Calendaria 2021 - Michaelina Wautier

Michaelina Wautier
Luisa Nattero



Silvia dell'Orco

 

Visitatori e visitatrici in attesa dei treni alla stazione di Anversa nell’estate del 2018 potevano passare il tempo tentando di collocare al posto giusto qualche tessera di un grande puzzle raffigurante Il trionfo di Bacco. Il puzzle riproduceva una tela di grande formato (270 x 354 cm), in passato conservata nei depositi del Kunsthistorisches Museum di Vienna, nel settore dei dipinti fiamminghi “di secondaria importanza”.

Trionfo di Bacco

È stato osservando nel 1993 quell’opera e chiedendo informazioni su di essa al conservatore del Museo che la storica dell’arte belga Katlijne van der Stighelen ha iniziato ad interessarsi alla sua autrice, identificata poi come Michaelina Wautier. Venticinque anni dopo, la mostra allestita grazie alla collaborazione della Rubenshuis e del Mas (Museum an der Stroom) ad Anversa – di cui il puzzle in stazione era uno degli spot pubblicitari – è stata contemporaneamente un approdo delle ricerche fino ad allora effettuate ed un ulteriore punto di partenza per altre tessere che vadano a migliorare la nostra ancora lacunosa conoscenza di una artista per molti versi straordinaria. Già nome e cognome appaiono incerti; registrata in alcuni inventari come “Magdalena” o “Maria Magdalena”, la pittrice si firma invece come Michaelina, evidentemente da lei preferito. Anche la grafia del cognome non è sempre identica; se lei si segna come Wautier, in stampe o inventari è citata pure come Woutier. Nata nel 1604 a Mons, nei Paesi Bassi del Sud, dal secondo matrimonio di Charles Wautier, appartenente alla piccola nobiltà locale e già “paggio” del conte di Fuentes, comandante dell’Armata spagnola, Michaelina crebbe come unica figlia femmina (due figlie di primo letto dovettero morire giovani) tra ben sette maschi sopravvissuti alla prima infanzia. La famiglia abitava, come quella dello zio materno, in Rue d’Havré, vicino alla Grande Place. Se la famiglia citata degli zii era sicuramente di ricchi mercanti, il padre di Michaelina aveva probabilmente perseguito una carriera militare e in questo verrà poi imitato da alcuni dei suoi figli. Morì, però, nel 1617, lasciando la vedova ad occuparsi di ben otto tra figli/e e figliastri ancora in età minorile. Cosa abbia spinto Michaelina e più tardi suo fratello minore Charles verso l’attività artistica e presso quale maestro possa essere avvenuta la loro formazione sono due degli interrogativi ancora senza risposta. In base alle ricerche fino ad ora effettuate conosciamo invece circa quindici opere di Michaelina firmate e/o datate, molto disparate per generi e dimensioni, in base alle quali è stato possibile con buon fondamento attribuirgliene un’altra decina. Tutte le opere datate risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta del XVII secolo, in una fase in cui l’artista aveva tra i 39 e i 56 anni di età; come anticipato, mancano notizie ed opere sia di una fase giovanile e di formazione che della vecchiaia, visto che morirà ottantacinquenne, circa trent’anni dopo l’ultima opera nota.

 
Ragazzo che fuma la pipa
 
 Educazione della Vergine, 1656

È quasi la stessa epoca in cui l’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Austria, vescovo di molte diocesi, Gran maestro dell’ordine teutonico e gran collezionista, fu governatore dei Paesi Bassi spagnoli. Nell’inventario che della sua collezione verrà stilato nel 1656, compaiono elencate ben quattro opere di Michaelina: il già citato Trionfo di Bacco e tre teste di Apostoli. Il fatto di aver lavorato per un tale personaggio e che le sia stata affidata un’opera con molte figure in movimento e di grandi dimensioni, come il Bacco, fatto inaudito per una donna, la dice lunga sulla fama di cui all’epoca la pittrice dovette godere. È assai probabile che ella, alla morte della madre – di cui, unica femmina, aveva quasi certamente dovuto prendersi cura – abbia raggiunto il fratello Charles a Bruxelles, dove poi i due, entrambi mai coniugati, hanno abitato e lavorato nella stessa casa per tutta la loro vita rimanente. Charles era già a Bruxelles da alcuni anni. Per un certo periodo, però, deve essersene assentato, forse per un viaggio all’estero (qualcuno ha ipotizzato in Italia); al ritorno, gli venne chiesto di pagare le tasse di iscrizione alla gilda dei pittori della città. Nei decenni successivi risulta aver avuto vari apprendisti e garzoni regolarmente registrati. Michaelina può aver catturato certi influssi della cultura artistica italiana dalle opere e stampe portate dal fratello dal suo viaggio, anche se è vero che stampe e dipinti italiani circolavano frequentemente sul mercato fiammingo. Certe commissioni dovettero giungere a Michaelina grazie alle conoscenze dei suoi fratelli; Jacques, di soli due anni più vecchio di lei, era arciere di Filippo IV e frequentava l’entourage della corte, mentre Pierre, capitano di cavalleria, era frequentemente a Bruxelles. Forse tramite loro le arrivò l’incarico di ritrarre Andrea Cantelmo, condottiero abruzzese al servizio della corona asburgica ed in quel tempo (1643 o poco prima) di stanza nelle Fiandre. Il ritratto è perduto, ma ne è stata tratta una bella stampa. Altri due ritratti di eminenti capi militari fanno parte dell’ancora ristretto catalogo di Michaelina: uno datato 1646, oggi nei Musei reali di Bruxelles, ed il secondo, oggi in collezione privata, forse raffigurante proprio il fratello Pierre in occasione del suo tardivo fidanzamento. Se il tema dell’Autoritratto è stato interpretato da molte delle donne pittrici, anche per affermare con fermezza il proprio “status” di artista, strumenti alla mano, è del tutto straordinario ed eccezionale che la propria immagine compaia, rivolta verso chi guarda, addirittura ritratta a seno nudo, tra le comparse del Baccanale più volte ricordato. Si riteneva che le donne non potessero comporre soggetti con più figure in movimento, anche perché non conoscevano l’anatomia, non potendo frequentare lezioni con modelli/e nudi/e; ma possiamo facilmente dedurre che una giovane donna che ha sette fratelli maschi, di cui quattro più piccoli di lei, non avesse problemi eccessivi a procurarsi modelli per studiare l’anatomia maschile.


Ritratto di un comandante dell'esercito spagnolo, 1625

Michaelina Wautier, autoritratto

Del 1654 è un Ritratto del gesuita Martino Martini, eminente personaggio trentino che aveva studiato a Roma con Athanasius Kircher e, dopo aver completato la propria formazione in Portogallo, aveva viaggiato in Cina, ritornandone con importanti studi di storia della Cina premoderna, cartografia aggiornata, una grammatica cinese, tutte opere che verranno pubblicate negli anni successivi e tradotte in numerose lingue. Parlavo inizialmente di una eclettica versatilità di generi da parte di Michaelina: oltre alla ritrattistica, alcune opere sono a soggetto religioso, altre sono scene di genere, due, infine, le nature morte con fiori e insetti. A cavallo tra il soggetto religioso, il ritratto, la scena di genere, queste due ragazzine si sono travestite da sante, sant’Agnese e santa Dorotea, con i rispettivi attributi: l’agnellino ed un cesto con rose e frutti. La scelta di ritrarre in modo così intimo e domestico due sante martirizzate perché rifiutarono di sposarsi, avrà forse avuto un risvolto autobiografico? Certo è che tra le opere più fresche di Michaelina, spesso stese con pennellate ampie e sprezzanti, ci sono alcuni volti di donne o di ragazzini (questi ultimi legati anche a studi per una serie raffigurante I cinque sensi, descritta in inventari antichi, ma oggi perduta).


Ghirlanda di fiori

Ritratto di due fanciulle come Sant'Agnese e Santa Dorotea, 1655

Per finire, voglio ancora citare l’incursione di Michaelina nel mondo della natura morta floreale, questo sì un genere che vantava anche al suo tempo molte brave artiste specializzate, come Rachel Ruysch e Judith Leyster, ad esempio. Forse un modo per far apprezzare la propria versatilità e invitare al confronto con chi quel genere praticava da sempre? Voglio sperare che il ritrovato interesse per una artista quasi totalmente dimenticata non sia fugace ed effimero, ma duraturo e fruttifero, portando ad altre possibili, interessanti scoperte.

Due bambini che giocano con le bolle di sapone, 1640

 

Traduzione francese
Giuliana Gaudenzi

Les visiteurs et les visiteuses qui attendaient les trains à la Gare d’Anvers l’été de 2018 pouvaient passer le temps en essayant de placer quelque pièce d’un grand puzzle représentant Le triomphe de Bacchus. Ce puzzle reproduisait un tableau de grand format (270 x 354 cm), conservé auparavant dans les entrepôts du Kunsthistorisches Museum de Vienne, secteur peintures flamandes « d’importance secondaire ».

Le Triomphe de Bacchus

En observant en 1993 cette œuvre et en demandant des renseignements à son sujet au conservateur du Musée, l’historienne de l’art belge Katlijne van der Stighelen a commencé à s’intéresser à son auteur, identifiée comme Michaelina Wautier. Vingt-cinq ans plus tard, l’exposition mise en place grâce à la collaboration du Rubenshuis et du Mas (Museum an der Stroom) à Anvers – dont le puzzle à la Gare était un des spot publicitaires - a été, en même temps, le résultat des recherches effectuées jusqu’à ce moment et un point de départ supplémentaire pour d’autres éléments qui peuvent améliorer notre connaissance, encore incomplète, d’une artiste à bien des égards extraordinaire. D’abord, nom et prénom sont incertains ; enregistrée dans certains inventaires comme « Magdalena » ou « Maria Magdalena », la peintre signe Michaelina, nom que, évidemment, elle préférait. L’écriture même du nom n’est pas toujours identique ; si elle signe Wauthier, dans des gravures ou des inventaires elle est aussi citée comme Woutier. Née en 1604 à Mons, dans les Pays Bas du Sud, du deuxième mariage de Charles Wautier, faisant partie de la petite noblesse locale et « page » du comte de Fuentes , commandant de l’Armée espagnole, Michaelina a grandi en tant que seule fille (deux filles du premier lit ont du mourir jeunes) parmi sept garçons survécus à leur première enfance. La famille habitait, comme celle de l’oncle maternel, à la Rue d’Havré, près de la Grande Place. Si la famille de ces oncles était certainement de marchands riches, le père de Michaelina avait probablement mené une carrière dans l’armée, imité par certains de ses enfants. Mais il est mort en 1617, en laissant sa veuve à s’occuper de huit entre fils, filles et beaux-enfants encore mineurs. Savoir ce qui a poussé Michaelina et plus tard son frère cadet Charles vers l’activité artistique et quel enseignant les a formés, ce sont des questions sans réponse. Par contre, sur la base des recherches effectuées jusqu’à présent, nous connaissons environ quinze œuvres de Michaelina signées et/ou datées, très disparates pour genre et dimension, sur la base desquelles a été possible, raisonnablement, lui en attribuer une autre dizaine. Toute œuvre datée remonte aux années Quarante et Cinquante du XVII siècle, une période où l’artiste était âgée entre 39 et 45 ans ; comme mentionné auparavant, manquent les informations et les œuvres de sa jeunesse, de sa formation et de sa vieillesse aussi, étant donné qu’elle mourra à l’âge de quatre-vingt-cinq ans , environ trente ans après sa dernière œuvre connue.


Jeune homme fumant une pipe

L'éducation de la Vierge, 1656

Presque à la même époque, l’archiduc Léopold Guillaume d’Autriche, évêque de beaucoup de diocèses, Grand Maître de l’Ordre teutonique et grand collectionneur, a été gouverneur des Pays Bas espagnols. Dans l’inventaire de sa collection, établi en 1656, sont classées quatre œuvres de Michaelina : le Triomphe de Bacchus déjà cité et trois têtes d’Apôtres. Le fait d’avoir travaillé pour quelqu’un d’aussi important et qu’on lui ait confié une œuvre avec plein de personnages en mouvement et de grandes dimensions telle que le Bacchus, chose inouïe pour une femme, en dit beaucoup sur la renommée de cette peintre à l’époque. C’est très probable qu’elle, à la mort de sa mère – dont elle, unique fille, avait presque certainement du prendre soin – ait rejoint son frère Charles à Bruxelles, où pour la suite tous les deux, jamais mariés, ont habité et travaillé dans la même maison pendant toute leur vie. Charles était déjà à Bruxelles depuis quelques années. Mais pendant une certaine période il a du s’absenter, peut-être pour voyager à l’étranger (quelqu’un a supposé en Italie) ; à son retour, on lui a demandé de payer les impôts d’inscription à la guilde des peintres de la ville. Les décennies suivantes il a eu des apprentis et des serveurs régulièrement enregistrés. Il est possible que Michaelina ait saisi certaines influences de la culture artistique italienne à partir des œuvres et des gravures apportées par son frère au retour de son voyage, même si en réalité certaines gravures et peintures circulaient fréquemment dans le marché flamand. Certaines commandes ont du arriver à Michaelina grâce aux connaissances de ses frères ; Jacques, qui avait seulement deux ans de plus qu’elle, était archer de Philippe IV et fréquentait l’entourage de la cour tandis que Pierre, capitaine de cavalerie, était souvent à Bruxelles. Peut-être que grâce à eux la commande du portrait d’Andrea Cantelmo, chef des Abruzzes au service de la couronne des Habsbourg, à ce moment-là (1643 ou peu avant) stationnant dans les Flandres. Le portrait a été perdu, mais on en a tiré une belle gravure. Deux autres portraits d’éminents chefs militaires font partie du restreint catalogue de Michaelina : l’un daté 1646, aujourd’hui dans les Musées royales de Bruxelles, l’autre, à présent en collection privée, peut-être représentant justement son frère Pierre à l’occasion de ses fiançailles tardives. Alors que le sujet de l’autoportrait a été souvent interprété par beaucoup de femmes peintres, même pour affirmer leur « status » d’artiste, outils à la main, c’est absolument remarquable et exceptionnel que sa propre image apparaisse, face à celui qui regarde, carrément peinte les seins nus, parmi les figurants du Bacchanale plusieurs fois cité. On supposait que les femmes ne pouvaient pas peindre des sujets avec plusieures figures mouvantes, aussi parce-que elles ne connaissaient pas l’anatomie, ne pouvant pas fréquenter des leçons avec des modèles nus (hommes et femmes) , mais on peut aisément déduire qu’une jeune femme qui a sept frères, dont quatre plus petits qu’elle, n’avait pas de problèmes majeurs à se procurer des modèles afin d’étudier l’anatomie masculine.


Portrait d'un commandant de l'armée espagnole, 1625

Autoportrait avec chevalet

De 1654 est le Portrait du jésuite Martino Martini, éminent personnage de Trento qui avait étudié à Rome avec Athanasius Kircher et, après avoir achevé sa formation au Portugal, avait voyagé en Chine, d’où il était revenu avec d’importantes études d’histoire de la Chine pré-moderne, cartographie mise à jour, une grammaire chinoise, œuvres qui seront publiées dans les années suivantes et traduites dans de nombreuses langues. Au début je parlais d’une versatilité éclectique de genres de la part de Michaelina : en plus des portraits, des œuvres ont un sujet religieux, d’autres sont des scènes de genre, enfin deux natures mortes avec fleurs et insectes. A cheval entre le sujet religieux, le portrait, la scène de genre, deux petites filles se sont déguisées en saintes, Sainte Agnès et Sainte Dorothée, avec leurs attributions respectives : le petit agneau et un panier avec des roses et des fruits. Le choix de dépeindre d’une façon si intime et domestique deux saintes martyrisées parce-que elles avaient refusé de se marier, aurait par hasard un aspect autobiographique ? Il est certain que, parmi les œuvres les plus fraîches de Michaelina, souvent peintes avec des coups de pinceau larges et méprisants, il y a des visages de femmes ou de petits garçons (ces derniers liés aussi à des études pour une série représentante Les cinq sens, décrite dans d’anciens inventaires, mais aujourd’hui perdue).


Guirlande de fleurs avec libellule

Deux filles en tant que Sainte Agnès et Saint Dorothée

Pour terminer, je veux encore citer l’incursion de Michaelina dans le monde de la nature morte florale, genre qui vantait même à son époque nombreuses bonnes artistes spécialisées, comme Rachel Ruysch et Judith Leyster, par exemple. C’était peut-être une façon de faire apprécier leur propre versatilité et inviter à la confrontation avec ceux qui pratiquaient ce genre depuis toujours ? Je veux espérer que l’intérêt renouvelé pour une artiste presque totalement oubliée ne soit pas fugace et éphémère, mais durable et fécond, menant à d’autres possibles, intéressantes découvertes.

Deux garçons soufflant des bulles, 1640

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Visitors waiting for trains at Antwerp station in the summer of 2018 could pass the time trying to place some pieces of a large puzzle represented by The Triumph of Bacchus in the right place. The puzzle was represented by a large-format canvas (270 x 354 cm), formerly kept in the deposits of the Kunsthistorisches Museum in Vienna, in the sector of Flemish paintings "of secondary importance".

Triumph of Bacchus

It was by observing that work in 1993 and asking the curator of the museum for information about it that the Belgian art historian Katlijne van der Stighelen became interested in its author, later identified as Michaelina Wautier. Twenty-five years later, the exhibition set up thanks to the collaboration of Rubenshuis and MAS (Museum an der Stroom) in Antwerp - the puzzle in the station was used in advertising the event - was at the same time a demonstration of the research carried out up to then, and a further starting point for other knowledge that improves our still incomplete understanding of an artist who was, in many ways, extraordinary. Even her name and surname appear uncertain, recorded in some inventories as “Magdalena” or “Maria Magdalena”, while the painter signed her works instead as Michaelina, evidently preferred by her. Even the spelling of her surname is not always identical. She she calls herself Wautier, yet in some reproductions or inventories she is also referred to as Woutier. Michaelina was born in 1604 in Mons, in the Southern Netherlands, from the second marriage of Charles Wautier, who belonged to the local petty nobility and was a former "page" of the Count of Fuentes, commander of the Spanish Army. She grew up as the only daughter (two daughters of the first marriage had died young) among seven males who survived early childhood. Her family lived, like that of her maternal uncle, in Rue d ’Havré, near the Grand Palace. While the aforementioned uncle’s family of was certainly among the wealthy merchant class, Michaelina's father had probably pursued a military career and in this would then be imitated by some of his sons. He died, however, in 1617, leaving his widow to take care of eight children and stepchildren still in their early years. Two of the questions still unanswered are, what led Michaelina, and later her younger brother Charles, towards artistic activity, and with which teacher their training may have taken place. On the basis of the research carried out so far, we know of about fifteen signed and/or dated works by Michaelina, very different in genres and sizes, on the basis of which it was possible with good foundation to attribute another ten or so to her. All the dated works were from the 1640s and 1650s, at a time when the artist was between 39 and 56 years of age. As could be expected, there is a lack of information and work from her youth and training phase, and also from her older years. She died at eighty-five, about thirty years after her last known work.


Young Man Smoking a Pipe

The Education of the Virgin, 1656

It is almost the same period in which Archduke Leopold William of Austria, bishop of many dioceses, Grand Master of the Teutonic order and great collector, was governor of the Spanish Netherlands. In the inventory that drawn up from his collection in 1656, four works by Michaelina are listed - the aforementioned Triumph of Bacchus and three heads of Apostles. The fact that she worked for such a character and that she was entrusted with a work with many moving and large figures, such as Bacchus, unheard of for a woman, speaks volumes about the reputation enjoyed by the painter at the time. It is very likely that, on the death of her mother - as the only female child, she had almost certainly had to take care of her – she joined her brother Charles in Brussels, where the two, both never married, lived and worked in the same house for the whole their remaining lives. Charles had already been in Brussels for some years. For a certain period, however, he must have been absent, perhaps for a trip abroad (some have speculated in Italy). Upon returning, he was asked to pay the registration fees to the guild of painters in the city. In the following decades he appears to have had various students and regularly registered apprentices. Michaelina may have absorbed certain influences of Italian artistic culture from the works and prints brought by her brother from his trip, although it is also true that Italian prints and paintings frequently circulated on the Flemish market. Certain commissions surely reached Michaelina thanks to the acquaintances of her brothers; Jacques, only two years older than her, was Philip IV's archer and frequented the entourage of the court, while Pierre, a cavalry captain, was frequently in Brussels. Perhaps through them she was commissioned to portray Andrea Cantelmo, an Abruzzese leader in the service of the Habsburg crown and at that time (1643 or shortly before) stationed in Flanders. The portrait is lost, but a beautiful reproduction of it survives. Two other portraits of eminent military leaders are part of Michaelina's then still limited catalog - one dated 1646, now in the Royal Museums of Brussels, and a second, now in a private collection, perhaps depicting her brother Pierre on the occasion of his belated engagement. If the theme of the self-portrait has been interpreted by many women painters, also to firmly affirm their "status" as an artist, instruments in hand, it is still quite extraordinary and exceptional that Michaelina's own image appears, facing the viewer, even portrayed topless, among the figures in The Triumph of Bacchus. It was believed that women could not compose subjects with multiple moving figures, also because they did not know anatomy, not being able to attend classes with nude models. But we can easily deduce that a young woman who has seven brothers, four of whom younger than her, would not have excessive problems in obtaining models to study male anatomy.


Portrait of a Man, 1625

Michaelina Wautier, self portrait

From 1654 there is a portrait of the Jesuit Martino Martini, an eminent character from Trentino who had studied in Rome with Athanasius Kircher and, after completing his training in Portugal, had traveled to China. He returned with important studies of the history of pre-modern China, updated cartography, a Chinese grammar, all works that were published in the following years and translated into numerous languages. Initially I was talking about an eclectic versatility of genres on the part of Michaelina: in addition to portraiture, some works are religious subjects, others are scenes of nature, and finally two still lifes with flowers and insects. Somewhere between a religious subject, a portrait, and a scenic work, are two young girls presented as saints, Saint Agnes and Saint Dorothea, with their respective attributes, a lamb for one and a basket with roses and fruit for the other. Could the choice to portray two saints in such an intimate and domestic way, women who were martyred because they refused to marry, have had an autobiographical implication? What is certain is that the among the most striking paintings of Michaelina, often showing broad and dashing brushstrokes, are faces of women or children (the latter also linked to studies for a series depicting the five senses, described in ancient inventories, but today lost).


Flower Garland with Butterfly

Two girls as Saint Agnes and Saint Dorothea, 1655

Finally, I want to mention Michaelina's foray into the world of floral still life, this being a genre that even in her time boasted many skilled specialized artists, such as Rachel Ruysch and Judith Leyster, for example. Perhaps these works were a way for her to demonstrate her versatility and to invite comparison with those who practiced that genre? I want to hope that the newfound interest in an almost totally forgotten artist is not fleeting and ephemeral, but lasting and fruitful, possibly leading to other interesting discoveries.

Two Boys Blowing Bubbles, 1640