Calendaria 2023 - Marie Skłodowska Curie

Marie Skłodowska Curie
Sara Balzerano



Giulia Tassi

 

Gomiti ben piantati sul tavolo, testa ferma tra le mani e, nelle orecchie, dita a isolare il mondo fuori e il mondo dentro. Perché, spesso, per provare a conoscere il primo è necessario che il secondo non abbia distrazioni. O impedimenti. E perché a volte, molte volte, questi impedimenti arrivano per il solo fatto di nascere in un determinato posto e in una data maniera. E allora non c’è tempo da perdere, occasione da sfumare, suono o voce che possano arrogarsi il diritto di inceppare il meccanismo perfetto del ragionamento. Sono già troppi gli ostacoli posti lì per “natura”, politica o società. Lo sa bene Maria Skłodowska, nata a Varsavia nel 1867, in una terra polacca che ormai non esiste più, fagocitata dalle potenze vicine che se la sono spartita e rosicchiata; e nata donna, in una realtà, quella della Russia zarista, che le impedisce di accedere agli studi universitari.

Eppure questa ragazzina, ultima di cinque tra fratelli e sorelle, dall’intelligenza famelica, divorata dalla curiosità della scoperta, non vuole lasciarsi fermare. I suoi genitori sono insegnanti e il padre la indirizza verso una formazione scientifica. E lei studia, studia; legge e studia ancora. Terminato il percorso ginnasiale – alla fine del quale viene insignita della medaglia d’oro per i suoi meriti – Skłodowska decide di frequentare l’Uniwersytet Latający, l’Università volante, di Varsavia, un istituto clandestino nato proprio con l’idea e lo scopo, tra gli altri, di permettere alle donne di avere un’istruzione universitaria. Come il nome lascia intendere, le sedi dell’Uniwersytet Latający sono diverse, cambiate di volta in volta per impedire che il governo possa individuarle. I mezzi della famiglia, però, sono pochi; il denaro non è sufficiente a garantire che Maria, le sue sorelle e suo fratello possano continuare gli studi, tanto più che l’Università volante è finanziata direttamente dagli studenti e dalle studenti che la frequentano. E allora Maria e sua sorella maggiore Bronisława stringono un patto: la prima andrà a lavorare per permettere alla seconda di recarsi a Parigi e studiare medicina. Poi si invertiranno i ruoli. Maria Skłodowska diviene, così, una governante. Ha diciotto anni e per almeno altri tre vivrà costretta in un torpore d’animo, intellettuale e di spirito che sembrerà spezzarla. Alla fine, però, il suo turno arriva. È il 1891 e Bronisława la manda a chiamare. Parigi l’aspetta. Maria, che nel frattempo diviene Marie, si iscrive alla Sorbonne ed entra a far parte di quel tre per cento di donne che frequentano le aule universitarie. La sua vita accademica non è facile: è una donna ed è una straniera. La Francia, che arde di spirito rivoluzionario, non è poi così moderna da accettarla senza l’onta del pregiudizio.

Lei però ha ancora quei gomiti ben piantati sul tavolo, la testa ferma tra le mani e, nelle orecchie, le dita a isolare il mondo fuori e il mondo dentro. La scienza è la sua vita e la sua missione, ciò in cui sente che può fare la differenza. Non saranno certo becere e triviali idee a farla inciampare. Il suo spirito e il suo ingegno si fanno notare fin da subito. E infatti, dopo le lauree, prima in fisica e poi in matematica, Marie viene contattata dalla Società per il sostegno all'industria nazionale per condurre uno studio sulle proprietà magnetiche di vari metalli. In questa occasione, un professore le consiglia di contattare un fisico che si sta occupando proprio di questo argomento: Pierre Curie. Pierre e Marie iniziano così il loro sodalizio. Egli, che annotava nel suo personale diario quanto poco stimasse le donne “geniali”, scrive a Marie — che nel frattempo ha deciso di tornare a Varsavia per far l’insegnante e provare, così, ad aiutare la sua terra e il suo popolo — per convincerla a rimanere in Francia: «il tuo sogno patriottico, il nostro sogno umanitario, il nostro sogno scientifico». Perché se c’è una cosa, oltre la scienza, che unisce i due è proprio l’idea che questa disciplina possa — debba — essere la base per creare una società più giusta e più felice. Marie dunque rimane a Parigi, i due si sposano e lei diviene Marie Skłodowska Curie, decidendo quindi di non perdere il proprio cognome né la propria indipendenza. Gli esperimenti nel frattempo continuano. Sono, questi, anni nei quali la scienza decide di correre come mai prima. Nel 1895, il fisico Wilhelm Röntgen scopre i raggi X; nel 1896 Henri Becquerel scopre la radioattività naturale: scopre, cioè, che l’uranio emette dei raggi la cui natura, però, è ignota.

Ed è su questa scoperta, su questi raggi, che Marie Skłodowska Curie decide di fare la sua tesi di dottorato, la prima in Francia presentata da una donna. Il direttore della Società per il sostegno all'industria nazionale mette a disposizione dei coniugi Curie un laboratorio con qualche tavolo traballante, una vecchia stufa in ghisa e una lavagna. Dal vicino Museo Naturale, Marie rimedia un cospicuo numero di metalli, sali, ossidi e minerali. Tra gli strumenti, spicca l’elettrometro piezoelettrico, messo a punto dallo stesso Pierre. Per settimane, Marie Skłodowska Curie misura le radiazioni dei campioni che ha selezionato. C’è, in particolare, un minerale, la pechblenda, che attira la sua attenzione. Detta anche uraninite per la grande quantità di uranio presente, la pechblenda emette dei raggi che hanno una forza sette volte maggiore all’uranio stesso. Al suo interno, dunque, deve per forza esserci qualcos’altro. E infatti, nel luglio del 1898, i Curie riescono a isolare una piccola quantità di un nuovo elemento, 330 volte più radioattivo dell'uranio. Lo chiamano polonio, in onore del Paese di origine di Marie. Il polonio, però, non basta ancora a giustificare la quantità di energia della pechblenda: non è finita. Esperimenti e lavoro ulteriori fanno sì che venga alla luce un nuovo elemento, novecento volte più radioattivo dell’uranio: il radio. Quest’ultimo è presente nella pechblenda in quantità millesimali, troppo poche per poterne calcolare il peso atomico. Servirebbero tonnellate di uraninite. Ed è proprio su queste tonnellate che Marie lavora. In una bacinella di ghisa rovescia un sacco di venti chili di minerale, lo mette sul fuoco, scioglie, filtra, precipita, raccoglie, discioglie ancora, ottiene una soluzione, la travasa, la misura. E ricomincia. Sfrutta il solfuro di idrogeno per purificarla; si inventa il metodo della cristallizzazione frazionata per separare il radio dal bario.

Finché, il 28 marzo 1902, annota: RA = 225,93. Peso di un atomo di radio. Marie Skłodowska Curie ce l’ha fatta. La scoperta del radio muta per sempre l’idea della fisica e dell'universo. La medicina fa dei passi avanti enormi nella lotta contro il cancro e Marie Curie, che potrebbe arricchirsi brevettando il processo di isolamento del radio, decide di lasciarlo libero affinché la scienza e la ricerca possano proseguire. Possano non fermarsi. Esattamente come lei.

 

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Des coudes bien plantés sur la table, la tête ferme entre les mains et, dans les oreilles, les doigts pour isoler le monde extérieur et le monde intérieur. Parce que, souvent, pour essayer de connaître le premier, il faut que le second n’ait pas de distractions. Ou d’empêchements. Et parce que parfois, souvent, ces obstacles viennent du seul fait de naître à un endroit donné et d’une certaine manière. Et alors il n’y a pas de temps à perdre, occasion de nuancer, son ou voix qui puissent s’arroger le droit de bloquer le mécanisme parfait du raisonnement. Trop d’obstacles y sont déjà posés par "nature", politique ou société. Maria Skłodowska, née à Varsovie en 1867, dans une terre polonaise qui n’existe plus, engloutie par les puissances voisines qui se sont divisées et rongées; et née femme, dans une réalité, celle de la Russie tsariste, qui l’empêche d’accéder aux études universitaires.

Pourtant, cette petite fille, dernière de cinq frères et sœurs, à l’intelligence affamée, dévorée par la curiosité de la découverte, ne veut pas se laisser arrêter. Ses parents sont enseignants et son père l’oriente vers une formation scientifique. Et elle étudie, et étudie; elle étudie le droit et elle étudie encore. Une fois le parcours du gymnase terminé - à la fin duquel elle reçoit la médaille d’or pour ses mérites - Skłodowska décide de fréquenter l’Uniwersytet Latający, l’Université volante, de Varsovie, un institut clandestin né avec l’idée et le but, notamment de permettre aux femmes d’avoir une formation universitaire. Comme le nom le laisse entendre, les sièges de l’Uniwersytet Latający sont différents, changés de temps à autre pour empêcher le gouvernement de les repérer. Les moyens de la famille, cependant, sont peu nombreux; l’argent ne suffit pas à garantir que Maria, ses sœurs et son frère puissent poursuivre leurs études, d’autant plus que l’Université volante est financée directement par les étudiants et les étudiantes qui la fréquentent. Maria et sa sœur aînée Bronisława concluent alors un pacte : la première ira travailler pour permettre à la seconde de se rendre à Paris et d’étudier la médecine. Ensuite, les rôles seront inversés. Maria Skłodowska devient, ainsi, une gouvernante. Elle a dix-huit ans et, pendant au moins trois ans, elle vivra dans une torpeur d’âme, intellectuelle et d’esprit qui semblera la briser. Mais finalement, son tour arrive. Nous sommes en 1891 et Bronisława l’envoie appeler. Paris l’attend. Marie, qui entre-temps devient Marie, s’inscrit à la Sorbonne et rejoint les trois pour cent de femmes qui fréquentent les salles universitaires. Sa vie académique n’est pas facile : c’est une femme et une étrangère. La France, qui brûle d’esprit révolutionnaire, n’est pas assez moderne pour l’accepter sans la honte des préjugés.

Mais elle a encore ces coudes bien plantés sur la table, la tête ferme entre ses mains et, dans ses oreilles, les doigts pour isoler le monde extérieur et le monde intérieur. La science est sa vie et sa mission, ce dans quoi elle sent qu’elle peut faire la différence. Ce ne sont pas des idées futiles et triviales qui la feront trébucher. Son esprit et son ingéniosité se font immédiatement remarquer. Et en fait, après avoir obtenu son diplôme, d’abord en physique puis en mathématiques, Marie est contactée par la Société pour soutenir l’industrie nationale afin de mener une étude sur les propriétés magnétiques de divers métaux. Dans cette occasion, un professeur vous conseille de contacter un physicien qui s’occupe précisément de ce sujet : Pierre Curie. Pierre et Marie commencent ainsi leur association. Celui-ci, qui notait dans son journal personnel combien il estimait peu les femmes "géniales", écrit à Marie - qui entre-temps a décidé de retourner à Varsovie pour faire l’enseignante et essayer ainsi d’aider sa terre et son peuple - pour la convaincre de rester en France : « Ton rêve patriotique, notre rêve humanitaire, notre rêve scientifique ». Car s’il y a une chose, au-delà de la science, qui unit les deux, c’est bien l’idée que cette discipline puisse - doit - être la base pour créer une société plus juste et plus heureuse. Marie reste donc à Paris, les deux se marient et elle devient Marie Skłodowska Curie, décidant de ne pas perdre son nom de famille ni son indépendance. Les expériences se poursuivent. Ce sont ces années-là que la science décide de courir comme jamais auparavant. En 1895, le physicien Wilhelm Röntgen découvre les rayons X ; en 1896, Henri Becquerel découvre la radioactivité naturelle : il découvre que l’uranium émet des rayons dont la nature est inconnue.

C’est sur cette découverte, sur ces rayons, que Marie Skłodowska Curie décide de faire sa thèse de doctorat, la première en France présentée par une femme. Le directeur de la Société de soutien à l’industrie nationale met à la disposition des conjoints Curie un atelier avec quelques tables bancales, un vieux poêle en fonte et un tableau noir. Du Musée Naturel tout proche, Marie remédie à un grand nombre de métaux, sels, oxydes et minéraux. Parmi les instruments, se distingue l’électromètre piézoélectrique, mis au point par Pierre lui-même. Pendant des semaines, Marie Skłodowska Curie mesure les radiations des échantillons qu’elle a sélectionnés. Il y a, en particulier, un minéral, la pechblende, qui attire son attention. Aussi appelée uraninite pour la grande quantité d’uranium présente, la pechblende émet des rayons qui ont une force sept fois plus grande que l’uranium lui-même. Il doit y avoir autre chose à l’intérieur. En effet, en juillet 1898, les Curies parviennent à isoler une petite quantité d’un nouvel élément, 330 fois plus radioactif que l’uranium. On l’appelle polonium en l’honneur du pays d’origine de Marie. Mais le polonium ne suffit pas encore à justifier la quantité d’énergie de la pechblende : elle n’est pas terminée. Des expériences et des travaux ultérieurs font apparaître un nouvel élément, 900 fois plus radioactif que l’uranium : le radium.

Ce dernier est présent dans la pechblende en quantités millisimales, trop peu pour pouvoir en calculer le poids atomique. Il faudrait des tonnes d’uraninite. C’est sur ces tonnes que Marie travaille. Dans un bassin en fonte, elle renverse plus de vingt kilos de minerai, le met sur le feu, le fond, filtre, précipite, recueille, dissout encore, obtient une solution, la transvase, la mesure. Et elle recommence. Elle utilise le sulfure d’hydrogène pour la purifier; on invente la méthode de la cristallisation fractionnée pour séparer le radium du baryum. Jusqu’à ce que, le 28 mars 1902, elle note : RA = 225,93. Le poids d’un atome de radio. Marie Skłodowska Curie a réussi. La découverte du radium change à jamais l’idée de la physique et de l’univers. La médecine fait d’énormes progrès dans la lutte contre le cancer et Marie Curie, qui pourrait s’enrichir en brevetant le processus d’isolement du radium, elle décide de le laisser libre pour que la science et la recherche puissent continuer. Qu’ils ne s’arrêtent pas. Exactement comme elle.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Elbows firmly planted on the table, head steady in your hands, and fingers in your ears, separating the world outside and the world inside. Because, often, trying to know the former requires that the latter have no distractions. Or impediments. And because sometimes, many times, these impediments come by the mere fact of being born in a given place and a given situation. And then there is no time to waste, no opportunity to miss, no sound or voice that should be able to claim the right to jam the perfect mechanism of reasoning. There are already too many obstacles placed there by "nature," politics or society. Maria Skłodowska knew this well, born in Warsaw in 1867, in a Polish land swallowed up by the neighboring powers that shared and nibbled it away. And, she was born a woman, in a reality, that of Czarist Russia, that prevented her from accessing university studies.

Yet this young girl, the last of five siblings, of ravenous intelligence, devoured by the curiosity of discovery, would not let herself be stopped. Her parents were teachers, and her father directed her toward a scientific education. And she studied and studied, she read and studied some more. After finishing gymnasium - at the end of which she was awarded a gold medal for her merits - Skłodowska decided to attend Uniwersytet Latający, “The Flying University” in Warsaw, a clandestine institute established with the idea and purpose, among others, of enabling women to have a university education. As the name implies, the locations of the Uniwersytet Latający were fluid, changed from time to time to prevent the government from locating them. The family's means, however, were few. Their money was not enough to ensure that Maria, her sisters, and her brother could continue their studies, especially since the “flying university” was financed directly by the students who attended it. So, Maria and her older sister Bronisława made a pact. The former would go to work so that the latter could go to Paris and study medicine. Then the roles were reversed. Maria Skłodowska thus became a governess at eighteen years old, and for at least three more years she lived in a forced hibernation of the mind, intellect and spirit that seemed sure to break her. Eventually, however, her turn arrived. It was in 1891 that Bronisława sent for her. Paris awaited her. Maria, who in the meantime becomes Marie, enrolled at the Sorbonne and joined the women who attended university courses - only three percent of the students. Her academic life was not easy. She was both a woman and a foreigner. France, burning with revolutionary spirit, was not so modern as to accept her without shameful prejudice.

However, she still had those elbows firmly planted on the table, her head still in her hands and, her fingers in her ears, separating the world outside and the world inside. Science was her life and her mission, and something in which she felt she could make a difference. It would certainly not be boorish and trivial ideas that would trip her up. Her wit and ingenuity made themselves known early on. And indeed, after her degrees, first in physics and then in mathematics, Marie was approached by the Society for the Support of National Industry to conduct a study of the magnetic properties of various metals.On this occasion, a professor advised her to contact a physicist who was working on this very subject - Pierre Curie. Pierre and Marie thus began their association. He, who noted in his personal diary how little he esteemed "brilliant" women, wrote to Marie - who had meanwhile decided to return to Warsaw to be a teacher and try, in this way, to help her land and her people - to convince her to stay in France, citing "your patriotic dream, our humanitarian dream, our scientific dream." For if there was one thing, beyond science, that united the two, it was precisely the idea that this discipline could - must - be the basis for creating a more just and happier society. Marie therefore stayed in Paris, the two married, and she became Marie Skłodowska Curie, thus deciding not to lose her surname or her independence. The experiments meanwhile continued. Those were years in which science began to develop like never before. In 1895, physicist Wilhelm Roentgen discovered X-rays, and in 1896 Henri Becquerel discovered natural radioactivity - that is, he discovered that uranium emits rays whose nature, however, was unknown.

And it was on the discovery of these rays, that Marie Skłodowska Curie decided to do her doctoral thesis, the first in France submitted by a woman. The director of the Society for the Support of National Industry provided the Curie couple with a laboratory with a few rickety tables, an old cast-iron stove, and a blackboard. From the nearby Natural Museum, Marie procured a substantial number of metals, salts, oxides and minerals. Prominent among their instruments was a piezoelectric electrometer, developed by Pierre himself. For weeks, Marie Skłodowska Curie measured the radiation of the samples she had selected. There was, in particular, one mineral, pitchblende, that caught her attention. Also called uraninite because of the large amount of uranium present, pitchblende emits rays that have a strength seven times greater than uranium itself. Inside it, then, there necessarily had to be something else. And indeed, in July 1898, the Curies managed to isolate a small amount of a new element, 330 times more radioactive than uranium. They called it polonium, in honor of Marie's country of origin. Polonium, however, was still not enough to justify the amount of energy in pitchblende. It was far from finished. Further experiments and work brought to light a new element, nine hundred times more radioactive than uranium: radium.

The latter is present in pitchblende in tiny amounts, too small to enable them to calculate its atomic weight. Tons of uraninite were needed. And it was precisely on these tons that Marie worked. She would tip a twenty-kilogram bag of ore into a cast iron basin, put it on the fire, melt it, filter it, do a precipitation, collect it, dissolve it again, get a solution, decant it, and measure it. And then she repeated the process. She used hydrogen sulfide to purify it and she invented the fractional crystallization method to separate radium from barium. Until, on March 28, 1902, she noted: RA = 225.93 - the weight of a radium atom. Marie Skłodowska Curie had done it! The discovery of radium forever changed the idea of physics and the universe. Medicine made huge strides in the fight against cancer, and Marie Curie, who could have gotten rich by patenting the process for isolating radium, decided to let it free so that science and research could continue. And may it never stop. Exactly as she did not stop.

 

Traduzione spagnola
Federica Agosta

Los codos plantados sobre la mesa, la cabeza bien sujeta entre las manos y, en los oídos, los dedos aislando el mundo por dentro y por fuera. Porque, a menudo, tratar de conocer el primero requiere que el segundo no tenga distracciones. O impedimentos. Y porque a veces, muchas veces, estos impedimentos proceden del mero hecho de haber nacido en un determinado lugar y de una determinada manera. Y entonces no hay tiempo que perder, ni oportunidad que desaprovechar, ni sonido o voz que pueda reclamar el derecho a atascar el mecanismo perfecto del razonamiento. Ya hay demasiados obstáculos levantados por la “naturaleza”, la política o la sociedad. Bien lo sabe Maria Skłodowska, nacida en Varsovia en 1867, en una tierra polaca que ya no existe, engullida/ por las potencias vecinas que se la acaban de repartir casi ‘a mordiscos’; y nacida mujer, en una realidad, la de la Rusia zarista, que no le permite acceder a los estudios universitarios.

Sin embargo, esta joven mujer, última entre cinco hermanos y hermanas, con su inteligencia voraz, devorada por la curiosidad del descubrimiento, no quiere que alguien o algo la pare. Hija de profesores, su padre la orienta hacia una formación científica. Y ella estudia, estudia; lee y vuelve a estudiar. Al terminar la educación seundaria - al final de la cual le otorgaron una medalla de oro por sus méritos - Skłodowska decidió asistir a la Uniwersytet Latający, la Universidad Volante, de Varsovia, un instituto clandestino fundado con la idea y el propósito, entre otros, de permitir a las mujeres tener una educación universitaria. Como el nombre indica, las sedes de Uniwersytet Latający eran diferentes, se cambiaban de vez en cuando para que el gobierno no las localizara. Sin embargo, los medios de la familia eran pocos; el dinero no era suficiente para que María, su hermana y su hermano puedieran seguir estudiando, sobre todo porque la Universidad Volante se veía directamente financiada por los y las estudiantes que asistían a ella. De tal manera, Maria y su hermana mayor Bronisława hacen un pacto: la primera se pondrá a trabajar para que la segunda pueda ir a estudiar medicina a París. Luego se invertirán los papeles.Maria Skłodowska, por lo tanto, se convierte en institutriz. Tiene dieciocho años y durante al menos otros tres más tendrá que vivir reprimida en un estado de pereza mental, intelectual y espiritual que parecerá quebrarla por dentro. Sin embargo, al final llega su turno. Estamos en 1891 y Bronisława manda a buscarla. París la espera. Maria, que entretanto se convierte en Marie, se matricula en la Sorbona y entra a formar parte del 3% de mujeres que asiste a las aulas universitarias. Su vida académica no es fácil: es una mujer y es una extranjera. Francia, que arde de un espíritu revolucionario, no es tan moderna como para aceptarla sin la vergüenza de los prejuicios.

Pero Marie sigue teniendo los codos bien plantados sobre la mesa, la cabeza bien sujeta entre las manos y, en los oídos, los dedos que aíslan el mundo por dentro y por fuera. La ciencia es su vida y su misión, es en la ciencia donde siente que puede hacer la diferencia. No serán unas ideas groseras y triviales las que la harán tropezar. Su espíritu y su ingenio ven la luz desde el comienzo. Y, de hecho, tras sus licenciaturas, primero en física y luego en matemáticas, la Sociedad de Apoyo a la Industria Nacional se pone en contacto con Marie para que esta última lleve a cabo un estudio sobre las propiedades magnéticas de diferentes metales. En dicha ocasión, un profesor le aconseja que se ponga en contacto con un físico que está trabajando sobre este mismo tema: Pierre Curie. Pierre y Marie comienzan así su colaboración. Él, que anotaba en su diario personal lo poco que estimaba a las mujeres “geniales”, escribe a Marie –que entretanto había decidido volver a Varsovia para enseñar y así tratar de ayudar a su tierra y a su pueblo– para convencerla de que se quede en Francia: “tu sueño patriótico, nuestro sueño humanitario, nuestro sueño científico”. Porque si hay algo, además de la ciencia, que les une a los dos es la idea de que dicha disciplina puede –y debe– ser la base para llevar a cabo una sociedad más justa y feliz. Por lo tanto, Marie se queda en París, los dos se casan y ella se convierte en Marie Skłodowska Curie, decidiendo así no perder su apellido ni su independencia. Mientras tanto, los experimentos continúan. Estos son los años durante los cuales la ciencia decide correr más que nunca. En 1895, el físico Wilhelm Röntgen descubrió los rayos X; en 1896, Henri Becquerel descubrió la radiactividad natural: descubrió, en otras palabras, que el uranio emite rayos cuyo origen, sin embargo, resulta desconocido.

Y es acerca de este descubrimiento, de estos rayos, que Marie Skłodowska Curie decide escribir su tesis de doctorado, la primera en Francia presentada por una mujer. El director de la Sociedad de Apoyo a la Industria Nacional pone a disposición de los cónyuges Curie un laboratorio con unas mesas desvencijadas, una vieja estufa de hierro fundido y una pizarra. Del cercano Museo Natural, Marie obtiene un gran número de metales, sales, óxidos y minerales. Entre los instrumentos, destaca el electrómetro piezoeléctrico, perfeccionado por el mismo Pierre. Durante semanas, Marie Skłodowska Curie mide la radiación de las muestras que ha seleccionado. Hay un mineral, en particular, la pechblenda, que llama su atención. También denominada uraninita, por la gran cantidad de uranio presente, la pechblenda emite rayos que poseen una fuerza siete veces mayor que el propio uranio. En su interior, por lo tanto, debe existir algo más. Y efectivamente, en julio de 1898, los Curie logran aislar una pequeña cantidad de un nuevo elemento, 330 veces más radiactivo que el uranio. Lo llaman polonio, en honor al país de origen de Marie. Sin embargo, el polonio no es suficiente para justificar la cantidad de energía de la pechblenda. Otros experimentos y trabajos llevan al descubrimiento de un nuevo elemento, novecientas veces más radiactivo que el uranio: el radio.

Este último está presente en la pechblenda en cantidades milimétricas, demasiado pequeñas para calcular su peso atómico. Se necesitarían toneladas de uraninita. Y es precisamente sobre dichas toneladas que trabaja Marie. En una cubeta de hierro fundido vuelca un saco de veinte kilos de mineral, lo pone al fuego, funde, filtra, disuelve, recoge, y lo vuelve a disolver, obtiene una solución, la transvasa, la mide. Y comienza de nuevo. Utiliza el sulfuro de hidrógeno para purificarla; lleva a cabo el método de cristalización fraccionada para separar el radio del bario. Hasta que, el 28 de marzo de 1902, anota: RA = 225,93. Peso de un átomo de radio. Marie Skłodowska Curie lo logró. El descubrimiento del radio cambia la idea de la física y del universo para siempre. La medicina avanza a pasos agigantados en la lucha contra el cáncer y Marie Curie, que podía enriquecerse patentando el proceso de aislamiento del radio, decide dejarlo libre para que la ciencia y la investigación puedan seguir adelante. Para que no se detengan. Exactamente como ella.

 

Traduzione ucraina

Лікті міцно поставлені на стіл, голова в руках і пальці у вухах, щоб ізолювати зовнішній світ від внутрішнього. Тому що, часто, щоб спробувати пізнати перше, необхідно, щоб друге не мало відволікаючих факторів. Або перешкоди. І тому, що іноді, багато разів, ці перешкоди походять від простого факту народження в конкретному місці та певним чином. І тоді ми не можемо втрачати час, привід, звук чи голос, які можуть претендувати на право глушити ідеальний механізм міркувань. Вже є занадто багато перешкод від «природи», політики чи суспільства. Марія Склодовська це добре знає, народжена у Варшаві 1867 року, на польській землі, якої вже не існує, поглиненої сусідніми державами, які її поділили й погризли; народилася жінкою, в реальності царської Росії, в якій вона не має доступу до університетського навчання.  

Проте ця дівчина, остання з п’яти братів і сестер, з ненажерливим інтелектом, поглинена цікавістю відкриттів, не хоче дозволити себе зупинити. Її батьки вчителі, тато спрямовує її на наукову освіту. А вона вчиться, вчиться; знову читає і вивчає. Після закінчення середньої школи, наприкінці якої вона нагороджена золотою медаллю за заслуги, Склодовська вирішує вступити до Uniwersytet Latający, Летючий Варшавський Університет, підпільний інститут, створений саме з ідеєю та метою дозволити жінкам отримати університетську освіту. Як випливає з назви, офіси Uniwersytet Latający час від часу переміщуються, щоб запобігти уряду їх ідентифікації. Засобів у сім'ї, однак, небагато; грошей недостатньо, щоб гарантувати Марії, її сестрам і брату можливість продовжувати навчання, тим більше, що Летючий університет фінансується безпосередньо студентами, які його відвідують. І тоді Марія та її старша сестра Броніслава укладають угоду: перша піде на роботу, а друга – таким чином, поїде до Парижа, щоб вивчати медицину. Потім ролі поміняються. Марія Склодовська стає прибиральницею. Але зрештою настає її черга. Настав 1891 рік, і Броніслава пише її. Париж чекає на неї. Марія, яка тим часом стає Марі, вступає до Сорбонни та приєднується до трьох відсотків жінок, які відвідують університетські класи. Її академічне життя непросте: вона жінка та іноземка. Франція, яка палає революційним духом, не настільки сучасна, щоб сприймати її без сорому й упер її едженості.

Але вона все ще тримає лікті на столі, її голова все ще в її руках, а її пальці у вухах, щоб ізолювати зовнішній світ і світ всередині. Наука - це її життя і її місія. Вульгарні і тривіальні ідеї не будуть її спотикати. Її дух і винахідливість одразу помічаються. І справді, після закінчення факультету фізики, а потім математики, з Марі зв’язується Товариство підтримки національної промисловості, щоб провести дослідження магнітних властивостей різних металів. З цього приводу професор радить їй звернутися до фізика, який займається саме цією темою: П’єра Кюрі. П'єр і Марі починають співпрацю. Він, який писав у своєму особистому щоденнику, як мало поважає «геніальних» жінок, пише Марі – яка тим часом вирішила повернутися до Варшави, щоб бути вчителем і таким чином спробувати допомогти своїй землі та людям – щоб переконати її залишитися у Франції: «ваша патріотична мрія, наша гуманітарна мрія, наша наукова мрія». Бо якщо є щось, що об’єднує їх, окрім науки, то це саме ідея, що ця дисципліна може – має – стати основою для створення більш справедливого та щасливішого суспільства. Тому Марія залишається в Парижі, вони одружуються, і вона стає Марією Склодовською Кюрі, таким чином вирішуючи не втрачати свого прізвища чи незалежності. Експерименти тим часом тривають. Це роки, коли наука вирішує бігти вперед, як ніколи. У 1895 році фізик Вільгельм Рентген відкриває рентгенівські промені; у 1896 році Анрі Беккерель відкриває природну радіоактивність: він відкриває, що уран випромінює промені, природа яких, однак, невідома.

І саме на цьому відкритті, на цих променях Марія Склодовська-Кюрі вирішує зробити свою докторську дисертацію, перша у Франції, презентована жінкою. Директор Товариства підтримки вітчизняної промисловості надає подружжю Кюрі лабораторію з кількома хиткими столами, старою чавунною пічкою та дошкою. У сусідньому Природничому музеї Марі знаходить велику кількість металів, солей, оксидів і мінералів. Серед приладів виділяється п’єзоелектричний електрометр, розроблений самим П’єром. Тижнями Марія Склодовська Кюрі вимірювала радіацію відібраних нею зразків. Є мінерал, настуран, який привертає її увагу. Також відомий як уранініт через велику кількість присутнього урану, настуран випромінює промені, сила яких у сім разів перевищує сам уран. Усередині нього, отже, обов'язково має бути щось інше. І справді, у липні 1898 року подружжю Кюрі вдалося виділити невелику кількість нового елемента, у 330 разів радіоактивнішого за уран. Вони називають це полонієм на честь країни походження Марі. Полонію ще недостатньо, щоб виправдати кількість енергії в настираній обманці: він не присутній у кінцевих кількостях. Подальші експерименти та робота відкривають новий елемент, у дев’ятсот разів радіоактивніший за уран: радій.

Радій присутній в настурі в тисячних кількостях, занадто мало, щоб можна було обчислити його атомну вагу. Для цього знадобляться тонни уранініту. І саме на цих тоннах працює Марі. У чавунний таз висипає мішок із двадцять кілограмів мінералу, ставить на вогонь, плавить, фільтрує, осаджує, збирає, знову розчиняє, отримує розчин, розливає, відміряє. І починається знову. Вона використовує сірководень для очищення; вона винайшла метод фракційної кристалізації для відділення радію від барію. Поки одного разу, 28 березня 1902 року, вона не зазначає: RA = 225,93. Вага атома радію. Марія Склодовська Кюрі це зробила. Відкриття радію назавжди змінює уявлення про фізику і Всесвіт. Медицина робить величезні успіхи в боротьбі з раком, і Марія Кюрі, яка могла б розбагатіти, запатентувавши процес виділення радію, вирішила відмовитися від цього, щоб наука і дослідження могли розвиватися. Нехай вони не зупиняються. Так само, як і вона.