I Municipio - Le vie delle donne

 

Maria Gaetana Agnesi

Maria Gaetana AgnesiAnche lei, come Ipazia, aveva un padre professore di matematica, all’Università di Bologna.
Nacque a Milano (1718-1799) e ricevette un’educazione di prim’ordine, centrata soprattutto sulla matematica e la filosofia. Primogenita di ventuno fratelli, quando il padre rimase vedovo dell’ultima moglie, fu costretta ad occuparsi della sua numerosa famiglia. Questo non le impedì di imparare sette lingue e di partecipare, nella casa paterna, a riunioni e seminari, nonché di scrivere, poco più che ventenne, un trattato di calcolo differenziale e integrale, che venne presto usato anche fuori dall’ambito familiare.

La sua fama è legata allo studio di una curva originariamente presa in considerazione da Fermat, una cubica piana, che si verteva in un punto, per cui fu battezzata la “versiera” dell’Agnesi. Nel 1801 John Colson, professore all’università di Cambridge, traducendo in inglese i testi dell’Agnesi, scrisse “strega” per “versiera”, dato che la parola “avversiera” voleva dire anche “moglie del diavolo”. Così la curva divento la celebre “witch of Agnesi”.
Su intercessione di Papa Benedetto XIV, che si interessava di matematica, le fu concesso di insegnare all’Università di Bologna in luogo del padre, dopo la sua morte. Ma lei preferì abbandonare la matematica e occuparsi di opere di carità e assistenza agli infermi, fino a dirigere la sezione femminile del Pio Albergo Trivulzio a Milano, dove morì a 81 anni.
Un cratere del pianeta Venere porta il suo nome.

di Elisabetta Strickland


Colomba Antonietti

Colomba AntoniettiNeanche i contorni di una storia d’amore e di guerra che hanno segnato la biografia di Colomba Antonietti l’hanno salvata dalle dimenticanze della storia, sempre più generosa con il genere maschile.

Diciassettenne, bella e popolana, Colomba, figlia di fornai umbri, nasce nel ‘26 a Bastia Umbra, piccolo centro in provincia di Perugia, e come dicono le cronache del tempo “ricevette l’acqua lustrale” il giorno della nascita. Circa due mesi dopo il padre, fornaio, si trasferì con tutta la famiglia a Foligno, dove aveva ottenuto la privativa per la fabbricazione del pane. Sembra che la famiglia fosse di idee liberali, quindi al momento dell’incontro con il conte Luigi Porzi, di stanza a Foligno nella guarnigione pontificia, che segnò la sua vita in maniera tragica, avesse precise idee su quella che doveva essere in futuro la patria. La simpatia, che poi si trasformò in qualcosa di più, fra Colomba e il cadetto Luigi Porzi, era ostacolata dalla famiglia della giovanissima ragazza, che riteneva eccessiva la distanza fra lei e il giovane e nobile ufficiale di carriera, decisamente benestante. Ma a nulla valse l’opposizione, perché si sposarono di notte a Foligno nel dicembre del 1846.
È nella difesa ad oltranza della Repubblica Romana del ‘49 che si concluse la vita di Colomba: con l’uniforme militare combatteva accanto a Luigi Porzi, quando una palla di cannone francese la colpì. Molto probabilmente una donna ricoprì il cadavere con un abito femminile. Il marito, disperato, la calò da solo nella tomba di sua proprietà, nei sotterranei della Chiesa di San Carlo ai Catinari.

di Fiorenza Taricone


Santa Cecilia

Santa CeciliaSanta Cecilia, patrona della musica, simbolo di uno dei più prestigiosi conservatori del mondo, non fu mai musicista. Era una ragazza patrizia che volle consacrarsi alla verginità, tanto che fece convertire il suo sposo al cristianesimo e per questo motivo furono entrambi condannati a morte.
Il fatto che questa giovane cristiana romana sia stata considerata patrona dei musicisti, si spiega grazie a un passo della leggendaria “Passione” in cui si racconta che mentre gli organi suonavano, ella nel suo cuore cantava inni al Signore. Per un'errata interpretazione dell’antifona di introito della messa nella festa della santa, il testo venne tradotto con: “Cecilia cantava a Dio... con l'accompagnamento dell’organo”. Si iniziò così, fin dal XV secolo, a raffigurare la santa con un piccolo organo a fianco. In realtà gli "organi" non sarebbero strumenti musicali ma strumenti di tortura e l'antifona descriverebbe Cecilia che "tra gli strumenti di tortura incandescenti, cantava a Dio nel suo cuore".

Cecilia, in quanto patrona della musica, ha ispirato più di un capovolavoro artistico, tra cui l'Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, oggi a Bologna (una copia della quale, realizzata da Guido Reni, si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma); la Santa Cecilia di Rubens (a Berlino), del Domenichino (a Parigi), di Artemisia Gentileschi.

Estratto da: Roma. Percorsi di Genere femminile, volume 1, Iacobelli, Roma 2011.

di Milena Gammaitoni