Tracce arabo-musulmane nella toponomastica siciliana

Tracce arabo-musulmane nella toponomastica siciliana

 

Nella ricerca appena iniziata non ci si aspetti di scoprire vie e piazze intitolate a protagoniste dei secoli di presenza musulmana in Italia, dalla Sicilia all'emirato di Bari alle contrade della Calabria, Campania fino nell'Alto Lazio, e molto oltre.
L’immaginario esotico nelle strade delle città italiane si limita a evocare inesistenti magici orienti ed evanescenti Sherazade narranti, favolose quanto mendaci Mille e una notte o mitiche Aide e Cleopatre d’Egitto!
Invece lungo tutto l'arco della penisola città, borghi contrade castelli, fonti dai nomi significativi per arabiste e islamiste, testimoniano di una presenza stabile e continua non solo di predazioni e scorrerie, ma di scienziati eruditi e dotti, uomini e donne che seppero offrire il loro contributo alla corti normanne e aragonesi nei secoli successivi.

Prima che nei nomi dei luoghi, la stessa conformazione e la storia urbanistica delle città mediterranee ne è segno visibile. Il mare nostrum mantiene la sua caratteristica di catalizzatore culturale nell’Africa del Nord come nel Sud dell’Italia e le molte città di fondazione antichissima mostrano il loro costante e comune carattere fenicio, greco romano, e nel Medioevo, arabo.
Le città mediterranee, nella loro configurazione tipica che riconosciamo anche senza troppe difficoltà ancor oggi, sono composte da una cittadella (per la città araba medina) molto compatta, circondata da alte mura e dominata dalla casbah o rocca, vero centro politico e religioso, con il campanile o il minareto e chiesa o la moschea più importante.
Si ritrova questa dimensione urbanistica lungo le strade strette e tortuose di mercati suq o bazar, a seconda della lingua lì parlata, nei quali tutti i mestieri, di radicata tradizione familiare, risultavano concentrati in una determinata strada. Algeri, Casablanca, Palermo, Caserta vecchia, le immagini di tanti luoghi familiari balzano ai nostri occhi, un lungo elenco dal nord al sud del Mediterraneo.

Non fu solo e sempre pacifica la relazione tra le sponde del Mediterraneo. Le numerose scorrerie e rapine sulle coste dei pirati saraceni che terrorizzavano le popolazioni hanno lasciato tracce stavolta in negativo nelle contrade settentrionali e meridionali ove si ricordano nella cultura popolare e nei nomi delle giovani rapite o vittime dei feroci mori, turchi, berberi, predatori che in molte terre razziarono e portarono terrore.

In generale, le località siciliane di origine araba sono prevalenti nell’interno, mentre sono di origine greca tutti i toponimi delle coste.
Ancora oggi la memoria del passato arabo rivive in tanti nomi di luoghi ricchi di arte, storia, bellezze naturali.

Il termine “al-qantar” –il ponte– ci porta ad Alcantara, località e nome di un fiume che scorre tra gole e scava il suo corso nelle rocce più dure della terra. Gli arabi denominarono la zona al-qantar alludendo al ponte saraceno nei pressi di Adrano, sebbene tale costruzione sembrerebbe essere di origine normanna.
Un nome plurale collettivo “baqar” –buoi o vacche– per estensione, stalla, dà origine al toponimo, Bagheria, città della provincia di Palermo.
Il termine “qala/qal’at” –castello, cittadella, fortificazione, rocca– ci propone un lungo elenco di paesi e città: Calascibetta (castello sul monte Scibetto), Caltabellotta: (rocca delle querce), Calatabiano (rocca di Biano), Calatafimi (rocca di Eufemio), Caltagirone (castello delle grotte), Caltanissetta (rocca delle donne/rocca dei Nisseni)...
Dal termine “marsa” –approdo, spiaggia ancoraggio e, in genere, porto marittimo o fluviale– si elencano altri toponimi. Marsala, ricostruita dagli Arabi; Marzamemi o Marsamemi, (porto dei colombi o dei piccioni) presso il Capo Passero; Misilmeri (abitazione dell’emiro); Mazara del Vallo, ancora oggi cuore vivo e pulsante della relazione tra comunità locale e musulmana arabofona.
Favara è la sorgente (da “fawwara”), la fonte d’acqua sorgiva per eccellenza (dal verbo “fara” zampillare, gorgogliare, tipico dell’acqua sorgiva).
Il termine “gebel” –altura, monte, monte isolato, o gruppo o catena di monti, o anche altopiano– è frequentissimo nella toponomastica di tutto mondo arabo e in Sicilia incontriamo Mongibello (l’Etna era chiamato “gebel” al tempo degli Arabi, poi Mongibello dalle persone colte); Gibellina (piccola altura); Gibilmanna, Gibilrossa...
Il termine “rahl” –luogo di soggiorno– indica un sito in cui fare tappa e sostare: Racalmuto, Regalbuto, Ragalna, Regaleali...
Salemi, ha un legame stretto con la parola “salam” –pace– dunque luogo pacifico, dove c’è serenità.

La Sicilia, conquistata nell'827, dal IX all’'IX secolo, ha goduto benefici materiali e spirituali di questa presenza araba.
Attendiamo di consultare la mappatura finale di Toponomastica femminile per scoprire eventuali scambi e contaminazioni culturali fino ad oggi non esaminate o nemmeno considerate nella geografia e nella storia dei rapporti tra mondo arabo e l'isola nel corso dei secoli.
Una approfondita analisi odonomastica, soprattutto di antichi borghi o località che hanno conservato nelle vie e piazze denominazioni medievali, potrebbe riallacciare legami o far comprendere meglio significati etimi o memorie storiche rimaste nell'oblio del tempo.