria, Ottavia Penna a Caltagirone, Elettra Pollastrini a Rieti, Maria Maddalena Rossi a Codevilla- e altre non compaiono affatto.

Due le presenze particolarmente significative per la Sardegna, ma nessuna delle due intestataria di una strada sarda: Lina Merlin e Nadia Gallico Spano.

Lina trascorse cinque anni della sua vita nella nostra terra, imparando ad amarla, come lei stessa racconta nell’autobiografia. Confinata in Sardegna nel novembre del 1926, per attività antifascista, attraversò il Tirreno nella stiva di una motonave e sbarcò a Terranova Pausania (l’antico toponimo di Olbia): da lì, dopo un breve soggiorno di tre giorni a Nuoro, fu condotta a Dorgali, che nei suoi scritti “si profuma di fiori di mandorlo, si colora dell’azzurro del mare... vibra del canto delle donne, eleganti nei loro costumi e belle come figure egizie ”. Per aver troppo simpatizzato con i locali, viene in seguito trasferite ad Orune e infine a Nuoro. In tutti i luoghi sardi in cui è vissuta si ripeteva la stessa ondata di simpatia e Lina si guadagna da vivere impartendo lezioni private e preparando le giovani al concorso magistrale. Fece parte dell’Assemblea Costituente, venne eletta per due legislature al Senato e una terza alla Camera; fu la prima donna a parlare al Senato, il 10 giugno 1948, e a lei si deve il disegno di legge per "l'abrogazione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui".
Olbia, Nuoro, Dorgali, Orune non trovano spazi verdi o nastri d'asfalto per renderle omaggio?

Nadia Gallico nacque a Tunisi, dove conobbe e sposò Velio Spano, esule originario di Guspini, ma nel 1945 raggiunse l'isola per fondarvi le strutture femminili del partito comunista. Nadia e Velio, entrambi Costituenti, vennero eletti nel collegio sardo già dalle prime tornate elettorali. Nadia mantenne l’incarico alla Camera per le prime due legislature, fino al 1958. Cagliari, Guspini, Carbonia, Sassari sono solo alcuni dei luoghi che la videro lottare in prima persona a fianco delle popolazioni locali. A Carbonia si batté per lunghi mesi per migliorare le condizioni di lavoro dei minatori e contro il licenziamento degli operai delle miniere occupate. Seppur sarda solo di adozione, ha lasciato traccia dell’interesse e dell’amore per l’isola nei suoi numerosi lavori e proposte di legge: la richiesta di un nuovo brefotrofio per Sassari, le opere di arginatura del fiume Temo (NU), le indennità di studio e gli straordinari per le/gli insegnanti della provincia di Cagliari, la valorizzazione delle risorse agricole e industriali della Sardegna, i contributi agli alluvionati di Ula Tirso, la sospensione degli sfratti, la sicurezza in miniera, il sostegno ai minatori del Sulcis.
E tutto ciò in aggiunta ai numerosi disegni di legge riguardanti la tutela dell’infanzia, della maternità e del diritto femminile a “pari retribuzione per pari lavoro”.

Attualmente in Sardegna si ritrovano parecchie vie intitolate al senatore Velio Spano: Guspini (sua città natale), Codrongianos, Nuoro, Nuraminis, Villacidro, Sestu, Selargius, Cabras, Tertenia, Mogoro, Gonnesa, Serrenti, Ussana, Orgosolo, Assemini, Carbonia, Maracalagonis, Villamassargia... A Carbonia gli è stato intitolato anche il Centro Audiovisivi.
Nessuna via, piazza, giardino, edificio ricorda invece Nadia, nonostante l’impegno da lei ha profuso per la nostra isola.
L'assenza di figure politiche femminili nella toponomastica sarda ben si collega alla misoginia parlamentare ancora dura a morire: la XVI legislatura conta soltanto il 21% di deputate e il 18% di senatrici e vede per la prima volta una presenza femminile su uno dei nove seggi spettanti alla circoscrizione Sardegna, ma non si tratta nemmeno questa volta di una donna sarda.