ITALIA – Donne illustri al Monumentale di Torino



6_Isa Bluette

“Una città nella città, un museo a cielo aperto. Un luogo magico in cui perdersi per ore ad ammirare opere d’arte eccezionali e antiche fotografie in bianco e nero e in cui fantasticare sulle storie della gente che fu leggendo le prolisse epigrafi ottocentesche. Uno spazio protetto dalla frenesia della quotidianità, dove poter riflettere anche sul senso della nostra vita.” Così in www.lacivettaditorino.it viene presentato il Cimitero Monumentale di Torino, in cui sono seppellite anche molte persone illustri legate alla città.

A Torino non esiste un vero e proprio Famedio, un “tempio della fama”, come quelli che esistono a Milano, Genova, Bologna, Barcellona e in altre città. C’è però un’area che il Comune di Torino ha dedicato ad alcuni personaggi considerati benemeriti della città: nessun monumento elaborato, solo lapidi tutte uguali di marmo bianco con sobrie iscrizioni commemorative. Qui, insieme ai nomi dei grandi uomini che hanno dato lustro alla città, ci sono anche due nomi femminili.

Uno è quello di Paola Lombroso Carrara, figlia del celebre iniziatore della criminologia, che è sepolto accanto a lei come il marito Mario Carrara, medico e stretto collaboratore del suocero. Paola nacque a Pavia, ma visse a Torino e fu scrittrice, giornalista e soprattutto pedagogista, perché concentrò il proprio interesse sul mondo dell’infanzia, sulla psicologia e sulla letteratura infantile. Fu l’ideatrice di un giornale dedicato ai bambini, il Corriere dei Piccoli, che fu inaugurato nel 1908 ed ebbe una lunga fortuna editoriale. I lettori meno giovani certo non possono avere dimenticato Sor Pampurio, Bonaventura e la Tordella… La scrittrice vi collaborò con lo pseudonimo di Zia Mariù. Ma, oltre al Corriere dei Piccoli, realizzò a favore dell’infanzia, soprattutto quella meno fortunata, altri importanti progetti come le Bibliotechine rurali, per diffondere la lettura nelle campagne, fra i figli dei contadini. Una bella figura di donna che giustamente la Città di Torino ha voluto onorare.

1_Paola Carrara Lombroso

Foto 1

L’altro nome femminile, in questo spazio, è quello della scrittrice Dina Rebaudengo. Era nata a Palermo, ma agli inizi degli anni Sessanta si trasferì a Torino, dove si dedicò con passione allo studio della realtà locale e alle ricerche d’archivio, pubblicando numerosi libri sulla città in cui viveva e che amava; la sua è stata una ricerca storica condotta con scrupolo puntiglioso, ma attenta anche alle curiosità. Le è stata intitolata la sala conferenze della Biblioteca Civica Italo Calvino, a Torino.

2_Dina Rebaudengo

Foto 2

Nella zona più antica del Monumentale una grande croce di marmo scuro indica il luogo dove riposa AmaliaGuglielminetti. Era nata a Torino nel 1881 e vi morì nel 1941, per le conseguenze di una caduta mentre fuggiva nel rifugio durante un bombardamento aereo. Poco tempo prima aveva scritto le sue ultime volontà: la costruzione di una tomba a piramide con l’iscrizione “Essa è pur sempre quella che va sola” e l’istituzione di un premio letterario a suo nome. Ma entrambi i desideri non sono stati esauditi. Personaggio atipico nella buona società torinese del tempo per gli atteggiamenti anticonformistici che amava esibire, fu autrice di una raccolta di versi abbastanza famosa nei primi anni del Novecento; poi scrisse una serie di romanzi poco fortunati, per venire infine dimenticata già in vita ed essere ormai citata dagli storici della letteratura quasi esclusivamente per via della sua infelice relazione sentimentale con Guido Gozzano. Torino però non l’ha dimenticata e le ha dedicato una via.

3_Amalia Guglielminetti

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Carolina Invernizio è stata fra le più popolari autrici italiane di romanzi d’appendice tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Era nata a Voghera, ma visse a Torino e alla vigilia della Prima Guerra mondiale si trasferì a Cuneo, dove aprì il suo salotto di via Barbaroux a intellettuali e a personaggi della cultura del tempo, come recita la targa commemorativa posta sulla sua casa cuneese. Pubblicò centinaia di romanzi che ebbero un notevole successo di pubblico, anche se non di critica. Famosa la definizione di Antonio Gramsci che la definì “onesta gallina della letteratura italiana”; tra gli epiteti che le furono affibbiati, va ricordato “la casalinga di Voghera”, da cui avrebbe avuto origine l’espressione oggi divenuta di uso comune. Quello della sua straordinaria fortuna comunque non si può considerare un fenomeno esclusivamente letterario. Da alcuni suoi libri furono tratti soggetti per film muti, ma se ne sono fatte trasposizioni cinematografiche ancora negli anni ’50 e oltre. I suoi romanzi sono stati tradotti e hanno avuto successo anche all’estero, specie in America latina. Forse Gramsci non sarebbe stato d’accordo, ma anche a lei la città di Torino, riconoscente, ha dedicato una via.

4_Carolina Invernizio

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Giuseppina Eugenia Barruero era la “maestrina dalla penna rossa” del fortunato libro Cuore. Indimenticabile personaggio che si è fissato in modo indelebile nell’immaginario di più generazioni, è anonimamente seppellita nella tomba di famiglia, ma il Comune ha fatto apporre una lapide sulla sua casa di piazza Montebello 38, in Vanchiglia, un tempo quartiere popolare della sua Torino.

5_Giuseppina E. Barruero

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Una delle statue funebri più ammirate dai visitatori del Monumentale è in marmo bianco e rappresenta una giovane donna distesa e addormentata. Si trova poco lontano dall’ingresso principale e adorna la sepoltura di una grande stella del varietà degli anni ’20. Teresa Ferrero Navarrini, in arte Isa Bluette, era nata sul finire del secolo XIX in barriera di Milano, una zona popolare della città, e il suo destino sarebbe stato quello di lavorare nella Manifattura Tabacchi, come tante altre ragazze come lei. Ma a sedici anni lei decise di fare il gran salto e scelse il palcoscenico, diventando in breve tempo ricca e famosa. Ora si sta risvegliando l’interesse intorno a questo personaggio, che non solo importò da Parigi la passerella e modi nuovi di intendere il varietà, ma lanciò artisti come Macario, Totò e Milly. Per lungo tempo però la sua città ne ha rimosso la memoria.

6_Isa Bluette

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Carlotta Marchionni è stata l’attrice più famosa della sua generazione. Nacque a Pescia sul finire del secolo XVIII e si spense nel 1864 a Torino, dove aveva lavorato a lungo. Figlia d’arte, iniziò a recitare giovanissima nella Compagnia guidata dalla madre, poi entrò nella Compagnia reale sarda, dove rimase fino al suo ritiro dalle scene. Il particolare nella foto appartiene al monumento funebre che lei fece erigere in onore della madre amatissima, rappresentata sul letto di morte mentre saluta per l’ultima volta la figlia affranta. Maestra di un’altra famosa attrice, Adelaide Ristori, ebbe una parte significativa nel clima politico del Risorgimento piemontese, ma al contrario della sua allieva non è ricordata nella toponomastica di Torino.

7_Carlotta Marchionni

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Nel suggestivo Sacrario dedicato a coloro che caddero durante la Resistenza sono conservati i resti di 1126 persone. Vi sono nomi noti ma anche tanti ignoti, nomi italiani ma anche stranieri, di combattenti che venivano dall’Unione Sovietica, da Austria, Polonia, Iugoslavia, Cecoslovacchia, Francia. Un ricordo è dedicato alle persone deportate e disperse nei Campi nazisti. Tra gli altri, i nomi delle due sorelle torinesi Vera e Libera Arduino. La sera del 12 marzo ’45, insieme al padre Gaspare e altre persone furono prelevate dalla loro casa da elementi delle Brigate Nere e trucidate nei pressi del Canale della Pellerina. Vera, 19 anni, apparteneva ai Gruppi di difesa della donna di Barriera di Milano, Libera era staffetta delle Sap (Squadre di Azione Patriottica).

8_Caduti Resistenza

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Si resta qualche minuto in silenzio, a meditare, di fronte a iscrizioni come questa, dedicata a una partigiana ignota.

Nel Cimitero ebraico, il monumento marmoreo che domina la tomba dove sono tumulati i resti di Paola e Rita Levi-Montalcini ha forme pulite e rigorose. Paola (Torino 1909 – Roma 2000), pittrice, nel 1992 insieme alla gemella Rita ha istituito la Fondazione Levi-Montalcini, per la formazione e l’educazione delle giovani generazioni e il conferimento di borse di studio a studentesse universitarie africane. Rita (Torino 1909 – Roma 2012), neurologa, nel 1986 è stata insignita del Premio Nobel per la medicina per le ricerche che la portarono alla scoperta e all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa. Nel 2001 il Presidente della Repubblica Ciampi la nominò senatrice a vita. Nonostante i prestigiosi riconoscimenti, le alte cariche e le numerose onorificenze ricevute durante la sua lunga vita, la città che le diede i natali e in cui la scienziata compì i primi passi nella ricerca, non ha trovato finora il modo di intitolare un’area di circolazione a una così illustre cittadina.

10_Levi-Montalcini

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