Calendaria 2023 - Svetlana Aleksievic

Svetlana Aleksievic
Laura Candiani





Juliette Bonvallet

 

Nobel per la letteratura «Per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo».

I primati di Aleksievič sono almeno due: è la prima persona bielorussa a ottenere il premio Nobel (2015) ed è la prima scrittrice a vedere riconosciuti il merito e la qualità del romanzo-inchiesta. Nata a Ivano-Frankivsk (Ucraina) il 31 maggio 1948, Svetlana (Svjatlana) Aljaksandraŭna è figlia di un bielorusso e di una ucraina; vive in Bielorussia dove i genitori insegnano nelle scuole rurali; dopo gli studi superiori svolge un periodo di praticantato prima di accedere alla facoltà di Giornalismo di Minsk. Finita l’università, lavora come giornalista e come insegnante, incerta sul suo futuro professionale. La svolta avviene quando è assunta come inviata dal giornale a diffusione nazionale Sel’skaja gazeta, quindi diviene responsabile della sezione di critica e saggistica della rivista letteraria Neman. Nel 1983 il suo libro appena concluso La guerra non ha un volto di donna rimane bloccato dalla censura; quando finalmente esce, vende due milioni di copie; altre opere vedono la luce e si susseguono gli adattamenti per il teatro e il cinema, nonché le traduzioni e i riconoscimenti ufficiali.

Nel 1989 viene stampata un’altra opera fondamentale, frutto di quattro intensi anni di ricerche: Ragazzi di zinco (con riferimento alle bare in cui venivano restituiti i corpi dei soldati morti) in cui racconta la guerra in Afghanistan. Viene accusata di nuovo di antipatriottismo e tendenziosità, ma in breve, anche per le pressioni internazionali, le accuse si smontano. Nel 1993 pubblica Incantati dalla morte. È del 1997 il bellissimo Preghiera per Černobyl’ in cui tratta la tragedia della Bielorussia, coinvolta dal 70% della caduta radioattiva. Nonostante i successi, la stima, la notorietà, Aleksievič ha vissuto dodici anni fra la Francia, l’Italia, la Russia, la Svezia per l’accusa, ovviamente falsa, di essere una agente della Cia; solo nel 2013 è ritornata a vivere a Minsk, ma già nel 2020 si è dovuta trasferire in Germania. Il dato da evidenziare è senz’altro l’originalità della sua scrittura, non essendo una narratrice vera e propria: è piuttosto una testimone, una reporter, una “voce” del popolo che ha creato in lingua russa il genere del romanzo-inchiesta, detto pure “prosa epico-corale”, “letteratura non fiction”, come in Italia possiamo leggere Gomorra o Zero zero zero di Roberto Saviano. Alle vicende raccontate, ispirate a fatti e personaggi reali, si uniscono commenti, dati, interviste, frutto di lunghi e difficili viaggi in Russia e nel mondo, anche nelle vesti di giornalista. Importanti nella sua formazione sono stati gli scrittori Alexandr Herzen e Ales’ Adamovič che già aveva sperimentato in lavori collettivi il nuovo modo di narrare riferendo della guerra e dell’assedio di Leningrado. «Afferrare quanto vi è di autentico, ecco cosa volevo. E ho assimilato all’istante questo genere, fatto delle voci di uomini e donne, di confessioni, testimonianze e documenti dell’anima delle persone», ha affermato Aleksievič.

Già la prima opera (traducibile come: Monologhi di persone che abbandonano i luoghi natii) le aveva portato accuse di antipatriottismo. Dopo La guerra non ha un volto di donna (Bompiani 2015), sulle sovietiche al fronte durante la Seconda guerra mondiale, uscito sulla rivista Oktjabr e poi a stampa, pubblica un altro libro su quel periodo contenente cento storie di vita vissuta durante l’occupazione tedesca (Gli ultimi testimoni, Bompiani 2016). Anche qui compaiono delle novità: la guerra è infatti vista senza eroismo, attraverso lo sguardo stupito e sconvolto delle donne e di bambini e bambine.

I ragazzi di zinco (e/o 2003), che fa riferimento alla guerra in Afghanistan «tenuta per dieci anni celata al proprio popolo», racconta le vicende dei giovani caduti, ricordati attraverso le parole di madri, sorelle, mogli incontrate in tutto il Paese. L’effetto sull’opinione pubblica fu dirompente. Nel 1993 altra tappa, che va di pari passo con il crollo dell’Urss e i cambiamenti intervenuti; questa volta è un testo dolentissimo (Incantati dalla morte, e/o 2005) in cui riferisce delle esistenze travagliate di coloro che si sono suicidati, o hanno cercato la morte, per la delusione politica, per il vuoto ideologico. Preghiera per Černobyl’ (e/o 2002) mette in luce un aspetto spesso ignorato in Occidente, ovvero il tremendo danno arrecato da quella tragedia alla popolazione e al suolo della Bielorussia che, a distanza di anni, paga ancora gravi conseguenze in termini di malattie, invalidità, contaminazioni. Dal libro la stessa autrice ha tratto un lavoro teatrale che dovrebbe essere un monito all’umanità, mentre la natura ha ripreso il sopravvento in quei luoghi abbandonati. Ma la vicenda più recente di Fukushima, puntualizza Aleksievič, segna l’ennesima sconfitta perché «l’uomo di oggi non vuole ammettere di non essere onnipotente».

Nel 2014 in Italia è stato tradotto Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo (Bompiani); la scrittrice in quel periodo ebbe a dichiarare di aver chiuso con «il tema dell’impero rosso e dell’homo sovieticus» e di voler privilegiare altri progetti: uno sui rapporti fra donne e uomini e un altro «sulla vecchiaia, sul tramonto, sugli ultimi passi prima del buio».

Nel 2016 è comparso Il male ha nuovi volti. L’eredità di Černobyl’ mentre nel 2019 è stata la volta del libro-intervista Solo l’amore salva dall’ira. Ultimo uscito, nel 2021, Perché sono discesa all’inferno? Dopo le elezioni truccate del dittatore Lukashenko e le vaste proteste popolari scoppiate in Bielorussia dal 9 agosto 2020, con la violenta repressione condotta dal regime contro coloro che lottano per la democrazia, sta scrivendo un nuovo libro per raccontare le storie di compatriote e compatrioti che hanno subito arresti e torture nelle famigerate carceri e di chi (come lei) viene costretta ad abbandonare il Paese per vivere in libertà (si parla di 500.000 persone, una catastrofe umanitaria). Ha dichiarato in una recentissima intervista (a cura di Anna Zafesova su Tuttolibri, 8.1.22) «la Bielorussia mi ha cancellato dai libri di storia ma io non mi arrendo alla tirannia».

In Italia la scrittrice ha ricevuto il premio Sandro Onofri per il reportage narrativo nel 2002, mentre nel 2013 ha ottenuto il prestigioso Peace Prize of the German Book Trade; nel 2014, ancora in Italia, ebbe il premio internazionale Masi Grosso d’Oro Veneziano. La consacrazione avvenne con il premio Nobel nel 2015. Molto interessante il contributo di Roberto Saviano uscito in quella circostanza: nel bell’articolo Così il Nobel della realtà rivoluziona la letteratura (www.repubblica.it/cultura/2015/10/12/) evidenziò i pregi della scrittura di Aleksievič, che sentiva a sé assai vicina; parlò di un vero terremoto nell’ambito del premio perché per la prima volta si riconosceva che la “non fiction” può essere vera e grande letteratura.

Nel 2021 le è stata conferita la Gran Croce dell’ordine al merito della Repubblica Federale Tedesca.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de littérature 2015. «Pour son écriture polyphonique, un monument à la souffrance et au courage à notre époque»

Les records d’Aleksievič sont au moins deux : elle est la première personne biélorusse à obtenir le prix Nobel et elle est la première écrivain à voir reconnu le mérite et la qualité du roman-enquête Née à Ivano-Frankivsk (Ukraine) le 31 mai 1948, Svetlana (Svjatlana) Aljaksandraŭna est la fille d’un Bélarussien et d’une Ukraine; elle vit en Biélorussie où ses parents enseignent dans les écoles rurales; après ses études secondaires, elle effectue un stage avant d’entrer à la faculté de journalisme de Minsk. Après ses études, elle travaille comme journaliste et enseignante, incertaine de son avenir professionnel. Le tournant a lieu lorsqu’elle est assumée comme envoyée par le journal à diffusion nationale Selskaïa gazeta, puis devient responsable de la section critique et non-fiction de la revue littéraire Neman. En 1983, son livre La guerre n’a pas de visage de femme est bloqué par la censure; quand il sort enfin, elle vend deux millions d’exemplaires; d’autres œuvres voient le jour et les adaptations pour le théâtre et le cinéma se succèdent, ainsi que les traductions et les reconnaissances officielles.

En 1989, une autre œuvre fondamentale est imprimée, fruit de quatre années intenses de recherches:Des garçons en zinc (en référence aux cercueils dans lesquels étaient restitués les corps des soldats morts) dans laquelle elle raconte la guerre en Afghanistan. Elle est à nouveau accusée d’antipatrioctisme et de tendance, mais en bref, même sous la pression internationale, les accusations sont abandonnées. En 1993, elle publie Incantati dalla morte. C’est en 1997 la très belle Prière pour Chernobyl dans laquelle elle traite de la tragédie de la Biélorussie, impliquée par 70% de la chute radioactive. Malgré les succès, l’estime, et la notoriété, Aleksievič a vécu douze ans entre la France, l’Italie, la Russie, et la Suède pour l’accusation, bien sûr fausse, d’être un agent de la CIA; ce n’est qu’en 2013 qu’elle est revenue à Minsk, mais elle a dû déménager en Allemagne dès 2020. La donnée à souligner est sans doute l’originalité de son écriture, n’étant pas une vraie narratrice : c’est plutôt un témoin, une journaliste, une "voix" du peuple qui a créé en langue russe le genre du roman-enquête, dit aussi "prose épico-chorale", "littérature non-fiction", comme en Italie, nous pouvons lire Gomorra ou Zero zero zero de Roberto Saviano. Aux histoires racontées, inspirées par des faits et des personnages réels, s’unissent commentaires, données, interviews, fruit de longs et difficiles voyages en Russie et dans le monde, même en tant que journaliste. Les écrivains Alexandr Herzen et Ales' Adamovič étaient importants dans sa formation qui avait déjà expérimenté dans le travail collectif la nouvelle façon de raconter la guerre et le siège de Leningrad.«Saisir ce qui est authentique, voilà ce que je voulais. Et j’ai assimilé instantanément ce genre, fait des voix d’hommes et de femmes, des confessions, des témoignages et des documents de l’âme des personnes», a affirmé Aleksievič.

La première œuvre (traduisible comme: Monologues de personnes qui abandonnent leurs lieux nataux) lui avait déjà apporté des accusations d’antipatriottisme. Après La guerre n’a pas de visage de femme (Bompiani 2015), sur les Soviétiques au front pendant la Seconde Guerre mondiale, publié dans le magazine Oktjabr puis imprimé, elle publie un autre livre sur cette période contenant cent histoires de vie vécues pendant l’occupation allemande (Les derniers témoins, Bompiani 2016). Ici aussi, apparaissent des nouveautés : la guerre est en effet vue sans héroïsme, à travers le regard étonné et bouleversé des femmes et des enfants.

Les garçons en zinc (et/ou 2003), qui fait référence à la guerre en Afghanistan «tenue pendant dix ans cachée à leur propre peuple», raconte les événements des jeunes morts, rappelés à travers les paroles de mères, sœurs, et épouses rencontrées dans tout le pays. L’effet sur l’opinion publique fut dévastateur. En 1993, une autre étape, qui va de pair avec l’effondrement de l’URSS et les changements intervenus; cette fois c’est un texte très douloureux (Enchantés par la mort, et/ou 2005) dans lequel elle rapporte des existences tourmentées de ceux qui se sont suicidés, ou ont cherché la mort, la déception politique, et le vide idéologique. Prière pour Tchernobyl' (e/o 2002) met en évidence un aspect souvent ignoré en Occident, à savoir les terribles dommages causés par cette tragédie à la population et au sol du Belarus qui, après des années, paie encore de graves conséquences en termes de maladies, l’invalidité, et la contamination. Dans le livre, l’auteure elle-même a tiré un travail théâtral qui devrait être un avertissement à l’humanité, tandis que la nature a repris le dessus dans ces lieux abandonnés. Mais l’histoire plus récente de Fukushima, précise Aleksievič, marque une énième défaite parce que «l’homme d’aujourd’hui ne veut pas admettre qu’il n’est pas tout-puissant».

En 2014, Tempo d’occasion a été traduit en Italie. La vie en Russie après la chute du communisme (Bompiani); l’écrivain à cette époque a déclaré qu’elle avait terminé avec «le thème de l’empire rouge et de l’homo sovieticus» et qu’elle voulait privilégier d’autres projets : un sur les relations entre les femmes et les hommes et un autre «sur la vieillesse, sur le coucher du soleil, sur les derniers pas avant l’obscurité».

En 2016 est apparu Le mal a de nouveaux visages. L’héritage de Tchernobyl' alors qu’en 2019, c’était au tour du livre-interview Seul l’amour sauve de la colère. Le dernier publié, en 2021, Pourquoi suis-je descendu en enfer? Après les élections truquées du dictateur Loukachenko et les vastes manifestations populaires qui ont éclaté en Biélorussie depuis le 9 août 2020, avec la répression violente menée par le régime contre ceux qui luttent pour la démocratie, elle écrit un nouveau livre pour raconter les histoires de compatriotes qui ont été arrêtés et torturés dans les prisons tristement célèbres et de ceux qui (comme elle) sont forcés de quitter le pays pour vivre en liberté (on parle de 500000 personnes, une catastrophe humanitaire). Elle a déclaré dans une interview très récente (par Anna Zafesova sur Tuttolibri, 8.1.22) «le Belarus m’a rayé des livres d’histoire mais je ne me rends pas à la tyrannie».

En Italie, elle a reçu le prix Sandro Onofri pour le reportage narratif en 2002, puis en 2013 le prestigieux prix Peace of the German Book Trade. La consécration a eu lieu avec le prix Nobel en 2015. La contribution très intéressante de Roberto Saviano parue à cette occasion : dans l’article Ainsi, le Nobel de la réalité révolutionne la littérature (www.repubblica.it/culture/2015/10/12/) souligna les mérites de l’écriture d’Aleksievič, qu’elle sentait très proche; elle a parlé d’un vrai tremblement de terre dans le cadre du prix parce que, pour la première fois, on reconnaissait que la "non-fiction" peut être une vraie et grande littérature.

En 2021, elle a reçu la Grande Croix de l’ordre du Mérite de la République fédérale d’Allemagne.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Awarded "For her polyphonic writing, a monument to suffering and courage in our time."

Aleksievič's firsts are at least two: she is the first Belarusian person to be awarded the Nobel Prize and she is the first writer to see the merit and quality of the “investigative novel” recognized. Born in Ivano-Frankivsk (Ukraine) on May 31, 1948, Svetlana (Svjatlana) Aljaksandraŭna is the daughter of a Belarusian and a Ukrainian. She lived in Belarus, where her parents taught in rural schools. After high school she did a practicum before entering the Faculty of Journalism in Minsk. After finishing university, she worked as a journalist and a teacher, uncertain about her professional future. The turning point came when she was hired as a correspondent by the nationally circulated newspaper Sel'skaja gazeta, then became head of the criticism and nonfiction section of the literary magazine Neman. In 1983 her just-completed book War’s Unwomanly Face was blocked by censorship. When it finally came out, it sold two million copies. Following that, other works saw the light of day, and adaptations for theater and film followed, as well as translations and official recognition.

In 1989, another seminal work was printed, the result of four intense years of research, Zinky Boys (referring to the zinc coffins in which the bodies of dead soldiers were returned) in which she recounts stories from the war in Afghanistan. She was accused again of being unpatriotic and of tendentiousness, but in short order, partly due to international pressure, the charges were dropped. In 1993 she published Enchanted by Death. In 1997 she published the beautiful Cernobyl Prayer in which she deals with the tragedy of Belarus, impacted by 70 percent of the radioactive fallout. Despite her successes, esteem, and notoriety, Aleksievič lived twelve years in France, Italy, Russia, and Sweden because of obviously false accusations of being a CIA agent. Only in 2013 did she return to live in Minsk, but in 2020 she once again had to leave Belarus to move to Germany. A fact to be highlighted is undoubtedly the originality of her writing, as she is not simply a narrator. She is rather a witness, a reporter, a "voice" of the people who created in the Russian language the genre of the “investigative novel,” also called "epic-choral prose," "nonfiction literature," as in Italy we can read Gomorra or Roberto Saviano's Zero zero zero. The events recounted, inspired by real facts and characters, are combined with commentary, data, and interviews, the result of her long and difficult travels in Russia and around the world, including as a journalist. Important in her formation were writers Alexandr Herzen and Ales' Adamovič, who had already experimented in collective works with the new way of storytelling by reporting on the war and the siege of Leningrad. "Grasping what is authentic in it, that's what I wanted. And I instantly assimilated this genre, made of the voices of men and women, of confessions, testimonies and documents from people's souls," Aleksievič said.

Early on, her first work (translatable as: Monologues of People Leaving Their Native Places) had brought her accusations of unpatriotism. After The Unwomanly Face of War, about Soviet women at the front during World War II, which came out in Oktjabr magazine and then as a book, she published another book about that period containing one hundred stories of lives lived during the German occupation (The Last Witnesses: A Hundred Unchildlike Lullabies). Novelties appear here as well - the war is in fact seen without heroism, through the astonished and shocked gaze of women and young children.

Zinky Boys: Soviet Voices from the Afghanistan War (WW Norton 1992), which refers to the war in Afghanistan "kept for ten years concealed from its own people," tells the stories of the young men who fell, remembered through the words of mothers, sisters, and wives met throughout the country. The effect on public opinion was disruptive. In 1993 another tragedy, which went hand in hand with the collapse of the USSR and the changes that followed. This time it was a very sorrowful text (Enchanted by Death) in which she reports on the troubled existences of those who committed suicide, or sought death, because of political disappointment, or ideological emptiness. Cernobyl Prayer highlights an aspect of the disaster often ignored in the West, namely the tremendous damage done by that tragedy to the people and soil of Belarus, which, years later, is still paying serious consequences in terms of disease, disability, and contamination. From the book the author herself has made a theatrical work that should be a warning to humanity as nature has tried to regain the upper hand in those abandoned places. But the most recent Fukushima event, Aleksievič points out, marks yet another defeat because "today's man does not want to admit that he is not omnipotent."

Secondhand Time: The Last of the Soviets (Random House 2016) is about life in Russia after the collapse of Communism. The writer at that point declared that she was done with "the theme of the red empire and homo sovieticus" and that she wanted to prioritize other projects - one about the relations between women and men, and another "about old age, about the sunset, about the last steps before the darkness."

Following dictator Lukashenko's rigged elections and the widespread popular protests that have erupted in Belarus since August 9, 2020, with the violent repression conducted by the regime against those fighting for democracy, she is writing a new book to tell the stories of compatriots who have suffered arrests and torture in the notorious prisons and those (like her) who have been forced to leave the country to live in freedom (500,000 people are reportedly being forced to leave the country to live in freedom, a humanitarian catastrophe). She said in a very recent interview (edited by Anna Zafesova in Tuttolibri, 1/8/2022) "Belarus has erased me from the history books but I do not give in to tyranny."

In Italy the writer received the Sandro Onofri prize for narrative reporting in 2002, while in 2013 she was awarded the prestigious Peace Prize of the German Book Trade. In 2014, again in Italy, she was awarded the international Masi Grosso d'Oro Veneziano prize. Consecration came with the Nobel Prize in 2015. Roberto Saviano's contribution that came out on that occasion was very interesting - in the beautiful article Thus the Nobel of Reality Revolutionizes Literature (www.repubblica.it/cultura/2015/10/12/) he highlighted the merits of Aleksievič's writing, which he felt were very close to him. He spoke of a real earthquake in the sphere of the prize because for the first time it was recognized that "nonfiction" can be true and great literature.

In 2021 she was awarded the Grand Cross of the Order of Merit of the Federal Republic of Germany.


Traduzione spagnola

Francesco Rapisarda

Premio Nobel de Literatura en 2015. «Por su escritura polifónica, un monumento al sufrimiento y el coraje en nuestro tiempo».

Los récords de Aleksievič son al menos dos: es la primera persona bielorrusa en obtener el premio Nobel y es la primera escritora en ver reconocidos el mérito y la cualidad de la novela-investigación. Nacida en Ivano-Frankivsk (Ucrania) el 30 de Mayo de 1948, Svetlana (Svjatlana) Aljaksandraûna es hija de un bielorruso y de una ucraniana; vive en Bielorrusia donde sus padres enseñan en las escuelas rurales; finalizados los estudios secundarios, realiza un período de prácticas antes de acceder a la Facultad de Periodismo de Minsk. Una vez terminada la universidad, trabaja como periodista y como profesora, incierta sobre su futuro profesional. El cambio ocurre cuando es contratada como enviada por el periódico de difusión nacional Sel’skaja gazeta, y se convierte en responsable de la sección de crítica y ensayo de la revista literaria Neman. En 1983 termina la novela La guerra no tiene rostro de mujer pero la censura impide su publicación; cuando finalmente ve la luz, vende dos millones de ejemplares; seguirán muchas otras obras a la vez que se producirán adaptaciones de las mismas para el teatro y el cine, así como traducciones y reconocimientos oficiales.

En 1989 se publicó otra obra fundamental, fruto de cuatro intensos años de investigación: Los muchachos de zinc. Voces soviéticas de la Guerra de Afganistán (con referencia a los ataúdes en los que se devolvían los cuerpos de los soldados muertos) en la que relata la guerra en Afganistán. Fue acusada por segunda vez de antipatriotismo y favoritismo, pero muy pronto, gracias también a las presiones internacionales, las acusaciones perdieron fuerza. En 1993 publicó Зачарованные смертью (Fascinados por la muerte, sin traducción al español). Es de 1997 el hermoso Voces de Chernóbil. Crónica del futuro, donde trata la tragedia de Bielorrusia, afectada en un 70% por la lluvia radiactiva. A pesar de los logros, la estimación y la notoriedad, Aleksievič ha vivido doce años entre Francia, Italia, Rusia y Suecia por la acusación, obviamente falsa, de ser una agente de la CIA; solo en 2013 volvió a vivir en Minsk, pero en 2020 tuvo que irse a Alemania. Lo que hay que destacar es la originalidad de su escritura, al no ser ella una auténtica novelista: es más bien un testigo, una reportera, una ‘voz’ del pueblo que creó en ruso el género de la novela-investigación, también llamado ‘prosa épica-coral’ o ‘literatura de no ficción’. A los hechos contados, inspirados en casos y personas reales, se añaden comentarios, datos, entrevistas, fruto de largos y difíciles viajes por Rusia y por todo el mundo, también en calidad de periodista. Para su formación fueron importantes los escritores Alexandr Herzen y Ales’ Adamovich que ya había experimentado en trabajos colectivos esta nueva forma de narrar informando sobre la guerra y el asalto de Leningrado. «Agarrar lo que es auténtico, eso es lo que quería. Asimilé este género al instante, hecho de voces de hombres y mujeres, de confesiones, testimonios y documentos del alma de las personas», afirmó Aleksiévich.

Ya la primera obra (traducible como Monólogos de personas que abandonan sus tierras natales) le había provocado acusaciones de antipatriotismo. Después de У войны не женское лицо (La guerra no tiene rostro de mujer, Debate 2015), sobre las soviéticas en primera línea durante la Segunda guerra mundial, publicado primero en la revista Oktjabr y luego bajo forma de libro, publica otro volumen sobre aquel período que contiene cien historias de vida vivida durante la ocupación alemana, Последние свидетели сто недетских рассказов (Últimos testigos. Los niños de la Segunda Guerra Mundial, Debate 2016). Aquí también aparecen novedades: la guerra es vista sin heroísmo, a través de la mirada asombrada y estremecida de mujeres, niños y niñas.

Los muchachos de zinc (Debate 2016), que hace referencia a la guerra en Afganistán “mantenida oculta durante diez años a su propio pueblo”, narra los acontecimientos de los jóvenes caídos, recordados a través de las palabras de madres, hermanas, esposas visitadas por todo el país. El efecto en la opinión pública fue quebrantador. En 1993, otra etapa, que va de la mano con el colapso de la URSS y los cambios que se produjeron; esta vez es un texto muy doloroso Зачарованные смертью (Fascinados por la muerte, sin traducción española) donde habla de las existencias dolorosas de quienes se han suicidado, o han buscado la muerte, por la decepción política, por el vacío ideológico. Voces de Chernóbil (La plegaria de Chernóbil, Casiopea 2002; Voces de Chernóbil, De Bolsillo 2006; Debate 2015) pone de relieve un aspecto a menudo ignorado en Occidente, es decir, el tremendo daño causado por esa tragedia a la población y al suelo de Bielorrusia que, a distancia de años, todavía sigue sufriendo graves consecuencias en términos de enfermedades, discapacidad, contaminación. La propia autora ha extrapolado una obra teatral que debería ser una advertencia para la humanidad, mientras la naturaleza ha tomado el control de aquellos lugares abandonados. Sin embargo, el desastre de Fukushima (2011), señala Aleksiévich, marca la enésima derrota porque “el hombre de hoy no quiere admitir que no es omnipotente”.

En 2015 se tradujo al español Время секонд хэнд (El fin del homo sovieticus, Acantilado); la escritora en aquel momento declaró que había terminado con «el tema del Imperio Rojo y del homo sovieticus» y que quería dar prioridad a otros proyectos: uno sobre las relaciones entre mujeres y hombres y otro «sobre la vejez, el atardecer, sobre los últimos pasos antes de la oscuridad».

Un importante entrevista es Warum bin ich in die Holle hinabgestiegen? publicada en 2013 (Por qué bajé al infierno?); otra, Il male ha nuovi volti (El mal tiene nuevos rostros) se publicó en 2016 en Italia y otra aún en 2018, cuando la revista Ord&Bild publicó la entrevista de su director, Staffan Julén, a la escritora Only love can save those who are infected with anger (Solo el amor puede salvar a quienes están infectados por la ira). Ninguna de ellas tiene traducción al español. Después de las elecciones fraudulentas del dictador Lukashenko y tras las grandes protestas populares que estallaron en Bielorrusia a partir del 9 de agosto de 2020, con la violenta represión llevada a cabo por el régimen contra quienes luchaban por la democracia, está escribiendo un nuevo libro para contar las historias de compatriotas que han sufrido detenciones y torturas en cárceles tristemente célebres y de quienes, como ella, han tenido que abandonar el país para vivir en libertad (se trata de unas 500.000 personas, una catástrofe humanitaria). Ha afirmado en una entrevista reciente de Anna Zafesova publicada en Italia (Tuttolibri, 8.1.2022) “Bielorrusia me ha borrado de los libros de historia pero no me rindo a la tiranía”.

La escritora ha recibido el prestigioso Peace Prize of the German Book Trade (2013); el Premio Sandro Onofri (2022) por el reportaje narrativo y el Grosso d’Oro Veneziano (Premio Internazionale Masi 2014). Su consagración se produjo con el Premio Nobel de Literatura en 2015. Muy interesante la contribución del periodista italiano Roberto Saviano publicada en dicha circunstancia en el hermoso artículo Così il Nobel della realtà rivoluziona la letteratura (www.repubblica.it/cultura/2015/10/12/), donde destacaba los méritos de la escritura de Aleksiévich, que sentía muy cercana; hablando de un verdadero terremoto en el marco del premio porque por primera vez se reconocía que la “no ficción” puede ser una verdadera y gran literatura.

En 2021 recibió la Gran Cruz de la Orden de Mérito de la República Federal de Alemania.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з літератури 2015. «За її багатоголосу творчість — пам'ятник стражданню і мужності у наш час».

Рекордів Алексієвич принаймні дві: вона перша білоруска, яка отримала Нобелівську премію, і вона перша письменниця, яка побачила визнання заслуг та якості роману-розслідування. Народилася 31 травня 1948 року в Івано-Франківську (Україна). Світлана Олександрівна — донька білоруса та українки; проживає в Білорусі, де батьки працюють вчителями в сільських школах; після закінчення середньої школи вона провела період учнівства перед тим, як вступити на факультет журналістики в Мінську. Після університету вона працює журналістом і викладачем, не впевнена щодо свого професійного майбутнього. Переломним був момент, коли її взяли кореспондентом до республіканської Сельской газете, потім вона стала завідувачем відділу критики та публіцистики літературного журналу Нёман. У 1983 році її щойно завершена книга У війни не жіноче обличчя була заблокована цензурою; коли книга нарешті вийшла, письменниці вдається продати два мільйони примірників; в цей час виходять інші твори, відбуваються екранізації для театру та кіно, а також переклади та офіційні нагороди. Переломним був момент, коли її взяли кореспондентом до республіканської Сельской газете, потім вона стала завідувачем відділу критики та публіцистики літературного журналу Нёман. У 1983 році її щойно завершена книга У війни не жіноче обличчя була заблокована цензурою; коли книга нарешті вийшла, письменниці вдається продати два мільйони примірників; в цей час виходять інші твори, відбуваються екранізації для театру та кіно, а також переклади та офіційні нагороди.

У 1989 році була надрукована ще одна фундаментальна письмова робота, результат чотирьох років інтенсивних досліджень: Цинкових хлопчиків (з посиланням на труни, в яких повертали тіла загиблих солдатів), у якій вона розповідає про війну в Афганістані. Її знову звинувачують в антипатріотизмі та тенденційності, але за короткий час, також завдяки міжнародному тиску, звинувачення знімають. У 1993 році вона опублікувала Зачараваныя смерцю. У 1997 році вийшла прекрасна «Молитва за Чорнобиль», в якій вона розповідає про трагедію. Незважаючи на успіхи, повагу, популярність, Алексієвич дванадцять років прожила у Франції, Італії, Росії, Швеції за явно фальшивим звинуваченням у агентурі ЦРУ; лише в 2013 році вона повернулася жити в Мінськ, але вже в 2020 році їй довелося переїхати до Німеччини. Слід відзначити, безсумнівно, оригінальність її написання, не будучи справжнім оповідачем: вона радше свідок, репортер, «голос» людей, які створили жанр роману-розслідування російською мовою, відомий також як «епічно-хорова проза», «нон-фікшн література», як в Італії ми можемо прочитати Гоморру чи Нуль-нуль-нуль Роберто Савіано. До розказаних історій, натхненних реальними фактами та героями, додаються коментарі, дані, інтерв’ю, результат довгих і важких мандрівок Росією та світом, навіть як журналіста. Важливе значення в її навчанні мали письменники Олександр Герцен і Алесь Адамович, які вже в колективних творах випробували новий спосіб оповіді про війну та блокаду Ленінграда. «Схопити те, що є автентичним, ось чого я хотіла. І я миттєво засвоїла цей жанр, який складається з голосів чоловіків і жінок, зі сповідей, свідчень і документів душі народу», – сказала Алексієвич.

Уже перший твір Jauechal iz derevni викликав звинувачення в антипатріотизмі. Після У війни не жіноче обличчя, про совєтів на фронті під час Другої світової війни, опублікована в журналі Oktjabr, а потім у друкованому вигляді, публікує ще одну книгу про той період, яка містить сто історій життя під час німецької окупації (Останні свідки. Соло для дитячого голосу). І тут з’являється певне нововведення: війна постає фактично без героїзму, крізь здивовані та вражені погляди жінок, хлопців і дівчат.

Цинкових хлопчиків, у якому йдеться про війну в Афганістані, «яку десять років ховали від власного народу», розповідає історію загиблих молодих людей, згадуваних словами матерів, сестер, дружин, яких зустрічала письменниця по всій країні. Вплив на громадську думку був руйнівним. У 1993 році наступний етап, який йде рука об руку з розпадом СРСР і змінами, що відбулися; цього разу це дуже сумний текст (Зачаровані смертю 1994), у якому йдеться про важкі життя тих, хто покінчив життя самогубством або шукав смерті через політичне розчарування, через ідеологічну порожнечу. Чорнобильска молитва: хроніка майбутнього (1997) підкреслює аспект, який часто ігнорується на Заході, а саме величезну шкоду, завдану цією трагедією населенню та землі Білорусі, яка через роки все ще має серйозні наслідки у вигляді хвороб, інвалідності, радіоактивне забруднення. Сама авторка вивела з книжки театралізований твір, який має бути застереженням для людства. Але остання історія з Фукусімою, зазначає Алексієвич, знаменує собою ще одну поразку, тому що «сучасна людина не хоче визнавати, що вона не всемогутня».

У 2014 році Час second-hand було перекладено в Італії; письменниця тоді заявила, що закрила з темою «червоної імперії та homo sovieticus» і що вона хоче віддати перевагу іншим проектам: одному про стосунки між жінками та чоловіками, та іншому «про старість, про захід сонця, про останні кроки перед настанням темряви».

Після сфальсифікованих виборів диктатора Лукашенка та масштабних народних протестів, які спалахнули в Білорусі з 9 серпня 2020 року, враховуючи жорстокі репресії, які режим проводить проти тих, хто бореться за демократію, вона пише нову книгу, щоб розповісти історії співвітчизниць і співвітчизників, які були заарештовані та піддані тортурам у сумнозвісних в’язницях, і тих (як вона), які змушені залишити країна жити на свободі (йдеться про 500.ooo людей, гуманітарна катастрофа). Вона заявила в нещодавньому інтерв’ю (під редакцією Анни Зафєсової на Tuttolibri, 8.1.22): «Білорусь викреслила мене з підручників історії, але я не підкоряюся тиранії».

В Італії письменниця отримала нагороду Сандро Онофрі за оповідальний репортаж у 2002 році, а у 2013 році отримала престижну премію Peace Prize of the German Book Trade; у 2014 році знову в Італії отримала міжнародну нагороду Masi Grosso d'Oro Veneziano. Освячення відбулося разом із Нобелівською премією у 2015 році. Внесок Роберто Савіано, опублікований з цієї нагоди, є дуже цікавим: у чудовій статті Così il Nobel della realtà rivoluziona la letteratura (Таким чином Нобелівська реальність революціонізує літературу) (www.repubblica.it/cultura/2015/10/12/ ) підкреслює достоїнства письменницької творчості Алексієвич, які вiн відчуває дуже близькими собі; він говорив про справжній землетрус у контексті премії, оскільки вперше було визнано, що «нон-фікшн» може бути справжньою та великою літературою.

У 2021 році була нагороджена Великим хрестом ордена «За заслуги перед Федеративною Республікою Німеччина».