Calendaria 2022 - Veronica Stolte-Hèiskanen

Veronica Stolte-Hèiskanen
Fiorenza Taricone



Rita Mota

 

Veronica Stolte-Hèiskanen (1934-1994) rappresenta un moderno esempio di cosmopolitismo culturale. La sua biografia apolide s’intreccia con la storia internazionale e i suoi mutamenti; è nata a Budapest, ma dopo la Seconda guerra mondiale, la sua famiglia è fuggita prima in Germania, poi negli Stati Uniti; dopo aver studiato alle Università di Columbia e Chicago, si è trasferita in Finlandia, dove ha sposato un collega finlandese. È stata una vera ambasciatrice della sociologia finlandese, pioniera degli studi scientifici empirici e un'esperta riconosciuta a livello internazionale in studi sociali su scienza e tecnologia. Come studiosa, ha collezionato più di un primato: ha conseguito il dottorato nel 1967 come seconda sociologa presso l'Università di Helsinki, ed è poi diventata professoressa di Sociologia presso l'Università di Tamperèn ylìopisto nel 1982, e prima vicerettrice della stessa università nel 1990. Ha presieduto come prima donna l'associazione professionale dei sociologi finlandesi, la Società Westermarck, nel periodo 1974-1977 ed è stata eletta al Comitato esecutivo dell'Associazione Internazionale di Sociologia. Veronica Stolte-Hèiskanen ha influenzato in modo significativo e in molte sedi la nascita e l'ampliamento della ricerca scientifica e tecnologica in Finlandia; ha studiato infatti la valutazione della ricerca, l'utilizzo dei suoi risultati, l'etica della ricerca, i problemi rilevabili nei sistemi di ricerca dei piccoli Paesi e la posizione delle donne nella scienza. Pioniera e accanita sostenitrice dell’analisi scientifica, ha dedicato parte della sua riflessione sociologica alla potenziale ‘incompatibilità’ tra il ruolo della donna nella sua duplice funzione di scienziata e di moglie-madre cui compete il lavoro produttivo e riproduttivo. Nell’immaginario collettivo, infatti, prevaleva, e in gran parte prevale ancora oggi, la retorica della scelta dirimente per una donna che decide di intraprendere il percorso scientifico, ‘avulso’ da responsabilità familiari. Nel 1983 pubblica, con Terttu Luukkonen-Gronow, un fruttuoso lavoro dal titolo Myths and Realities of Role Incompatibility of Women Scientists (Acta Sociologica), in cui analizza la presunta incompatibilità dei ruoli nell’unire una carriera nel campo della scienza con quello di poter costituire una famiglia; ciò spiegherebbe la disuguale posizione femminile nella scienza. Attraverso dati empirici, analizza storie di vita di scienziate, le loro responsabilità familiari e la partecipazione professionale nella comunità scientifica. I dati sono il frutto dell’indagine su un campione di giovani ricercatrici dell'Accademia di Finlandia, che comprende sia donne che uomini da un lato, mentre dall’altro si giova delle risposte all'annuncio comparso su un giornale da parte di un eterogeneo spaccato di scienziate.

 

Le evidenze a cui lo studio giunge sono ben lontane dal dimostrare incompatibilità tra la ricerca scientifica e la famiglia: seppure il carico di lavoro risulti ovviamente maggiore, si dimostra che il matrimonio, ma anche una relazione affettiva stabile, sembra avere un effetto positivo sulla vita professionale delle scienziate. Sia nel caso delle donne che degli uomini, infatti, l’essere in relazione rappresenta un vantaggio. Questo approccio, come ricorda in dettaglio Alessandra Sannella, docente di Sociologia all’Università di Cassino e Lazio Meridionale, estimatrice della studiosa, ha riguardato anche molti degli studi di Veronica Stolte-Hèiskanen che nel 1991 ha svolto una straordinaria ricerca transnazionale; ha proposto, infatti, un’analisi sulla situazione delle donne nella scienza in 12 Paesi europei, tra cui quelli dell'Europa orientale ed ex comunisti, tra cui il suo luogo di nascita (Jugoslavia, Ungheria, Bulgaria ma anche Grecia e Turchia) di cui, alla fine del secolo scorso, poco si sapeva riguardo alla partecipazione femminile alla scienza. La sua attenzione è rivolta ad analizzare gli ostacoli e le opportunità che vengono proposte alle donne nell'accesso a posizioni di responsabilità. Il suo lavoro è stato condotto dal Centro di coordinamento europeo per la ricerca e la documentazione delle scienze sociali, quindi pubblicato con il titolo Women in science: token women or gender equality? in collaborazione con Rǔza Fürst-Dili for the European Coordination Centre for Research and Documentation in Social Sciences. Considerando le donne come preziose risorse scientifiche e tecnologiche nazionali, ogni articolo descrive la situazione in un particolare Paese, oltre a identificare le tendenze generali che si traducono in ostacoli che impediscono l'occupazione femminile e i programmi che in quelle società tendono invece a promuoverlo. Il percorso degli studi e l’originalità della sua ricerca sono andati di pari passo con le spinte femministe europee e americane, e i passi in avanti dell’Unione europea. Grazie anche all’impegno di Urho Kekkonen, eletto Presidente della repubblica nel 1956, schieratosi a favore della neutralità in campo internazionale, la Finlandia ha potuto ospitare infatti nel 1975 la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, mentre il nuovo Presidente, Mauno Koivisto, ha sviluppato la politica che ha consentito alla Finlandia di agganciarsi all'Europa, con l'ingresso nel Consiglio d'Europa nel 1989 e nell'Unione europea nel 1995, un anno dopo la morte della studiosa.

 

Il 1975, dichiarato l’anno internazionale della donna dall’Onu, è anche l’anno in cui inizia il ciclo delle Conferenze internazionali sulla donna che hanno stabilito un confronto fra la situazione nei Paesi europei, nord-americani e in quelli allora definiti in via di sviluppo; le Conferenze hanno offerto quindi uno scenario internazionale per affrontare i numerosi e diversi problemi legati alla questione femminile; dal 1975 è partito il decennio delle Nazioni Unite per la donna, «sembra su ispirazione di una parlamentare finlandese presidente di una associazione femminile non governativa» (Ginevra Conti Odorisio). La prima Conferenza si è svolta a Mexico City, purtroppo oggi ricordato come uno dei luoghi a più alta densità di femminicidi e violenza sulle donne, la seconda a Copenhagen nel 1980, la terza a Nairobi nel 1985, l’ultima, conclusiva, come è noto a Pechino nel 1995. L’azione dell’Onu s’intreccia con quella dell’Europa; nel quarto programma d’azione della Comunità europea, iniziato nel 1982, che va dal 1996, quindi subito dopo Pechino, al 2000, fra le asimmetrie inaccettabili per le democrazie, quali il persistere delle disparità salariali, la disoccupazione femminile, accentuatasi dopo la pandemia, la femminilizzazione della povertà, anch’essa una costante, le violenze contro le donne passate da emergenza a problema strutturale, vengono annoverati il persistere di stereotipi sessisti e la rigidità di ruoli fra vita pubblica e privata. Quella presunta incompatibilità dunque già sottolineata da Veronica Stolte-Hèiskanen nei suoi studi sulla struttura sociale, i modelli familiari, le influenze interpersonali in relazione ai gruppi di ricerca, la produttività e le problematiche di valutazione. In Italia, su equità e pari opportunità nell’apprendimento delle scienze e nella valutazione delle ricerche condotte da donne, abbiamo avuto fra le più attive rappresentanti Rossella Palomba, demografa sociale, direttrice di ricerca presso l’Irpps; si è occupata per più di trenta anni di pari opportunità, coordinando progetti di ricerca nazionali ed internazionali nel campo delle politiche sociali, equità e pari opportunità di genere nelle carriere scientifiche, per l’abbattimento degli stereotipi sulla scienza e le/gli scienziate/i. Nel suo libro Le figlie di Minerva (2003), anche in edizione inglese, ha esaminato la cooptazione maschile nei gruppi di ricerca diretti da uomini ampiamente finanziati e accreditati nei diversi settori scientifici. Durante la sua carriera al Cnr, è stata componente del gruppo di esperti Ec su Genere e Eccellenza scientifica e Ambasciatrice Eu per le pari opportunità nella scienza, ruolo analogo a quello rivestito da Veronica Stolte-Hèiskanen. In assenza di rimozione degli stereotipi e di politiche sociali adeguate, gli old boys network valutano con parametri che non tengono conto del lavoro familiare, di cura e di riproduzione svolto dalle donne, penalizzate nella quantità e nella costanza senza interruzioni della produttività, parametri vigenti anche in Italia nei sistemi di reclutamento universitari. La figura di Veronica Stolte-Hèiskanen ricorda il ruolo precorritore e fieramente autonomo di Ipazia, le cui vicende misurano anche il tempo trascorso: Ipazia muore tragicamente per mano di sicari nel rivendicare l’indipendenza delle scienze; nel film del regista cileno-spagnolo Alejandro Amenábar, Agorà, uscito nel 2009, la scienziata, per illustrare la sua differenza ad uno degli allievi più prestigiosi, raccoglieva un fazzoletto macchiato del mestruo e lo mostrava affermando che quella era la sua differenza, in definitiva pagata con la morte; la studiosa finlandese ha invece condotto egregiamente i suoi studi, lottando proprio per eliminare le differenze sociali e politiche fatte passare per differenze ontologiche, in cui la differenza sta non per 'diversità', ma per 'minorità'. Una delle madri in definitiva dei programmi cosiddetti Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), di matrice europea, che mirano a eliminare lo stereotipo ancora presente nelle stesse giovani studenti, ovvero quello di avere minore inclinazione e capacità di un coetaneo, a parità di condizioni.

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

 

Veronica Stolte-Hèiskanen (1934-1994) est un exemple moderne de cosmopolitisme culturel. Sa biographie d'apatride est entrelacée avec l'histoire internationale et ses changements ; elle naît à Budapest, mais après la Seconde Guerre mondiale, sa famille fuit d'abord en Allemagne, puis aux États-Unis ; après avoir étudié aux universités de Columbia et de Chicago, elle s'installe en Finlande, où elle épouse un collègue finlandais. Elle est une véritable ambassadrice de la sociologie finlandaise, une pionnière des études scientifiques empiriques et une experte internationalement reconnue dans les études sociales des sciences et des technologies. En tant qu'universitaire, elle a plus d'un palmarès : elle obtient son doctorat en 1967 en tant que deuxième sociologue de l'université d'Helsinki, puis devient professeur de sociologie à l'université de Tamperèn ylìopisto en 1982, et la première vice-rectrice de cette même université en 1990. Elle est la première femme à présider l'association professionnelle des sociologues finlandais, la Westermarck Society, de 1974 à 1977, et elle est élue au comité exécutif de l'Association internationale de sociologie. Veronica Stolte-Hèiskanen a influencé de manière significative l'émergence et l'expansion de la recherche scientifique et technologique en Finlande ; elle a étudié l'évaluation de la recherche, l'utilisation de ses résultats, l'éthique de la recherche, les problèmes décelables dans les systèmes de recherche des petits pays et la position des femmes dans la science. Pionnière et fervente partisane de l'analyse scientifique, elle a consacré une partie de sa réflexion sociologique à l'"incompatibilité" potentielle entre le rôle des femmes dans leur double fonction de scientifiques et d'épouses-mères responsables du travail productif et reproductif. Dans l'imaginaire collectif, en effet, la rhétorique du choix décisif pour une femme qui décide de s'engager dans la voie scientifique, " détachée " des responsabilités familiales, a prévalu et prévaut encore aujourd'hui dans une large mesure. En 1983, elle publie, avec Terttu Luukkonen-Gronow, un ouvrage fructueux intitulé Myths and Realities of Role Incompatibility of Women Scientists (Acta Sociologica), dans lequel elle analyse l'incompatibilité présumée des rôles dans la combinaison d'une carrière scientifique et la possibilité de fonder une famille, ce qui expliquerait la position inégale des femmes dans les sciences. À l'aide de données empiriques, elle analyse les histoires de vie des femmes scientifiques, leurs responsabilités familiales et leur participation professionnelle à la communauté scientifique. Les données sont le résultat d'une enquête menée auprès d'un échantillon de jeunes femmes scientifiques de l'Académie de Finlande, qui comprend à la fois des femmes et des hommes, d'une part, et d'autre part, elles s'appuient sur les réponses à une annonce dans un journal provenant d'un échantillon représentatif de femmes scientifiques.

 

Les conclusions de l'étude sont loin de montrer que la recherche scientifique et la famille sont incompatibles : si la charge de travail est évidemment plus importante, elle montre que le mariage, mais aussi une relation affective stable, semblent avoir un effet positif sur la vie professionnelle des femmes scientifiques. Pour les femmes comme pour les hommes, être en couple est un avantage. Cette approche, comme le souligne en détail Alessandra Sannella, professeur de sociologie à l'université de Cassino et du Latium Meridionale, admiratrice de la chercheuse, a également couvert de nombreuses études de Veronica Stolte-Hèiskanen, qui a réalisé en 1991 une extraordinaire étude transnationale ; Elle propose une analyse de la situation des femmes dans le domaine des sciences dans 12 pays européens, y compris les pays d'Europe de l'Est et les anciens pays communistes, dont sa ville natale (Yougoslavie, Hongrie, Bulgarie, mais aussi Grèce et Turquie) où, à la fin du siècle dernier, on savait peu de choses sur la participation des femmes aux sciences. Elle se concentre sur l'analyse des obstacles et des opportunités auxquels les femmes sont confrontées pour accéder aux postes à responsabilité. Ses travaux ont été menés par le Centre européen de coordination pour la recherche et la documentation en sciences sociales, puis publiés sous le titre Women in science : token women or gender equality ? en collaboration avec Rǔza Fürst-Dili European Coordination Centre for Research and Documentation in Social Sciences. Considérant les femmes comme de précieuses ressources scientifiques et technologiques nationales, chaque article décrit la situation dans un pays particulier, tout en identifiant les tendances générales qui se traduisent par des obstacles à l'emploi des femmes et les programmes qui tendent à le promouvoir dans ces sociétés. Le déroulement de ses études et l'originalité de ses recherches vont de pair avec les mouvements féministes européens et américains et les progrès de l'Union européenne. Grâce également aux efforts d'Urho Kekkonen, élu président de la République en 1956, qui était favorable à la neutralité sur la scène internationale, la Finlande a pu accueillir la Conférence sur la sécurité et la coopération en Europe en 1975, tandis que le nouveau président, Mauno Koivisto, a développé la politique qui a permis à la Finlande de se rattacher à l'Europe, en adhérant au Conseil de l'Europe en 1989 et à l'Union européenne en 1995, un an après sa mort.

 

L'année 1975, déclarée Année Internationale de la Femme par les Nations unies, marque également le début du cycle des conférences internationales sur les femmes, qui comparent la situation dans les pays d'Europe et d'Amérique du Nord et dans ceux qui sont alors définis comme des pays en développement ; les conférences offrent ainsi un scénario international pour aborder les nombreux problèmes liés à la question des femmes ; 1975 marque le début de la Décennie des Nations unies pour les femmes, "apparemment inspirée par une parlementaire finlandaise qui était présidente d'une association non gouvernementale de femmes" (Ginevra Conti Odorisio). La première conférence se tient à Mexico, lieu connu malheureusement aujourd'hui comme l'un des endroits où la densité de féminicides et de violences à l'égard des femmes est la plus élevée, la deuxième à Copenhague en 1980, la troisième à Nairobi en 1985, et la dernière, concluante, comme nous le savons, à Pékin en 1995. L'action de l'ONU est imbriquée dans celle de l'Europe ; Dans le quatrième programme d'action de la Communauté européenne, qui débute en 1982 et s'étend de 1996, ainsi, immédiatement après Pékin, en 2000, les asymétries inacceptables pour les démocraties, telles que la persistance des inégalités salariales, le chômage des femmes, qui a augmenté après la pandémie, la féminisation de la pauvreté, qui est également une constante, et la violence à l'égard des femmes, qui est passée du statut d'urgence à celui de problème structurel, incluent la persistance des stéréotypes sexistes et la rigidité des rôles entre vie publique et vie privée. Cette prétendue incompatibilité a déjà été mise en évidence par Veronica Stolte-Hèiskanen dans ses études sur la structure sociale, les modèles familiaux, les influences interpersonnelles en relation avec les groupes de recherche, les questions de productivité et d'évaluation. En Italie, sur l'équité et l'égalité des chances dans l'apprentissage des sciences et dans l'évaluation des recherches menées par les femmes, nous avons eu parmi les représentants les plus actifs Rossella Palomba, démographe sociale, directrice de recherche à l'Irpps ; elle travaille depuis plus de trente ans sur l'égalité des chances, en coordonnant des projets de recherche nationaux et internationaux dans le domaine des politiques sociales, de l'équité et de l'égalité des chances dans les carrières scientifiques, pour l'élimination des stéréotypes sur la science et les femmes scientifiques. Dans son livre Le figlie di Minerva (2003), également en édition anglaise, elle examine la cooptation masculine dans des groupes de recherche dirigés par des hommes largement financés et accrédités dans différents domaines scientifiques. Au cours de sa carrière au CNR, elle a été membre du groupe d'experts de la Commission européenne sur le genre et l'excellence scientifique et ambassadrice de l'UE pour l'égalité des chances dans les sciences, un rôle similaire à celui tenu par Veronica Stolte-Hèiskanen. En l'absence de suppression des stéréotypes et de politiques sociales adéquates, le réseau des anciens évalue avec des paramètres qui ne tiennent pas compte du travail familial, de soin et de reproduction effectué par les femmes, pénalisé en termes de quantité et de constance sans interruption de la productivité, paramètres qui sont également en vigueur en Italie dans les systèmes de recrutement universitaire. La figure de Veronica Stolte-Hèiskanen rappelle le rôle pionnier et farouchement autonome d'Hypatie, dont l'histoire mesure aussi le temps : Hypatie est morte tragiquement par les mains d'assassins alors qu'elle revendiquait l'indépendance des sciences ; dans le film Agorà du réalisateur chilien et espagnol Alejandro Amenábar, sorti en 2009, la scientifique, pour illustrer sa différence à l'un de ses étudiants les plus prestigieux, ramasse un mouchoir souillé de menstruations et le montre, affirmant que c'est là sa différence, au final payée par sa mort ; D'autre part, l'universitaire finlandaise a très bien fait ses études, en luttant précisément pour éliminer les différences sociales et politiques qui passent pour des différences ontologiques, où la différence n'est pas "diversité" mais "minorité". L'une des mères ultimes des programmes dits Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), de matrice européenne, qui visent à éliminer le stéréotype encore présent chez les jeunes étudiantes elles-mêmes, à savoir celui d'avoir moins d'inclination et de capacité qu'un pair, à égalité de condition.

 

Traduzione inglese
Joelle Rampacci

 

Veronica Stolte-Hèiskanen (1934-1994) represents a modern example of cultural cosmopolitanism. Her stateless biography is intertwined with international history and changes to her life. She was born in Budapest, but after the Second World War her family fled, first to Germany, then to the United States. After studying at Columbia University and the University of Chicago, she moved to Finland, where she married a Finnish colleague. She was a true ambassador of Finnish sociology, a pioneer of empirical scientific studies and an internationally recognized expert in social studies in science and technology. As a scholar, she passed more than one milestone. She received her doctorate in 1967 as only the second female sociologist to do so at the University of Helsinki, and then became a professor of Sociology at the University of Tamperèn in 1982, then first vice-rector of the same university in 1990. She became the first female president of the professional association of Finnish sociologists, the Westermarck Society, in the period 1974-1977 and was elected to the Executive Committee of the International Association of Sociology. Veronica Stolte-Hèiskanen has significantly influenced the birth and expansion of scientific and technological research in Finland in many ways. She studied the evaluation of research, the use of its results, the ethics of research, the problems that can be detected in the research systems of small countries, and the position of women in science. A pioneer and avid supporter of scientific analysis, she dedicated part of her sociological reflection to the potential “incompatibility” between the role of a women as a scientist and a wife-mother who is responsible for productive and reproductive work. This “incompatibility” prevailed in the collective imagination, and still prevails to a large extent today – the idea of a critical choice facing a woman who decides to undertake a scientific career, “detached” from family responsibilities. In 1983 she published, with Terttu Luukkonen-Gronow, an important work entitled Myths and Realities of Role Incompatibility of Women Scientists (Acta Sociologica), in which she analyzed the alleged incompatibility of roles in combining a career in science with that of being able to establish a family, that would explain the unequal position of women in science. Using empirical data, she analyzed life stories of female scientists, their family responsibilities and professional participation in the scientific community. The data are the result of the survey on a sample of young researchers from the Academy of Finland, which included both women and men on the one hand, while on the other hand it benefited from the responses to a newspaper ad by a heterogeneous cross-section of female scientists.

 

The evidence that the study provided is far from demonstrating incompatibility between scientific research and the family. Although the workload is obviously greater, it is shown that marriage, but also a stable emotional relationship, seems to have a positive effect on the life of professional scientists. In fact, both in the case of women and men, being in a relationship is an advantage. This approach, as an admirer of Stolte-Hèiskanen, Alessandra Sannella, professor of Sociology at the University of Cassino and Southern Lazio, recalls in detail, was also reflected in many of the studies by Veronica Stolte-Hèiskanen, who in 1991 carried out extraordinary transnational research. She proposed an analysis on the situation of women in science in 12 European countries, including those of Eastern Europe and other former communist countries (Yugoslavia, Hungary, Bulgaria but also Greece and Turkey), in addition to her place of birth. Places in which, at the end of the last century, little was known about female participation in science. Her attention was focused on analyzing the obstacles and opportunities that are women find in accessing positions of responsibility. Her work was conducted by the European Coordination Center for Research and Documentation of Social Sciences, then published under the title Women in Science: Token Women or Gender Equality? in collaboration with Rǔza Fürst-Dili for the European Coordination Center for Research and Documentation in Social Sciences. Considering women as valuable national scientific and technological resources, each article describes the situation in a particular country, as well as identifying the general trends that translate into obstacles that prevent female employment and the programs that in those societies tend to promote it. The course of her studies and the originality of her research went hand in hand with the European and American feminist drives, and the progress in the European Union. Thanks also to the commitment of Urho Kekkonen, elected President of the Republic of Finland in 1956, in favor of neutrality on an international level, Finland was able to host the Conference on Security and Cooperation in Europe in 1975, while the new President, Mauno Koivisto, developed the policy that allowed Finland to join Europe, with its entry into the Council of Europe in 1989 and into the European Union in 1995, a year after the scholar's death.

 

1975, which was declared the international year of the woman by the UN, was also the year in which the cycle of international conferences on women began, which established a comparison between the situation in European and North American countries and in those countries then defined as “developing.” The Conferences therefore offered an international way to address the numerous and diverse problems linked to the situation of women. The decade of the United Nations for women began in 1975, "it seems inspired by a Finnish parliamentarian, president of a non-governmental women's association" (Ginevra Conti Odorisio). The first Conference took place in Mexico City, unfortunately remembered today as one of the places with the highest density of femicide and violence against women, the second in Copenhagen in 1980, the third in Nairobi in 1985, the last, known as the conclusion of the series, in Beijing in 1995. The action of the UN was intertwined with that of Europe. In the fourth action program of the European Community, started in 1982, which ran from 1996, immediately after the Beijing conference, to 2000, among the asymmetries unacceptable for democracies, such as the persistence of wage disparities, female unemployment, which worsened after the pandemic, the feminization of poverty, also a constant, violence against women passed from individual emergencies to a structural problem, the persistence of sexist stereotypes and the rigidity of roles between public and private life were included. This reflected that presumed incompatibility, already underlined by Veronica Stolte-Hèiskanen in her studies on social structure, family models, interpersonal influences in relation to research groups, and the challenges of productivity and evaluations. In Italy, on fairness and equal opportunities in learning science, and evaluating research conducted by women, we had Rossella Palomba, social demographer, research director at IRPPS, among the most active representatives. She has dealt with equal opportunities for more than thirty years, coordinating national and international research projects in the field of social policies, equity and gender-equal opportunities in scientific careers, and for the elimination of stereotypes about science and male and female scientists. In her book Le figlie di Minerva (2003), also published in English, she examined male co-optation in research groups led by women, widely funded and accredited in various scientific fields. During her career at CNR, she was a member of the EC group of experts on Gender and Scientific Excellence and EU Ambassador for equal opportunities in science, a role similar to that played by Veronica Stolte-Hèiskanen. In the absence of the removal of stereotypes and adequate social policies, the “old boys” networks evaluated women with parameters that do not take into account the family care and reproductive work carried out by women, who are penalized for the quantity and constancy of work without interruptions of productivity, parameters in force also in Italy in university recruitment systems. The figure of Veronica Stolte-Hèiskanen reminds us of a precursor, the fiercely autonomous Hypatia, whose events also reflect the time elapsed. In the film by the Chilean-Spanish director Alejandro Amenábar, Agorà, released in 2009, Hypatia tragically dies at the hands of assassins while defending the independence of the sciences. The scientist, to illustrate her difference to one of the most prestigious students, showed a handkerchief stained with menstral blood, stating that that was her difference, and ultimately paid with her death. The Finnish scholar, on the other hand, conducted her studies very well, struggling to eliminate the social and political differences made to pass for ontological differences, in which the differences reflect not 'diversity', but 'diminution'. She became one of the mothers of the so-called STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) programs of European origin, which aim to eliminate the stereotypes still present among young students, of those having less inclination and ability than a peer of the same age and circumstances.

 

Traduzione spagnola
Flavia Palumbo

 

Verónica Stolte-Hèiskanen (1934-1994) representa un moderno ejemplo de cosmopolitismo cultural. Su biografía apátrida está interconectada con la historia internacional y sus cambios: nació en Budapest pero, después de la segunda guerra mundial, su familia huyó primero a Alemania y luego a Estados Unidos; tras finalizar sus estudios en las universidades de Columbia y Chicago, se mudó a Finlandia, donde se casó con un colega finlandés. Fue una verdadera embajadora de la sociología finlandesa, pionera de los estudios científicos empíricos y una experta reconocida a nivel internacional en los estudios sociales en cuanto a ciencia y tecnología. Como estudiosa, coleccionó más de un éxito: obtuvo el doctorado en 1967 como segunda socióloga en la Universidad de Helsinki, y luego obtuvo la plaza de profesora de Sociología en la universidad de Tamperèn ylìopisto en 1982, donde fue la primera vicerrectora de la misma universidad en 1990. Fue la primera mujer en presidir la asociación profesional de los sociólogos finlandeses, la Sociedad Westermarck, entre 1974 y 1977, y fue elegida en el Comité ejecutivo de la Asociación Internacional de Sociología. Verónica Stolte-Hèiskanen influenció significativamente, y en muchos lugares, el nacimiento y la ampliación de la investigación científica y tecnológica en Finlandia. De hecho, estudió la evaluación de la investigación, el empleo de sus resultados, la ética de la investigación, los problemas detectables en los sistemas de investigación de los países pequeños y la posición de las mujeres en la ciencia. Pionera y gran defensora del análisis científico, dedicó parte de su reflexión sociológica a la potencial “incompatibilidad” entre el papel de la mujer en su doble función de científica y de esposa-madre responsable del trabajo productivo y reproductivo. Efectivamente, en la imaginación colectiva, prevalecía, y en gran medida prevale aún hoy en día, la retórica de la elección definitiva para toda mujer que decide emprender el camino científico, 'desvinculada' de las responsabilidades familiares. En 1983 publicó, con Terttu Luukkonen-Gronow, un trabajo fructuoso titulado Myths and Realities of Role Incompatibility of Women Scientists (Acta Sociológica), en el que analiza la supuesta incompatibilidad de los roles al juntar una carrera en el campo científico con el poder constituir una familia; esto explicaría la desigual posición femenina en la ciencia. A través de los datos empíricos, analiza historias de vida de científicas, sus responsabilidades familiares y la participación profesional en la comunidad científica. Los datos son el resultado de una encuesta a una muestra de jóvenes investigadoras de la Academia de Finlandia, que comprende, por un lado, hombres y mujeres y, por el otro, se beneficia de las respuestas –al anuncio publicado en un periódico– dadas por parte de un grupo heterogéneo de científicas.

 

Los resultados que alcanza el estudio están lejos de demostrar incompatibilidad entre la investigación científica y la familia: aunque la carga de trabajo sea obviamente mayor, se demuestra que el matrimonio, e incluso una relación afectiva estable, parece tener un efecto positivo en la vida profesional de las científicas. Tanto en el caso de mujeres como de hombres, vivir una relación parece ser una ventaja. Este enfoque, como recuerda en detalle Alessandra Sannella, profesora de Sociología en la Universidad de Cassino e Lazio Meridionale y admiradora de la estudiosa, también interesó muchos de los estudios de Verónica Stolte-Hèiskanen que, en 1991, realizó una extraordinaria investigación transnacional; de hecho, propuso un análisis acerca de la situación de las mujeres en la ciencia en 12 países europeos, incluidos los de Europa oriental y ex comunistas e incluido su lugar de nacimiento (Yugoslavia, Hungría, Bulgaria pero también Grecia y Turquía) de los cuales a finales del siglo pasado se sabía muy poco sobre la participación de las mujeres en la ciencia. Dicho estudio se centra en analizar los obstáculos y las oportunidades dirigidos a las mujeres al acceder a posiciones de responsabilidad. Su trabajo fue dirigido por el Centro de coordinamiento europeo para la investigación y la documentación de las ciencias sociales, y fue publicado con el título Women in science: token women or gender equality? en colaboración con Rǔza Fürst-Dili for the European Coordination Centre for Research and Documentation in Social Sciences. Considerando a las mujeres como fundamentales recursos científicos y tecnológicos, cada artículo describe la situación en un país particular, además de identificar las tendencias generales que se traducen en obstáculos que impiden la ocupación femenina así como los programas que en aquellas sociedades tienden a promoverla. El recorrido de sus estudios y la originalidad de su investigación fueron de la mano con los impulsos feministas europeos y estadounidenses y los pasos hacia delante de la unión Europea. Asimismo, gracias al compromiso de Urho Kekkonen, elegido Presidente de la República en 1956 y que asumió una posición neutral en campo internacional, Finlandia pudo acoger en 1975 la Conferencia sobre Seguridad y Cooperación en Europa, mientras que el nuevo presidente, Mauno Koivisto, desarrolló la política que permitió a Finlandia unirse a Europa, con la entrada en el Consejo de Europa en 1989 y en la Unión Europea en 1995, un año después del fallecimiento de la estudiosa.

 

El 1975, declarado el año internacional de la mujer por la ONU, fue también el año en el que empezó el ciclo de Conferencias internacionales sobre la mujer que favoreció una confrontación entre su situación en los países europeos, norteamericanos y en aquellos que en esa época se definían en vías desarrollo; las Conferencias ofrecieron un escenario internacional para enfrentarse con los numerosos y diferentes problemas relacionados con la cuestión femenina; desde 1975 empezó la década de las Naciones Unidas para la mujer, <> (Ginevra Conti Odorisio). La primera Conferencia tuvo lugar en México City, hoy en día recordado, lamentablemente, como uno de los lugares con mayor densidad de feminicidios y violencia contra las mujeres la segunda en Copenhague en 1980, la tercera en Nairobi en 1985, la última, concluyente, como es sabido en Pekín en 1995. La acción de la ONU se entrelaza con la de Europa; en el cuarto programa de acción de la Comunidad europea, iniciado en 1982, que va desde 1996, es decir inmediatamente después de Pekín, hasta 2000, entre las asimetrías inaceptables para las democracias (como la persistencia de las disparidades salariales, el desempleo femenino, que se agravó después de la pandemia, la feminización de la pobreza, que también es una constante, la violencia contra las mujeres que pasó de ser una emergencia a un problema estructural) se incluyen la persistencia de estereotipos sexistas y la rigidez de roles entre la vida pública y privada. Aquella supuesta incompatibilidad ya señalada por Verónica Stolte-Hèiskanen en sus estudios acerca de la estructura social, los modelos familiares, las influencias interpersonales en relación a los grupos de investigación, la productividad y las problemáticas de evaluación. En Italia, en cuanto a equidad e igualdad de oportunidades en el aprendizaje de las ciencias y la evaluación de la investigación realizada por mujeres, tuvimos a Rossella Palomba entre las representantes más activas, demógrafa social, directora de investigación en IRPPS, que se dedicó a la igualdad de oportunidades durante más de 30 años, coordinando proyectos de investigación nacionales e internacionales en el campo de las políticas sociales, equidad e igualdad de oportunidades de género en las carreras científicas, para la eliminación de los estereotipos sobre la ciencia y los/las científicos/as. En su libro Las hijas de Minerva (2003), también en edición inglesa, examinó la cooptación masculina en grupos de investigación dirigidos por hombres acreditados y financiados ampliamente en diversos campos científicos. Durante su carrera en el CNR, fue componente del grupo de expertos Ec en Género y Excelencia científica y embajadora Eu para la igualdad de oportunidades en la ciencia, papel similar al de Verónica Stolte-Hèiskanen. En ausencia de la eliminación de estereotipos y de políticas sociales adecuadas, los old boys network evalúan con parámetros que no cuentan con el trabajo familiar, de cuidado y de reproducción realizado por las mujeres, penalizadas en la cantidad y en la constancia sin interrupción de la productividad, parámetros también vigentes en Italia en los sistemas de reclutamiento universitario. La imagen de Verónica Stolte-Hèiskanen recuerda el papel de precursora y orgullosamente autónoma que tuvo Hipazia, cuyas travesías también miden el tiempo transcurrido: Hipazia muere trágicamente por mano de sicarios al reivindicar la independencia en las ciencias; en la película del director chileno-español Alejandro Amenábar, Ágora, estrenada en 2009, la científica, para mostrar su diferencia a uno de los estudiantes más prestigiosos, recogía un pañuelo manchado de sangre menstrual y lo mostraba afirmando que esa era su diferencia, al final pagada con la muerte; en cambio, la estudiosa finlandesa condujo brillantemente sus estudios, luchando precisamente para eliminar las diferencias sociales y políticas que se hacen pasar por diferencias ontológicas, donde diferencia no significa 'diversidad', sino 'inferioridad'. En definitiva, una de las madres de los llamados programas Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), de origen europeo, que aspiran a eliminar el estereotipo aún presente en las mismas jóvenes estudiantes, es decir, creer que tienen menor inclinación y capacidad que sus coetáneos, en igualdad de condiciones.