SOPHIE TAEUBER ARP

La prima donna sulle banconote svizzere

Davos, 19.01.1889 -  Zurigo, 13.01.1943

In suo onore troviamo Sophie Taeuber Strasse a Zurigo, Sophie Taeuber Arp Weg a Berlino, Rue Sophie Taeuber Arp a Strasburgo.

 

Il cappello a calotta in testa, come prescriveva la moda femminile, lo sguardo sicuro rivolto in avanti: così appare, sullo sfondo verde del taglio da 50 franchi svizzeri, Sophie Taeuber Arp, la prima donna elvetica ad essere raffigurata su una banconota. Lo ha meritato pienamente questo onore Sophie, una delle più significative artiste d’avanguardia della prima metà del XX secolo. Presentarla nella sola veste di “pittrice” è riduttivo, perché è stata anche ballerina, scenografa, costumista, scultrice, designer, stilista, architetta d’interni, specialista di materie tessili e docente di tessitura e ricamo. E ancora: Sophie Taeuber è stata fra le anime del Cabaret Voltaire, dove vide la luce il Dadaismo, una vera pioniera dell’arte astratta del Novecento che cercò di mettere sullo stesso piano le arti cosiddette “maggiori” e le arti “minori”, ribaltando consuetudini  culturali molto radicate.
Nata a Davos il 19 gennaio del 1889, a partire dal 1904 frequentò a San Gallo un istituto privato per il disegn, la creazione e la progettazione, passando tre anni dopo alla Zeichnungsschule dell’Industrie - und Gewerbemuseum nella stessa città. Negli anni Dieci la sua formazione proseguì in prestigiose scuole d’arte applicata a Monaco di Baviera e ad Amburgo, riuscendo ad arricchire ulteriormente il suo già brillante talento artistico. Rientrata in Svizzera, nel 1916 fu nominata docente di disegno tessile allo Schweizerische Werkbund di Zurigo, città che in quegli anni si stava trasformando in uno dei centri più interessanti per le avanguardie del primo Novecento. Frequentando il Cabaret Voltaire, dove si esibiva come ballerina e dove realizzava anche le scenografie per gli spettacoli, conobbe Hans Arp, cofondatore del Dadaismo e suo futuro marito. Il loro fu un vero sodalizio, una comunanza di vita artistica, spirituale e affettiva lunga una vita intera che non ha prodotto, però, gli stessi riconoscimenti. È spesso capitato alle grandi artiste di rimanere chiuse all’interno di una “barriera di silenzio” capace di far svanire in breve tempo la loro memoria. Il percorso artistico e professionale di Sophie Taeuber Arp è rimasto a lungo nascosto nel cono d’ombra del celebre marito, il suo talento lasciato in una posizione subordinata, costretto in una marginalità dovuta in parte anche alle ricerche sulle arti decorative, ritenute meno prestigiose.  Eppure il suo lavoro in quel campo è stato significativo per i movimenti d’avanguardia del primo Novecento, le sue creazioni di tessitura e ricamo sono state fondamentali punti di partenza per le ricerche pittoriche, oltre a costituire, per la coppia Taeuber Arp, un sicuro apporto finanziario per la vita quotidiana.
Il linguaggio astratto di Sophie è stato caratterizzato, negli anni, da forme chiare, sobrie, pure, senza alcun riferimento o suggestione verso elementi naturali: linee, rettangoli, quadrati, triangoli, cerchi, angoli retti, accompagnati da accordi cromatici armonici. Ma l’arte astratta, logico approdo di un cammino nato nelle arti applicate, non le fece dimenticare il mondo delle arti decorative. Nel 1918 realizzò per l’opera di Carlo Gozzi Il re cervo la scenografia e le marionette, figure stilizzate vivacemente decorate con le articolazioni e i meccanismi a vista che, a distanza di decenni e a dimostrazione del loro alto valore, hanno ispirato la collezione e la campagna pubblicitaria della casa di moda Fendi per l’autunno/inverno 2015-2016.
Nel 1927, dopo essersi trasferita in Francia con il marito, le fu affidata la ristrutturazione e la decorazione interna del Cafè- dancing Aubette a Strasburgo. Fu un progetto ambizioso, di grande rilevanza, e Sophie si fece affiancare dal marito e dal pittore architetto olandese Theo van Doesburg. Con i compensi ricevuti per l’incarico della cosiddetta “Cappella Sistina dell’arte astratta”, andata in seguito distrutta, Sophie Taeuber e Jean Arp acquistarono un terreno a Clamart - Meudon, non lontano da Parigi, sul quale fu costruita la loro abitazione- studio progettata dalla stessa Sophie che realizzò anche i mobili.
Durante la permanenza a Parigi, la pittrice svizzera si unì al gruppo artistico “Cercle et Carré”, partecipando alla mostra nel 1930 insieme a molti giganti della avanguardia europea come Mondrian, Kandinskij, Pevsner, lo stesso Arp; dal 1932 al 1936 fu vicina al gruppo “Abstraction - Création” e ne condivise i linguaggi e le ricerche non figurative. Fondò nel 1937 la rivista “Plastique”, che venne pubblicata per soli due anni, diventandone redattrice e dedicandosi anche alla impostazione grafica. Nel 1938 le sue opere furono esposte a Parigi, all’Exposition intemational du Surrealisme, e a Londra, all’Exposition of Contemporary Sculpture della galleria Guggenheim Jeune. In quegli stessi anni il costante e saldo sodalizio con il marito la portò a realizzare opere in legno come “Scultura matrimoniale” e “Wegweiser”, oltre alla serie dei disegni denominati “a quattro mani”.
Nel 1940 l’occupazione nazista di Parigi cancellò qualsiasi prospettiva di libertà, Sophie e Jean decisero di trasferirsi a Grasse, nel sud della Francia, dove restarono fino al 1942, cercando in ogni modo di partire per gli Stati Uniti d’America. L’ultimo spostamento, nel mese di novembre, ebbe come meta Zurigo, dove la neutralità svizzera poteva garantire la salvezza. Furono le ultime settimane di vita dell’artista. Nella notte tra il 12 e il 13 gennaio del 1943 Sophie Taeuber Arp morì per le esalazioni di monossido di carbonio.
È rimasta sconosciuta ai più fino all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo, quando una retrospettiva organizzata dal MoMA di New York le ha restituito visibilità e notorietà internazionale. Sue opere sono conservate al MoMa, al Centre Pompidou di Parigi, al museo Kröller-Müller a Otterlo in Olanda, al museo Correr di Venezia e in altre istituzioni pubbliche e private.

 

Barbara Belotti

Fonti: 

Ann Sutherland Harris, Linda Nochlin, Le grandi pittrici 1550-1950, Milano, Feltrinelli, 1979 (1° ed. New York 1976)
Lea Vergine, L’altra metà dell’avanguardia, Milano, Gabriele Mazzotta editore,1980, pp. 201-203
Nancy G. Heller, Women artists.
An illustrated history, Abbeville Press Publishers, 1987, pp. 132-133
Martina Corgnati, Artiste.
Dall’impressionismo al nuovo millennio, Milano, Bruno Mondadori, 2004, p. 45
http://correr.visitmuve.it/it/mostre/archivio-mostre/jean-arp-sophie-taeuber-arp-dada-e-oltre/2011/10/4823/sophie-taeuber-arp/
http://www.aargauerkunsthaus.ch/fileadmin/user_upload/Medienmitteilungen/Comunicato_stampa_Sophie_Taeuber-Arp_agosto2014.pdf
http://www.swissinfo.ch/ita/dall-oscurit%C3%A0-alla-banconota-da-50-franchi/40852498
http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I21964.php