Suzanne Belperron
Laura Candiani
Carola Pignati
Dalle immagini che ne abbiamo è immediato comprendere la sua eleganza, il suo buon gusto, la sua finezza e la sua innegabile creatività. Era una aristocratica per il nome altisonante e la grazia innata, ma di fatto era figlia di un commerciante, Madeleine Suzanne Marie Claire Vuillerme, nata il 26 settembre 1900 nella cittadina di Saint Claude, nell'area montuosa del Giura francese, non lontano dalla Svizzera. La località, fredda e isolata, si era distinta nel tempo per una particolare abilità, ovvero il taglio dei diamanti. La bambina dimostrava spiccate doti nel disegno, così fu incoraggiata dalla madre Marie Clarisse Faustine a frequentare la Scuola di Belle Arti a Besançon, fondata nel Settecento e di notevole prestigio. Non è un caso se proprio accanto all'istituto sorga fino dal 1694 il più antico museo pubblico di Francia, dedicato sia alle belle arti che all'archeologia. Così la giovane potè visitarlo spesso e rimase colpita dalle preziose collezioni di disegni e di reperti di provenienza egiziana. A conclusione del corso di decorazione dell'orologeria e dell'oreficeria, Suzanne ottenne il primo premio del concorso nell'anno scolastico 1917-18.
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Si stavano avvicinando a grandi passi i "ruggenti anni Venti" e la ragazza tanto dotata di talento e tanto bella non poté che lasciare la provincia e raggiungere la capitale. Già nel 1919 venne assunta come disegnatrice dalla stimata manifattura artistica di Jeanne Boivin, da poco vedova del fondatore René. Entro alcuni mesi comparve la sua prima collezione di gioielli, tuttavia la regola voleva che non figurasse il nome di chi ideava i preziosi monili; in breve divenne la co-direttrice di Casa Boivin. Nel 1924 sposò un ingegnere di cui assunse il cognome: Belperron. Ma non era del tutto soddisfatta proprio perché le opere realizzate con i suoi disegni erano anonime, e ciò la portò ad accettare, nel 1932, una proposta allettante di mettersi in proprio, grazie all'intervento di un amico commerciante, Bernard Herz, diventando collaboratrice del gioielliere Adrien Louard e dell'atelier Groené & Dardé. A questo punto il suo nome diventa famoso e le sue fantasiose, sfolgoranti creazioni compaiono sulle riviste di moda e nelle vetrine delle più importanti gioiellerie parigine. Ottima pubblicitaria di sé stessa, collabora con fotografi affermati e la celebre giornalista Diana Vreeland, redattrice capo di Harper's Bazaar e poi di Vogue edizione americana, adora le sue "opere" e non perde occasione per celebrarle.
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Una creazione di Belperron | Copertina Vogue Parigi, 1934 |
Quando arriva la richiesta di recarsi a lavorare negli Usa, tuttavia, nonostante possa essere un'ulteriore crescita professionale, Suzanne rifiuta. A proposito di firme, ottenuta la fama internazionale, la stilista e creatrice era solita affermare: «Il mio stile è la mia firma»; non c'era più bisogno di apporre il proprio nome perché quello che progettava era unico, rappresentava in pieno il suo stile, diverso da ogni altro, ispirato com'era da culture e arti orientali ed esotiche. Sue fonti inesauribili di idee saranno l'Asia nelle sue mille sfaccettature, l'Africa, persino l'Oceania di cui coglie con sapienza i colori, i motivi, l'utilizzo delle pietre, la modernità che rendono ogni gioiello un oggetto prezioso, certo, ma anche bellissimo. Fa uso di brillanti, oro giallo, pietre dure, smalti, zaffiri, calcedonio, corallo rosa, citrino, perle, agata, turchesi, smeraldi, ma pure cristallo di rocca e materiali meno nobili, per orecchini, anelli dalla forma sconcertante, braccialetti, spille, collane talvolta sobrie altre volte ricchissime. Non meraviglia che le signore dell'epoca, quelle ovviamente dotate di mezzi idonei a soddisfare i loro desideri, se ne potessero innamorare e li sfoggiassero nelle occasioni giuste: a teatro, ai concerti, ai balli, ai pranzi di gala, nei ristoranti alla moda, durante i viaggi... trattandosi di creazioni di non facile utilizzo quotidiano! Per rendersene conto basta consultare un catalogo o curiosare un po' e si rimane davvero senza parole. Dalla sua fantasia nascono fiori, foglie, conchiglie, figure geometriche, forme arrotondate in modo armonioso, in un tripudio di combinazioni e di colori abbinati con sapienza e buon gusto.
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Farfalla in oro giallo, platino, smeraldi e diamanti | Belperron, Pendente |
L'arrivo dell'occupazione tedesca e della guerra dà un duro colpo all'attività di Suzanne; il suo socio Herz, ebreo, è sotto sorveglianza e più volte lei lo salva dalla Gestapo. Deve prendere dunque le redini dell'azienda con il proprio nome e un nuovo socio. Tuttavia, dopo una denuncia anonima, sia lei che Herz vengono arrestati: è il 2 novembre 1942. Herz prima finisce in un campo di reclusione, poi viene deportato ad Auschwitz, da cui non tornerà; per lei è invece indispensabile dimostrare di non essere ebrea. Viene rilasciata e si fa coinvolgere nella Resistenza; nel 1946 finalmente rientra dalla prigionia il figlio dell'amico Herz, Jean, che può riprendere il proprio posto nell'attività economica. Uno dei più importanti membri della Resistenza francese, lo scrittore e archivista André Chamson, le chiederà di creare appositamente per lui la spada quando, nel 1956, avrà l'onore di essere ammesso all'Accademia di Francia. Nel 1963 Suzanne Belperron riceve la Legion d'onore come giusto riconoscimento per la sua carriera artistica. Nel 1970 avviene la morte del marito e dopo quattro anni viene decisa di comune accordo la chiusura dell'azienda. Si sa che la grande disegnatrice rifiutò varie offerte sia di collaborare stabilmente con gioiellerie come Tiffany, sia di far replicare le proprie creazioni, ma non si negava per una consulenza amichevole o per una valutazione di oggetti preziosi.
La morte è arrivata accidentalmente, per un banale incidente nel bagno di casa, il 28 marzo 1983 a Parigi. Ma la sua vicenda professionale non si è conclusa, infatti nel 1987 riemersero da qualche scrigno o cassaforte i gioielli che aveva realizzato per una cliente speciale, la Duchessa di Windsor, quando venne organizzata una vendita all'asta da Sotheby's a Ginevra e la luce si accese di nuovo sulla sua mirabile arte. Dal 1991 al 1998 è stata attiva una nuova società che ha promosso la copia dei gioielli di Suzanne, realizzati in Francia ma commercializzati in esclusiva a New York. Tuttavia la storia avventurosa e sorprendente va avanti con un'altra sorpresa; siamo ormai nel 2007 e per caso si entra in un appartamento appartenuto alla creatrice, rimasto chiuso dalla sua morte. Qui vengono trovati la sua biblioteca, le sue carte, i suoi disegni, i suoi contratti, le sue foto, gli articoli a stampa, l'archivio della clientela che forse aveva accuratamente ordinato in vista di una monografia sul suo lavoro, poi mai realizzata a causa della morte improvvisa. Questo ritrovamento fu anche molto utile perché permise di datare dei gioielli rimasti senza firma o di incerta provenienza, di eliminarne altri erroneamente a lei attribuiti, insomma di fare chiarezza sulla sua immensa produzione, finita per lo più nelle mani delle facoltose committenti e acquirenti sparse in tutto il mondo.
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Gioielli vari |
Il suo archivio, consistente in oltre 9200 disegni, verrà acquistato dalla famiglia Landrigan. Da quel momento è una riscoperta continua del suo genio e le vendite di alcuni pezzi unici raggiungono cifre stratosferiche. Anche il mondo della moda ne rimane affascinato, tanto che in varie sfilate parigine alle modelle vengono fatti indossare suoi monili adatti pure alla nostra contemporaneità. Un'ulteriore sorpresa si ha quando viene trovata la raccolta personale di gioielli conservati per proprio uso da Suzanne Belperron, che non aveva avuto figli e aveva lasciato tutto in eredità al figlio di Herz e a sua volta ai suoi diretti discendenti.
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Biografia illustrata pubblicata da Thames e Hudson nel 2016 | Alcuni archivi personali (disegni, registri libri) di Suzanne Belperron scoperto nel 2007 - Sotheby's Parigi |
Nel 2012 è avvenuta a Ginevra una vendita all'asta davvero principesca, tanto che i prezzi, rispetto alle stime iniziali, sono raddoppiati o anche più; si è giunti a un ricavato di 2 milioni e 700 mila euro. Nel 2015 a New York è stata aperta la Maison Belperron al n.745 della Quinta Strada dove si ammirano le meravigliose creazioni e si possono acquistare, avendo a disposizione cifre consistenti. Nel 2018 la grande disegnatrice è stata celebrata, nel centenario del diploma, con una collezione nata da 22 suoi bozzetti di studente, in cui già emergeva la sua originalità, e dalla replica di alcune sue opere più celebri. Parlare però di gioielli, che a questo livello sono pura arte, vuol dire abbellimenti raffinati, capi da indossare, ben più di un cappotto o di una borsa "firmata", perché eterni, inimitabili, unici come un dipinto o una scultura di valore. Dobbiamo allora curiosare nella sua clientela: della Duchessa di Windsor, la cui eleganza è rimasta proverbiale, abbiamo detto; ma le altre? Chi ha avuto il piacere di portare su di sé simili meraviglie? Intanto, come è ovvio, iniziamo dalle famiglie aristocratiche come quella dell'Aga Khan, o ricchissime come Rothschild e Wildenstein; attrici e attori, cantanti, personaggi dello spettacolo ne fecero acquisti per sé o per una persona cara, come Gary Cooper, Colette, Charles Boyer, Josephine Baker, Merle Oberon, Maria Felix. Anche membri della politica francese e internazionale li apprezzarono, ad esempio Léon Blum o Paul Reynaud. Grande stima arrivò nell'ambito della moda: abbiamo già citato l'amica giornalista Vreeland, ma dobbiamo aggiungere stiliste/i celebri, fra cui Karl Lagerfeld, Christian Dior, Nina Ricci, Jeanne Lanvin, Elsa Schiaparelli.
Nel 2011 è uscito un libro intitolato semplicemente Suzanne Belperron, scritto da Sylvie Raulet e Olivier Baroin, tradotto anche in Italia. Affascinanti da sfogliare i cataloghi delle case Sotheby's e Christie's realizzati in occasione delle aste, opportunità unica per immergersi in un mondo fatato dove i sogni sono diventati realtà, ma solo per le più fortunate.
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Catalogo |
Traduzione francese
Rachele Stanchina
D’après les images de Suzanne Belperron que l’on peut admirer, on reconnaît tout de suite son élégance et son goût raffiné, ainsi que sa finesse et son indiscutable créativité. Madeleine Suzanne Marie Claire Vuillerme naît le 26 septembre 1900 à Saint Claude, dans les montagnes françaises du Jura, pas loin de la Suisse. La petite ville, froide et isolée, s’était fait une rénommée au fil du temps pour une compétence hors du commun: la taille des diamants. Bien que Suzanne apparaît aristocrate à cause de son prénom important et sa grâce innée, elle est en fait la fille d’un commerçant. Encore fillette, elle fait montre d’un talent marqué pour le dessin, à tel point que sa mère Marie Clarisse Faustine la pousse à fréquenter la prestigieuse Ecole des Beaux Arts à Besançon, fondée au XVIII siècle. Ce n’est pas au hasard que juste à côté de l ‘école trouve place, dès 1694, le plus ancien Musée publique de France, dédié aux Beaux Arts et à l’Archéologie. La jeune Suzanne s’y rend souvent et elle est charmée par les collections précieuses de dessins et d’artefacts de provenance egyptienne, auxquels elle s’inspirera pour son travail futur. Au terme du cours de décoration d’horogerie et d’orfèvrerie, en 1917-18 Suzanne obtient le premier prix du concours de l’école.
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Les Années Rugissantes s’approchent rapidement: la jeune fille, autant talentueuse que belle, quitte la province et part pour la Ville Lumière. Dès 1919 elle vient engagée comme styliste chez la célèbre manufacture artistique de Jeanne Boivin, veuve depuis peu du fondateur René. La première collection de bijoux de Suzanne paraît en quelques mois, mais l’habitude prévoit que le nom de l’artiste créateur des joyaux ne figure pas. Cependant, en très peu de temps Suzanne devient co-directrice de la Maison Boivin. En 1924 elle épouse un ingénieur et devient Madame Belperron. Le mécontentement lié au fait que ses créations démeurent anonymes la pousse à accepter, en1932, l’offre alléchante de se mettre à son compte, grâce à l’intervention de l’ami commerçant Bernard Herz. C’est ainsi qu’elle devient collaboratrice du joaillier Adrien Louard et de l’atelier Groené&Dardé. A partir de ce moment son nom devient célèbre et ses créations, éblouissantes et pleines de fantaisie, trouvent places sur les pages des revues de mode ainsi bien que dans les vitrines des joailleries parisiennes les plus importantes. Suzanne est capable de se faire une très bonne publicité: elle collabore avec des photographes affirmés; la célèbre journaliste Diana Vreeland, redactrice en chef de Harper’s Bazaar d’abord et de Vogue version Américaine ensuite, adore ses créations et ne manque pas l’occasion de les célébrer.
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Une création de Belperron | Couverture de Vogue Paris, 1934 |
Cepandant, lorsque on lui propose de partir travailler aux Etats- Unis elle refuse malgré la possibilité d’unenouvelle progression de carrière. Une fois parvenue à la notoriété internationale, la styliste et créatrice affirmait d’habitude “mon style c’est ma griffe”: il n’était plus nécéssaire de signer ses créations puisque le résultat de ses projets était unique, c’était la répreséntation de son style, différent de tout autre, inspiré par les cultures et les arts orientaux et exotiques. Les idées de Suzanne trouvent leur sources inépuisables dans l’Asie aux milles facettes, dans l’Afrique aussi bien que dans l’Océanie, d’où elle est capable de cueillir savamment les couleurs, les motifs, l’utilisation des pierres précieuses ou la modernité, bref ce qui rend chaque bijou un objet précieux et au même temps merveilleux.Suzanne utilise brillants, or jaune, pierres dures, émaux, saphirs, calcédoine, corail rose, citrine, perles, agates, turquoises, émeraudes, aussi bien que cristal de roche et matières moins nobles. Avec ces matériaux elle réalise boucles d’oreilles, bagues aux formes insolites, bracelets, broches, colliers à la fois discrets ou bien très riches. Ce n’est pas étonnant que les dames du temps, ou mieux celles qui ont la possibilité de satisfaire des désirs importants, en deviennent folles: les occasions parfaites pour afficher ces merveilles deviennent le Théâtre, les concerts, les bals, les dîners de gala, les restaurants à la mode, les voyages…car ces bijoux ne sont pas créés pour un usage quotidien! Pour comprendre tout ça il suffit de feuilletter un catalogue ou fouiner un peu: on reste vraiment le souffle coupé. La fantaisie de Suzanne donne naissance à fleurs, coquillages, feuilles, formes géometriques ou bien harmonieusement arrondies, dans un tourbillon de combinaisons et de couleurs, assortis savamment et avec goût.
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Papillon en or jaune, platine, émeraudes et diamants | Belperron, pendentif |
Le début de l’occupation Allemande et la Guerre frappent duremment l’activité de Suzanne: son associé Herz, juif, est sous sourveillance et elle le protège plusieurs fois de la Gestapo. C’est pour ça qu’elle prend le volant de l’entreprise avec son propre nom et un nouveau partenaire. Cependant, à la suite d’une dénonciation anonyme, le 2 novembre 1942 elle est arrêtéé avec Herz. Il est d’abord détenu dans un camp de réclusion et successivement déporté à Auschwitz d’où il ne reviendra jamais. Par contre,c’est indispensable que Suzanne démontre de ne pas être juive. Elle est relâchée et se fait engager par la Résistance; en 1946 finalement le fils de son ami Herz, Jean, rentre de la captivité et reprend sa place au sein de l’entreprise. En 1963 Suzanne Belperron reçoit la Légion d’honneur come juste reconnaissance pour sa carrière artistique. En1970 c’est la mort de son époux et, quatre ans plus tard, on arrive d’un commun accord à la fermeture de la maison. Il est connu que la grande styliste refusa à maintes reprises de collaborer de manière durable avec le joaillier Tiffany, ainsi que de laisser répliquer ses créations originales, cependant elle demeurait disponible pour une consultation amicale ou bien pour une évaluation d’objets précieux.
Le 28 mars 1983 elle meurt accidentellement à la suite d’une chute dans sa salle de bain à Paris. Mais son histoire professionnelle n’est pas encore terminée: en 1987 réapparaissent, d’une boîte ou bien d’un coffre, les bijoux qu’elle avait réalisé pour une cliente privilegiée, La Duchesse de Windsor. A l’occasion d’une vente aux enchères chez Sotheby’s à Genève, toute la production de son art exceptionnel est à nouveau à l’honneur. Une nouvelle société a favorisé, entre 1991 et 1998, la production des copies des bijoux de Suzanne, réalisés en France mais lancés sur le marché en exclusive à New York. Cette histoire sourprenante et pleine d’aventures garde une autre surprise: en 2007 on entre par hasard dans un logement parisien qui appartenait à la styliste et qui demeurait fermé depuis sa disparition. Cet appartement abrite toute sa vie: la bibliothèque, les cartes, les dessins, les contracts, les photos, les articles de presse, l’archive de la clientèle que, peut- être elle avait soigneusement recueilli en vue d’une monographie sur son travail, jamais réalisée à cause de sa mort inattendue. La découverte de ce trésor a été vraiment utile car a permis de dater des bijoux qui ne portaient pas de signature ou qui étaient de provenance incertaine, et au même temps d’en éliminer d’autres qui avaient été attribués à Suzanne. De cette manière on a clarifié son immense production, répartie partout dans le monde, dans les mains de riches dames et acheteurs facultueux.
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Divers bijoux |
Son archive, qui compte plus que 9200 dessins, vient achété par la famille Landrigan: à partir de ce moment c’est une découverte continuelle de son génie, les ventes de certaines de ses créations parviennent à des prix exceptionnels. Le monde de la mode est lui aussi fasciné: lors de quelques défilés parisiens, les mannequins exhibent ses bijoux, qui sont encore parfaitement en ligne avec les goûts contemporains.Un autre coup de théâtre c’est la redécouverte de la collection personnelle des bijoux que Suzanne amait porter: elle n’avait pas eu d’enfants et avait laissé tous ses biens au fils de son amis Herz et à ses descendants directs.
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Biographie illustrée publiée par Thames e Hudson en 2016 | Quelques archives personnelles (dessins, registres, livres) de Suzanne Belperron découvertes en 2007 - Sotheby's Paris |
En 2012 a eu lieu à Genève une vente publique fabuleuse au point que les prix ont doublé par rapport aux estimations initiales: le produit de la vente a atteint 2 millions 700 mille euros. En 2015 la Maison Belperron a ouvert les portes au numéro 745 de la 5Th Avenue de New York: ici on peut admirer ses merveilleuses créations et, si on a la chance de disposer d’un montant substantiel, les acheter. En 2018, à l’occasion du centenaire de son baccalauréat, on a célébré la grande styliste avec une collection qui prends ses origines non seulement de 22 de ses dessins d’étudiante, où on peut déjà remarquer l’originalité de son travail, mais aussi de la reproduction d’une partie de ses creations les plus renommées. A ce niveau les bijoux deviennent de l’art pur, des ornements exquis, des vêtements à porter bien plus importants qu’un manteau ou un sac griffé, car ils sont éternels, inimitables, exceptionnels comme un tableau ou une sculpture précieuse. Il devient nécessaire alors fouiller dans sa clientèle: nous avons déjà parlé de la Duchesse de Windsor, à l’élégance légendaire, mais que savons-nous des autres? Qui a eu la chance de porter des merveilles pareilles? Bien entendu,il faut partir des familles aristocratiques telles que celle de l’Aga Khan, ou bien richissimes, comme les Rothschild et Wildenstein. Mais aussi des actrices ou des acteurs, des chanteurs ou personnages du spectacle ont achété ces bijoux pour soi- mêmes ou bien pour une personne chère, comme l’ont fait Gary Cooper, Colette, Charles Boyer, Josephine Baker, Merle Oberon, Maria Felix. Les créations de Suzanne Belperron ont charmé aussi les exposants de la politique française et internationale, tels que Léon Blum ou Paul Reynaud. Una grande estime vient aussi du monde de la mode: à l’amie journaliste Vreeland, dont nous avons déjà parlé, il faut ajouter un grand nombre de stylistes rénommés, parmi lesquels Karl Lagerfeld, Christian Dior, Nina Ricci, Jeanne Lanvin, Elsa Schiaparelli.
En 2011 a été édité un livre au titre Suzanne Belperron, écrit par Sylvie Raulet et Olivier Baroin, traduit aussi en Italie. Feuilletter les catalogues des maisons Sotheby’s et Christie’s, réalisés à l’occasion des ventes aux enchères, nous permets de plonger dans un monde fabuleux et fascinant, où les rêves deviennent réalité, mais seulement pour les dames les plus heureuses.
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Catalogue |
Traduzione spagnola
Ramona Carobene
Por las imágenes de que disponemos, es fácil comprender su elegancia, su buen gusto, su delicadeza y su innegable creatividad. Era una aristócrata por el nombre altisonante y la gracia innata, pero de hecho era hija de un comerciante: Madeleine Suzanne Marie Claire Vuillerme, nacida el 26 de septiembre de 1900 en la ciudad de Saint Claude, en la zona montañosa del Jura francés, no lejos de Suiza. El lugar, frío y aislado, se había distinguido en el tiempo por una habilidad particular, o sea la talla de diamantes. La niña demostraba grandes dotes en el dibujo, así que fue animada por su madre Marie Clarisse Faustine a asistir a la Escuela de Bellas Artes de Besançon, fundada en el siglo XVIII y de gran prestigio. No es casualidad que justo al lado del instituto se levantara hasta 1694 el museo público más antiguo de Francia, dedicado tanto a las bellas artes como a la arqueología. Así que la joven pudo visitarlo a menudo y quedó impresionada por las preciosas colecciones de dibujos y objetos de origen egipcio. Al finalizar el curso de decoración de relojería y orfebrería, Suzanne obtuvo el primer premio del concurso en el año escolar 1917-18.
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Se estaban acercando a pasos agigantados los "rugientes años Veinte" y la chica, dotada de mucho talento y belleza, no pudo más que dejar la provincia para irse a la capital. Ya en 1919 fue contratada como diseñadora por la estimada manufactura artística de Jeanne Boivin, recién enviudada de su fundador René. En pocos meses apareció su primera colección de joyas, sin embargo, la regla era que no figurara el nombre de quien ideaba las preciosas joyas; pronto se convirtió en codirectora de Casa Boivin. En 1924 se casó con un ingeniero cuyo apellido adoptó: Belperron. Pero no estaba del todo satisfecha precisamente porque las obras realizadas con sus dibujos eran anónimas, y esto la llevó a aceptar, en 1932, una propuesta tentadora de atrabajar por su propia cuenta, gracias a la intervención de un amigo comerciante, Bernard Herz, convirtiéndose en colaboradora del joyero Adrien Louard y del taller Groené & Dardé. A partir de entonces su nombre se hace famoso y sus imaginativas, deslumbrantes creaciones aparecen en las revistas de moda y en los escaparates de las más importantes joyerías parisinas. Excelente publicista de sí misma, colabora con fotógrafos reconocidos y la famosa periodista Diana Vreeland, redactora jefe de Harper’s Bazaar y luego de la edición americana de Vogue, adora sus "obras" y no pierde ocasión para celebrarlas.
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Una creación de Belperron | Portada de Vogue París, 1934 |
Cuando se le pide que vaya a trabajar a los Estados Unidos, sin embargo, a pesar de que puede ser un crecimiento profesional adicional, Suzanne rechaza la propuesta. A propósito de firmas, una vez lograda la fama internacional, la estilista y creadora solía afirmar: «Mi estilo es mi firma»; ya no era necesario poner su propio nombre porque lo que diseñaba era único, representaba por completo su estilo, diferente de todos los demás, inspirado en las culturas y artes orientales y exóticas. Sus fuentes inagotables de ideas serán Asia en sus mil facetas, África, incluso Oceanía, de la que capta con sabiduría los colores, los motivos, el uso de las piedras, la modernidad que hacen de cada joya un objeto precioso, cierto, pero también hermoso. Hace uso de brillantes, oro amarillo, piedras duras, esmaltes, zafiros, calcedonia, coral rosa, citrinos, perlas, ágatas, turquesas, esmeraldas, pero también cristal de roca y materiales menos nobles, para pendientes, anillos de forma desconcertante, pulseras, broches, collares a veces sobrios otras veces muy ricos. No es de extrañar que las damas de la época, aquellas obviamente dotadas de medios adecuados para satisfacer sus deseos, pudieran enamorarse de ellos y los exhibieran en las ocasiones adecuadas: en el teatro, en los conciertos, en los bailes, en las cenas de gala, durante los viajes... ya que se trata de creaciones difícles de usar todos los días. Para darse cuenta, basta consultar un catálogo o curiosear un poco para quedarse realmente sin palabras. De su fantasía nacen flores, hojas, conchas, figuras geométricas, formas redondeadas de manera armoniosa, en un tripudio de combinaciones y colores mezclados con sabiduría y buen gusto.
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Mariposa en oro amarillo, platino, esmeraldas y diamantes | Belperron, colgante |
La llegada de la ocupación alemana y de la guerra da un duro golpe a la actividad de Suzanne; su socio Herz, judío, está bajo vigilancia y ella lo salva varias veces de la Gestapo. Debe tomar las riendas de la empresa con su propio nombre y un nuevo socio. Sin embargo, después de una denuncia anónima, tanto ella como Herz son arrestados: es el 2 de noviembre de 1942. Herz primero termina en un campo de detención, luego es deportado a Auschwitz, de donde no volverá; para ella, en cambio, es indispensable demostrar que no es judía. Es liberada y se involucra en la Resistencia; en 1946 finalmente regresa de la prisión el hijo del amigo Herz, Jean, que puede retomar su lugar en la actividad económica. Uno de los miembros más importantes de la Resistencia francesa, el escritor y archivero André Chamson, le pedirá que cree especialmente para él la espada cuando, en 1956, tenga el honor de ser admitido en la Academia de Francia. En 1963, Suzanne Belperron recibe la Legión de Honor como reconocimiento a su carrera artística. En 1970 fallece su marido y después de cuatro años se decide de común acuerdo el cierre de la empresa. Se sabe que la gran diseñadora rechazó varias ofertas tanto de colaborar de forma estable con joyerías como Tiffany, como de replicar sus propias creaciones, pero no se negaba a un asesoramiento amistoso o a una valoración de objetos preciosos.
Su muerte se produjo accidentalmente, en un incidente trivial en el baño de su casa, el 28 de marzo de 1983 en París. Pero su historia profesional no había terminado; de hecho, en 1987, durante una subhasta en Sotheby’s en Ginebra, reaparecieron de algún cofre o caja fuerte las joyas que había realizado para una cliente especial, la Duquesa de Windsor, y la atención se detuvo de nuevo sobre su admirable arte. De 1991 a 1998, una nueva empresa estuvo activa y promovió la copia de las joyas de Suzanne, realizadas en Francia pero comercializadas exclusivamente en Nueva York. Sin embargo, la historia aventurera y sorprendente continúa con otras sorpresas: en 2007, al entrar por casualidad en un apartamento que había pertenecido a la creadora, cerrado desde su muerte, se hharon su biblioteca, sus papeles, sus dibujos, sus contratos, sus fotos, los artículos publicados, el archivo de su clientela que había ordenado cuidadosamente (tal vez para una monografía sobre su trabajo que no llegó a realizar a causa de la muerte súbita). Este hallazgo también fue muy útil porque permitió datar joyas sin firma o de procedencia incierta, eliminar otras erróneamente atribuidas a ella, en fin, aclarar su inmensa producción, la mayor parte de la cual había ido a parar a manos de una clientela adinerada esparcida por todo el mundo.
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Varios joyas |
Su archivo, que consta de más de 9200 dibujos, fue adquirido por la familia Landrigan. A partir de ese momento fue un redescubrimiento continuo de su genio y las ventas de algunas piezas únicas alcanzaron cifras estratosféricas. El mundo de la moda también quedó fascinado, tanto que en varios desfiles parisinos las modelos llevaban algunas de sus joyas, perfectas para nuestra contemporaneidad. Otra sorpresa tuvo lugar cuando apareció su colección personal de joyas, conservadas por Suzanne Belperron para su uso personal; ella no tenía hijos y lo había dejado todo en herencia al hijo de Herz y a su vez a sus descendientes directos.
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Biografía ilustrada publicada por Thames e Hudson en 2016 | Algunos archivos personales (dibujos, registros, libros) de Suzanne Belperron descubiertos en 2007 - Sotheby's París |
En 2012 tuvo lugar en Ginebra una subhasta realmente principesca, tanto que los precios, respecto a las estimaciones iniciales, se duplicaron o incluso más; se llegó a una venta total de 2 millones y 700 mil euros. En 2015 abrió en Nueva York la Maison Belperron en el n.° 745 de la Quinta Avenida, donde se pueden admirar sus maravillosas creaciones y comprarlas, si se dispone de cifras consistentes. En 2018 la gran diseñadora fue celebrada, en el centenario de su graduación, con una colección nacida a partir de 22 bocetos de cuando era estudiante, en los que ya emergía su originalidad, y con la réplica de algunas de sus obras más famosas. Hablar de joyas, que en este nivel son puro arte, significa hablar de adornos refinados, prendas para llevar, mucho más que un abrigo o una bolsa "firmado", porque eternas, inimitables, únicas como una pintura o una escultura de valor. Entonces, habrá que curiosear entre su clientela: de la duquesa de Windsor, cuya elegancia es proverbial, ya hemos hablado; ¿pero y las otras? ¿Quién ha tenido el placer de llevar tales maravillas? Para comenzar, las familias aristocráticas, dinastías como la del Aga Khan, o familias riquísimas, como los Rothschild y Wildenstein; actrices y actores, cantantes, personajes del mundo del espectáculo que compraron para sí mismos o para un ser querido, como Gary Cooper, Colette, Charles Boyer, Josephine Baker, Merle Oberon, Maria Felix. También miembros de la política francesa e internacional apreciaron sus joyas, por ejemplo Léon Blum o Paul Reynaud. También la tuvo en gran estima el sector de la moda: ya hemos citado a la amiga periodista Vreeland, también debemos añadir célebres diseñadores y diseñadoras como Karl Lagerfeld, Christian Dior, Nina Ricci, Jeanne Lanvin, Elsa Schiaparelli.
En 2011 se publicó en francés un libro titulado simplemente Suzanne Belperron, escrito por Sylvie Raulet y Olivier Baroin, traducido al inglés y al italiano, aún no al español. Fascinantes los catálogos de las casas Sotheby’s y Christie’s realizados con ocasión de las subhastas, oportunidad única para sumergirse en un mundo de hadas donde los sueños se han hecho realidad, pero solo para las más afortunadas.
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Catálogo |
Traduzione inglese
Syd Stapleton
With the images we have from her, it is easy to understand her elegance, good taste, finesse and undeniable creativity. She was aristocratic, with a noble-sounding name and innate grace, but in fact she was the daughter of a merchant. Madeleine Suzanne Marie Claire Vuillerme was born on September 26, 1900, in the small town of Saint Claude, in the mountainous area of the French Jura, not far from Switzerland. The cold and isolated locality had distinguished itself over time for a particular skill, namely diamond cutting. The child showed marked talent in drawing, so she was encouraged by her mother, Marie Clarisse Faustine, to attend the School of Fine Arts in Besançon, founded in the 18th century and of considerable prestige. It is no coincidence that right next to the institute stood, since 1694, the oldest public museum in France, dedicated to both fine arts and archaeology. The young woman was able to visit it often and was impressed by the valuable collections of drawings and artifacts of Egyptian provenance. Upon completion of the watchmaking and goldsmithing design course, Suzanne was awarded first prize in the competition in the 1917-18 school year.
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The "roaring twenties" were fast approaching, and a girl so talented and so beautiful could only leave the province and go to the capital. As early as 1919 she was hired as a designer by the esteemed artistic manufactory of Jeanne Boivin, recently widowed by founder René. Within a few months her first jewelry collection appeared, however, the rule was that the name of the person who conceived the precious jewelry should not appear. Before long she became the co-director of Boivin. In 1924 she married an engineer, Belperron, whose last name she took. But she was not entirely satisfied precisely because the works made from her designs were anonymous, which led her to accept, in 1932, an attractive proposal to set up her own business, thanks to the intervention of a merchant friend, Bernard Herz, and she became a collaborator with the jeweler Adrien Louard and the Groené & Dardé atelier. At this point her name became famous and her imaginative, dazzling creations appeared in fashion magazines and in the windows of major Parisian jewelry stores. An excellent publicist for herself, she collaborated with established photographers and the famous journalist Diana Vreeland, editor-in-chief of Harper's Bazaar and then of the American edition of Vogue, who adored her "works" and missed no opportunity to celebrate them.
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A creation by Belperron | Vogue Paris cover, 1934 |
When the request came to go to work in the U.S., despite the fact that it might bring further professional growth, Suzanne declined. Speaking of signatures, having achieved international fame, the designer and creator used to say, "My style is my signature." There was no longer a need to affix her own name because what she designed was unique, fully representing her style, different from any other, inspired as it was by oriental and exotic cultures and arts. Her inexhaustible sources of ideas was Asia, with its thousands of facets, Africa, and even Oceania whose colors, motifs, use of stones, and modernity she wisely captured, making each piece of jewelry a precious object, certainly, but also beautiful. She made use of gems, yellow gold, semiprecious stones, enamels, sapphires, chalcedony, pink coral, citrine, pearls, agate, turquoise, emeralds, but also rock crystal and less noble materials, for earrings, bewilderingly shaped rings, bracelets, brooches, and necklaces - sometimes understated other times very rich. No wonder that the ladies of the time, those obviously endowed with suitable means to fulfill their desires, could fall in love with her work and flaunted it on the right occasions - at the theater, concerts, balls, gala dinners, and in fashionable restaurants, while traveling - since these were creations that were not easy to use on a daily basis! To realize this, one only has to consult a catalog or browse a bit and one is left truly speechless. From her imagination came flowers, leaves, shells, geometric figures, and harmoniously rounded shapes, in a riot of combinations and colors matched with wisdom and good taste.
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Butterfly in yellow gold, platinum, emeralds, and diamonds | Belperron, pendant |
The arrival of German occupation and war dealt a blow to Suzanne's business. Her Jewish partner, Herz, was placed under surveillance and several times she rescued him from the Gestapo. She therefore had to take the reins of the business under her own name with new partner. However, after an anonymous complaint, both she and Herz were arrested on November 2, 1942. Herz first ended up in a prison camp, then was deported to Auschwitz, from which he did not return. In her case, it was essential for her to prove that she was not Jewish. She was released and became involved in the Resistance. In 1946 her friend Herz's son Jean finally returns from imprisonment and is able to resume his place in business. One of the most important members of the French Resistance, writer and archivist André Chamson, will ask her to create the sword especially for him when, in 1956, he has the honor of being admitted to the French Academy. In 1963 Suzanne Belperron received the Legion d'honor as a just recognition for her artistic career. In 1970 her husband's death occurred, and after four years it was decided by mutual agreement to close the company. It is known that the great designer refused various offers either to collaborate permanently with jewelers such as Tiffany's or to have her own creations replicated, but she did not withhold herself from offering friendly advice or the doing an appraisal of precious objects.
Death came from a trivial accident in the bathroom at her home, on March 28, 1983, in Paris. But her professional story did not end - in 1987 the jewelry she had made for a special client, the Duchess of Windsor, resurfaced from some treasure chest or safe when an auction was held at Sotheby's in Geneva and the light was once again shone on her admirable art. From 1991 to 1998 a new company was active that promoted the copying of Suzanne's jewelry, made in France but marketed exclusively in New York. However, the remarkable story goes on with another surprise - in 2007, by chance, someone entered an apartment that belonged to the creator, which had remained closed since her death. There were found her library, papers, drawings, contracts, photos, printed articles, and client archives, which she may have carefully sorted in preparation for a monograph on her work, never realized due to her sudden death. This discovery was also very useful because it made it possible to date jewelry that remained unsigned or of uncertain provenance, to eliminate other work mistakenly attributed to her - in short, to shed light on her immense output, which ended up mostly in the hands of wealthy patrons and buyers scattered around the world.
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Various jewels |
Her archive, consisting of more than 9,200 drawings, was purchased by the Landrigan family. From then on, it was a continuous rediscovery of her genius, and sales of some unique pieces reached stratospheric figures. The fashion world was also fascinated by her, so much so that at various Paris fashion shows models are made to wear her jewelry, suitable for our contemporary times as well. A further surprise came when the personal collection of jewelry which Suzanne Belperron kept for her own use was found. She had had no children and bequeathed everything to Herz's son and in turn to his direct descendants.
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Illustrated biography published by Thames e Hudson in 2016 | Some personal archives (drawings, registers, books) of Suzanne Belperron discovered in 2007 – Sotheby's Paris |
In 2012, a truly princely auction took place in Geneva, so much so that the prices, compared to the initial estimates, doubled or even more, and proceeds came to 2.7 million euros. In 2015, Maison Belperron was opened in New York at 745 Fifth Avenue, where one can admire the wonderful creations and buy them, having substantial sums of money on hand. In 2018 the great designer was celebrated, on the centenary of her graduation, with a collection born from 22 of her student sketches, in which her originality already emerged, and from the replication of some of her most famous works. To speak, however, of jewelry, which at this level is pure art, means refined embellishments, objects to wear, far more than a "designer" coat or bag, because they are eternal, inimitable, as unique as a valuable painting or sculpture. We must then pry into her clientele: of the Duchess of Windsor, whose elegance has remained proverbial, we have said; but the others? Who had the pleasure of bringing such wonders upon themselves? As a matter of course, we start with aristocratic families such as that of the Aga Khan, or very rich ones such as Rothschild and Wildenstein; actresses and actors, singers, and show business personalities who bought them for themselves or for a loved one, such as Gary Cooper, Colette, Charles Boyer, Josephine Baker, Merle Oberon, and Maria Felix. Figures in French and international politics also appreciated them, for example Léon Blum or Paul Reynaud. Great esteem also came in the fashion sphere. We have already mentioned the journalist friend Vreeland, but we must add famous fashion designers, including Karl Lagerfeld, Christian Dior, Nina Ricci, Jeanne Lanvin, and Elsa Schiaparelli.
A book came out in 2011 simply titled Suzanne Belperron, written by Sylvie Raulet and Olivier Baroin, also translated into Italian. It is fascinating to browse through the catalogs produced for the auctions of the Sotheby's and Christie's houses, a unique opportunity to immerse oneself in a fairy-tale world where dreams have come true, but only for the lucky ones.
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Catalogue |