Sulle tracce di Frida

Una mattina di primavera dell’anno appena trascorso mi decido ad andare a Orbassano per fotografare una targa femminile: dal censimento toponomastico vi risulta infatti uno slargo intitolato a Frida Malan. Prima di partire scarico da Internet la pagina che mi interessa: il luogo che cerco dovrebbe essere in pieno centro.

Una volta sul posto parcheggio e mi dirigo a piedi dove secondo la piantina dovrebbe trovarsi il mio obiettivo. Niente, non lo trovo. Interpello qualche passante. Occhi sbarrati, teste scosse, perplessità: nessuno ha mai sentito parlare di un largo Frida Malan. Entro in quella che sembra una libreria, è la biblioteca civica. Anche lì rivolgo la mia domanda, spiego perché cerco quell’indirizzo; una gentile signora fa una telefonata, espone il problema, mi manda da una collega in Comune, a due passi da lì. Quando ci arrivo trovo due impiegate comunali che, molto interessate, stanno consultando una cartina della città allargata sulla scrivania. Si sono prese a cuore la ricerca perché, mi dicono, loro stanno a Orbassano ma questo largo non l’hanno mai visto. Però sulla piantina c’è. Eccolo lì, non proprio in pieno centro come credevo: la mia mappa era sbagliata. Cortesissime, mi forniscono la piantina e mi segnano anche il percorso. Riprendo l’auto e in breve, edotta sui sensi unici della zona centrale, arrivo sul posto. Dove ho modo di constatare che largo Frida Malan è niente altro che un parcheggio, e siccome non vi sono numeri civici, nessuno, in Comune, ha pensato di sprecarci una targa.

Fine della storia, niente fotografia.

Eppure Frida Malan (1917- 2002) è stata un personaggio veramente significativo. Figlia di un pastore valdese, era entrata come i suoi due fratelli nella Resistenza svolgendo missioni impegnative e pericolose. Una di queste fu di contattare i compagni che erano stati rinchiusi nel campo di transito di Fossoli prima di essere inviati in Germania.

Libertaria, nel 1953 fece la scelta di entrare nel partito socialista e dal 1960 al 1975 fu consigliera comunale e assessora a Torino, ricoprendo incarichi importanti: assessora all’igiene e sanità dal 1966 al 1972, poi al patrimonio e lavori pubblici dal 1973 al 1975. Di quest’ultimo incarico ebbe a dire: «… quel periodo è stato per me straordinario, per come decidevo. Mai secondo la burocrazia normale, ma secondo la mia coscienza … » perché «male non è andare contro le regole, male è danneggiare gli altri». E come sostiene Piera Egidi nel suo bel libro Frida e i suoi fratelli, «è immediato vedere in questa “filosofia della res pubblica” il retaggio dell’educazione ricevuta in una famiglia pastorale!»

Attivissima da sempre in difesa dei diritti della donne e nell’associazionismo femminile, divenne presidente della Commissione pari opportunità nel 1988-89, ma si occupò di moltissime altre cose: fu nel Movimento federalista europeo, nel Fnism (Federazione nazionale insegnanti scuola media), nel direttivo del Pannunzio, nell’Ywca – Ucdg (Unione cristiana della giovani).

Un impegno a tutto campo, meritevole di una targa vera, e non solo di una: ci si dovrebbe pensare a Torino, per esempio, dove visse per gran parte della sua vita e dove operò con passione ed energia.