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 Il gruppo di ricerca Toponomastica femminile lancia una raccolta firme per sostenere la richiesta, diretta alla Commissione Toponomastica del Comune di Roma, di dedicare a Miriam Mafai, recentemente scomparsa, un tratto dei viali interni di Villa Pamphili, a pochi passi dalla sua casa.

Miriam Mafai è stata una delle firme di punta del giornalismo italiano, nonché acuta scrittrice di saggi. Il suo testo Pane Nero viene letto nelle scuole medie inferiori e superiori del Paese quale fedele ritratto di un’epoca. Protagonista della Resistenza, dopo la nascita della Repubblica si è impegnata sia nell’attività politica, sia nell’informazione, per la quale ha assunto incarichi di corrispondente, inviata speciale, direttrice di periodici, redattrice parlamentare, presidente della Federazione Nazionale delle Stampa Italiana. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Montanelli per il suo contributo allo sviluppo della cultura italiana e all’emancipazione delle donne.

Tra i suoi titoli, oltre al già citato Pane Nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale (1987), ricordiamo L’uomo che sognava la lotta armata (1984), Il lungo freddo. Storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l’Urss (1992), Botteghe Oscure addio. Com’eravamo comunisti (Premio Cimitile nel 1996), Dimenticare Berlinguer (1996), Il sorpasso. Gli straordinari anni del miracolo economico 1958-1963 (1997), Il silenzio dei comunisti (2002, con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin), Diario italiano 1976-2006 (2006).

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Franca Rame logo

Da sempre divisa tra politica, femminismo, satira, teatro e scrittura, Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929 – Milano, 29 maggio 2013), è stata fortemente impegnata in battaglie a difesa delle categorie più deboli, portate avanti con tenacia anche nel Parlamento italiano. Per questo motivo ci sembra un omaggio doveroso intitolarle una via, una piazza, forse meglio un teatro o una casa di accoglienza per donne vittime di violenza.

Bella, brava e intelligente, ci ha insegnato a essere fiere di se stesse e orgogliose della propria femminilità, e che essere belle non è una colpa.

Figlia d’arte, comincia a calcare il palcoscenico appena nata. Con Dario Fo, suo marito, fonda una Compagnia di grande successo, che dà vita a spettacoli di satira e di controinformazione politica anche molto feroci. Sostiene l'organizzazione Soccorso Rosso Militante, partecipa al movimento femminista, cominciando a interpretare testi di propria composizione. Il 9 marzo 1973 rimane vittima di uno stupro, perpetrato da cinque uomini d'estrema destra. Su questa vicenda, a distanza di tempo, scrive un testo. Il procedimento penale si conclude solo nel febbraio 1998, con la prescrizione del reato. Eletta senatrice nel 2006, lascia il Senato nel 2008, delusa da istituzioni refrattarie a ogni sollecitazione esterna.

A Milano, il 21 settembre 2015, la Giunta comunale le dedica un giardino.

     Milano FrancaRame. Rosa Enini

        

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All’annuncio della morte di Margherita Hack, il gruppo di Toponomastica femminile si attiva proponendo al sindaco di Firenze l’intitolazione di un osservatorio a suo nome e invitando paesi e città a ricordarla negli spazi pubblici urbani. All’invito, rispondono anche le scuole, attraverso iniziative locali, lavori studenteschi e apposizione di targhe.

Margherita Hack (Firenze 12 giugno 1922 – Trieste 29 giugno 2013), astrofisica, è autrice di trecento pubblicazioni scientifiche, 45 libri divulgativi. Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, si laurea in Fisica e comincia la sua carriera scientifica presso l’Osservatorio di Arcetri. Nel 1954 ottiene la libera docenza e il trasferimento all'Osservatorio di Merate (LC). Tiene corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l'Istituto di Fisica dell'Università di Milano, collabora con atenei stranieri. Nel 1964 è docente di Astronomia presso l'Istituto di Fisica teorica all’Università di Trieste, assumendo contestualmente la direzione del locale Osservatorio Astronomico, carica che manterrà fino al 1987.

È la prima donna alla guida di un Osservatorio in Italia.

In pensione dal 1997, continua a dirigere il "Centro Interuniversitario Regionale per l'Astrofisica e la Cosmologia" (CIRAC) di Trieste, dedicandosi a incontri e conferenze al fine di "diffondere la conoscenza dell'Astronomia e una mentalità scientifica e razionale". Nel 1998 riceve la Medaglia d'oro ai benemeriti della scienza e della cultura.

In segno di apprezzamento per il suo importante contributo, le è stato intitolato l'asteroide 8558. Per iniziativa dei sindaci di Barberino e di Tavarnelle le viene intitolato l’osservatorio astronomico del Chianti.

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Ricordare la lezione del Premio Nobel Rita Levi-Montalcini, (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) con un’immediata intitolazione di una via o di un luogo civico significativo, appena dopo la sua scomparsa, è un’occasione preziosa. Il suo esempio di vita, l’impegno sociale e civile costante, l’importanza dei suoi studi e delle sue ricerche possono divenire modelli di valore per le giovani generazioni.

Laureatasi nel 1936 alla facoltà di medicina dell’Università di Torino con il massimo dei voti e specializzatasi poi in neurologia e psichiatria, nel 1938, a seguito dell’emanazione delle leggi razziali, emigra in Belgio e vi continua gli studi sul sistema nervoso. Alla fine della guerra torna a Torino e allestisce un laboratorio nei pressi di Asti. Nel 1947 accetta un incarico alla Washington University e per trent’anni rimane negli Stati Uniti, ove realizza gli esperimenti che la condurranno alla scoperta del fattore di crescita nervoso, grazie alla quale, nel 1986, vince il Premio Nobel per la Medicina. Nonostante l’impegno americano, Montalcini mantiene i rapporti con l’Italia, e qui fonda un gruppo di ricerche, dirigendo, dal 1961 al 1969, il Centro di Ricerche di neurobiologia del CNR. Dal 1969 al 1979 è direttrice del Laboratorio di Biologia cellulare del CNR e, dopo essersi ritirata da questo incarico per limiti d’età, continua i propri studi ed è Presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Nel 2001 nominata senatrice a vita, mantiene il suo incarico fino alla morte.

   FOTO 6. Cori scelta Montalcini Fabrizio