ITALIA – Stampace, tra scienza e religione


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FOTO 1 – STAMPACE

Il centro storico di Cagliari risponde ancora oggi alla conformazione assegnatagli dalle genti pisane, che nel XIII secolo fortificarono Castello e murarono parte dei tre quartieri circostanti. Stampace fu probabilmente l’insediamento più antico e se ne ha notizia a partire dall’XI secolo: la sua rete viaria, a pettine, lascia presumere un impianto pre-medioevale.

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FOTO 2 – STAMPACE PIANTA

Lasciata alle spalle Porta Cristina, si scende da Castello per la passeggiata del Buoncammino e si prosegue sul viale Giussani.  Sulla sinistra, percorrendo via Nicolodi, e a seguire via Ignazio da Laconi, si costeggiano da un lato le facoltà giuridiche dell’Ateneo e  la biblioteca di Scienze Politiche, dall’altro l’Orto botanico e il Museo botanico, inaugurato nel 2008 e diretto dalla dottoressa Cristina Delunas.

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FOTO 3 – STAMPACE  ORTO PANORAMICA

Molti nomi di studiose, prive di riconoscimenti odonomastici, gravitarono intorno all’ateneo di Cagliari tra fine Ottocento e primo Novecento. 
Particolarmente interessante è la loro presenza nelle facoltà scientifiche, in un’epoca che limitava l’immaginario collettivo femminile alle sole discipline umanistiche.
Maria Sacchi fu assistente al Museo di Zoologia e al Gabinetto di Anatomia e Fisiologia comparata nel 1889-90; Lucia Cartasegna, nel 1909-10, fu assistente nell’Istituto di Geometria descrittiva.
Pia Nalli insegnò analisi matematica all’Università di Cagliari tra il 1921 e il 1927. Roma e Palermo le hanno intitolato una strada, ma il capoluogo sardo pare averla dimenticata.
Molte furono le assistenti dell’Istituto matematico negli anni Venti: Silvia Martis, Giorgina Madia, Angelina Cabras, Isabella Biasi, Maria Sole, Anita Testa, Ernesta Porcu Tortrini.
L’Istituto di Mineralogia registrò invece tra le assistenti la studiosa Giulia Martinez. 
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FOTO 4. RITA BRUNETTI

Rita Brunetti, presente nella toponomastica romana ma assente dalle strade dell’isola, diresse l’Istituto di Fisica dal 1928 al 1936. Sue assistenti furono Zaira Ollano e Teresa Mundula Crespellani.

L’Istituto di Geologia, dal 1926 al 1933, si avvalse del contributo di Fanny Fontana, che operò anche nella Stazione biologica con Gina Flores e Iole Bellisai. Quest’ultima fu ricercatrice nella facoltà di Medicina, ove emersero altri nomi femminili: Lombardi, Ferraris, Gennari, Atzori.

In campo giuridico va ricordata Anna Maria Sotgia, autrice di diverse pubblicazioni degli anni Trenta su tassazioni, imposte e finanza tedesca.

L’Orto Botanico di Cagliari sorge su un’area archeologica, compresa tra l’Anfiteatro romano, l’Orto dei Cappuccini e la Villa di Tigellio, che ingloba edifici termali e domus romane; diversi sono dunque i motivi di interesse per una visita: dalle piante tropicali al giardino dei semplici – con le erbe medicinali corredate di notizie su cure e rimedi – dalle cisterne romane alle cave e alle opere idrauliche ad esse connesse.

Per conoscerlo si consiglia una prima visita virtuale sul sito ufficiale (http://www.ccb-sardegna.it/hbk/hbk.htm), segnalando, tuttavia, che vi si ignora l’apporto dato da una grande donna: Eva Mameli Calvino diresse e recuperò l’Orto botanico trascurato durante la grande guerra.

Le fu di aiuto, nella direzione, la studiosa Angela Agostini.

Con loro comparvero nell’Orto le palme, i Pedocarpus neritalia ed Encephalartos ellensteini, l’austaliana Icus magnolioides, la messicana Yucca elephantipes, la marocchina Argana syderoylon; i pini, gli eucalipti e i lecci, che coprivano un tempo tutta l’isola.

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FOTO 5 – EVA

Giuliana Luigia Evelina Mameli Cubeddu, originaria di Sassari, fu la prima studiosa sarda a conseguire la laurea in Matematica all’Università di Cagliari e fu lì che ottenne – dopo la sua seconda laurea in Scienze Naturali, a Pavia, e la ricerca nel laboratorio crittogamico dell’ateneo lombardo – la cattedra di Botanica.

Eva è stata una scienziata rigorosa e meticolosa, la cui vita fu legata principalmente alla ricerca su muffe e funghi delle piante.

Antifascista e anticlericale, fu forse un po’ austera e rigida, tanto nel lavoro quanto nella vita familiare.

 Di lei scrive suo figlio Italo:

Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva; cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva.

La sua figura, intrappolata spesso nel ruolo materno del grande scrittore, solo recentemente è uscita dal cono d’ombra grazie all’attenzione mostrata dagli atenei dell’isola, che le hanno finalmente dedicato meritate giornate di studio.

L’Istituto Tecnico Commerciale di via Sulcis, che pochi anni or sono ricordava nel nome la scienziata, a causa del ridimensionamento scolastico è stato inglobato in altre strutture, perdendone la memoria. La città di Iglesias, invece, le ha dedicato una strada e Sassari le ha intitolato i giardini pubblici di via Tavolara.

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FOTO 6 – ANNUNZIATA

Stampace è il quartiere delle sette chiese tra cui non mancano intitolazioni femminili.

La Santissima Annunziata, in stile neoclassico, si trova all’estremità del corso Vittorio Emanuele. Conserva un’interessante pala d’altare, con un’Annunciazione di primo Ottocento, e un antico dipinto dell’Annunziata, di gusto spagnolo, ritenuta miracolosa e collocata nella sagrestia. Nostra Signora del Carmine, ricostruita nel dopoguerra sui resti di una chiesa gotico-catalana, si trova invece in viale Trieste, nella parte bassa di Stampace.  Non resta traccia della chiesa di Santa Margherita, ormai sepolta sotto la strada che collega Castello con piazza Jenne.

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FOTO 7 – SANT’ANNA

La collegiata di Sant’Anna, in stile barocco piemontese, è il principale edificio di culto del quartiere. Situata nella parte più alta di Stampace, è caratterizzata da un’imponente scalinata, due campanili e tre cupole.

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FOTO 8 – SANTA RESTITUTA

A breve distanza, costeggiando il fianco sinistro della collegiata, s’incontra il complesso rupestre di Santa Restituta, frequentata dall’età romana sino alla seconda guerra mondiale,durante la quale venne utilizzata come rifugio antiaereo.

 La cripta, in parte naturale, in parte scavata nella roccia calcarea, è costituita da un grande ambiente centrale, collegato all’esterno da due rampe di scale, e da stanzette e cunicoli che raccolgono gesti di devozione, leggende e pagine di storia.

Tra le tante, si racconta che in cripta rotolassero nella polvere i bambini per essere liberati dal vaiolo.

In essa si venerava la martire di origine africana, le cui reliquie approdarono sull’isola intorno al V secolo. Nel XVII secolo Restituta si trasformò in una figura locale, madre di sant’Eusebio.

Le pareti ipogee erano decorate con dipinti, di cui si conserva un frammento del XIII secolo. Sull’altare maggiore è collocata la statua marmorea di Santa Restituta, mentre in quello minore erano accolti i simulacri delle Sante Giusta, Giustina ed Enedina. 

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FOTO 9 – piazza SANTA RESTITUTA

 L’omonima stradina, che da via Azuni conduce alla piazzetta della chiesa e prosegue parallela alla via dell’Ospedale, era chiamata un tempo S’Arruga de Is Barbarixinus, perché vi alloggiavano i mercanti provenienti specialmente da Aritzo per vendere castagne, legna e neve per fare il gelato in estate detto Sa Carapigna.

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 FOTO 11 – via SANTA RESTITUTA