Una Rosa rossa a Giorgino

  di Agnese Onnis, 26 febbraio 2014

Su proposta della Commissione di Parità e della delibera del Comune di Cagliari in merito alla toponomastica femminile, la seconda strada di Giorgino sarà intestata a Rosa Luxemburg, una vita interamente politica nel senso più etico del termine, non solo per le scelte di militanza e di riflessione economica, ma fin dentro le pieghe più intime della sua intensa e insieme dolorosa esistenza:

“Qualche volta ho la sensazione di non essere un vero e proprio essere umano, ma appunto qualche uccello o un altro animale in forma di uomo; nel mio intimo mi sento molto più a casa mia in un pezzetto di giardino come qui, oppure in un campo tra i calabroni e l’erba, che non… a un congresso di partito. A lei posso dire tutto ciò: non fiuterà subito il tradimento del socialismo. Lei lo sa, nonostante tutto io spero di morire sulla breccia: in una battaglia di strada o in carcere. Ma nella parte più intima, appartengo più alle mie cinciallegre che ai “compagni”. E non perché nella natura io trovi, come tanti politici intimamente falliti, un rifugio, un riposo. Al contrario, anche nella natura trovo ad ogni passo tanta crudeltà, che ne soffro molto”.

Figlia di ebrei polacchi,  Rosa malgrado sia una bambina delicata a causa di una tubercolosi ossea all’anca, forte nella sua carica vitale già al liceo di Varsavia partecipa ai movimenti politici. Considerata sovversiva, appena diciottenne deve rifugiarsi in Svizzera dove studia economia politica e legge e si laurea nel ’97; sposa un tedesco per ottenere la cittadinanza tedesca, aderisce al partito socialdemocratico nell’ala estrema del partito  e si lega a Leo Jogiches, suo compagno per il resto della vita.

Accusata di lesa maestà viene costretta a tre mesi di prigione nel carcere di Weimar nel 1906, ad altri sei mesi per alto tradimento nel 1913, e dopo uno sciopero generale subisce un’altra condanna di due anni. Insegna nelle scuole di partito e scrive opere fondamentali di politica economica.  Redattrice della rivista ‘Rothe Fahne’, fonda la lega spartachista con Liebknecht e ne diventa la guida. Le lettere che Rosa scrive ai suoi amici sono dense di un’osservazione minuziosa del mondo che le sta intorno; la sua è appunto l’attitudine della scienziata che guarda e vive con la stessa passione le relazioni umane, di cui coglie in ogni momento, non solo nelle riunioni o nelle manifestazioni, la dimensione politica del vivere insieme.

Scrive a Mathilde Jacob, alla quale ha affidato l’amata gatta Mimì, ringraziandola per i fiori ricevuti: “Non so se vi ho già mostrato i miei erbari in cui, a partire dal maggio 1913, ho classificato più o meno 250 piante, tutte magnificamente conservate, le ho tutte qui come alcuni atlanti e adesso posso aprire un nuovo quaderno”, eanche…“Per distrarmi leggo la storia geologica della Germania. Pensate un po’, nelle placche d’argilla del periodo algonchiano, cioè l’epoca più antica della storia del globo, quando non esisteva ancora la minima traccia di vita organica, quindi milioni e milioni di anni fa, si sono trovati in Svezia, in una di queste placche di argilla i segni delle gocce di un breve acquazzone! Non vi potete immaginare quale effetto magico ha prodotto in me questo buongiorno venuto da epoche lontane. Non leggo nient’altro con altrettanto interesse appassionato come i libri di geologia.”

Sono lettere cariche di significati e raccontano una donna che ha fatto della sua partecipazione alla politica una bandiera di vita, e ci rivelano una Rosa più autentica e introspettiva nei suoi risvolti meditativi.

« Mi riposo finalmente. Sono terribilmente affaticata nel morale e nel fisico. Per la prima volta dal mio arrivo sono finalmente sola » (Parigi, 21.03.1895). E ancora: « Mio caro, mio amato. Tu non sei qui in questo momento, ma tutta la mia anima e piena di te, ti stringe » (Svizzera, 16.07.1897).

Dal carcere di Wronke,  nell’aprile 1917, Rosa scrive all’amica Luise Kautsky:

“ Quando si ha l’abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi. Guarda quindi le cose da un angolo diverso e cerca il miele in ogni fiore: troverai sempre qualche motivo di sereno buonumore. Inoltre, credimi, il tempo che- così come altri- attualmente passo sotto chiave, neanche questo tempo è perduto…”

La presenza del carteggio ci mostra aspetti più privati e sofferti della sua vita che non possono essere rivelati all’interno di analisi teorica e riflessione economica e politica, e ricorda le sue conoscenze scientifiche dei fenomeni naturali. In una lettera all’amica Louise dal carcere di Wronke, scrive:

“… Sono del parere che si deve semplicemente, senza voler essere troppo cattivi né scervellarsi, condurre la vita che si reputa giusta, senza esigere d’essere pagate subito in moneta sonante per tutto ciò che si fa. Alla fine, tutto sarà ben ricapitolato; e se così non sarà io  ‘proprio me ne infischio’,  anche senza la vita è per me una tale fonte di gioia: tutte le mattine ispeziono scrupolosamente le gemme di ogni mio arbusto e verifico dove ce ne sono; ogni giorno faccio visita a una coccinella rossa con due puntini neri sul dorso che da una settimana mantengo in vita su un ramo, in un batuffolo di calda ovatta nonostante il vento e il freddo; osservo le nuvole, sempre più belle e senza sosta diverse, e in fondo io non mi considero più importante di quella piccola coccinella e, piena del senso della mia infima piccolezza”…

Rosa fu una grande e brillante teorica del socialismo: lo stesso Lenin, nonostante i numerosi scontri teorici avvenuti tra i due, la definì “un’aquila”, ritenendo i suoi scritti  manuali utili alla formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo.  Anche Trotsky aveva per lei stima e l’ammirava da lontano, ricordando i suoi occhi bellissimi che irradiavano intelligenza e il suo stile intenso e spietato.

Rosa Luxemburg  si afferma come personaggio pubblico tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: è una donna colta e impegnata, un’intellettuale e in quanto tale una figura complessa, che percorre strade diverse dell’impegno personale e della dedizione politica verso i problemi sociali delle masse in quel secolo nuovo che insieme risulta essere il secolo dei totalitarismi, delle guerre totali, ma anche  il secolo delle ideologie e diviene pian piano il ‘secolo delle donne’.

La partecipazione alla vita politica delle masse determina la nascita dei partiti popolari (socialisti, socialdemocratici e cattolici)  e l’ondata di presenza femminile: sono gli anni in cui si discute il voto alle donne. Davanti ai suoi occhi corrono tante guerre e tante prigionie. A Mathilde Wurm, il 28 dicembre 1916, confessa:

«Non conosco la ricetta che permetterebbe di comportarsi come un essere umano, so solo come lo si è. … Il mondo è cosi bello malgrado tutti gli orrori e sarebbe ancora più bello se non vi fossero sulla terra dei vigliacchi e dei codardi ».

Assieme a Liebknech, Rosa Luxemburg fu protagonista della Sollevazione Spartachista di Berlino del gennaio 1919, tentativo rivoluzionario brutalmente represso dal nuovo governo socialdemocratico tedesco: Liebknecht e Rosa, rapiti dai soldati del Freikorps e portati all’Hotel Eden di Berlino, sono torturati ed interrogati prima di venire uccisi il 15 gennaio 1919. Il corpo di Rosa viene fatto scomparire.

La sua migliore eredità sta nell’idea che libertà e giustizia siano due fratelli siamesi.