Alma Pihl
Rossella Perugi
Carola Pignati
Alma Phil, una delle designer più creative del famoso laboratorio Fabergé, era nata a Mosca il 15 novembre 1888. Il padre, Knut Oscar Pihl, arrivato poco più che bambino dalla Finlandia a San Pietroburgo per impiegarsi nell’orologeria, era invece diventato orafo presso il maestro finlandese August Holmström, proprio nella bottega di Fabergé. Anni dopo, Knut Oscar diviene capo di questo prestigioso atelier e sposa la figlia di Holmström, Fanny; incoraggiati dal contesto familiare due dei loro cinque figli, Oskar e Alma, diventeranno a loro volta orafi. Alma, in particolare, sarà una figura d’avanguardia in un campo dove solitamente non venivano impiegate le donne. Quando la morte prematura del padre costringe la famiglia a ritornare presso i nonni materni a San Pietroburgo, Alma entra nel laboratorio dello zio, Albert Holmström: ha vent’anni e si distingue già come apprendista, studiando sotto la guida dell’orafo svedese Eugen Jakobson. Il suo compito è quello di disegnare i gioielli a grandezza naturale nei minimi dettagli, documentando le pietre preziose e gli altri materiali utilizzati e annotandone il costo. I progetti vengono poi archiviati nei quaderni di lavoro, mentre i gioielli sono prodotti nel laboratorio.
Alma inizia la sua carriera di stilista orafa quasi per caso: si diverte a disegnare anche nel tempo libero e i suoi lavori attirano l'attenzione dello zio Albert, che è così colpito dalla loro bellezza da decidere di realizzarli. Nel 1912 la giovane riceve il suo primo ordine: un facoltoso cliente, il norvegese Emanuel Nobel, capo dell'impero petrolifero che porta il suo stesso nome, richiede una consegna molto rapida di 40 spille, da distribuire come regali alle mogli degli ospiti in occasione di una cena. Per non essere accusato di corruzione, Nobel chiede che i gioielli siano prodotti con materiale di basso costo. È ancora il caso a decidere della carriera di Alma. Nel gelido inverno del Nord la scarsa luce la costringe a disegnare vicino a una finestra: l’ispirazione per queste spille (e per gran parte del suo successivo lavoro di progettazione) arriva dalle forme variegate dei cristalli di ghiaccio che decorano i vetri. Questi gioielli diventano popolari e vengono riprodotti con materiali preziosi: oro, incastonato in una lega di platino-argento, punteggiato di diamanti con taglio a rosa. Successivamente proprio Emanuel Nobel ordina un’intera serie con lo stesso motivo dei cristalli di ghiaccio per regalarli ai suoi soci in affari; inoltre, chiede e ottiene i diritti esclusivi sul modello. Il successo di questa commessa rende Alma famosa e nel 1913 viene incaricata di disegnare i regali per il trecentesimo anniversario della dinastia Romanov: i gioielli dovranno essere realizzati secondo i desideri dello Zar, che intende distribuirli ai suoi illustri ospiti.
![]() |
Sorpresa nell'Uovo di ghiaccio Nobel.
|
Alma in seguito collabora nella progettazione delle celebri uova a sorpresa, che il gioielliere Fabergé creava ogni anno a Pasqua come dono dello Zar per la Zarina e per l’Imperatrice madre. Ogni uovo doveva avere le dimensioni di un uovo di gallina e contenere una sorpresa. Lo Zar stesso non ne conosceva l’aspetto e il contenuto, perché la tradizione di Fabergé prevedeva che nessuno, neppure un committente così illustre, fosse informato del risultato del lavoro fino alla sua realizzazione. Anche se ne aveva ottenuto l'esclusiva, Emanuel Nobel, che comprende l’importanza di questo ordine prestigioso, permette alla giovane designer di utilizzare il tema dei cristalli di neve: nasce così l’Uovo Invernale, il più prezioso nella collezione imperiale. Alma sceglie dei materiali pregiati, che ben si adattano al suo stile essenziale e rispecchiano le tonalità fredde dell’inverno: cristallo di rocca siberiano, ortoclasio e platino. L'uovo, incastonato con 1660 diamanti, è posto sopra un cubetto di ghiaccio sciolto, scolpito nel cristallo di rocca. All'interno c'è la sorpresa: adagiato su un fondo di muschio marrone, realizzato in oro, si trova un cestino di platino, che contiene anemoni dalle corolle in quarzo bianco, con centri di granato rosso e di ematoide rosa su steli e foglie di nefrite verde.
![]() |
Uovo invernale per l'imperatrice vedova Maria Feodorovna, Pasqua 1913. Alma Pihl, designer per Fabergé
|
Nel 1914 Alma riceve una nuova commessa per un uovo di Pasqua; questa volta la destinataria è la Zarina Alexandra Feodorovna, moglie di Nicola II. L’imperatrice è un’appassionata ricamatrice, come la suocera di Alma, con la quale la giovane viveva dal 1912, quando aveva sposato Nikolai Klee. È ancora la vita quotidiana a ispirarla: una sera dopo cena, mentre è seduta in salotto e guarda la suocera ricamare a punto croce, improvvisamente decide di usare proprio quel punto per il suo nuovo progetto. L’uovo è realizzato seguendo i preziosi consigli dello zio Albert, collocando con precisione smeraldi, rubini ed ematoidi di taglio carré in una rete di platino. La cornice è d'oro e contiene perle e diamanti con taglio a rosa. Sulla sommità si trova una pietra di luna, che porta incise le iniziali della Zarina. Anche la sorpresa all'interno è eseguita meticolosamente: un piccolo supporto decorato con perle e diamanti porta smaltate su un lato le sagome dei bambini della famiglia imperiale, sull'altro i loro nomi e un cesto di fiori. La tradizione prosegue sino alla Rivoluzione d'ottobre e vengono prodotte in tutto cinquanta uova: lo Zar ne ordina due ogni anno, uno per la madre e uno per la moglie, Aleksandra. Nel complesso Alma non sembra aver mai percepito la propria genialità: presso Fabergé si era sentita a proprio agio, ma si considerava solo un anello in una comunità professionale di un centinaio di persone, dove soprattutto i vecchi maestri e altri esperti del settore erano apprezzati mentre i più giovani, come lei, rimanevano in secondo piano.
![]() |
![]() |
Spilla fiocco di neve. Alma Pihl Designer per Fabergé. | Spilla Romanov Tercentenery, Alma Pihl Designer per Fabergé. |
Nel 1918 la Rivoluzione porta alla chiusura definitiva del laboratorio Fabergé e alla perdita dell’impiego per molte persone in settori diversi. Anche il marito di Alma, Nikolai Klee, che lavora a San Pietroburgo come vicedirettore nell'ufficio vendite della grande cartiera finlandese Kymiyhtiö, perde il lavoro e nel 1919 la coppia tenta invano di lasciare la Russia. Nikolai Klee viene arrestato e imprigionato per tre mesi, durante i quali Alma deve vendere vestiti, mobili e, naturalmente, gioielli per sbarcare il lunario. Infine, nella primavera del 1921 riescono a raggiungere la Finlandia: l'influenza dello scrittore Maksim Gorki è determinante e permette loro di ottenere il passaporto Nansen, un documento particolare rilasciato dalla Società delle Nazioni a profughe/i e rifugiate/i apolidi. I due coniugi lasciano la stazione Suomen di San Pietroburgo con poche cose; Alma ha cucito i suoi gioielli più preziosi nel corsetto, confidando che i funzionari della dogana non la perquisiscano, e indossa un braccialetto d’oro, ricordo prezioso del suo padrino, ricevuto per il quindicesimo compleanno. Al confine i doganieri vorrebbero sottrarglielo, ma per fortuna la chiusura è difettosa e così riesce a tenerlo con sé. Alla stazione finlandese di Kouvola la coppia viene accolta da un'auto della cartiera Kymiyhtiö, che li porta a Kuusankoski, negli alloggi della compagnia, dove rimangono per ben due anni: infatti i profughi dalla Russia sono numerosi e mancano gli appartamenti. L'azienda offre a Nikolai un lavoro nel reparto vendite e, grazie alla sua ottima conoscenza della lingua tedesca, l’uomo inizia a gestire i contatti con la Germania.
Nello stesso periodo, con l’arrivo di altri ex colleghi da San Pietroburgo, si costituisce una piccola comunità. Tuttavia, poiché la Russia è considerata uno stato nemico, nessuno osa parlare russo in presenza dei finlandesi. Alma conosce sia il russo che il tedesco e lo svedese, nonché il finlandese, che tuttavia condivide solo con pochi intimi. Tra questi Lydia Kataja, una lontana nipote, che diventa anche vicina di casa quando la coppia si trasferisce in un appartamento nella zona residenziale di Öljumäki. Alma non è mai stata "un talento con pentole e padelle in cucina": Lydia se ne accorge presto e comincia ad aiutare la famiglia Klee nelle faccende domestiche. Nel 1927 Alma ottiene il lavoro che desiderava presso la scuola di lingua svedese di Kuusankoski e diventa insegnante di disegno e calligrafia. La natura artistica e le eccellenti capacità di Tant (zia) Alma, una docente simpatica e brava “che parla svedese con un leggero accento russo”, sono molto apprezzate da chi studia con lei. Nel tempo libero partecipa alle attività del club della cartiera, dipingendo elaborati fondali per le feste in maschera e per altri eventi che richiedono scenografie. Curiosamente, durante i suoi ventiquattro anni di insegnamento, non parla mai del suo periodo a San Pietroburgo e della sua prestigiosa attività di designer presso Fabergé. Nel 1952 Alma e Nikolai si trasferiscono da Kuusankoski a Helsinki, dove Nikolai muore nel 1960. Rapidamente anche la salute di Alma comincia a vacillare: in particolare è la sua vista a deteriorarsi, così da non permetterle di scrivere o svolgere lavori manuali. Infine, a 83 anni viene ricoverata all'ospedale di Helsinki; indossa ancora il braccialetto d'oro al polso sinistro, quello stesso regalo dello zio che il doganiere russo aveva invano cercato di toglierle nel 1921. Poiché la regola nell’ospedale non permette di indossare gioielli, gli infermieri chiamano il custode, che riesce a forzare la chiusura difettosa del braccialetto e così Alma perde anche l'ultimo ricordo della sua giovinezza.
![]() |
Alma Pihl muore all'età di 87 anni nell'estate del 1976 e viene sepolta nel cimitero di Hietaniemi, in una tomba di famiglia. Fino all’ultimo le rimane vicina Lydia, che era diventata un’amica fidata e aveva vissuto come figlia adottiva della coppia fin dagli anni Quaranta. Proprio a lei, poco tempo prima di morire, Alma racconterà la sua vita in Russia. Intorno agli Ottanta una ex studente di Alma, Maj-Britt Paro, ha reso pubblica questa storia attraverso articoli di giornale. In seguito Ulla Tillander-Godenhielm, pronipote di un altro fornitore della corte imperiale russa, l'orafo Alexander Tillander di San Pietroburgo, si è interessata alla carriera di Alma. La studiosa ha ricostruito e raccontato l'incredibile vicenda della creatrice di Fabergé in un documentario, avvalendosi anche della testimonianza di Lydia. Cosa resta di questa talentuosa donna? Durante la sua breve carriera, prima della Rivoluzione russa del 1917, Alma Pihl ha progettato circa duemila oggetti di valore. Nel periodo dell'insegnamento, invece, ha dipinto molti pannelli didattici per le sue scolaresche, oggi conservati nel museo cittadino di Kouvola a Poikilo. Anche bambine e bambini del XXI secolo della Svenska Skolan, l’istituto di lingua svedese di Kuusankoski, conoscono bene Alma Phil: copie dei suoi disegni sono presenti nella scuola e tutti gli anni, a maggio, durante una passeggiata primaverile, le/i giovani studenti visitano la sua vecchia casa.
Dove si trovano oggi i prodotti più preziosi della sua fantasia? All'inizio degli anni 2000, durante un'asta d'arte internazionale, uno sceicco del Qatar ha pagato quasi dieci milioni di dollari per l'Uovo Invernale, che è da allora di proprietà della Qatar Museum Authority. L'uovo lavorato a punto croce, invece, fa parte della collezione della corona d'Inghilterra. Gli schizzi della produzione di Albert Holmström (1909-1915) sono raccolti in due album che includono anche i progetti di Alma e si trovano attualmente al numero 14 di Grafton street, una strada secondaria del quartiere di Mayfair a Londra, nel piccolo negozio Wartski, che possiede pure la più importante collezione di oggetti Fabergé, raccolti per generazioni da questa famiglia di profughi russi... ma questa è un’altra storia.
Traduzione francese
Rachele Stanchina
Alma Pihl, une des designers les plus créatifs du célèbre atelier de Fabergé, naît à Moscou le 15 novembre 1888. Son père Knut Oscar Pihl arrive dans sa jeunesse à St Pétersburg de la Finlande pour travailler dans l’horlogerie. Toutefois, il devient orfèvre dans l’atelier de Fabergé à côté du maître finlandais August Holmstrom. Dans peu d’années Knut Oscar prends en charge la direction du célèbre atelier et se marie avec Fanny, fille de Holmstrom. La famille s’agrandit avec la naissance de cinq enfants, dont deux, Oskar et Alma, suivent la tradition familiale en devenant à leur fois orfèvres. Alma notamment devient un personnage de premier plan au sein d’un milieu où d’habitude les femmes n’étaient pas présentes. A la suite de la mort précoce du père toute la famille est obligée de rentrer à St Pétersburg chez les grands parents maternels. C’est alors que Alma entre comme apprentie dans l’atelier de son oncle, Albert Holmstrom: elle n’a que vingt ans et se fait remarquer par sa bravure, tout en étudiant sous la direction de l’orfèvre suédois Eugen Jakobson. Elle est chargée non seulement de dessiner dans les moindres détails les joyaux en taille réelle, mais aussi de décrire les pierres précieuses et les autres matériaux nécéssaires à la réalisation et d’en calculer le coût. Les projets sont ensuite archivés dans les cahiers de travail, tandis que les joyaux viennent réalisés dans l’atelier.
La carrière de styliste orfèvre de Alma débute presque par hasard: elle aime dessiner même dans son temps libre, tant que son oncle Albert est frappé par la beauté de ses travaux et décide de les réaliser. En 1912 Alma reçoit sa première commande de la part de Emanuel Nobel, un riche norvégien qui conduit un empire du pétrole: le magnat lui demande la consigne rapide de 40 broches, cadeaux pour les épouses des invités à l’occasion d’un dîner. Nobel veut que les joyaux soient produits avec des matériaux bas de gamme, pour éviter toute accusation de corruption. Encore une fois, c’est le hasard qui décide de la carrière de Alma: la faible lumière de l’hiver glacial des Pays du Nord la force à travailler près de la fenêtre. Les cristaux de glace à la forme variée qui se produisent sur les vitres lui inspirent non seulement le dessin de ces broches, mais aussi la plus grande partie de son futur travail de créatrice. Ces bijoux deviennent populaires et sont reproduits avec des matériaux précieux: de l’or serti en alliage de platin-argent, parsemé de diamants taillés rose. Par la suite, c’est toujours Emanuel Nobel qui commande à Alma une série de joyaux avec le même motif des cristaux de glace, pour en faire don à ses partenaires d’affaires; en plus, il demande et obtient les droits exclusifs du modèle. Alma atteint la célébrité grâce à cette commande: en 1913 elle est chargée de dessiner les cadeaux à l’occasion du troisième centenaire de la dynastie Romanov. Les joyaux doivent être réalisés selon les désirs du tsar, qui veut les distribuer à ses hôtes illustres.
![]() |
Surprise dans l’Œuf de glace Nobel
|
Par la suite, Alma prends part à la conception des célèbres œufs de Pâques à surprise. Ces objets précieux étaient créés chaque année par le joaillier Fabergé sous la demande du tsar, pour en faire hommage à son épouse la tsarine ainsi qu’à sa mère, l’impératrice douairière. L’œuf devait avoir la dimension d’un véritable œuf de poule et devait contenir une surprise. Le tsar lui- même ne pouvait en connaître ni la forme ni le contenu, car la tradition de Fabergé demandait qui personne, y compris le tsar, pouvait être mis au courant du résultat final jusqu’à sa complète réalisation. Emanuel Nobel reconnaît l’importance de cet ordre de prestige et autorise la jeune créatrice à utiliser le motif des cristaux de neige, tout en ayant obtenu auparavant l’exclusivité. C’est ainsi que naît l’œuf d’Hiver, le plus précieux de toute la collection Impériale. Alma choisit des matières précieuses, qui s’accordent avec son style essentiel et qui reflètent les nuances froides de l’hiver: cristal de roche de Sibérie, orthose et platine. L’ œuf, parsemé avec 1660 diamants, est placé au sommet d’un glaçon fondu, taillé dans un cristal de roche. A son intérieur se cache la surprise: couché sur un fond de mousse marron, réalisé en or, trouve place un panier en platine contenant des anémones aux corolles en quartz blanc, avec le centre en grenat rouge ou en quartz rose, sur des tiges et des feuilles en néphrite verte.
![]() |
Œuf d’hiver pour l’impératrice douairière Maria Feodorovna, Pâques 1913. Alma Pihl, designer chez Fabergé
|
En 1914 Alma reçoit une nouvelle commande pour un œuf de Pâques, cette fois destiné à la tsarine Alexandra Feodorovna, épouse de Nicolas le Deuxième. L’Impératrice est une brodeuse passionée, ainsi que la belle-mère de Alma, avec la quelle la jeune fille partage les murs domestiques dès 1912, date du mariage avec Nikolai Klee. Encore une fois, c’est la vie de ménage qui l’inspire: un soir après le dîner elle est assise dans son séjour à côté de sa belle-mère qui brode au point de croix. Tout à coup elle décide d’utiliser ce motif pour son nouveau projet. Suivant les précieux conseils de l’oncle Albert, elle réalise l’œuf en plaçant avec précision émerauds, rubis et quartz à la coupe carrée sur un réseau de platine. Le cadre est en or, réalisé avec perles et diamants taillée rose. Au sommet trouve place une pierre de lune dans la quelle sont gravées les initiales de la tsarine. La surprise à l’intérieur est réalisée avec minutie: un petit support decoré avec perles et diamants présente, en émail, d’un côté les silhouettes des enfants du couple impérial, de l’autre leurs noms et un panier fleuri. La tradition se poursuit jusqu’à la Révolution d’octobre et comprend un total de cinquante œufs, car chaque année le tsar en commande deux, un pour son épouse Alexandra et l’autre pour sa mère. De manière générale, Alma paraît n’avoir jamais compris à fond la portée de son propre génie: elle se sent à l’aise chez l’atelier de Fabergé, mais elle se considère un simple anneau faisant partie d’une communauté professionnelle qui compte une centaine d’individus. Dans ce cadre, les vieux maîtres et les experts du domaine sont appreciés et tiennent une place importante, tandis que les plus jeunes, comme elle, restent dans l’ombre.
![]() |
![]() |
Broche flocon de neige. Alma Pihl, designer chez Fabergé | Broche du tricentenaire des Romanov, Alma Pihl, designer chez Fabergé |
En 1918 l’atelier de Fabergé ferme définitivement à la suite de la Révolution: beaucoup de personnes, en plusieurs secteurs, se trouvent privées du travail. Cette situation frappe aussi l’époux de Alma, Nikolai Klee, qui travaille à St Pétersburg comme chef adjoint aux ventes au sein de la grande fabrique de papier finlandaise Kymiyhtio. En 1919 il perd sa place et le couple essaye de quitter la Russie sans y parvenir. Nikolai Klee est arrêté et emprisonné pour trois mois, pendant lesquels Alma est forcée à vendre ses vêtements, ses meubles et, bien évidémment, ses joyaux pour joindre les deux bouts. Enfin, au printemps 1921, le couple réussit à atteindre la Finlande: l’aide de l’écrivain Maksim Gorki lui permet d’obténir le passeport Nansen, un document spécial délivré par la Société des Nations aux déplacés et réfugiés apatrides. Le couple quitte la gare Suomen de St Pétersburg avec peu de choses; Alma a caché ses bijoux les plus précieux dans son corsage, en espérant que les douaniers ne la fouilleraient pas. Elle porte au poignet un bracelet en or, souvenir qui lui avait été donné par son parrain lors de son quinzième anniversaire. Arrivée à la frontière les douaniers essayent de la dérober, mais heureusement la fermeture du bracelet est défectueuse et Alma réussit à le garder avec soi. Une fois arrivés à la gare finlandaise de Kouvola le couple est accueilli par une voiture de la fabrique de papier Kymiyhtio, qui les conduit à Kuusankoski, dans les logements de l’entreprise. Ils demeurent ici pendant deux ans, car il y a peu de logis à disposition face au grand nombre de réfugiés provenant de la Russie. L’entreprise propose à Nikolai un travail au sein du service commercial, où le jeune homme commence à gerer le contacts avec l’Allemagne grâce à sa parfaite connaissance de la langue.
Au même temps se forme une petite communauté, à la quelle prennent part d’autres anciens collègues provenants de St Pétersburg. Ici personne n’ose parler en Russe devant les finlandais, car la Russie est considérée un Pays ennemi. Alma parle le russe, l’allemand et le suédois ainsi que le finlandais, mais elle utilise cette dernière langue seulement dans un étroit circle d’amis. Parmi eux, Lydia Kataja, une nièce éloignée, qui deviendra une voisine lorsque le couple démenage dans un appartement au sein du quartier résidentiel de Oljumaki. Puisque Alma ne se trouve pas à son aise en cuisine, Lydia bientôt vient en son aide pour s’occuper des travaux domestiques de la famille Klee. En 1927 Alma réussit à réaliser son désir de travailler au sein de l’école suédoise de Kuusankoski: elle enseigne dessin et calligraphie. Ses élèves apprécient les qualités artistiques et les compétences exquises de Tant (tante) Alma, une enseignante sympa et capable “qui parle suédois avec un petit accent russe”.Dans son temps libre, elle participe au activités du club de la fabrique à papier en réalisant des fresques élaborées ou des scénographies pour les bals costumés ou d’autres événements. Chose curieuse, tout au long de ses vingt-quatre années d’enseignement Alma ne fait mot avec personne de sa vie à St. Pétersburg et de son occupation de prestige chez Fabergé. En 1952 Alma et Nikolai quittent Kuusankoski pour Helsinki où Nikolai meurt en 1960. Alma devient rapidement de plus en plus fragile, elle a surtout des troubles de la vision qui lui empêchent d’écrire ou d’exécuter des travaux manuels. Elle est agée de 83 ans lorsqu’elle est admise à l’hôpital de Helsinki: elle porte toujour au poignet gauche le même bracelet en or, cadeau de son oncle, que le douanier avait essayé de lui soustraire en 1921 sans pourtant y parvenir. Le règlement de l’hôpital n’autorise pas de garder sur soi des bijoux, donc les infirmières chargent le concierge de forcer la fermeture défectueuse du bracelet. C’est ainsi que Alma perd le dernier souvenir de sa jeunesse.
![]() |
Alma Pihl trouve la mort dans l’été 1976, âgée de 87 ans, et elle est enterrée dans le cimitière de Hietaniemi dans un caveau familial. Lydia reste à ses côtés jusqu’à la fin, elle qui était devenue une amie fidèle et presque une fille adoptive du couple, dès les années quarante. Peu avant sa mort, c’est à elle que Alma raconte de sa vie en Russie. Mais il faut attendre les années quatre-vingt pour que une ancienne élève de Alma, Maj-Britt Paro, confie cette histoire à une série d’articles de presse. Succéssivement Ulla Tillander-Godenhielm, arrière-petite-fille de l’orfèvre Alexander Tillander de St Pétersburg (un autre fournisseur de la cour impériale russe) s’occupe de la carrière de Alma. Grâce au témoignage de Lydia, elle a reconstitué et raconté dans un reportage l’histoire incroyable de la créatrice de Fabergé. Que nous reste-t-il aujourd’hui de cette femme talentueuse? Pendant sa brève carrière, avant la révolution Russe du 1917, Alma Pihl a dessiné environ deux-mille objets de valeur. Tout au long des années d’enseignement, par contre, elle a peint un grand nombre de panneaux didactiques pour ses classes, aujourd’hui conservés au Musée Municipal de Kouvola à Poikilo. Alma Pihl est connue aussi par les enfants du XXI siècle de la Svenska Skolan, l’institut de langue suèdoise de Kuusankoski: à l’intérieur de l’édifice ils peuvent admirer des copies de ses dessin. En outre, ils visitent son ancienne maison chaque année, au mois de mai, lors d’une promenade printanière.
Où se trouvent maintenant les créations les plus précieuses de sa fantaisie? Au début des années 2000, au cours d’une vente aux enchères d’art internationale, un cheikh du Qatar a achété pour dix millions de dollars environ l’œuf d’Hiver, qui depuis appartient à la Qatar Museum Autority. Par contre, l’œuf au point de croix fait partie de la collection de la couronne d’Angleterre. Les esquisses de la production d’ Albert Holmstrom, y compris les dessins de Alma, (1909-1915) sont réunis dans deux albums qui se trouvent aujourd’hui chez Wartski, au numéro 14 de Grafton Street, une petite rue située au sein quartier Mayfair à Londres. La boutique d’antiquités est aussi propriétaire de la collection la plus nombreuse d’objets de Fabergé, rassemblés par cette famille de réfugiés Russes au fil des générations… mais cela est une autre histoire.
Traduzione spagnola
Francesco Rapisarda
Alma Pihl, una de las diseñadoras más creativas del famoso laboratorio Fabergé, nació en Moscú el 15 de noviembre de 1888. Su padre, Knut Oscar Pihl, que llegó a San Petersburgo desde Finlandia siendo apenas un niño para trabajar en el mundo de la relojería, se convirtió en orfebre bajo la tutela del maestro finlandés August Holmström, precisamente en el taller de Fabergé. Años después, Knut Oscar se convierte en el jefe de este prestigioso taller y se casa con la hija de Holmström, Fanny; alentados por el ambiente familiar, dos de sus cinco hijos, Oskar y Alma, seguirán sus pasos y se convertirán también en orfebres. Alma, en particular, será una figura vanguardista en un campo en el que generalmente no se empleaban mujeres. Cuando la muerte prematura de su padre obliga a la familia a regresar con los abuelos maternos a San Petersburgo, Alma entra en el taller de su tío, Albert Holmström: tenía veinte años y ya destacaba como aprendiza, estudiando bajo la dirección del orfebre sueco Eugen Jakobson. Su tarea consistía en dibujar las joyas a escala natural en los más mínimos detalles, documentando las piedras preciosas y otros materiales utilizados y anotando su costo. Los proyectos se archivaban luego en los cuadernos de trabajo, mientras que las joyas se producían en el taller.
Alma comienza su carrera como diseñadora de joyas casi por casualidad: le gusta dibujar también en su tiempo libre y sus bocetos llaman la atención de su tío Albert, quien, impresionado por su belleza, decide fabricarlos. En 1912, la joven recibe su primer pedido: un cliente adinerado, el noruego Emanuel Nobel, jefe del imperio petrolero que lleva su mismo nombre, solicita una entrega rápida de 40 broches, para distribuirlos como obsequios a las esposas de los invitados en una cena. Para evitar ser acusado de corrupción, Nobel pide que las joyas sean fabricadas con material de bajo precio. Es el destino nuevamente el que determina la carrera de Alma. En el gélido invierno del norte, la escasa luz la obliga a dibujar cerca de una ventana: la inspiración para estos broches (y para gran parte de su trabajo posterior) llega de las diversas formas de los cristales de hielo que decoran las cristaleras. Estas joyas se hacen populares y se reproducen con materiales preciosos: oro, incrustado en una aleación de platino y plata, salpicado de diamantes de talla rosa. Posteriormente, el propio Emanuel Nobel encarga una serie completa con el mismo diseño de cristales de hielo para regalarlos a sus socios comerciales; además, solicita y obtiene los derechos exclusivos sobre el modelo. El éxito de este encargo hizo famosa a Alma, y en 1913 le encargaron diseñar los regalos para el tricentésimo aniversario de la dinastía Romanov: las joyas debían ser realizadas según los deseos del Zar, quien tenía intención de distribuirlas entre sus ilustres invitados.
![]() |
Sorpresa en el Huevo de Hielo Nobel |
Posteriormente, Alma colaboró en el diseño de los célebres huevos de Pascua que el joyero Fabergé creaba cada año en Pascua como regalo del Zar para la Zarina y la Emperatriz madre. Cada huevo debía tener el tamaño de un huevo de gallina y contener una sorpresa. El Zar mismo no conocía su aspecto ni su contenido, porque la tradición de Fabergé estipulaba que nadie, ni siquiera un cliente tan ilustre, estuviera informado sobre el resultado del trabajo hasta su realización. Aunque había obtenido la exclusividad, Emanuel Nobel, quien comprendía la importancia de este prestigioso encargo, permitió que la joven diseñadora utilizara el tema de los cristales de nieve: así nació el Huevo Invernal, el más valioso de la colección imperial. Alma eligió materiales preciosos que se adaptaban bien a su estilo sencillo y que reflejaban los fríos tonos del invierno: cristal de roca siberiano, ortoclasa y platino. El huevo, engastado con 1660 diamantes, se encuentra sobre un cubito de hielo derretido, esculpido en cristal de roca. La sorpresa se hallaba en su interior: sobre un fondo de musgo marrón, realizado en oro, se encuentra una canasta de platino que contiene anémonas con corolas de cuarzo blanco, con centros de granate rojo y hematita rosa, sobre tallos y hojas de nefrita verde.
![]() |
Huevo invernal para la emperatriz viuda María Feodorovna, Pascua de 1913. Alma Pihl, diseñadora de Fabergé
|
En 1914, Alma recibe un nuevo encargo para un huevo de Pascua; esta vez la destinataria es la Zarina Alexandra Feodorovna, esposa de Nicolás II. La emperatriz es una apasionada bordadora, como la suegra de Alma, con quien la joven vivía desde 1912, cuando se casó con Nikolai Klee. Otra vez, es la vida cotidiana la que la inspira: una noche, después de la cena, mientras está sentada en el salón observando a su suegra bordar en punto de cruz, decide utilizar precisamente ese punto para su nuevo proyecto. El huevo se realiza siguiendo los valiosos consejos de su tío Albert, colocando con precisión esmeraldas, rubíes y hematitas de corte cuadrado en una red de platino. El marco es de oro y contiene perlas y diamantes de tallo rosa. En la parte superior se encuentra una piedra de luna, que lleva grabadas las iniciales de la Zarina. También la sorpresa de su interior ha sido ejecutada meticulosamente: un pequeño soporte decorado con perlas y diamantes lleva esmaltados, en un lado, las siluetas de los niños de la familia imperial y, en el otro sus nombres y un cesto de flores. La tradición continúa hasta la Revolución de Octubre y se producen un total de cincuenta huevos: el Zar encarga dos cada año, uno para su madre y otro para su esposa, Aleksandra. En general, Alma nunca pareció haber percibido su propia genialidad: en Fabergé se sentía cómoda, pero se consideraba solo un eslabón en una comunidad profesional de un centenar de personas, donde sobre todo los viejos maestros y otros expertos del sector eran apreciados, mientras que los más jóvenes, como ella, quedaban en un segundo plano.
![]() |
![]() |
Broche copo de nieve. Alma Pihl, diseñadora de Fabergé | Broche del tricentenario Romanov, Alma Pihl, diseñadora de Fabergé |
En 1918, la Revolución llevó al cierre definitivo del taller Fabergé y a la pérdida del empleo para muchas personas en diversos sectores. También el marido de Alma, Nikolai Klee, que trabajaba en San Petersburgo como subdirector en la oficina de ventas de la gran fábrica de papel finlandesa Kymiyhtiö, perdió su trabajo y, en 1919, la pareja intentó en vano salir de Rusia. Nikolai Klee fue arrestado y encarcelado durante tres meses, durante los cuales Alma tuvo que vender ropa, muebles y, por supuesto, joyas para sobrevivir. Finalmente, en la primavera de 1921, lograron llegar a Finlandia: la influencia del escritor Maksim Gorki fue determinante y les permitió obtener el pasaporte Nansen, un documento especial otorgado por la Sociedad de Naciones a personas refugiadas y apátridas. Los cónygues dejaron la estación Suomen de San Petersburgo con pocas pertenencias; Alma había cosido sus joyas más preciosas en el corsé, confiando en que los funcionarios de aduanas no la registraran, y llevaba una pulsera de oro, un valioso recuerdo de su padrino, que había recibido en su decimoquinto cumpleaños. En la frontera, los aduaneros intentaron quitársela, pero por suerte el cierre era defectuoso, por lo que logró mantenerla consigo. En la estación finlandesa de Kouvola, la pareja fue recibida por un coche de la fábrica Kymiyhtiö, que los llevó a Kuusankoski, a los alojamientos de la empresa, donde permanecieron durante dos años: en efecto, los refugiados procedentes de Rusia eran numerosos y había escasez de apartamentos. La empresa le ofreció a Nikolai un trabajo en el departamento de ventas y, gracias a su excelente conocimiento del alemán, el hombre comenzó a gestionar los contactos con Alemania.
En ese mismo período, con la llegada de otros ex colegas de San Petersburgo, se constituye una pequeña comunidad. Sin embargo, dado que Rusia es considerada un estado enemigo, nadie se atreve a hablar ruso en presencia de los finlandeses. Alma conoce el ruso, el alemán, el sueco y también el finlandés, aunque solo lo comparte con unos pocos íntimos. Entre ellos, Lydia Kataja, una lejana sobrina, que también se convierte en vecina cuando la pareja se muda a un apartamento en la zona residencial de Öljumäki. Alma nunca fue "un talento con ollas y sartenes en la cocina": Lydia se da cuenta pronto y empieza a ayudar a la familia Klee con las tareas domésticas. En 1927, Alma consigue el trabajo que deseaba en la escuela de lengua sueca de Kuusankoski y se convierte en profesora de dibujo y caligrafía. La naturaleza artística y las excelentes habilidades de Alma, una docente simpática y buena “que habla sueco con un ligero acento ruso”, son muy apreciadas por sus estudiantes. En su tiempo libre, participa en las actividades del club de la fábrica de papel, pintando elaborados fondos para las fiestas de disfraces y otros eventos que requieren escenografías. Curiosamente, durante sus veinticuatro años de enseñanza, nunca habla de su período en San Petersburgo ni de su prestigiosa carrera como diseñadora en Fabergé. En 1952, Alma y Nikolai se mudan de Kuusankoski, Helsinki, donde Nikolai muere en 1960. Rápidamente, la salud de Alma comienza a deteriorarse: en particular, su vista se va deteriorando hasta el punto de no permitirle escribir ni realizar trabajos manuales. Finalmente, a los 83 años, ingresa en el hospital de Helsinki; todavía lleva la pulsera de oro en la muñeca izquierda, ese mismo regalo de su tío que el aduanero ruso había intentado inútilmente quitarle en 1921. Dado que el reglamento del hospital no permite el uso de joyas, las enfermeras llaman al conserje, quien logra forzar el cierre defectuoso de la pulsera, y así Alma pierde también el último recuerdo de su juventud.
![]() |
Alma Pihl muere a los 87 años en el verano de 1976 y es enterrada en el cementerio de Hietaniemi, en una tumba familiar. Hasta el final, Lydia, que se había convertido en una amiga fiel y vivía como hija adoptiva de la pareja desde los años cuarenta, permaneció cerca de ella. Justo antes de morir, Alma le contará su vida en Rusia. Alrededor de los ochenta, una ex alumna de Alma, Maj-Britt Paro, hizo pública esta historia a través de unos artículos de prensa. Posteriormente, Ulla Tillander-Godenhielm, biznieta de otro proveedor de la corte imperial rusa, el orfebre Alexander Tillander de San Petersburgo, se interesó por la carrera de Alma. La investigadora reconstruyó y relató la increíble historia de la creadora de Fabergé en un documental, contando también con el testimonio de Lydia. ¿Qué queda de esta talentosa mujer? Durante su breve carrera, antes de la Revolución rusa de 1917, Alma Pihl diseñó aproximadamente dos mil objetos de valor. En su período como docente, pintó muchos paneles didácticos para sus estudiantes, que hoy se conservan en el museo de la ciudad de Kouvola en Poikilo. También las niñas y los niños del siglo XXI de la Svenska Skolan, el instituto de lengua sueca de Kuusankoski, conocen bien a Alma Pihl: copias de sus dibujos están presentes en la escuela y, todos los años, en mayo, durante una caminata primaveral, realizan una visita a su antigua casa.
¿Dónde se encuentran hoy los productos más valiosos de su imaginación? A principios de los años 2000, durante una subhasta de arte internacional, un jeque de Qatar pagó casi diez millones de dólares por el Huevo Invernal, que desde entonces es propiedad de la Qatar Museum Authority. El huevo trabajado a punto de cruz, en cambio, forma parte de la colección de la corona de Inglaterra. Los bocetos de la producción de Albert Holmström (1909-1915) están recopilados en dos álbumes que incluyen también los proyectos de Alma y se encuentran actualmente en el número 14 de Grafton Street, una calle secundaria del barrio de Mayfair en Londres, en la pequeña tienda Wartski, que también posee la colección más importante de objetos Fabergé, reunidos durante generaciones por esta familia de refugiados rusos... pero esa es otra historia.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
Alma Phil, one of the most creative designers at the famous Fabergé workshop, was born in Moscow, Russia on November 15, 1888. Her father, Knut Oscar Pihl, who had arrived as a young child from Finland to St. Petersburg to work in watchmaking, had instead become a goldsmith with the Finnish master August Holmström, right in Fabergé's workshop. Years later, Knut Oscar became head of this prestigious atelier and married Holmström's daughter, Fanny. Encouraged by the family background, two of their five children, Oskar and Alma, would in turn become goldsmiths. Alma, in particular, would be a pioneering figure in a field where women were not usually employed. When her father's untimely death forced the family to return to her maternal grandparents in St. Petersburg, Alma entered the workshop of her uncle, Albert Holmström. She was 20 years old and had already distinguished herself as an apprentice, studying under Swedish goldsmith Eugen Jakobson. His work was to design life-size jewelry in minute detail, documenting the gemstones and other materials used and noting the cost. The designs were then filed in workbooks, while the jewelry was produced in the workshop.
Alma began her career as a jewelry designer almost by accident. She enjoyed designing, even in her spare time, and her work caught the eye of her uncle Albert, who was so struck by their beauty that he decided to make them. In 1912 the young woman received her first order - a wealthy client, the Norwegian Emanuel Nobel, head of the oil empire that bears his own name, requested a very quick delivery of 40 brooches, to be distributed as gifts to the wives of guests at a dinner party. In order not to be accused of bribery, Nobel asks that the jewelry be made from low-cost materials. It was still chance that decided Alma's career. In the frigid northern winter, the low light forced her to design by a window, and the inspiration for these brooches (and much of her subsequent design work) came from the variegated shapes of ice crystals that decorated the glass. This jewelry became popular and was reproduced with precious materials - gold, set in a platinum-silver alloy, dotted with rose-cut diamonds. Later, Emanuel Nobel himself ordered a whole series with the same ice crystal motif to give as gifts to his business associates. He also asked for and obtained exclusive rights to the pattern. The success of this order made Alma famous, and in 1913 she was commissioned to design the gifts for the Romanov dynasty's 300th anniversary. The jewelry was to be made according to the wishes of the Tsar, who intended to distribute them to his distinguished guests.
![]() |
Surprise inside the Nobel Ice Egg |
Alma later collaborated in designing the famous surprise eggs, which the jeweler Fabergé created every year at Easter as a gift from the Tsar for the Tsarina and the Empress Mother. Each egg had to be the size of a chicken egg and contain a surprise. The Tsar himself did not know what it looked like or what it contained, because Fabergé's tradition was that no one, not even such an illustrious patron, should be informed of the result of the work until it was done. Although he had obtained the exclusive, Emanuel Nobel, who understood the importance of this prestigious order, allowed the young designer to use the theme of snow crystals. Thus was born the Winter Egg, the most precious in the imperial collection. Alma chose precious materials that fit well with her essential style and reflected the cold tones of winter: Siberian rock crystal, orthoclase, and platinum. The egg, set with 1,660 diamonds, was placed on top of a melted ice cube carved from rock crystal. Inside was the surprise - lying on a background of brown moss, made of gold, is a platinum basket, containing anemones with white quartz corollas, with red garnet and pink hematoid quartz centers on stems and leaves of green nephrite.
![]() |
Winter Egg for Dowager Empress Maria Feodorovna, Easter 1913. Alma Pihl, designer for Fabergé |
In 1914 Alma received another order for an Easter egg. This time the recipient was to be Tsarina Alexandra Feodorovna, wife of Nicholas II. The empress was an avid embroiderer, as was Alma's mother-in-law, with whom the young woman had been living since 1912, when she married Nikolai Klee. It was still everyday life that inspired her - one evening after dinner, as she sat in the living room watching her mother-in-law embroider in cross-stitch, she suddenly decided to use that very stitch for her new project. The egg was made following Uncle Albert's valuable advice by precisely placing carré-cut emeralds, rubies and hematoid quartz gems in a platinum mesh. The frame is gold and contains rose-cut pearls and diamonds. On the top is a moonstone, which bears the initials of the Tsarina engraved on it. The surprise inside was also meticulously executed. A small stand decorated with pearls and diamonds bears, enameled on one side, the silhouettes of the children of the imperial family, on the other their names and a basket of flowers. The tradition continued until the October Revolution, and a total of fifty eggs were produced. The tsar ordered two each year, one for his mother and one for his wife, Aleksandra. On the whole, Alma never seemed to perceive her own genius. At Fabergé she had felt comfortable, but she considered herself only a link in a professional community of a hundred or so people, where mostly the old masters and other experts in the field were appreciated while younger people, like her, remained in the background.
![]() |
![]() |
Snowflake brooch. Alma Pihl, designer for Fabergé | Romanov Tercentenary brooch, Alma Pihl, designer for Fabergé |
In 1918 the Revolution led to the final closure of the Fabergé workshop and the loss of employment for many people in different fields. Alma's husband, Nikolai Klee, who worked in St. Petersburg as an assistant manager in the sales office of the large Finnish paper mill Kymiyhtiö, also lost his job, and in 1919 the couple tried in vain to leave Russia. Nikolai Klee was arrested and imprisoned for three months, during which time Alma had to sell clothes, furniture, and, of course, jewelry to make ends meet. Finally, in the spring of 1921, they managed to reach Finland. The influence of the writer Maxim Gorky was decisive and enabled them to obtain a Nansen passport, a special document issued by the League of Nations to stateless refugees and refugees.The couple left Suomen Station in St. Petersburg with few belongings. Alma had sewn her most precious jewelry into her corset, trusting that customs officials will not search her, and she was wearing a gold bracelet, a treasured memento of her godfather, received for her 15th birthday. At the border the customs officers wanted to take it from her, but fortunately the clasp was defective and so she managed to keep it with her. At the Finnish station in Kouvola the couple was met by a car from the Kymiyhtiö paper mill, which took them to Kuusankoski, to the company's lodgings, where they stay for a full two years, for there are many refugees from Russia and a shortage of apartments. The company offered Nikolai a job in the sales department, and with his excellent knowledge of German, the man began to handle contacts with Germany.
At the same time, with the arrival of other former colleagues from St. Petersburg, a small community was formed. However, since Russia was considered an enemy state, no one dared to speak Russian in the presence of Finns. Alma knew both Russian, German and Swedish, as well as Finnish, which, however, she shared with only a few intimates. These included Lydia Kataja, a distant niece, who also became a neighbor when the couple moved into an apartment in the residential area of Öljumäki. Alma had never been "a talent with pots and pans in the kitchen"-Lydia soon noticed this and began to help the Klee family with household chores. In 1927 Alma got the job she wanted at the Swedish language school in Kuusankoski and became a teacher of drawing and calligraphy. The artistic nature and excellent skills of Tant (Aunt) Alma, a nice and good teacher "who speaks Swedish with a slight Russian accent," were greatly appreciated by those who studied with her. In her spare time she participated in the activities of the paper mill club, painting elaborate backdrops for masquerade parties and other events that require stage sets. Curiously, during her twenty-four years of teaching, she never mentioned her time in St. Petersburg or her prestigious design work at Fabergé. In 1952 Alma and Nikolai moved from Kuusankoski to Helsinki, where Nikolai died in 1960. Quickly Alma's health also began to falter. In particular it was her eyesight that deteriorated so that she was unable to write or work with her hands. Finally, at the age of 83 she was admitted to Helsinki Hospital. She still wore the gold bracelet on her left wrist, that same gift from her uncle that the Russian customs officer had unsuccessfully tried to remove from her in 1921. Since the rule in the hospital did not allow jewelry to be worn, the nurses called the janitor, who succeeded in forcing the defective clasp on the bracelet, and so Alma lost the last memory of her youth.
![]() |
Alma Pihl died at the age of 87 in the summer of 1976 and was buried in Hietaniemi Cemetery in a family plot. Until the last she was left with Lydia, who had become a trusted friend and had lived as the couple's adopted daughter since the 1940s. It was to her, shortly before her death, that Alma told about her life in Russia. Around the 1980s a former student of Alma's, Maj-Britt Paro, made this story public through newspaper articles. Later Ulla Tillander-Godenhielm, great-granddaughter of another purveyor to the Russian imperial court, St. Petersburg goldsmith Alexander Tillander, became interested in Alma's career. The scholar has reconstructed and recounted the incredible story of the Fabergé maker in a documentary, also making use of Lydia's testimony. What remains of this talented woman? During her short career before the Russian Revolution of 1917, Alma Pihl designed about two thousand valuable objects. In her teaching period, however, she painted many educational panels for her schoolchildren, now preserved in the Kouvola City Museum in Poikilo. Twenty-first-century girls and boys from Svenska Skolan, the Swedish-language institute in Kuusankoski, also know Alma Phil well - copies of her drawings are in the school, and every year in May, during a spring walk, the young students visit her old home.
Where are the most precious products of her imagination today? In the early 2000s, during an international art auction, a Qatari sheikh paid nearly ten million dollars for the Winter Egg, which has since been owned by the Qatar Museum Authority. The cross-stitched egg, on the other hand, is part of the Crown of England's collection. The sketches of Albert Holmström's production (1909-1915) are collected in two albums that also include Alma's designs and can currently be found at number 14 Grafton Street, a side street in London's Mayfair district, in the small Wartski store, which also has the most important collection of Fabergé objects, collected for generations by this Russian refugee family... but that is another story.