Le prime donne di casa Medici – I

Piccarda, Contessina e Ginevra: le prime donne di casa Medici

Da poco tempo è terminata la messa in onda su Rai 1 dal 18 ottobre 2016 di ”I Medici”, i signori di Firenze”  una serie televisiva anglo-italiana, di produzione internazionale, creata da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer, e diretta da Sergio Mimica-Gezzan.

La serie, in questa prima stagione (pare ce ne sarà una seconda, continuazione della prima, visto l’alto gradimento ottenuto) si è concentrata sull’origine delle fortune della famiglia Medici, che si muovono dal capostipite, Giovanni Bicci dei Medici, e si concentrano sulla figura  di Cosimo (detto in seguito il Vecchio per distinguerlo da altre figure della famiglia che gli succedettero).

Conoscere la dinastia de  Medici ( che si è estinta nel 1743 con Maria Ludovica dei Medici) per molti italiani è stato del tutto nuovo e sconosciuto. Per altri un rinfrescarsi le lontane memorie scolastiche.

La serie però, concentrata sulle figure maschili, ha trattato  poco quelle femminili, non perché non esistessero donne di rilievo, che invece  erano spesso collante tra le varie dinastie di nobili e di commercianti, ma perché non se ne parlava dottamente. Da ciò è nata l’esigenza di esplorare il mondo femminile dei Medici, su queste pagine

 

Piccarda, Contessina e Ginevra: le prime donne di casa Medici

Come spesso succede la memoria femminile resta nelle zone d’ombra delle grandi famiglie. Anche se esistono strade dedicate ai Medici, ai Bueri e ai Bardi, Piccarda, Contessina e Ginevra non hanno intitolazioni urbane.

Firenze 1386: la città toscana è in vivace fermento sia nella vita politica che nelle attività artistiche.
Il potere si sta lentamente concentrando nelle mani di poche famiglie di mercanti e banchieri, la torre di Giotto svetta imponente sulla piazza del Duomo e la chiesa di Santa Maria del Fiore ha ancora una grande cavità priva di copertura, là dove si innalzerà la cupola di Brunelleschi.
Proprio quell’anno si celebra un matrimonio fondamentale per le sorti future: Giovanni di Bicci de’ Medici sposa Piccarda Bueri. Piccarda nasce a Verona intorno alla metà del Trecento nella nobile famiglia Bueri originaria di Firenze: è giovane, bella, intelligente e, come vogliono le tradizioni, dedita alla cura della famiglia.

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Giovanni, al contrario, non è ricco e nemmeno un esponente di spicco della politica, semplicemente è immatricolato all’Arte del Cambio e lavora nella filiale del Banco di Roma del parente Vieri di Cambio.
Il matrimonio con questa giovane donna di diciotto anni è una vera rampa di lancio che consente all’intraprendente banchiere di divenire socio del Banco grazie all’investimento di 1500 fiorini ricevuti in dote dalla moglie: è questa la base della ricchezza e del conseguente potere della famiglia Medici.
La buona sorte di una stirpe tanto illustre e famosa è indissolubilmente legata, quindi, a questa figura femminile.
Il matrimonio è toccato dalla buona fortuna. La giovane coppia si trasferisce in un’abitazione vicino al Duomo e, mentre la ricchezza derivante dall’attività di banchiere aumenta, nascono due eredi maschi, Cosimo e Lorenzo, coloro che daranno vita ai due rami della famiglia Medici, riunitasi in seguito nel Cinquecento con un nuovo matrimonio.
Piccarda non si limita unicamente alla cura della casa e degli affari domestici, ma aiuta costantemente il marito alla gestione del banco sostituendolo quando è in viaggio per affari, contribuendo ad accumulare ingenti fortune senza tuttavia occuparsi degli affari politici, come faranno altre donne di casa Medici.
Di nobile discendenza, dotata di una bellezza straordinaria, devota, abile ospite, elegante signora della suntuosa casa in via Ricasoli: è il parziale ritratto di questa donna straordinaria, tanto affascinante quanto abile nell’affiancare il capostipite della casa, così come ci viene delineato da Marsuppini, poeta, retore e amico di Cosimo e Lorenzo, nella lettera consolatoria scritta per la sua morte.
Sebbene l’elogio della defunta sia sottoposto alle regole e ai tòpoi di genere, come i paragoni con le figure classiche del mito impongono, tuttavia è un prezioso documento per far conoscere una figura di cui altrimenti si saprebbe poco altro.
cristofano_dellaltissimo_attr-_contessina_de_bardiPiccarda esce di scena nell’aprile del 1433 e riposa accanto alle spoglie di Giovanni, scomparso qualche anno prima, in un sarcofago impreziosito dalle sculture di Donatello nella chiesa di S. Lorenzo a Firenze.
Il ritratto di Piccarda come donna forte e determinata, con cui può essere difficile reggere il confronto, non scoraggia Contessina de’ Bardi quando sposa nel 1416 Cosimo, il maggiore degli eredi Medici.
Un matrimonio anche questo di grande prestigio perché la famiglia Bardi è conosciuta non solo a Firenze ma in tutta Europa, anche se la loro ascesa come banchieri e mercanti si è arrestata dopo la grossa perdita di denaro prestato al re di Inghilterra Edoardo III e mai avuto indietro.
La figlia del conte di Vermio Alessandro Bardi e di Camilla Pannochieschi nasce nel 1391 o 1392 e le viene dato il nome di Lotta, anche se tutti la chiameranno Contessina in onore di un’altra figura femminile di forza straordinaria, Matilde di Canossa, artefice dell’umiliazione dell’imperatore Enrico IV. Un nome importante che la ragazza sa mantenere alto, affrontando con coraggio le fortune e le sventure che toccheranno al marito scelto per lei.
Come la suocera, Contessina non si tira indietro nel gestire il Banco fiorentino, che sotto la guida di Cosimo si è espanso in tutta Europa, come lei non si interessa degli affari politici, anche quando per un breve periodo il marito, nel 1433, è costretto ad andare in esilio.
Ormai la famiglia Medici ha raggiunto un grande potere e ha creato, tramite abili strategie matrimoniali, una vera e propria rete di alleanze politiche tra le famiglie fiorentine: sarà proprio Contessina a gestirne i rapporti. Conosciamo gli interessi, le preoccupazioni e i sentimenti della donna grazie ai suoi carteggi giunti fino a noi: ne emerge una figura dedita alla famiglia, una madre affettuosa e generosa con i figli, Piero e Giovanni, ma anche esigente affinché gli eredi siano in grado di mantenere alto il nome che Cosimo sta guadagnando.
Contessina entra in contatto con i grandi personaggi umanistici del tempo protetti dal marito e che allevano i suoi amati figli: si tratta di figure del calibro di Donatello, Marsilio Ficino, Michelozzo e molti altri. Nella sua vita non mancano dispiaceri grandi e piccoli, affrontati con coraggio e senza piegarsi. Con un’abile mossa accoglie e fa educare insieme ai propri figli Carlo, che Cosimo ha avuto con una schiava circassa. Sopporta la perdita del nipote Cosimino prima e la scomparsa del figlio minore Giovanni poi, nel 1463, sul quale erano state riposte le grandi speranze della famiglia. Infine il lutto, l’anno dopo, per la morte di Cosimo.
lucrezia-tornabuoniContessina si spegne nel 1473, circondata da tutta la famiglia che ha sempre mantenuto unita, lasciando il posto ad altre due donne, le mogli dei figli, Lucrezia Tornabuoni e Ginevra degli Alessandri. Quest’ultima, sposatasi con Giovanni nel 1453, ha una biografia povera di notizie. Proviene anche lei da una nota famiglia fiorentina, i primi anni del suo matrimonio non sono particolarmente felici ma, come era destino a quel tempo, si dedica al marito soprattutto quando la sua salute inizia a peggiorare.
Il ruolo subordinato delle donne, anche quelle potenti, si vede proprio nella sua storia: con la morte del marito e dell’unico figlio si conclude questo ramo della famiglia e su di lei cade l’oblio.
Scomparsa dalla scena famigliare Ginevra, rimane a gestire le sorti della casata Lucrezia, moglie di Piero e madre del noto Lorenzo il Magnifico. Ma questa è tutta un’altra storia.

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