logo-ilcarrettinodelleidee2
La collaborazione di Toponomastica femminile con ilcarrettinodelleidee.com di Dino Sturiale - giornale online messinese vivace e battagliero, attento alle differenze e a quella di genere soprattutto – è stata subito una intesa vera su temi condivisi: alla toponomastica femminile è dedicata una rubrica che ospita articoli scritti da studenti, docenti e toponomaste.
Gli articoli raccontano esperienze didattiche e formative, iniziative culturali e civiche; talora hanno un impianto biografico: raccontano storie, poco note o inedite, di donne straordinarie. L’interesse suscitato dalla rubrica ha aperto nuove collaborazioni, anche con atenei e mondo dell’associzionismo.
 
 

migranti-eroine-dimenticate


Ci sono storie che a volte cercano un autore e un momento giusto per uscire fuori dalla polvere con cui la Storia, quella “grande”, ha cercato di cancellarne i confini. Come in questa, sbucata fuori dal lontano 1911. Una storia che parla italiano.

Leggi tutto...

Sibel per le donne memorabili e semprevive

Premio " Sibel" : è il fratello del  Nobel già noto a tutti. I  suoi simboli:    una targa in vetro trasparente accompagnata da una pianta di ulivo, come suggerisce  Nazim Hikmet negli ultimi  versi della poesia “Alla vita”.


Sibel per le donne memorabili e semprevive

Premio " Sibel" : è il fratello del  Nobel già noto a tutti. I  suoi simboli:    una targa in vetro trasparente accompagnata da una pianta di ulivo, come suggerisce  Nazim Hikmet negli ultimi  versi della poesia “Alla vita”.

  “La vita non è uno scherzo. . Prendila sul serio\\ ma sul serio a tal punto\\che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi\\ non perché restino ai tuoi figli\\ ma perché non crederai alla morte\\ pur temendola,\\ e la vita peserà di più sulla bilancia”.   Sibel è un omaggio alle donne. E’ giovane:  è nato  il 7 marzo 2012 .  "Si" perché propositivo, originale , positivo: è il  riconoscimento  del valore  di una donna  coraggiosa e che non fa   rumore. Partiamo dall’inizio : tante donne straordinarie ,   che hanno contribuito al bene del mondo, che hanno agito  spinte da un’idea morale , nobile e generosa , che hanno messo  a disposizione il loro talento per aiutare il prossimo, spesso vengono  dimenticate, spesso neanche conosciute, sono quelle di cui non si parla qualche volta neanche  nell'attimo in cui fanno qualcosa. Allora ecco  un nuovo premio , pensato per loro: "si...bel" , per dare loro visibilità, e per dimostrare che il bene deve essere “visibile e tangibile e imitabile” come dichiara Maria Andaloro, madre del premio e ideatrice di memorabili campagne per le donne,  instancabile promotrice di battaglie culturali che da Rometta, nel messinese, conquistano tutto il Paese.  Maria lo ha consegnato ad Alcamo  a Franca Viola, la siciliana che alla fine degli anni ’60 rifiutò di sposare il mafioso che aveva abusato di lei, rifiutando il matrimonio riparatore.  Poi ad Antonietta Curcio, l’albergatrice di Rimini che, ogni anno, quando le temperature diventano più rigide, apre le porte del suo hotel ai senzatetto, alle ragazze madri e alle famiglie indigenti. Infine il Sibel   è stato consegnato a Lucia Iraci, nata a Canicattì e trasferitasi a quindici anni a Parigi dove, dopo essere diventata un’affermata parrucchiera nel mondo della moda,   ha aperto un salone per prendersi cura   di donne sole, maltrattate, disagiate, emarginate.

Trovo emozionanti l’idea e l’iniziativa di Maria Andaloro.  Sono un ragazzo di 17 anni e parlare di donne, delle donne che fanno la differenza ,  mi mette un po' in difficoltà,  è un compito tanto bello quanto complesso. Le donne sono diverse da noi uomini: hanno una forza interiore incredibile, dotata di inesauribile pazienza, di infinita dolcezza, di  amore eterno e di  sogni anche difficili ma che sanno realizzare. Le donne sono  concrete,  coraggiose, combattono  senza fine per portare avanti gli ideali in cui credono, sanno essere insieme  lavoratrici, madri,   mogli. Le donne sanno essere contemporaneamente,  senza mai stancarsi, tante persone, sollevare tanti mondi. Qualcuno dice che la loro intelligenza è multipla e che saranno loro a cambiare il mondo.  Io ci credo e penso che le donne per caratteristiche e nobiltà siano di gran lunga superiori a noi uomini. In una donna riconosco la forza morale e la gioia trainante di mia madre, la voglia di farci crescere forti , sani e responsabili della mia prof. di italiano, la consapevolezza di aver vissuto tanto  e di avere seminato bene  di mia nonna .

Il mio Sibel va quindi a tutte loro, rappresentanti delle donne del mondo.   

 

MERITI TOPONOMASTICI ALLE MERETRICI SICILIANE IINel Medioevo la condizione della donna e della prostituta peggiora notevolmente. Costrette ad abitare in capanne fuori le mura della città, lontano dalla gente onesta, subivano spesso violenze da parte degli uomini disonesti che, approfittando della loro poca apprezzabile condizione sociale, riuscivano anche a farla franca.


MERITI TOPONOMASTICI ALLE MERETRICI SICILIANE II

Nel Medioevo la condizione della donna e della prostituta peggiora notevolmente. Costrette ad abitare in capanne fuori le mura della città, lontano dalla gente onesta, subivano spesso violenze da parte degli uomini disonesti che, approfittando della loro poca apprezzabile condizione sociale, riuscivano anche a farla franca.

Un ignobile trattamento, purtroppo, riservato non solo alle meretrici. Per soddisfare le proprie libidini, i voluttuosi prepotenti solevano anche rapire le monache dai chiostri e le mogli dalle case coniugali. Un problema talmente comune che il Normanno re Ruggero fu costretto a sancire nuove leggi a difesa delle donne. Il "Raptu et violentia Monialibus illata"[1], ad esempio, puniva con la pena di morte i violenti rapitori. Anche l'adultera che, a seguito della malefatta veniva in passato aspramente punita, adesso con i Normanni è parzialmente risollevata dal triste destino cui era destinata. L'esclusivo potere decisionale sulle sorti della fedifraga spettava adesso all'offeso marito, che autorizzato a tagliarle il naso e a seviziarla sino ad arrecarle la morte, poteva comunque decidere di graziarla, naturalmente dopo averla flagellata pubblicamente come redenzione ad un eventuale perdono.

Grazie al grande Federico II, monarca giusto e liberale, la situazione femminile farà un ulteriore e importante passo avanti. Sarà, infatti, concessa alle meretrici l'autodifesa in Tribunale. Le donne potranno adesso difendersi, avvalorare la loro innocenza e accusare il proprio carnefice dimostrando l'abuso sessuale e la prepotenza dal malcapitato.

Benché le donne, meretrici, suore o coniugate, siano adesso parzialmente tutelate, ad averne la peggio rimangono invece altre donne, le schiave, la cui tratta costituisce una delle più gravi offese subite, sino al XVII secolo, dal genere femminile. Prostituire una schiava, permetteva alla donna di acquisire, con il tempo, il diritto alla libertà. Se, infatti, si vendeva una schiava con la condicio ne prostituatur[2] e il nuovo padrone contravveniva alla condizione, permetteva alla donna di ritornare  ipso iure libera[3].

I secoli successivi sono marcati da profonde contraddizioni e da un insostenibile decadimento morale e culturale. A Palermo i numerosi signori, che popolavano gli altrettanto pomposi e ricchi palazzi, se la spassavano allegramente alle spalle della povera gente, morta di fame. La classe borghese non era presa in considerazione e le classi operaie, considerate vili, non avevano alcun privilegio. Così se da un lato le donne del XIII XVI secolo, decantate dai più grandi viaggiatori e scrittori del tempo, appaiono donne vanitose, vestite con abiti pomposi e decorate da gioielli ricchi di smeraldi, rubini e filigrane d'oro e d'argento, dall'altro aumentano le meretrici che, a causa della soffocante fame, sono costrette a prostituirsi per un tozzo di pane. "In Palermo e in Sicilia, erano ed ancor sono assai femine dal corpo bellissimo, ma nemiche della onestà, le quali per chi non le conosce, sarebbero e son tenute grandi e onestissima donne"[4].,

Intanto a causa dell'aumento a dismisura di prostitute e della dileguante sifilide[5], che mieteva centinaia di vittime, il Senato decise di sistemare le meretrici in un luogo segregato dalla gente onesta e separato dal centro città: nel famoso quartiere di Sant'Andrea sino all'attigua Piazza San Domenico.

Ma non tutte le meretrici erano costrette a vivere in miseria e in luoghi segregati dal centro città. In Sicilia vi erano, infatti, diverse tipologie di donna-meretrice: le donne innamorate, cioè le mantenute che vivevano continue tresche d'amore. Le cortigiane, cioè le meretrici di alto bordo che solevano ricevere in casa nobili e gente danarosa. Le donne di partito che abitavano nei postriboli e le donne di cantonera che erano invece solite aggirarsi per le vie. Naturalmente la più riconosciuta era la cortigiana. Essa vestiva con sfarzo e conduceva una vita ricca di fasti. Sebbene la cortigiana siciliana aveva la possibilità di dedicarsi all'educazione, alla raffinatezza dei modi e al gusto artistico, erano tuttavia oggetto di critica da parte dei viaggiatori. Erano spesso molto rozze e volgari, non conoscevano le arti e non erano neanche in grado di suonare strumenti musicali se non strimpellare qualche nota del mandolino accompagnato da un canzonetta in siciliano o spagnolo.

Nondimeno sono numerose le donne cortigiane passate alla storia e famose per le loro raffinate e sofisticate arti seduttorie: Isabella d'Este Gonzaga, Giulia Gonzaga Colonna, Ippolita Sforza Bentivoglio oltre alla già nota Baronessa Eufrosina del Miserendino, amante del viceré Marcantonio Colonna.

La corruzione cominciava tuttavia dall'alto, cioè dai nobili che conducevano una vita scandalosa, come il già citato viceré Marcantonio Colonna. Egli, considerato un uomo forte e un eroe di Guerra[6], è tuttavia un uomo debole e appassionato del gentil sesso che, pur di avvicinarsi indisturbato alle belle donne per intrattenerle con piacevoli facezie e lusingarle con imbarazzanti complimenti, giunge ad attuare ingegnosi travestimenti così da essere totalmente irriconoscibile. Sarà lui stesso ad organizzare le pubbliche corse sul Cassaro, come la famosa corsa delle ragazze, in cui donne succinte con le gambe nude i seni scoperti e i capelli al vento correvano tra la folla brulicante del Cassaro, solo per ottenere in dono "la faldetta con lo imbusto di raso carmisino", assegnata come primo premio dal Viceré.

Tuttavia il numero eccessivo di meretrici in città cominciava realmente a costituire un problema, soprattutto in una città moralista e apparentemente integralista come Palermo al tempo dei viceré spagnoli. Furono pertanto adottate una serie di normative che non solo costringevano le donne a vivere appartate dalle persone "oneste" ma le obbligavano, pena la frusta, a uscir di casa senza velo in testa -com'era costume delle donne - per apparire più riconoscibile e non mischiersi così con le altre donne "oneste".

A causa di quest'ultima restrizione le poverette cominciarono a non uscire più di casa neanche per recarsi in chiesa, poiché erano tanto riconoscibili, rispetto alle altre donne, da essere continui oggetti di scherno e di molestia.

Fu costretto pertanto ad intervenire il viceré De Vega che non solo permise alle donne di poter uscire da casa per recarsi alle funzioni religiose indossando il manto, ma decise di destinare gli introiti delle offerte del "Corpus Domini", che ogni anno venivano devolute in favore dei poveri, alle ree pentite all'interno del monastero della via Divisi.

La prostituzione a Palermo fu, in questi secoli, un problema sociale ricorrente e molto sentito. Nacque, soprattutto tra i nobili possidenti di palazzi, il desiderio sempre più frequente di destinare i loro immobili a particolari monasteri dove accogliere povere meretrici bisognose di redenzione o giovani e belle donne non maritate che, a causa della povera condizione economica in cui versavano, erano spesso soggette a prostituirsi per mantenersi.

Inoltre, al fine di permettere alle meretrici di uscir da casa indossando, alla stregua delle nobildonne, manti lussuosi, ricamati in seta con fili d'oro e d'argento, fu istituita una gabella  definita della Bacchetta, che obbligava le donne a versare 4 once nelle casse del Senato. L'introito di tale tassa era devoluto al monastero delle Ree pentite per il sostentamento delle colleghe ravvedute.

Con Marcantonio Colonna fu inoltre istituito l'obbligo di eseguire una volta al mese un controllo fiscale sulla salute, a causa delle diffuse malattie veneree che si andavano propagando. Coloro che al controllo risultavano malate, venivano sfrattate dalle abitazioni e allontanate dal centro abitato. Anche gli uomini sorpresi con meretrici venivano puniti: con una semplice contravvenzione, se si trattava di nobili, con la galera, se in flagrante venivano sorpresi uomini del popolo.

 



[1]  Lo stupro e la violenza inflitta Monache

[2] Non prostituite

[3] Libera secondo la legge stessa

[4]  Boccaccio, Decamerone, Giornata Ottava, novella X. Boccaccio, fine conoscitore delle bellezze muliebri, è in dubbio se sia stato realmente a Palermo.

[5] La malattia venerea giunse in Italia nel 1494, dopo l'assedio di Napoli ad opera del francese Carlo VIII e delle sue truppe, che viaggiavano con una schiera di prostitute al seguito. Pertanto fu identificata come mal francese. Il clero intravide in questa malattia la maledizione di Dio verso gli uomini immorali nella condotta e licenziosi nei costumi.

[6] Considerato l'eroe e stratega della vittoria contro i turchi nella battaglia di Lepanto, il 7 ottobre 1571.

Ricordare le donne di scuola fa bene alla scuolaL’IIS “Vaccarini” ricorda la Dirigente Lidia Maniscalchi

Vorrei partire dalla fine, dal momento più importante e atteso della bella manifestazione che si  è tenuta il 18 Aprile nell’aula magna dell’IIS”Vaccarini” per presentare   il  premio “Immagini amiche” 2014  conferito alla mia scuola nella città di Venezia dall’UDI e dal Parlamento Europeo. Ci hanno premiati perché la nostra  è la scuola italiana che più di ogni altra “sviluppa  cultura delle pari opportunità di genere in modo virtuoso, ramificato  e con grande impatto sul Territorio”.


Ricordare le donne di scuola fa bene alla scuola

Vorrei partire dalla fine, dal momento più importante e atteso della bella manifestazione che si  è tenuta il 18 Aprile nell’aula magna dell’IIS”Vaccarini” per presentare   il  premio “Immagini amiche” 2014  conferito alla mia scuola nella città di Venezia dall’UDI e dal Parlamento Europeo. Ci hanno premiati perché la nostra  è la scuola italiana che più di ogni altra “sviluppa  cultura delle pari opportunità di genere in modo virtuoso, ramificato  e con grande impatto sul Territorio”. Abbiamo dedicato il premio ad una donna di grande valore:  alla Preside Lidia Maniscalchi,   che ha guidato l’IIS “Vaccarini” nei primi mesi di questo anno scolastico e si è spenta giovane e ancora piena di fervore e di progetti in un tempo breve e drammatico,  a ricordo della sua passione e del suo impegno per la buona scuola, anche delle pari opportunità, che   il “Vaccarini” con questo premio festeggia.

Con questa “dedica” abbiamo trasferito alla nostra realtà scolastica l’idea-chiave di Toponomastica femminile, di cui la nostra scuola è capofila ideale: le donne di valore vanno ricordate in modo chiaro ed esplicito, raccontando la loro storia ed il loro impegno “perché, altrimenti,   si continuerà a ribadire un immaginario collettivo in cui le donne sono escluse dalla storia e  dalla cultura”.

L’idea della dedica è stata della prof. Pina Arena che coordina i lavori di educazione alle pari opportunità nella nostra scuola e non solo. Ci racconta che nel mese di settembre,  Lidia Maniscalchi,  pur presa dal suo lavoro di neodirigente di una scuola complessa, grande quanto una città,  viva di mille attività  quale è la nostra,  ha mostrato  grande interesse per il progetto permanente “di educazione alla  differenza”  ed  ha dato alla docente ”carta bianca” perché si continuasse sulla strada già aperta. Avrebbe sostenuto anche i percorsi sullo sviluppo sostenibile e sulla cura dell’ambiente che la nostra scuola coltiva da un decennio.

Così, alla presenza di trecento alunni,   dopo la presentazione dei  video e dei lavori realizzati a scuola contro il sessismo e la discriminazione, dopo gli interventi di tante donne autorevoli dell’Associazionismo e del mondo della cultura e del giornalismo -dalla giudice Cinzia De Pasquale,  alla giornalista Valeria Maglia, alla pasionariaGrazia Giurato, all’ex assessora alle Pari opportunità Carmencita Santagati-   è arrivato il momento della consegna della targa di dedica. E’ stato un momento che potrei definire solenne: un grande silenzio e poi, quando  Silvia Maniscalchi, sorella di Lidia,  ha ricevuto  la targa dalle mani di un gruppo di studenti, si è sollevato un  applauso lungo e  fragoroso che conferma la nostra riconoscenza per un impegno promesso, per la dedizione alla causa della buona scuola di cui abbiamo bisogno e che Lidia Maniscalchi ha sempre pensato e coltivato. Ora, ricordando l’emozione di quella mattina, siamo certi che ricordare le grandi donne di scuola fa bene alla scuola.

 

 immagini amiche.jpg


Parlano Rossella e Nadia, studenti dell’IIIS” Vaccarini” di Catania, che, insieme alle docenti Pina Arena e Cettina Sabina, hanno ricevuto a Venezia il premio nazionale “Immagini Amiche”, promosso dall'Unione Donne italiane (Udi), Parlamento europeo e Europe Direct.

Leggi tutto...

carla-accardi


Roma, 23 febbraio 2014- Questa  mattina si è spenta serenamente all’età di 89 anni Carla Accardi, artista straordinaria, protagonista dell’avanguardia astrattista, pioniera del femminismo in Italia e, dal 1996, prima donna  membro dell'Accademia di Brera.

Leggi tutto...

-donne-madonne-sante

 L’ abbiamo incontrata due mesi fa: Toponomastica femminile le ha  virtualmente dedicato una strada dei “Cantieri Culturali alla Zisa”.   Ora ritroviamo Marella Ferrera nella sua “casa”: nel Museum&Fashion  dove ha allestito l’esposizione  «Donne, Madonne, Sante e Regine - Omaggio a Sant'Agata». 

Leggi tutto...

stopfemminicidio

E’ già una notizia degna di nota che si crei  spontaneamente  un gruppo di studenti , coordinati da una docente, per parlare di differenze e   di femminicidio , per  poi raccontare, attraverso un video,  il bisogno di denunciare la violenza sulle donne  e smascherare , attraverso   gli stereotipi sessisti che la alimentano.

Leggi tutto...