L’arte della cura, da Trotula a Florence


1.Salerno.Trotula.LZennaro_ridotta

L’arte della cura è stata praticata dalle donne sin dagli albori della civiltà,: incarnata in maghe e streghe, vestali e sacerdotesse, fu raccolta da levatrici, profetesse e guaritrici.

Con l’affermarsi dell’Università e con il relegare del sapere medico all’interno dell’istituzione ufficiale, riescono a resistere e a continuare la professione solo figlie, mogli, vedove di medici; le altre, soprattutto coloro senza istruzione e povere, iniziano a percorrere la strada dell’Inquisizione, oppure scelgono quella della santità e del convento.

1.Salerno.Trotula.LZennaro_ridotta

  1. Salerno. Trotula. Foto di Linda Zennaro

 Trotula, nota anche come Trocta o Trotta, nacque intorno al 1035/40, a Salerno dalla nobile famiglia de Ruggiero. Quel poco che si sa della sua vita è avvolto in un alone di leggenda. Certo è che, grazie al suo stato di nobildonna, poté prima studiare e poi insegnare in qualità di Magistra alla Scuola Salernitana, la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo, antesignana delle moderne università. La Scuola, primo centro di cultura laica, fondata sulla tradizione greco-latina, completata da quella araba ed ebraica, sosteneva il metodo empirico, la cultura fitoterapica e la necessità della prevenzione. Fu proprio que­sto carattere cosmo­po­lita e laico che permise l’ammissione delle donne agli studi. E importantissimo fu il loro apporto, tanto che divennero famose col nome di Mulieres Salernitanae.

L’eccezionalità di Trotula è dovuta anche al fatto di aver lasciato scritto il proprio insegnamento. La sua opera più conosciuta, il De passionibus mulierum curandarum (Sulle malattie delle donne), divenuto successivamente famoso col nome di Trotula Major, è stata pubblicata a stampa per la prima volta nel 1544 ; il De ornatu mulierum (Sui cosmetici) è un trattato sulle malattie della pelle e sulla loro cura, detto Trotula minor.

2.Roma.XVMun,Trotula.Foto BBelotti.2014.ridotta

  1. Roma. Trotula. Foto di Barbara Belotti

Continuando gli studi, Trotula, descritta come bellissima nelle fonti, sposò il medico Giovanni Plateario, ed ebbe due figli maschi che seguirono la professione dei genitori. Le notizie sulla sua vita ruotano intorno ad una data, il 1059, quando il medico Rodolfo Malacorona, reduce dai suoi studi di medicina in Francia, in visita a Salerno, affermando di non aver trovato in città nessuno più esperto di lui nell’arte medica, tranne una sapiens matrona, ci conferma l’esistenza di Trotula. Si sa che curava quanti ne avevano bisogno, ricchi o poveri, prostitute o religiose vio­len­tate, incurante di epidemie di tisi e infezioni. Insegnò alle levatrici le più elementari norme igieniche, e intanto si confrontava con tutte le eccelse menti che frequentavano quel fervido ambiente culturale che era Salerno. Si racconta che al suo funerale nel 1097, data che sembra confermata dai registri delle morti della cattedrale, avrebbe partecipato un corteo funebre di oltre tre chilometri.

3 - imm. libro Trotula

  1. Somministrazione di una pozione di more contro i dolori del mestruo – miniatura da Codex Vindobonensis, Vienna

 Donna medioevale eppure modernissima, femminista ante-litteram, capace per la prima volta di parlare esplicitamente di argomenti sessuali, senza coinvolgervi nessun accento moralistico, elevò la ginecologia e l’ostetricia a scienza medica, affrancandole dalle pratiche delle levatrici del tempo e liberandole dalle superstizioni che portavano ad accettare i dolori del parto e la morte come un destino naturale delle partorienti. Arrivò a proporre consigli per favo­rire le gravidanze o controllare le nascite, per concepire un maschio o una femmina, per simu­lare la ver­gi­nità. Non aveva preconcetti morali neanche su temi delicati come la frigidità femminile o l’impotenza maschile, considerava il desiderio sessuale femminile un fenomeno naturale che, se represso, come nelle vedove o nelle religiose, poteva recare sofferenza e persino malattie. I suoi rimedi sono “dolci” , come erbe e salassi, bagni caldi e infusioni, pozioni, pomate e massaggi al posto di metodi radicali, utilizzati spesso all’epoca. Considerava la prevenzione l’aspetto principale della medicina e riteneva che l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica rivestissero un’importanza fondamentale per la salute. Non ricorse quasi mai all’astrologia, alla preghiera o alla magia, su cui si fondavano allora le pratiche mediche più correnti.     

4 - TrotulaMoneta       

  1. Medaglia in bronzo dedicata a Trotula de Ruggiero – 12 febbraio 1834

Un segno dell’importanza di questa mulier salernitana la riscontriamo nel fatto che venne a lei dedicato il conio di una medaglia di bronzo diffusa a Napoli nel 1834 e conservata nel Museo provinciale di Salerno.

Trotula, prima ginecologa, ma anche prima pediatra: nel De mulierum passionibus offre una serie di ammaestramenti, a cominciare dalle nozioni che riguardano l’individuazione dei segni di gravidanza, la posizione del feto nell’utero, il regime alimentare delle donne gravide. Particolare attenzione è data al momento del parto, per il quale prescrive un’atmosfera serena, lenta e rispettosa del pudore della donna, e consigli su come recidere il cordone ombelicale, tenere il bambino appena nato al caldo, non esporlo in luoghi luminosi, racchiuderlo in fasce affinché le sue membra crescano dritte.

Trotula si interessò anche di malattie comuni come la cataratta, le tonsilliti, disturbi dermatologici e digestivi, e infine di cure estetiche, che per lei non erano un argomento frivolo. Anzi, la bellezza era il segno di un corpo sano in armonia con l’universo. Nel suo trattato, De ornatu mulierum, l’autrice suggerisce pomate ed erbe medicamentose per correggere le rughe sul volto, o le borse sotto gli occhi; dispensa consigli su come eliminare i peli superflui, ridare candore alla pelle, oltre a dare insegnamenti sul trucco.

Vie a lei intitolate sono a Roma, Salerno, Eboli (SA). Trotula Corona è il nome attribuito in suo onore a una formazione esogeologica del pianeta Venere.

5. Salerno_AbellaSalernitana_LindaZennaro

  1. Salerno. Abella Salernitana. Foto di Linda Zennaro 

Tra le personalità di spicco delle mulieres Salernitanae sono tramandati, oltre a quello di Trotula de Ruggiero, anche i nomi di Rebecca Guarna, Mercuriade, Costanza Calenda, Abella di Castellomata. Di quest’ultima, detta Abella Salernitana, non sono note date di nascita e morte, sappiamo solo che fu anche lei una medica attiva nel XIV secolo, e insegnò nella Scuola Medica Salernitana. Pubblicò due trattati: De atrabile (Sulla bile nera), De natura seminis humani (Sulla natura del seme umano). Di queste opere però si è persa traccia e il contenuto non è sopravvissuto fino ai nostri giorni.

Una scuola elementare a Salerno porta il suo nome.

 6. Roma_Fabiola-AndreaZennaro

  1. Roma. Fabiola. Foto di Andrea Zennaro

Gli studiosi concordano sulla presenza di donne tra i medici, sia nel mondo greco che nel mondo latino. E non si tratta solo di levatrici o di donne esperte in rimedi empirici, amuleti e formule di vario tipo. In Latino, come in Greco, medicus ha il femminile, medica. Lo si trova in Marziale, in Apuleio, e nelle epigrafi tombali.

Proprio a una donna, la nobile Fabiola, vissuta nel IV secolo, si deve il primo ospedale, nosokòmion, di Roma, dove non si limitò a fare la “dirigente”, ma assunse mansioni mediche. Nella lettera al marito di lei, Oceano, in occasione della morte di questa sua amica, S. Girolamo così la descrive:

Fu la prima a fondare un ospedale, nel quale ricoverava tutti i sofferenti raccolti per le strade, e accudiva le vittime sfortunate di malattie e di indigenza. […] Quante volte ella si è caricata sulle proprie spalle i lebbrosi! E quanto spesso ha pulito il pus prodotto da piaghe la cui vista gli altri (nemmeno gli uomini) non potevano sostenere. Nutriva i pazienti personalmente, e bagnava le labbra dei moribondi con gocce d’acqua.

Non dobbiamo stupirci che una matrona romana, donna ricca e nobile, s’intendesse di medicina o avesse una certa conoscenza delle erbe: le fonti romane ci informano che già in età classica era un vezzo dell’élite femminile, e delle signore della famiglia imperiale, cimentarsi nella preparazione di composti di erbe, e, soprattutto, di cosmetici e profumi. Una tradizione che sarebbe poi continuata nel mondo altomedievale.

La città di Roma ha dedicato alla nobile Fabiola una strada nel quartiere Gianicolense

 

 7 - Theodosia di cesarea

  1. Teodosia di Cesarea

Andando al mondo cristiano, tra i santi dei primi secoli, e nello specifico tra quelli che si diceva avessero esercitato la professione di medico, troviamo santa Teodosia di Cesarea (Tiro, 289/ Cesarea in Palestina, 307), madre di San Procopio martire e martire anche lei. Dotta in medicina, esercitò l’ars medica e curava pietosamente i malati. Curò le piaghe di dodici matrone prigioniere durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, consolandole con voce ferma e dichiarandosi cristiana anche lei; il prefetto allora la fece rinchiudere in prigione insieme alle altre, con uncini le fece lacerare tutto il corpo, Molte sono le torture che subì questa Santa: fu gettata in mare, fu esposta alle belve, ma ne uscì indenne e infine fu decapitata.

8. ScuolaMedica.Miniatura

  1. Scuola medica. Miniatura

Un testo intero, il Peri tòn giunaikéion pathòn (“Delle malattie delle donne”), conservato tuttora alla biblioteca Laurenziana di Firenze, è opera di una certa Metrodora, della quale non sappiamo altro che il nome, e il fatto che sia forse vissuta a Costantinopoli nel VI secolo. Metrodora conosce bene i maestri di medicina, sia quelli antichi che quelli a lei contemporanei; è una medica vera e propria, e una medica di tutto il corpo, che, all’occorrenza, sa ricorrere anche alla chirurgia, anche se certamente il suo è un approccio empirico. Metrodora non si occupa solo del benessere dell’apparato riproduttivo femminile, ma anche di problemi di stomaco, di febbre, di malaria, di emottisi, di dolori reumatici e traumi, e almeno trenta ricette sono dedicate alla cosmetica e alla profumeria, con ingredienti quali latte, aceto, allume e farina di frumento. Sorprende che si interessi, come farà poi Trotula, anche dei problemi intimi maschili, perfino con ricette afrodisiache a base di erbe e altre per favorire l’erezione.

Questo serve a sfatare anche un altro luogo comune molto diffuso per quanto riguarda il Medioevo: che la sterilità fosse un problema solo femminile. Gli uomini, soprattutto i Longobardi, avevano un autentico terrore dell’impotenza, ritenuta il disonore estremo per un uomo, che poteva costituire perfino causa di divorzio.

Ed eccoci arrivate ai tempi moderni.

9. Firenze.FlorenceNightingale.LauraCiuccetti

  1. Florence Nightingale. Firenze. Foto di Laura Ciuccetti.

Pur essendo nata a Firenze, nel 1820, Florence Nightingale è di nazionalità inglese. È considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, perché fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l’utilizzo della statistica. Inoltre propose l’organizzazione degli ospedali da campo nei fronti di guerra. Nel 1854 prese parte con altre 38 infermiere volontarie (da lei addestrate) alla guerra di Crimea, riuscendo a ridurre le percentuali di mortalità fra i soldati feriti; la sua teoria di nursing è incentrata sul concetto di ambiente, fattore principale nello sviluppo di malattie. Osservando e studiando le condizioni di ricovero e cura dei militari feriti individuò, infatti, cinque requisiti essenziali che un ambiente deve possedere per essere salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce. Per la sua abnegazione durante la guerra di Crimea fu soprannominata “La signora con la lanterna”. Morì a Londra nel 1910.

10 - Florence_Nightingale

  1. Ritratto Florence Nightingale

 Un esempio significativo di quanto fosse essenziale per lei assumere decisioni supportate da fondamenti scientifici è rappresentato dai suoi studi epidemiologici sui reparti di Ostetricia. I risultati di questi studi, evidenziando un tasso di mortalità maggiore per le partorienti in ospedale rispetto alle donne che partorivano in casa, determinarono la chiusura di questi reparti. Anche gli studi sulla mortalità infantile delle popolazioni aborigene nelle colonie britanniche impegnarono a lungo la studiosa, che mal sopportava l’idea che questi bambini dovessero morire con una frequenza doppia rispetto a quelli di pari età che vivevano in Inghilterra.

La leadership di Nightingale deriva fondamentalmente dalle sue conoscenze. È soprattutto attraverso l’uso della statistica che ha ottenuto grandi risultati: il modo di costruire gli ospedali, di organizzare i reparti di ostetricia, di gestire le caserme cambiò grazie a lei ed al suo amore per il ragionamento, alla sua capacità di mettere in discussione le ipotesi e di porre grande attenzione al processo di raggiungimento delle conclusioni.