Katia Krafft
Linda Zennaro



Giulia Canetto

 

Catherine nasce a Soultz-Haut-Rhin, in Alsazia, il 17 aprile del 1942. La madre Madeleine, maestra, e il padre Charles, operaio, scelgono per lei e il suo temperamento di fuoco una prima formazione cattolica. A quindici anni, grazie al carattere risoluto, vince il concorso per l’École normale supérieure di Parigi e intraprende poi gli studi universitari in fisica e geochimica presso l’Università di Strasburgo. Nel 1966, in una pausa dalle lezioni del vulcanologo Haroun Tazieff, incontra su una panchina dell’università Maurice Krafft, studente di geologia di quattro anni più giovane, con cui fonda due anni più tardi il Centre de Volcanologie di Cernay (Alsazia).

Per i suoi lavori di vulcanologia, nel 1969 Katia riceve il Premio della Vocazione. L’anno seguente sposa Maurice – che sarà suo compagno di vita e di celebre morte – e parte con lui in luna di miele per l’isola vulcanica di Santorini. Da qui è un’avventura senza fine: ricercatori indipendenti dalle comunità scientifiche, passano gli anni inseguendo e scoprendo siti eruttivi nei cinque continenti, dove spesso arrivano per primi – da qui la fama di vulcanologi “più veloci del mondo”. Nel 1971 pubblicano Volcans et tremblements de terre, il primo di una ventina di libri di divulgazione scientifica.

Zelanti, brillanti ed eterni studenti, collezionano arte e letteratura riguardo ai vulcani. Inizialmente vengono screditati dalla comunità scientifica francese per tanta audace autonomia – dopo una spigolosa esperienza sull’Etna assieme al loro docente comune optano per rimanere indipendenti dai percorsi accademici – e nel 1975 ricevono il Premio de la Société de Géographie de Paris; nello stesso anno il presidente della repubblica Valéry Giscard d'Estaing gli conferisce il Premio dell’Esplorazione. I “Volcano devils”, generosi e temerari divulgatori, sono i pionieri indiscussi nella pratica di documentare i vulcani a distanza ravvicinata, forse «too closed», come racconta Werner Herzog nel suo documentario Dentro l’Inferno (2016). A loro si deve un ineguagliabile patrimonio audiovisivo sui vulcani – 300 mila diapositive e 800 bobine di video – conservato dal Centre Regional de l’Image di Nancy. Partecipano a numerosissime conferenze e trasmissioni radio-televisive – tra cui puntate della BBC – e nel 1988 a Kagoshima si inaugura la mostra L’Homme face aux volcans, che l’anno seguente sarà riproposta a Fontainebleau. La passione per l’incandescente materia di studio è accesa di poesia romantica e cieca attrazione al sublime. «è un’avventura perpetua. Prima si mette la tenda, ma il suolo è caldo, vediamo del rosso nelle fessure e vuol dire che è in fusione. Gli sbuffi di gas mangiano la tenda, mangiano anche un po’ di polmoni e la tenda è presto ridotta in brandelli. Tutto trema di continuo: si ha l’impressione di dormire sul dorso di un gigantesco dragone che s’agita, è davvero qualcosa di esaltante. E la sera al posto di un volgare tramonto, noi andiamo a vedere la lava scoppiettare: è come assistere alla Genesi, vedere l’inizio del mondo crearsi». All’età di 25 anni la coppia ha assistito a più di centocinquanta eruzioni, che Katia fotografa e Maurice riprende per finanziare le loro bollenti ricerche.

L’operare visionario e disobbediente – come il cuore della scienza, direbbe Carlo Rovelli – incoraggia gli studi di geologia in Francia e aiuta a volgarizzare la teoria della tettonica delle placche. Nel 1990 producono per Unesco e IAVCEI (International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth's Interior) il video Understandig Volcanoes Hazards – 25 minuti di immagini mozzafiato riguardo i sette tipi di eventi vulcanici imprevisti: nubi ardenti, flussi piroclastici, colate di fango, frane, tsunami vulcanici, colate di lava e gas vulcanici. Il loro lavoro non è solo scienza, ma una missione civile per il futuro della specie. Osservare, capire e registrare le attività dei vulcani è infatti fondamentale per prevenire ed evitare potenziali catastrofi. Possiamo citare un caso emblematico in cui l’operare di Katia e Maurice è stato determinante per la storia della civiltà umana: nel giugno del 1991, grazie alla campagna di diffusione locale del recente film sui rischi vulcanici, le autorità filippine trovarono immediata risposta della popolazione nell’evacuare l’isola di Luçon, salvando così circa 20 mila vite dal risveglio improvviso del vulcano Pinatumbo: fu la seconda maggiore eruzione del secolo scorso e la prima a livello d’impatto in un’area densamente popolata.

 Ma questo incommensurabile merito Katia e Maurice non fecero in tempo a conoscerlo. Solo pochi giorni prima la coppia si trova sull’isola di Kyushu, in Giappone, assieme al ricercatore californiano Herry Glicken, per filmare un’eruzione del monte Unzen ed ultimare un altro video-documentario. Secondo un mito giapponese, le eruzioni vulcaniche ed i terremoti sono provocati dall’agitarsi di un grande pesce-gatto, di norma bloccato dagli dei negli abissi per mezzo di una grande roccia. Quel giorno – è il 3 giugno del 1991 – il pesce è riuscito a scappare. «Who knows when the gods that we can’t see will take there vacation?» scrive John Calderazzo in un commovente saggio sugli ultimi istanti dei nostri diavoli francesi. Una colata piroclastica d’enorme e imprevista entità appare in diretta nelle televisioni giapponesi, ma la camera è troppo vicina per poterla inquadrare tutta. Ottocentoquarantasette persone perdono la vita. Katia e Maurice perdono il loro terreno alle Hawaii ai piedi del monte Kileaua, anche detto “vulcano drive-in”, dove sognavano di costruire una casa-museo da cui vedere eruzioni in poltrona. I loro nomi, con quello di Herry e di tutte le celebri morti in ambito vulcanico, appaiono nel Bollettino di Vulcanologia, il giornale ufficiale dell’IAVCEI. L’università Hawaiana di Hilo apre un fondo a loro nome per finanziare l’International Training Program, che si occupa di sviluppare l’autosufficienza nel monitoraggio di vulcani a studenti e ricercatori stranieri. Si può contribuire alla causa comperando un ritratto che Katia fa a Pele, la dea hawaiana dei vulcani, scattata nel 1984 durante l’eruzione del Mauna Loa (questo il link per l’acquisto del poster: https://hilo.hawaii.edu/csav/krafft.php. Nel 2002 a Saint-Ours-les-Roches, in Alvernia, apre Vulcania, il sogno europeo di Katia e Maurice: un parco dei divertimenti e museo interamente dedicato ai vulcani. Sono esposti in mostra permanente molti frammenti minerali raccolti da loro in persona. Il resto della collezione Krafft è stata spartita tra il Muséum d’Histoire Naturelle de Paris e l’associazione Images et Volcans.

La maggior parte delle fotografie di Katia che si trovano su internet la mostrano in cima a un vulcano, con le gote arrossate che arrampica o posa al fianco di Maurice, entrambi col capo coperto da un iconico ed esuberante berretto scarlatto; contrasto che scuote teneramente le viscere – l’estetica sembra d’un film di Wes Anderson, dove l’amore è «tutto tenerezza è finali agrodolci»: su un fondo marrone di terra e rosso di lava sorridono in camera i due innamorati.

 

Traduzione francese

 

Catherine naît à Soultz-Haut-Rhin, en Alsace, le 17 avril 1942. Sa mère Madeleine, institutrice, et son père Charles, ouvrier, choisit une première éducation catholique pour elle et son tempérament fougueux. À l'âge de quinze ans, grâce à son caractère résolu, elle remporte le concours de l'École normale supérieure de Paris et poursuit des études de physique et de géochimie à l'université de Strasbourg. En 1966, lors d'une pause dans les conférences du volcanologue Haroun Tazieff, elle rencontre sur un banc de l'université Maurice Krafft, étudiant en géologie de quatre ans son cadet, et fonde avec lui, deux ans plus tard, le Centre de Volcanologie de Cernay (Alsace).

Pour ses travaux en volcanologie, Katia reçoit le prix de la Vocation en 1969. L'année suivante, elle épouse Maurice - qui sera son partenaire dans la vie et dans leur mort célèbre - et part avec lui en lune de miel sur l'île volcanique de Santorin. À partir de là, c'est une aventure sans fin : chercheurs indépendants de la communauté scientifique, ils passent des années à traquer et à découvrir des sites éruptifs sur les cinq continents, où ils arrivent souvent les premiers - d'où leur réputation de volcanologues “ les plus rapides du monde". En 1971, ils ont publié Volcans et tremblements de terre, le premier d'une vingtaine de livres de vulgarisation scientifique.

Éternels étudiants zélés et brillants, ils collectionnent l'art et la littérature sur les volcans. D'abord discrédités par la communauté scientifique française pour leur audacieuse grande autonomie - après une expérience mouvementée sur l'Etna avec leur professeur commun, ils ont choisi de rester indépendants des parcours académiques - ils ont reçu le Prix de la Société de Géographie de Paris en 1975 ; la même année, le Président de la République Valéry Giscard d'Estaing leur a remis le Prix de l'Exploration. Les “Volcano devils ”, diffuseurs généreux et audacieux, sont les pionniers incontestés de la pratique consistant à documenter les volcans de près, peut-être “too closed ”, comme le raconte Werner Herzog dans son documentaire Dentro l'Inferno (2016). Ils sont à l'origine d'un patrimoine audiovisuel inégalé sur les volcans - 300 000 diapositives et 800 bobines de vidéo - conservé par le Centre régional de l'image à Nancy. Ils participent à de nombreuses conférences et émissions de radio et de télévision - dont des épisodes sur la BBC - et en 1988, l'exposition L'Homme face aux volcans a été inaugurée à Kagoshima, pour être reprise l'année suivante à Fontainebleau. La passion pour l’incandescente matière d’études est avivée par la poésie romantique et une attirance aveugle pour le sublime. «C'est une aventure perpétuelle. Nous montons d'abord la tente, mais le sol est chaud, nous voyons du rouge dans les fissures et cela signifie qu'il est en train de fondre. Les bouffées de gaz rongent la tente, rongent même un peu les poumons et la tente est bientôt en lambeaux. Tout tremble en permanence: on a l'impression de dormir sur le dos d'un gigantesque dragon qui s’agite, ce qui est vraiment très excitant. Et le soir, au lieu d'un vulgaire coucher de soleil, nous allons voir la lave crépiter : c'est comme assister à la Genèse, voir le début du monde se créer». À l'âge de 25 ans, le couple avait assisté à plus de 150 éruptions, que Katia photographie et Maurice filme pour financer leurs recherches sur la chaleur.

Leur travail visionnaire et désobéissant - comme le cœur de la science, dirait Carlo Rovelli - encourage l'étude de la géologie en France et contribue à vulgariser la théorie de la tectonique des plaques. En 1990, ils ont produit pour l'Unesco et l'IAVCEI (International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth's Interior) la vidéo Understandig Volcanoes Hazards - 25 minutes d'images à couper le souffle sur les sept types d'événements volcaniques inattendus : nuées ardentes, coulées pyroclastiques, coulées de boue, glissements de terrain, tsunamis volcaniques, coulées de lave et gaz volcaniques. Leur travail n'est pas seulement de la science, mais une mission civile pour l'avenir de l'espèce. L'observation, la compréhension et l'enregistrement des activités des volcans sont essentiels pour prévenir et éviter les catastrophes potentielles. Nous pouvons citer un cas emblématique dans lequel le travail de Katia et Maurice a été décisif pour l'histoire de la civilisation humaine: en juin 1991, grâce à la campagne de diffusion locale du récent film sur les risques volcaniques, les autorités philippines ont trouvé une réponse immédiate de la population en évacuant l'île de Luçon, sauvant ainsi environ 20 000 vies du réveil soudain du volcan Pinatumbo : il s'agissait de la deuxième plus grande éruption du siècle dernier et de la première en termes d'impact dans une zone densément peuplée.

Mais cet incommensurable mérite, Katia et Maurice n'ont pas eu le temps de le connaître. Quelques jours auparavant, le couple se trouvait sur l'île de Kyushu, au Japon, avec le chercheur californien Herry Glicken, pour filmer une éruption du mont Unzen et réaliser un autre documentaire vidéo. Selon un mythe japonais, les éruptions volcaniques et les tremblements de terre sont provoqués par le battement d'un grand poisson-chat, qui est généralement bloqué par les dieux dans les profondeurs par un gros rocher. Ce jour-là - le 3 juin 1991 - le poisson-chat a réussi à s'échapper. "Who knows when the gods that we can’t see will take there vacation?" écrit John Calderazzo dans un essai émouvant sur les derniers moments de nos diables français. Un flux pyroclastique d'une magnitude énorme et imprévue apparaît en direct à la télévision japonaise, mais la caméra est trop proche pour tout cadrer. Huit cent quarante-sept personnes perdent la vie. Katia et Maurice perdent leur terrain à Hawaï, au pied du Mont Kileaua, aussi appelé “Volcan drive-in” où ils rêvaient de construire une maison-musée d'où on aurait pu assister aux éruptions en fauteuil. Leurs noms, ainsi que celui de Herry et de tous les autres décès volcaniques célèbres, apparaissent dans le Bulletin de volcanologie, le journal officiel de l'IAVCEI. L'université hawaïenne de Hilo a ouvert un fonds à leur nom pour financer le l’International Training Program, qui vise à développer l'autosuffisance en matière de surveillance des volcans pour les étudiants et chercheurs étrangers. Vous pouvez contribuer à la cause en achetant un portrait que Katia a pris de Pelé, la déesse hawaïenne des volcans, en 1984 lors de l'éruption du Mauna Loa (voici le lien pour acheter le poster: https://hilo.hawaii.edu/csav/krafft.php). En 2002, Vulcania, le rêve européen de Katia et Maurice, a ouvert à Saint-Ours-les-Roches, en Auvergne: un parc d'attractions et un musée entièrement consacrés aux volcans. De nombreux fragments de minéraux qu'ils ont collectés en personne y sont exposés. Le reste de la collection Krafft a été réparti entre le Muséum d'Histoire Naturelle de Paris et l'association Images et Volcans.

La plupart des photos de Katia trouvées sur Internet la montrent au sommet d'un volcan, les joues rougies alors qu'elle grimpe ou pose aux côtés de Maurice, tous deux la tête couverte d'un iconique et exubérant bonnet écarlate ; un contraste qui secoue tendrement les entrailles - l'esthétique semble provenir d'un film de Wes Anderson, où l'amour est “ toute tendresse est finales aigres-douces“ : sur un fond de terre brune et de lave rouge, les deux amoureux sourient à l'appareil photo.

 

Traduzione inglese

Catherine was born in Soultz-Haut-Rhin, Alsace, on April 17, 1942. Her mother Madeleine, a teacher, and her father Charles, a worker, chose, for her and her fiery temperament, an early Catholic education. At fifteen, thanks to her resolute character, she won the competition for the École norma supérieure in Paris and then began university studies in physics and geochemistry at the University of Strasbourg. In 1966, during a break from the lessons of the volcanologist Haroun Tazieff, she met Maurice Krafft, a geology student four years younger than herself, on a university bench, with whom she founded the Center de Volcanologie in Cernay, Alsace two years later.

After marrying Maurice in 1970, she was known as Katia Krafft, and Maurice became her partner in life, and also in their famous death. They celebrated their honeymoon on the volcanic island of Santorini. From there on it was an endless adventure. As researchers independent from the scientific communities, they spent years chasing and discovering eruptive sites on the five continents, where they often arrived first – becoming known as "the fastest volcanologists in the world.” In 1971 they published Volcans et tremblements de terre, the first of some twenty popular science books.

Zealous, brilliant, and inexhaustible students, they collected art and literature about volcanoes. Initially they were not accepted by the French scientific community because of their audacious autonomy - after a harsh experience on Etna together with their common teacher they opted to remain independent from academia – yet in 1975 they received the Premio de la Société de Géographie de Paris, and in the same year the President of the Republic Valéry Giscard d'Estaing conferred on them the Exploration Award. The "Volcano Devils", generous and reckless popularizers, became the undisputed pioneers in the practice of documenting volcanoes at close range, perhaps "too close", as said by Werner Herzog in his documentary Inside Hell (2016). They were responsible for an unparalleled audiovisual heritage on volcanoes - 300,000 slides and 800 reels of video - preserved by the Center Regional de l’Image in Nancy. They participated in numerous conferences and radio and television broadcasts - including episodes on the BBC - and in 1988 the exhibition L’Homme face aux volcans was inaugurated in Kagoshima, which the following year was re-presented in Fontainebleau. Their passion for this incandescent subject of study is illuminated by romantic poetry and a deep attraction to the sublime. "It is a perpetual adventure. First the tent is put up, but the ground is hot, we see from some red in the cracks that it is melting. The puffs of gas buffet the tent, they also eat some at our lungs and the tent is soon torn to shreds. Everything trembles constantly - you have the impression of sleeping on the back of a giant, stirring dragon. It’s really something thrilling. And in the evening instead of an ordinary sunset, we see the lava crackling. It‘s like witnessing Genesis, seeing the beginning of the world being created ." During their 25 years together, the couple witnessed more than one hundred and fifty eruptions, which Katia and Maurice photographed and filmed as a way to finance their research.

Their “visionary and disobedient” work - like the heart of science, Carlo Rovelli would say - encouraged the study of geology in France and helped to popularize the theory of plate tectonics. In 1990 they produced for UNESCO and IAVCEI (International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth's Interior) the video Understanding Volcanoes Hazards - 25 minutes of breathtaking images of the seven types of unexpected volcanic events: burning clouds, pyroclastic flows, mudslides, landslides, volcanic tsunamis, eruptions of lava and volcanic gases. Their work was not just science, but a civic undertaking for the future of the species. Observing, understanding and recording the activities of volcanoes is essential to anticipating and avoiding potential catastrophes. We can cite an emblematic case in which the work of Katia and Maurice was decisive for the history of human civilization. In June 1991, thanks to a campaign of local diffusion of their recent film on volcanic hazards, the Philippine authorities were able to get an immediate response from the population. in evacuating areas of the island of Luzon, thus saving some 20,000 lives from the sudden awakening of the Pinatubo volcano. It was its second major eruption of the last century, and the most dangerous in terms of potential impact on a densely populated area.

But Katia and Maurice did not have a chance to learn of this great accomplishment. Just a few days earlier, the couple was on the island of Kyushu, Japan, together with the Californian researcher Herry Glicken, to film an eruption of Mount Unzen and complete another video-documentary. According to a Japanese myth, volcanic eruptions and earthquakes are caused by the agitation of a large catfish, usually blocked by the gods in an abyss by means of a large rock. That day - June 3, 1991 - the fish managed to escape. "Who knows when the gods that we can't see will take their vacation?" John Calderazzo writes in a moving essay on the last moments of our French devils. A pyroclastic flow of enormous and unexpected volume appeared live on Japanese televisions, but the camera was too close to be able to frame it all. Eight hundred forty-seven people lost their lives, together with Katia and Maurice. Katia and Maurice were never able complete their dream of building a “home/museum” on their property in Hawaii at the foot of Mount Kileaua, also known as the “volcano drive-in”, from which they hoped to see eruptions from their armchairs. Their names, along with that of Herry and all the famous volcanic deaths, appear in the Bulletin of Volcanology, the official journal of the IAVCEI. The University of Hawaii, Hilo created a fund in their name to finance its International Training Program, which aims to develop self-sufficiency in monitoring volcanoes for foreign students and researchers. You can contribute to the cause by buying a portrait that Katia made of Pele, the Hawaiian goddess of volcanoes, in the form of a photo taken in 1984 during the eruption of Mauna Loa (this is the link to purchase the poster: https://hilo.hawaii.edu /csav/krafft.php). In 2002 in Saint-Ours-les-Roches, in Auvergne, Vulcania, the European dream of Katia and Maurice, opened. It is an amusement park and museum entirely dedicated to volcanoes. Many mineral fragments collected by them in person are on permanent display. The rest of the Krafft collection was divided between the Muséum d’Histoire Naturelle de Paris and the Images et Volcans association. 

Most of the photographs of Katia found on the internet show her, red-cheeked, on top of a volcano, climbing, or posing next to Maurice, both with their heads covered in iconic and exuberant scarlet caps. The images are deeply touching - the aesthetics seem like a Wes Anderson film, where love is "all tenderness and bittersweet endings" - the two lovers sweetly smiling at the camera, with brown earth and red lava in the background.

 

Traduzione spagnola
Federica Agosta

 

Catherine nace en Soultz-Haut-Rhin, en Alsacia, el 17 de abril de 1942. Su madre Madeleine, maestra, y su padre Charles, obrero, eligen para su hija una primera formación católica, debido a su carácter impetuoso. A los quince años, gracias a su determinación, gana el concurso para la École normale supérieure de París; más tarde emprende los estudios universitarios en física y geoquímica en la Universidad de Estrasburgo. En 1966, durante una pausa de las clases del vulcanólogo Haroun Tazieff, en un banco de la universidad, conoce a Maurice Krafft, estudiante de geología cuatro años más joven, con el cual dos años más tarde funda el Centre de Volcanologie de Cernay (Alsacia).

Por sus obras acerca de la vulcanología, en 1969 Catherine recibe el Premio de la Vocación. El año siguiente se casa con Maurice – que será su compañero de vida y de célebre muerte– y van de luna de miel a la isla volcánica de Santorini. A partir de ahí, más conocida como Katia Krafft, todo se convierte para ella y su esposo en una aventura sin fin: investigadores independientes con respecto a las comunidades científicas, pasan el tiempo buscando y descubriendo sitios eruptivos por los cinco continentes, donde a menudo llegan antes que nadie– de ahí la fama de ser los vulcanólogos “más rápidos del mundo”. En 1971 publican Volcans et tremblements de terre, el primero de una veintena de libros de divulgación científica.

Rigurosos, brillantes y eternos estudiantes, coleccionan arte y literatura acerca de los volcanes. Al comienzo se ven desacreditados por la comunidad científica francesa por tanta audaz autonomía –tras una complicada experiencia en el Etna junto a su docente común optan por permanecer independientes con respecto a las formaciones académicas– y en 1975 reciben el Premio de la Société de Géographie de Paris; ese mismo año el Presidente de la República Valéry Giscard d'Estaing les otorga el Premio de la Exploración. Los Volcano devils, generosos y temerarios divulgadores, son los pioneros indiscutidos en la práctica de documentar los volcanes desde cerca, probablemente «too closed», como cuenta Werner Herzog en su documental Dentro del volcán (2016). A ellos se debe un incomparable patrimonio audiovisual sobre los volcanes –300 mil diapositivas y 800 carretes de vídeo– conservado en el Centre Regional de l’Image de Nancy. Participan en numerosísimas conferencias y programas de radio y televisión –entre los cuales unos episodios de la BBC– y en 1988 en Kagoshima se inaugura la exposición L’Homme face aux volcans, que el año siguiente se volverá a proponer en Fontainebleau. La pasión por la incandescente materia de estudio se enciende de poesía romántica y ciega atracción hacia lo sublime. «Es una aventura perpetua. Primero se monta la tienda, pero el suelo está caliente, vemos un poco de rojo en las hendiduras y esto significa que está en fusión. Las exhalaciones de gas se comen la tienda, se comen también un poco de pulmones y la tienda temprano queda hecha jirones. Todo tiembla continuamente: uno tiene la impresión de dormir sobre el dorso de un gigantesco dragón que forcejea, es de veras algo excitante. Y por la tarde, en lugar de una comúnpuesta de sol, vamos a ver la lava chisporrotear: es como asistir a la Génesis, ver la creación del mundo». A los 25 la pareja ya ha asistido a más de ciento cincuenta erupciones, de las cuales Katia saca fotos y que Maurice filma para financiar sus ardientes investigaciones.

Su actuación visionaria y desobediente –como el corazón de la ciencia, diría Carlo Rovelli– anima los estudios de geología en Francia y ayuda a vulgarizar la teoría de la tectónica de las placas. En 1990 producen para la Unesco y la IAVCEI (International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth's Interior) el video Understandig Volcanoes Hazards – 25 minutos de imágenes impresionantes acerca de los siete tipos de acontecimientos volcánicos imprevistos: nubes ardientes, flujos piroclásticos, aludes de lodo, deslizamientos de tierra, tsunamis volcánicos, flujos de lava y gases volcánicos. Su trabajo no es solamente ciencia, sino una misión civil para el futuro de la especie. En efecto, observar, comprender y filmar las actividades volcánicas es fundamental para prevenir y evitar potenciales calamidades. Podríamos citar un caso emblemático durante el cual la actuación de Katia y Maurice fue determinante para la historia de la civilización humana: en junio de 1991, gracias a la campaña de divulgación local de la reciente película acerca de los riesgos volcánicos, las autoridades filipinas encontraron una inmediata respuesta de la población al evacuar la isla de Luçon, salvando así aproximadamente 20 mil vidas del despertar repentino del volcán Pinatumbo: fue la segunda de las mayores erupciones del siglo pasado y la primera a nivel de impacto en una región densamente poblada.

 Sin embargo, este incommensurable mérito Katia y Maurice no llegaron a conocerlo. Solamente unos días antes la pareja se encontraba en la isla de Kyushu, en Japón, junto al investigador californiano Herry Glicken, para filmar una erupción del monte Unzen y terminar otro video-documental. De acuerdo con un mito japonés, las erupciones volcánicas y los terremotos se producen por la inquietud de un gran pez gato, por lo general bloqueado por las divinidades en los abismos por medio de una gran roca. Aquel día –era el 3 de junio de 1991– el pez logró huir. «Who knows when the gods that we can’t see will take there vacation?» escribe John Calderazzo en un conmovedor ensayo sobre los últimos instantes de nuestros diablos franceses. Un flujo piroclástico de enorme e inesperada entidad apareció en directo en las televisiones japonesas, pero la cámara estaba demasiado cerca para enfocarla enteramente. Ochociento cuarenta y siete personas perdieron la vida. Katia y Maurice pierden su terreno en las islas Hawaii a los pies del monte Kileaua, conocido también como “volcán drive-in”, donde soñaban con construir una casa-museo desde donde ver las erupciones en sentado en un sillón. Sus nombres, con el de Herry y de todas las célebres muertes en ámbito volcánico, aparecen en el Boletín de Vulcanología, la revista oficial del IAVCEI. La universidad hawaiiana de Hilo abrió un fondo a su nombre para financiar el International Training Program, que se ocupa de fomentar la autosuficiencia en la monitorización de los volcanes para estudiantes e investigadores extranjeros. Se puede contribuir a la causa comprando un retrato que Katia le dedica a Pele, la diosa hawaiiana de los volcanes, realizado en 1984 durante la erupción del Mauna Loa (aquí el enlace para adquirir el póster: https://hilo.hawaii.edu/csav/krafft.php). En 2022 en Saint-les-Roches, en Alvernia, abrió Vulcania, el sueño europeo de Katia y Maurice: un parque temático y museo enteramente dedicado a los volcanes. Están expuestos de manera permanente muchos fragmentos de minerales recogidos por ellos mismos. El resto de la colección Krafft fue dividido entre el Muséum d’Histoire Naturelle de Paris y la asociación Images et Volcans.

La mayoría de las fotografías de Katia que se encuentran en internet la muestran en la cima de un volcán, con las mejillas enrojecidas mientras trepa o posa junto a Maurice, ambos con las cabezas cubiertas por una icónica y exuberante gorra escarlata; contraste que agita tiernamente las entrañas –la estética parece la de una película de Wes Anderson, donde el amor es «toda ternura y finales socarrones»: en un fondo marrón de tierra y rojo de lava sonríen a la cámara los dos enamorados.