I Castelli Romani: Grottaferrata e Frascati - Le vie delle donne

Cresciuta sulle pendici dei Colli Albani, tra i resti di ville romane dislocate lungo la via Latina, Grottaferrata, elegante, raffinata, dotta, registra la più alta concentrazione di biblioteche e il più elevato reddito pro capite dei Castelli romani. L'Abbazia di San Nilo, che ha ospitato la sede comunale, ha portato cultura e potere al luogo fin dal secolo XI e conserva ancora oggi manoscritti, incunaboli e cinquecentine di grande valore. Oltre 100.000 volumi risiedono stabilmente tra gli scaffali di Santa Maria di Grottaferrata e del collegio francescano di Squarciarelli conferendo alla cittadina la speciale menzione di “città del libro”.

Frascati Poco visibili le donne nella toponomastica locale: Maria Gabriella dell’Unità, Sant’Anna e Suor Giuseppina Vannini sono le uniche intitolazioni femminili delle strade, contro i 66 odonimi maschili ivi presenti. A Frascati l’indice di femminilizzazione sale leggermente, passando dal 4,5 al 4,9%: le strade raddoppiano (416), le intitolazioni maschili triplicano (181) e anche le targhe femminili salgono a 9, di cui 6 strettamente legate alla sfera religiosa.

Anche Frascati, alle porte della capitale, ha visto sorgere sulle sue colline numerose ville residenziali, ma si tratta per lo più di edifici di rappresentanza e di soggiorno estivo dell’aristocrazia romana. Se ne contano una dozzina in buone condizioni nel circondario, molte delle quali visitabili: quando si legge la loro storia, zeppa di principi, nobili e cardinali, ci si chiede dove siano finite le donne. Dove si nascondono le Torlonia, le Ludovisi, le Borghese, le Altemps, le Colonna, le Aldobrandini, le Lancellotti, le Pamphili, le Falconieri, le Rufini, le Boncompagni che le abitarono e le curarono? Assenze che dirompono in un silenzio assordante.

di Maria Pia Ercolini

 

 

I giardini secondo le donne

Diverse volte in questi articoli abbiamo sottolineato il legame esistente tra i Castelli Romani e Roma. Sia nell'epoca arcaica con donne reali e personaggi femminili mitologici, sia in epoche più moderne, quando donne più consapevoli si sono battute per realizzare i loro desideri e i loro diritti. Ancora oggi, Grottaferrata e Roma sono legate dalla caparbietà e dalla passione di una donna. Si tratta di Mary Galey, nata in Pennsylvania nel 1884. Appartiene ad una classe sociale benestante e colta e la sua formazione è quella tipica delle ragazze di buona famiglia di quel tempo. La sua istruzione si completa grazie ai viaggi in Europa: Parigi, Venezia, Roma diventano le mete obbligatorie alla ricerca delle radici culturali dell'Occidente. A Roma conosce il conte Giulio Senni. Si sposano a New York nel 1907. Si trasferiscono a vivere a Grottaferrata, a villa Senni. Nei giardini di questa villa Mary vede consolidarsi la sua passione per la natura, l'interesse per la botanica, l'attrazione per i fiori, le rose in particolare. Affascinata dal roseto del parco di Bagatelle a Parigi, Mary s’impegna a fondo per realizzare un giardino simile: un roseto con particolare valore artistico e botanico.

Quando nel 1924 dona al comune di Roma le prime rose del suo giardino di Grottaferrata, non si scoraggia davanti all'incomprensione. Le sue rose sono poste nelle aiuole del Pincio dove, se fanno da bellissimo contorno al gioco dei bambini e alle passeggiate dei romani, perdono il loro valore di sperimentazione botanica. Mary preferisce che le rose le vengano restituite o che siano bruciate piuttosto che la sua esperienza venga sottovalutata e catalogata come l'hobby di una nobile signora che non ha altro da fare. Sarà il principe Boncompagni Ludovisi, governatore di Roma dal 1928 al 1935, a darle più spazio. Mary Galey Senni può vedere la nascita del primo roseto comunale di Roma, nel 1932, sul Colle Oppio. Organizza poi il Premio Roma per le nuove varietà di rose e diffonde all'estero l'importante manifestazione, rappresentando l'American Rose Society nella Giuria di cui fa parte fino al 1954. Appassionata ed esperta botanica, organizzatrice culturale, vede il suo roseto distrutto dalla guerra e ricostruito sull'Aventino in un luogo particolarmente significativo: Tacito infatti racconta che i floralia, riti in onore della dea Flora, si svolgevano nel vicino Circo Massimo; inoltre la zona dell'Aventino su cui è posto il roseto era stata fino al 1934 sede del cimitero ebraico. Quasi un segno del legame tra la storia sacra, dolorosa e misteriosa del genere umano e il tentativo di dare un senso al nostro esistere, partendo da ciò che ci appassiona. La guerra colpisce anche il suo giardino di Grottaferrata: Mary vende la villa e costruisce una nuova dimora con un giardino altrettanto splendido che le sopravvivrà. Non sopravvive, però, il suo ricordo nella toponomastica di Grottaferrata.

Anche Frascati ci colpisce con un'assenza, forse più significativa accanto a tante interessanti presenze femminili nella sua toponomastica. Probabilmente anche Letizia Bonaparte, Lucrezia della Rovere, Flavia Domitilla e le vie a loro dedicate assumerebbero un altro valore simbolico se accanto ad esse vi fosse una via per George Sand che considerava Frascati un paese di una bellezza indescrivibile, di cui non poteva dar conto con le parole, nemmeno lei, scrittrice anticonformista, tanto da scegliere uno pseudonimo maschile per pubblicare più liberamente i suoi scritti; appassionata della natura e curiosa dell'anima umana. Lucrezia della Rovere, agli inizi del 1508, aveva ricevuto in vicariato la città di Frascati da suo zio papa Giulio II in cambio dei servigi offerti da suo marito Marcantonio I Colonna alla corte papale. E lei aveva contribuito a rendere la cittadina un centro famoso, popolato da personaggi di spicco e di cultura. Un diffuso gusto artistico, natura incontaminata, giardini e ville antiche troverà a Frascati nel 1855 nel suo secondo viaggio in Italia Amantine Aurore Lucile Dupin (vero nome di George Sand), spinta dal desiderio di ritrovare sé stessa, affranta per la perdita della nipotina. Il saggio “I giardini in Italia” e il romanzo “La Daniella” sono entrambi ambientati a Frascati. A Villa Aldobrandini la scrittrice ritrova la sua forza quando vede, nel giardino, la natura e la persona entrare in relazione con un rapporto vitale ed equilibrato. Nella Villa della Rufinella rimane colpita dal modo in cui i nomi di scrittori classici e famosi poeti sono ricordati con monumentali iscrizioni di bosso. Ma soprattutto è stupita di trovare nella “terra papale” i nomi di Voltaire e Rousseau, alle cui idee lei stessa si era formata. Amante della natura, in cui vede il riflesso della libertà, Sand è anche un'appassionata fautrice della libertà espressiva, soprattutto delle donne. Ha costruito per sé una vita ricca, cercando di liberarsi degli schemi sociali e al suo ritorno in Francia scriverà molti altri testi interessanti. Nel suo viaggio nella campagna romana, dunque, ha veramente ritrovato la forza, sia come energia vitale che voglia di scrivere. Ora dobbiamo noi trovare il modo di apprezzare la sua spregiudicata libertà, ad esempio dedicandole una via proprio nei luoghi che le furono così graditi.

di Mary Nocentini