Marie Curie



Giulia Tassi

 

C’è un laboratorio, nell’École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris che sorge in un cortile. Sembra un capannone abbandonato, con il tetto a vetri, fatiscente, che pare invitare la pioggia a entrare. Non c’è pavimento, ma catrame screpolato; non c’è mobilio, ma solo un tavolaccio di legno, qualche strumento, una lavagna e una vecchia stufa. Quest’ultima, poi, non funziona, non tira, e l’inverno morde feroce. Esattamente come l’estate, che abbranca l’ambiente e non lo lascia più. In passato, la Facoltà di Medicina utilizzava questo locale come sala di dissezione: ora, invece, non è adatto nemmeno per ospitare cadaveri. Però, ha una caratteristica. Di notte, quando le luci sono spente e il buio avvolge ogni cosa, una strana tinta azzurro – malva, che a occhi inesperti e sognanti può sembrare qualcosa di fatato, passa attraverso le finestre sporche e il tetto a vetri fatiscenti, colora le pareti e gli oggetti, come se essi fossero esplosi di meraviglia.

Eppure, la magia non c’entra nulla. C’entra la chimica: prosaica e freddissima chimica. In quel laboratorio, che al calar del sole si illumina di azzurro, Marie Skłodowska Curie e il marito Pierre sono riusciti a scoprire e isolare due nuovi elementi: il polonio e il radio. Sono soprattutto i sali di quest’ultimo che, pur essendo in natura privi di colore e annerendosi al contatto con l’aria, se messi in una provetta di vetro iniziano a emanare una luce bluastra che brilla e illumina ogni cosa. L’essenza di questi raggi la si conosce già; il loro impatto sul mondo intorno lo si sta imparando.

È la radioattività, un fenomeno che riguarda il nucleo dell’atomo, grazie alla quale si sono scoperte forze che su questo stesso nucleo vanno ad agire. Cambiano, dunque, completamente le concezioni e dell’atomo e della fisica, perché quest’ultima, così come era conosciuta, non può più essere sufficiente. Su questo lavorano Marie e Pierre, nel capannone fatiscente e illuminato di azzurro. I due coniugi sono una squadra, efficiente e paritaria, ma alla quale viene imposta una gerarchia di genere ingiusta e odiosa. Pierre diviene professore universitario di fisica generale; Marie ne dirige il laboratorio di facoltà. Quando lui muore, investito da una carrozza, il 19 aprile del 1906, lei prende il suo posto. Tiene la sua prima lezione nel mese di novembre, prima donna docente alla Sorbonne, e nei giorni successivi un giornale scrive: «Dal momento che a una donna è permesso tenere lezioni all’università a studenti di entrambi i sessi, che ne sarà della superiorità maschile? Io vi avviso: presto le donne finiranno per diventare esseri umani». Marie Skłodowska Curie, già vincitrice di un premio Nobel, prima donna dottorata in Francia, prima donna docente universitaria, ha la colpa innata di essere, appunto, una donna. E così, quando durante la conferenza di Solvey del 1911 conosce il collega fisico Paul Langevin e i due iniziano una relazione, la stampa e l’opinione pubblica la attaccano e umiliano. Lui è “il grande scienziato” con una solida famiglia lei “l’altra donna”; quando cammina per la strada, la gente le sputa addosso; sassi vengono lanciati contro le finestre del suo laboratorio; alcuni professori della Sorbona le chiedono di lasciare la Francia. Gustave Téry su l'Œuvre pubblica una lettera privata che Curie scrive all’amante e l’accusa di essere una straniera, un’ebrea, che si era «dedicata con i più perfidi espedienti e con i consigli più subdoli ad allontanare Paul Langevin dalla moglie e a separarlo dai figli». Nel Paese è ancora vivido l’Affare Dreyfus e Marie Skłodowska Curie diviene una pedina nella scacchiera dello scontro tra i progressisti e i conservatori, come se lei non fosse ben altro. Tanto, tantissimo, altro.

Negli stessi mesi dello scandalo, le viene infatti comunicato da Stoccolma di essere stata insignita per la seconda volta del premio Nobel, prima e unica persona ad averlo vinto in due ambiti diversi. Contemporaneamente alla nomina, però, arrivano anche le raccomandazioni da parte di Svante Arrhenius, a nome di tutto il comitato per il Nobel, di non presentarsi in Svezia per la consegna del premio: certo, l’Accademia non crede all’autenticità delle lettere, altrimenti non le avrebbe conferito l’importante riconoscimento, però, per il bene dell’intera cerimonia, una sua defezione sarebbe di certo molto apprezzata. Questa la risposta: «Io devo agire seguendo le mie convinzioni. Ritengo non ci sia nessun legame tra il mio lavoro scientifico e le cose riguardanti la mia vita privata di cui la stampa spazzatura mi accusa. Quando riceverete questa lettera, mi sarò organizzata per essere presente alla cerimonia di Stoccolma». E infatti va, insieme alla figlia Irène, accolte dal re di Svezia in persona che ha organizzato in loro onore un sontuoso banchetto a cui partecipano trecento donne legate al mondo della scienza, del teatro, della medicina e della letteratura. Di tutto questo, la stampa francese non scriverà parola alcuna. Con la vittoria del Nobel per la chimica, si concretizza nella testa di Curie, la possibilità che il sogno di tutta una vita diventi reale: creare una struttura per lo studio degli impieghi medici del radio, in particolare per il trattamento del cancro. L’Institut du Radium è inaugurato nel 1914. Poi, però, scoppia la guerra. E se i suoi progetti subiscono una battuta di arresto, lei, no, non si ferma. Concentra tutte le proprie energie nel creare delle unità di radiografia che possano andare negli ospedali militari. Riesce a portare a venti le ambulanze dell’esercito francese dotate di apparecchio radiologico. Si occupa, dal 1916, della formazione tecnica delle operatrici ed è lei stessa a raggiungere le zone di battaglia, spesso insieme alla figlia Irène, per prestare soccorso localizzando proiettili, schegge e fratture nei corpi dei soldati. I giornali iniziano a cambiare i toni.

Ciò che Skłodowska Curie ha fatto durante la Prima Guerra Mondiale è l’esempio concreto e sporco di ciò che ella crede possa e debba fare la scienza. Ecco perché non brevetta la tecnica da lei inventata per l’isolamento del radio; ecco perché vuole l’Institut du Radium, una realtà che ben presto diviene luogo di formazione per giovani ricercatori e soprattutto giovani ricercatrici, affinché il progresso possa continuare a camminare e a migliore la vita di ogni singolo essere umano. La scienza deve mettersi a servizio dell’umanità. Esattamente come lei si è messa a servizio della scienza. Continuerà a lavorare incessantemente fino alla fine, distratta “solo” dal bisogno, che lei non arriverà mai a comprendere, di cercare fondi per la ricerca. Marie Skłodowska Curie muore il 4 luglio del 1934 per un'anemia aplastica, causata dalla lunga esposizione alle radiazioni e ancora oggi, la sua tomba e i suoi taccuini sono avvolti da cappotti di piombo. Questa donna, che ha pagato il fatto stesso di esser donna, è stata un’avventuriera, una pioniera, una sognatrice che credeva nella libertà, unica e inalienabile, garantita dallo studio e dalla conoscenza.

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Il y a un laboratoire à l’École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris qui se trouve dans une cour. On dirait un hangar abandonné, le toit vitré, délabré, qui semble inviter la pluie à entrer. Il n’y a pas de sol, mais du goudron craquelé; il n’y a pas de mobilier, mais seulement une tablette en bois, quelques outils, un tableau blanc et un vieux poêle. Cette dernière, alors, ne fonctionne pas, ne tire pas, et l’hiver mord féroce. Tout comme l’été, il embellit l’environnement et ne le laisse plus. Dans le passé, la faculté de médecine utilisait cet endroit comme salle de dissection : maintenant, il n’est même pas adapté pour accueillir des cadavres. Mais il a une caractéristique. La nuit, lorsque les lumières sont éteintes et que l’obscurité enveloppe tout, une étrange teinte bleue - mauve, qui aux yeux inexpérimentés et rêveurs peut sembler quelque chose de féerique, traverse les fenêtres sales et le toit en verre délabré, colore les murs et les objets, Comme s’ils avaient explosé d’émerveillement.

Et pourtant, la magie n’a rien à voir avec ça. Il s’agit de chimie, de chimie très froide et prosaïque. Dans cet atelier, qui brille de bleu à la tombée de la nuit, Marie Skłodowska Curie et son mari Pierre ont pu découvrir et isoler deux nouveaux éléments : le polonium et le radium. Ce sont surtout les sels de ce dernier qui, tout en étant dans la nature sans couleur et noircissant au contact de l’air, si mis dans un tube en verre, commencent à émaner une lumière bleuâtre qui brille et illumine tout. L’essence de ces rayons est déjà connue; leur impact sur le monde autour est appris.

C’est la radioactivité, un phénomène qui affecte le noyau de l’atome, grâce auquel on a découvert des forces qui vont agir sur ce même noyau. Les conceptions de l’atome et de la physique changent donc complètement, car celle-ci, telle qu’elle était connue, ne peut plus suffire. Marie et Pierre y travaillent, dans le hangar délabré et illuminé de bleu. Les deux conjoints forment une équipe, efficace et paritaire, mais à laquelle est imposée une hiérarchie de genre injuste et odieuse. Pierre devient professeur d’université de physique générale ; Marie en dirige le laboratoire de faculté. Quand il meurt, renversé par une voiture, le 19 avril 1906, elle prend sa place. Elle donne sa première leçon en novembre, première enseignante à la Sorbonne, et dans les jours qui suivent, un journal écrit : « Puisqu’une femme est autorisée à donner des cours à l’université à des étudiants des deux sexes, qu’en est-il de la supériorité masculine ? Je vous préviens : bientôt les femmes finiront par devenir des êtres humains». Marie Skłodowska Curie, déjà lauréate d’un prix Nobel, première femme doctorante en France, première femme enseignante universitaire, a la faute innée d’être, justement, une femme. Et donc, lorsque lors de la conférence de Solvey en 1911, elle rencontre son collègue physicien Paul Langevin et que les deux commencent une relation, la presse et l’opinion publique l’attaquent et l’humilient. Il est "le grand scientifique" avec une famille solide elle "l’autre femme"; quand elle marche dans la rue, les gens lui crachent dessus; des pierres sont jetées contre les fenêtres de son laboratoire; des professeurs de la Sorbonne lui demandent de quitter la France. Gustave Téry publie sur l’Œuvre une lettre privée que Curie écrit à son amant et l’accuse d’être une étrangère, une juive, qui s’était « consacrée avec les plus perfides expédients et les conseils les plus sournois à éloigner Paul Langevin de sa femme et à le séparer de ses enfants ». Dans le pays, l’affaire Dreyfus est encore vive et Marie Skłodowska Curie devient un pion sur l’échiquier de l’affrontement entre les progressistes et les conservateurs, comme si elle n’était pas autre chose. Tellement, tellement, tellement plus.

Durant les mêmes mois du scandale, Stockholm lui annonce qu’elle a reçu pour la deuxième fois le prix Nobel, la première et la seule personne à l’avoir remporté dans deux domaines différents. Mais en même temps que la nomination, Svante Arrhenius, au nom de tout le comité Nobel, recommande de ne pas se présenter en Suède pour la remise du prix : bien sûr, l’Académie ne croit pas à l’authenticité des lettres, sinon, elle ne lui aurait pas accordé la reconnaissance importante, mais pour le bien de toute la cérémonie, sa défection serait certainement très appréciée. Voici la réponse : «Je dois agir en suivant mes convictions. Je ne pense pas qu’il y ait de lien entre mon travail scientifique et les choses de ma vie privée dont la presse indésirable m’accuse. Quand vous recevrez cette lettre, je me serai organisée pour être présente à la cérémonie de Stockholm ». Et en effet, elle y va, avec sa fille Irène, accueillies par le roi de Suède en personne qui a organisé en leur honneur un somptueux banquet auquel participent trois cents femmes liées au monde de la science, du théâtre, de la médecine et de la littérature. De tout cela, la presse française n’écrira aucun mot. Avec la victoire du prix Nobel de chimie, se concrétise dans la tête de Curie la possibilité que le rêve de toute une vie devienne réel : créer une structure pour l’étude des utilisations médicales du radium, en particulier pour le traitement du cancer. L’Institut du Radium est inauguré en 1914. Mais la guerre éclate. Et si ses projets s’arrêtent, elle ne s’arrête pas. Elle concentre toute son énergie à créer des unités de radiographie qui peuvent aller dans les hôpitaux militaires. Elle réussit à porter à vingt les ambulances de l’armée française équipées d’un appareil radiologique. Elle s’occupe, depuis 1916, de la formation technique des opératrices et elle a rejoint elle-même les zones de bataille, souvent avec sa fille Irène, pour porter secours en localisant balles, éclats et fractures dans les corps des soldats. Les journaux commencent à changer de ton.

Ce que Skłodowska Curie a fait pendant la Première Guerre mondiale est l’exemple concret et sale de ce qu’elle croit que la science peut et doit faire. C’est pourquoi elle ne brevette pas la technique qu’elle a inventée pour l’isolement du radium; c’est pourquoi elle veut l’Institut du Radium, une réalité qui devient bientôt un lieu de formation pour de jeunes chercheurs et surtout de jeunes chercheuses, pour que le progrès puisse continuer à marcher et à améliorer la vie de chaque être humain. La science doit se mettre au service de l’humanité. Tout comme elle s’est mise au service de la science. Elle continuera à travailler sans relâche jusqu’à la fin, distraite "seulement" par le besoin, qu’elle ne comprendra jamais, de chercher des fonds pour la recherche. Marie Skłodowska Curie meurt le 4 juillet 1934 d’une anémie aplasique causée par une longue exposition aux radiations et aujourd’hui encore, sa tombe et ses carnets sont enveloppés de manteaux de plomb. Cette femme, qui a payé le fait d’être une femme, a été une aventurière, une pionnière, une rêveuse qui croyait en la liberté, unique et inaliénable, garantie par l’étude et la connaissance.

Traduzione inglese
Syd Stapleton

There was a laboratory, in the École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris that stood on a courtyard. It looked like an abandoned shed, with a glazed and dilapidated roof that seemed to invite the rain in. There was no floor, only cracked tar; there was no furniture, only wooden planks, a few tools, a blackboard and an old stove. The latter, however didn’t work, didn’t draw properly, and winter bit fiercely. Exactly like summer, which also created an awful environment in the laboratory. In the past, the Faculty of Medicine had used this room as a dissection room. But at the point Marie Curie was there, it was not even suitable for cutting up corpses. It did have one positive feature, though. At night, when the lights were off and darkness enveloped everything, a strange blue-mauve hue, which to inexperienced and dreamy eyes might look like something fairy-like, passed through the dirty windows and the dilapidated glass roof, coloring the walls and things inside as if they had become something magical.

Yet, magic had nothing to do with it. It had to do with chemistry: prosaic and very cold chemistry. In that laboratory, which lit up blue at sunset, Marie Skłodowska Curie and her husband Pierre managed to discover and isolate two new elements: polonium and radium. It was mainly the salts of the latter that when placed in a glass test tube began to give off a glowing bluish light that illuminated everything, although in nature radium is devoid of color and blackens on contact with air. The essence of these rays was already known, but their impact on the world around was only being learned.

It was radioactivity, a phenomenon that affects the nucleus of the atom, thanks to which forces have been discovered that go to work on this same nucleus. This completely changed, therefore, the concepts of the atom and of physics, because the latter, as it was known, was no longer be sufficient. Marie and Pierre worked on this, in the dilapidated, blue-lit shed. The couple were a team, efficient and equal, but on whom an unfair and hateful gender hierarchy was imposed. Pierre became a university professor of general physics. Marie headed its faculty laboratory. When he died, hit by a carriage, on April 19, 1906, she took his place. She gave her first lecture in November, the first woman professor at the Sorbonne, and in the following days a newspaper wrote, "Since a woman is allowed to lecture at the university to students of both sexes, what will become of male superiority? I warn you: soon women will end up as human beings." Marie Skłodowska Curie, by then already a Nobel Prize winner, the first woman doctoral candidate in France, the first woman university lecturer, had the innate stain of being, precisely, a woman. And so, when she met fellow physicist Paul Langevin during the 1911 Solvey conference and the two began an affair, the press and the public attacked and humiliated her. He is "the great scientist" with a solid family she is "the other woman". When she walked down the street, people spit at her, stones were thrown at the windows of her laboratory and some Sorbonne professors asked her to leave France. Gustave Téry in l'Œuvre published a private letter that Curie wrote to her lover and accused her of being a foreigner, a Jewess, who had "devoted herself by the most perfidious expedients and the most underhanded tactics to alienating Paul Langevin from his wife and separating him from his children." The Dreyfus Affair was still vivid in the country, and Marie Skłodowska Curie became a pawn on the chessboard of the clash between progressives and conservatives, as if she were not so much more. So much, so very much, more.

In the same months as the scandal, she was notified, from Stockholm, that she had been awarded the Nobel Prize for the second time, the first and only person to win it in two different fields. At the same time as the nomination, however, came recommendations from Svante Arrhenius, on behalf of the entire Nobel committee, that she not show up in Sweden for the award presentation. Of course, the Academy did not believe in the authenticity of the letters, otherwise they would not have awarded her the important prize, however, for the sake of the whole ceremony, a defection on her part would certainly have been greatly appreciated. This was her answer, "I have to act according to my convictions. I believe there is no connection between my scientific work and the things concerning my private life of which the trash press accuses me. By the time you receive this letter, I will have arranged to be present at the ceremony in Stockholm."And indeed she went, together with her daughter Irène, welcomed by the King of Sweden himself, who had organized in their honor a sumptuous banquet attended by three hundred women connected with the world of science, theater, medicine and literature. Of all this, the French press would not write a word. With the winning of the Nobel Prize in chemistry, a lifelong dream in Curie's mind became a reality. That was, to create a facility for the study of the medical uses of radium, particularly for the treatment of cancer. The Institut du Radium was opened in 1914. Then, however, war broke out. And even if her projects suffered a setback, she, no, did not stop. She focused all her energies on creating radiography units that could go to military hospitals. She managed to increase the number of French army ambulances equipped with X-ray units to 20. She became in charge, starting in 1916, of the technical training of female operators, and she herself traveled to battle zones, often together with her daughter Irène, to render aid by locating bullets, shrapnel, and fractures in soldiers' bodies.The newspapers began to change their tone.

What Skłodowska Curie did during World War I was a down and dirty example of what she believed science could and should do. That was why she didn’t not patent the technique she invented for the isolation of radium. That is why she wanted the Institut du Radium, a reality that soon became a place of training for young researchers and especially young women researchers, so that progress could continue to improve the lives of every single human being. Science, she believed, must put itself at the service of humanity. Exactly as she put herself at the service of science. She continued to work tirelessly until the end, distracted "only" by the need, which she would never come to understand, to seek research funds. Marie Skłodowska Curie died on July 4, 1934 from aplastic anemia, caused by long exposure to radiation, and to this day, her grave and notebooks are shrouded in lead. This woman, who paid for the very fact of being a woman, was an adventurer, a pioneer, a dreamer who believed in the unique and inalienable freedom guaranteed by study and knowledge.

Traduzione spagnola
Federica Agosta

En la École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris hay un laboratorio situado en un patio. Parece un pabellón abandonado, con el techo de cristal, semi derruido, que parece invitar a la lluvia a entrar. No hay suelo, sino alquitrán resquebrajado; no hay muebles, sino un tablón de madera, unas herramientas, una pizarra y una vieja estufa. Esta última, además, no funciona, no tira, y el invierno azota implacable. Exactamente como el verano, que se apodera del laboratorio y no lo deja estar. En el pasado, la Facultad de Medicina utilizaba este espacio como sala de disección: ahora, en cambio, ni siquiera es apropiado para acoger los cadáveres. Sin embargo, tiene una característica. Por la noche, cuando las luces están apagadas y la oscuridad lo envuelve todo, un singular matiz malva-azul, que a unos ojos inexpertos y soñadores puede parecerles algo relacionado con las hadas, atraviesa las ventanas sucias y el techo de cristal derruido, colorea las paredes y los objetos, como si estuvieran llenos de maravilla.

No obstante, la magia no tiene nada que ver. Tiene que ver con la química: una química prosaica y muy fría. En este laboratorio, que al atardecer se ilumina de azul, Marie Skłodowska Curie y su esposo Pierre lograron descubrir y aislar dos nuevos elementos: el polonio y el radio. Sobre todo, son las sales de este último las que, aunque son carentes de color en la naturaleza, y se tiñen de negro con el contacto con el aire, cuando se colocan en un tubo de ensayo de vidrio empiezan a emitir una luz azulada que brilla e lo ilumina todo. La esencia de dichos rayos ya se conoce; su impacto en el mundo que nos rodea aún se está aprendiendo.

Se trata de la radiactividad, un fenómeno que concierne el núcleo del átomo, gracias al cual se descubrieron unas fuerzas que actúan sobre este mismo núcleo. Cambian completamente los conceptos de átomo y de física, dado que esta última, tal y como se conocía, ya no puede ser suficiente. Sobre esto trabajaron Marie y Pierre, en el pabellón ruinoso e iluminado de azul. Los dos cónyuges forman un equipo, eficiente y paritario, pero al que se le impone una jerarquía de género injusta y odiosa. Pierre llega a ser profesor universitario de física general; Marie dirige el laboratorio de la facultad. Cuando Pierre muere, atropellado por un carruaje, el 19 de abril de 1906, ella toma su lugar. Da su primera clase en el mes de noviembre, primera mujer docente en la Sorbona, y en los días siguientes un periódico escribe: “Puesto que se le permite a una mujer dar clases universitarias a estudiantes de ambos sexos, ¿qué será de la superioridad masculina? Se lo digo: pronto las mujeres terminarán por ser seres humanos”.Marie Skłodowska Curie, ya ganadora de un Premio Nobel, primera mujer doctorada en Francia, primera mujer docente universitaria, tiene la culpa innata de ser, pues sí, una mujer. Y así, cuando durante la conferencia de Solvey de 1911 conoce al colega físico Paul Langevin y los dos emprenden un romance, la prensa y la opinión pública la atacan y humillan. Él es “el gran científico” con una sólida familia, ella es “la otra mujer”; cuando caminaba por la calle, la gente le escupía; tiraban piedras contra las ventanas de su laboratorio; algunos profesores de la Sorbona le pidieron que se fuera de Francia. Gustave Téry, en l’Œuvre, publicó una carta privada que Curie había escrito a su amante y la acusó de ser una extranjera, una judía, que se había “dedicado con los más pérfidos expedientes y los consejos más enrevesados a alejar a Paul Langevin de su esposa y a separarlo de sus hijos”. En Francia, el Asunto Dreyfus seguía siendo debatido y Marie Skłodowska Curie se convirtió en un peón en el tablero del enfrentamiento entre progresistas y conservadores, como si ella no hubiera sido más que eso. Mucho, mucho más que eso.

En efecto, en los mismos meses del escándalo, le comunicaron desde Estocolmo que había sido galardonada por segunda vez con el Premio Nobel, primera y única persona en ganarlo en dos ámbitos diferentes. No obstante, al mismo tiempo que la nominación, llegaron también las recomendaciones de Svante Arrhenius, en nombre de todo el Comité del Nobel, pare que no fuera a Suecia para la entrega del premio: por supuesto, la Academia no creía en la autenticidad de las cartas, pues no le habría otorgado el importante reconocimiento, pero, por el bien de la entera ceremonia, su defección sería sin duda muy apreciada. Esta fue la respuesta: “Yo debo actuar según mis convicciones. Creo que no hay ningún tipo de relación entre mi trabajo científico y las cosas inherentes a mi vida privada de las cuales la prensa basura sigue acusándome. Cuando reciban esta carta, yo ya habré organizado mi presencia en la ceremonia de Estocolmo”. Y efectivamente fue, y junto con su hija Irène fue recibida por el Rey de Suecia, que había organizado en su honor un suntuoso banquete al que asistieron trescientas mujeres del mundo de la ciencia, del teatro, de la medicina y de la literatura. De todo esto, la prensa francesa no escribió palabra alguna. Con la victoria del Premio Nobel de Química, se concretizó en la mente de Curie la posibilidad de que un sueño de toda una vida se hiciera realidad: crear una estructura para el estudio de los empleos médicos del radio, en particular para el tratamiento del cáncer. El Instituto del Radio (Institut du Radium) se inauguró en 1914. Luego, desafortunadamente, estalló la guerra. Y si sus proyectos se detuvieron, ella no, no, se paró. Concentró todas sus energías en crear unas unidades de radiografía que pudieran ir a los hospitales militares. Logró aumentar a veinte el número de ambulancias del ejército francés equipadas con aparatos radiológicos. Desde 1916, se encargó de la formación técnica de las operadoras y ella misma acudió a las zonas de guerra, a menudo con su hija Irène, para prestar ayuda localizando balas, metrallas y fracturas en los cuerpos de los soldados. Los periódicos empezaron a cambiar de opinión.

Lo que Skłodowska Curie había hecho durante la Primera Guerra Mundial era el ejemplo concreto y práctico de lo que ella creía que la ciencia podía y debía hacer. Por eso no patentó la técnica de aislamiento del radio que ella misma había llevado a cabo; porque quería el Instituto del Radio, una realidad que pronto llegó a ser un lugar de formación para los jóvenes investigadores y, sobre todo, para las jóvenes investigadoras, para que el progreso siguiera avanzando y mejorando la vida de todos los seres humanos. La ciencia debe ponerse al servicio de la humanidad. Exactamente como ella se había puesto al servicio de la ciencia. Seguirá trabajando incansablemente hasta el final, distraída “sólo” por la necesidad, que nunca llegará a comprender, de buscar fondos para la investigación. Marie Skłodowska Curie murió el 4 de julio de 1934 a causa de una anemia aplásica, provocada por una larga exposición a la radiación, y hasta el día de hoy, su tumba y sus cuadernos están envueltos en capas de plomo. Esta mujer, que pagó por el hecho mismo de ser mujer, fue una aventurera, una pionera, una soñadora que creía en la libertad, única e inalienable, garantizada por el estudio y el conocimiento.

Traduzione ucraina
Alina Petelko

Є лабораторія, у École supérieure de physique et de chimie industrielle de la ville de Paris який розташований у дворі. Виглядає як покинутий сарай, зі скляним дахом, напівзруйнований, який ніби запрошує дощ увійти. Підлоги немає, а потріскана смола; немає меблів, а тільки дерев'яний стіл, деякі інструменти, дошка і стара піч. Піч не працює, не топить, а зима сувора. Так само, як літо, яке захоплює довкілля і не покидає його. Раніше медичний факультет використовував це приміщення як секційну, а тепер воно непридатне навіть для розміщення трупів. Однак у нього є одна особливість. Вночі, коли світло вимикається і темрява огортає все, дивний синьо-ліловий відтінок, який недосвідченим і замріяним очам міг би здатися чимось казковим, проходить крізь брудні вікна й розсипаний скляний дах, розфарбовує стіни й предмети, наче вибухнули від подиву.

Проте магія тут ні при чому. Задіяна хімія: прозаїчна і дуже холодна хімія. У цій лабораторії, яка світиться синім кольором, коли заходить сонце, Марії Склодовській Кюрі та її чоловікові П’єру вдалося відкрити та виділити два нових елементи: полоній і радій. В основному це солі радію, хоча в природі вони безбарвні і чорніють при контакті з повітрям, якщо їх помістити в скляну пробірку, вони починають випромінювати блакитне світло, яке світить і освітлює все. Сутність цих променів уже відома; вивчається їхній вплив на навколишній світ.

Саме завдяки радіоактивності, явищу, яке впливає на ядро ​​атома, були відкриті сили, які діють на це саме ядро. Отже, уявлення про атом і фізику повністю змінюються. Марі та П'єр працюють над цим у напівзруйнованому, освітленому блакитним світлом сараї. Двоє подружжя є командою, ефективною та рівноправною, але якій нав’язана несправедлива та ненависна гендерна ієрархія. П'єр стає університетським професором загальної фізики; Марі керує лабораторією факультету. Коли він помирає, збитий каретою, 19 квітня 1906 року, вона займає його місце. Вона читає свою першу лекцію в листопаді, стає першою жінкою-вчителем у Сорбонні, а наступними днями газета пише: «Оскільки жінці дозволено читати лекції в університеті студентам обох статей, що буде з чоловічою перевагою? Попереджаю вас: скоро жінки стануть людьми». Марія Склодовська Кюрі, вже лауреат Нобелівської премії, перша жінка-доктор у Франції, перша жінка-професор університету, має вроджену провину за те, що насправді вона жінка. І ось, коли під час конференції Солвей у 1911 році вона зустріла свого колегу-фізика Поля Ланжевена, і вони почали стосунки, преса та громадська думка атакували та принижували її. Він — «великий вчений» із згуртованою родиною, вона — «інша жінка»; коли вона йде по вулиці, на неї плюють; у вікна його лабораторії кидають каміння; деякі професори Сорбонни просять її покинути Францію. Гюстав Тері в l'Œuvre публікує приватний лист, який Кюрі написала своєму коханому, і звинувачує її в тому, що вона іноземка, єврейка, яка «присвятила себе найпідступнішими методами та найвитонченішими порадами, щоб відлучити Поля Ланжевена від його дружини та розлучити його з дітьми». Справа Дрейфуса все ще актуальна в країні, і Марія Склодовська-Кюрі стає пішаком на шахівниці протистояння прогресистів і консерваторів.

У ті ж самі місяці скандалу зі Стокгольма їй повідомляють, що вона вдруге отримала Нобелівську премію — перша і єдина людина, яка отримала її в двох різних сферах. Одночасно з номінацією, Сванте Арреніус рекомендує від імені всього Нобелівського комітету не їхати до Швеції за нагородою: звісно, ​​Академія не вірить у автентичність листів, інакше вона б не присудила премію, однак її відмова брати участь у церемонії нагородження була б позитивно оцінена академією. Ось її відповідь: «Я повинна діяти згідно зі своїми переконаннями. Я вважаю, що немає жодного зв’язку між моєю науковою роботою та тим, у чому мене звинувачує сміттєва преса. До того часу, як ви отримаєте цього листа, я вже домовлюся про присутність на церемонії в Стокгольмі».І насправді вона разом зі своєю донькою Ірен їде на прийом до самого короля Швеції, який організував розкішний бенкет на їхню честь, на якому були присутні три сотні жінок, пов’язаних зі світом науки, театру, медицини та літератури. Про все це французька преса не напише ні слова. З перемогою Нобелівської премії з хімії Кюрі здійснила мрію всього життя: створити основу для вивчення медичного використання радію, зокрема для лікування раку. Institut du Radium був урочисто відкритий у 1914 році. Однак тоді почалася війна. І якщо її проекти припиняються, вона не зупиняється. Вона зосереджує всю свою енергію на створенні рентгенівських установок, які можна поставити у військові госпіталі. Їй вдається оснастити радіологічним обладнанням двадцять санітарних машин французької армії. З 1916 року вона бере участь у технічній підготовці операторів і сама добирається до зон бойових дій, часто разом зі своєю донькою Ірен, щоб надати допомогу, знаходячи кулі, осколки та переломи в тілах солдатів. Газети починають змінювати тон.

Те, що Склодовська Кюрі зробила під час Першої світової війни, є конкретним і брудним прикладом того, що, на її думку, може і повинна робити наука; ось чому вона хоче Institut du Radium, реальності, яка незабаром стане місцем навчання для молодих дослідників і, перш за все, молодих дослідниць, щоб прогрес міг продовжувати крокувати та покращувати життя кожної окремої людини. Наука має поставити себе на службу людству. Так само, як вона поставила себе на службу науці. Вона продовжуватиме невпинно працювати до кінця, відволікаючись «тільки» на потребу, яку вона ніколи не зрозуміє, шукати кошти на дослідження. Марія Склодовська Кюрі померла 4 липня 1934 року від апластичної анемії, спричиненої тривалим впливом радіації, і навіть сьогодні її могила та зошити загорнуті в свинцеві пальто. Ця жінка, яка заплатила за сам факт того, що була жінкою, була авантюристкою, піонеркою, мрійницею, яка вірила в свободу, унікальну й невід’ємну, гарантовану навчанням і знаннями.