Calendaria 2023 - Frances Hamilton – Arnold

Frances Hamilton – Arnold
Virginia Mariani






Giada Ionà

 

Biochimica e ingegnera statunitense, nel 2018 ha ottenuto il Premio Nobel per la Chimica «per l’evoluzione diretta di enzimi, peptidi e anticorpi».

Frances Hamilton Arnold, nata a Pittsburgh(Pennsylvania) il 25 luglio 1956, figlia di Josephine Inman e del fisico nucleare William Howard Arnold, cresce nel sobborgo di Edgewood, diplomandosi nel 1974 all'Allderdice High School. Nel frattempo viaggia facendo l’autostop fino a Washington per protestare contro la guerra del Vietnam e si mantiene da sola, lavorando come tassista e cameriera in un jazz-club. Si laurea in Ingegneria meccanica e aerospaziale alla Princeton University nel 1979, concentrando la sua ricerca sull’energia solare; il suo lavoro di redazione della tesi, svolto nel laboratorio di Harvey Warren Blanch, riguarda le tecniche di cromatografia di affinità, tecnica di laboratorio divisa in tre fasi di utile uso pratico nella separazione delle biomolecole. Nel 1985 consegue un dottorato di ricerca in Ingegneria chimica all'Università della California, Berkeley. Nel 1986 entra nel California Institute of Technology come ricercatrice: viene presto promossa assistente alla cattedra e, successivamente, nel 1992 professoressa associata e nel 1996 professoressa ordinaria. Nel 2013 viene nominata direttrice del Centro di Bioingegneria Donna e Benjamin M. Rosen di Caltech. Lavora inoltre con la National Academy of Science's e la Science & Entertainment Exchange, aiutando gli sceneggiatori di Hollywood a trattare accuratamente gli argomenti scientifici; addirittura interpreta sé stessa nell'episodio 18° della stagione numero 12 della serie televisiva The Big Bang Theory, dal titolo The Laureate Accumulation e cioè “La mobilitazione dei luminari”https://youtu.be/fK2QULttcmQ al minuto 3:09

È davvero una scienziata eccezionale e fervida inventrice: deposita, infatti, oltre quaranta brevetti negli Stati Uniti e nel 2005 co-fonda Gevo Inc., una società per la produzione di carburanti e prodotti chimici da fonti rinnovabili; nel 2013, con due dei suoi ex studenti, Peter Meinhold e Pedro Coelho, fonda la società chiamata Provivi che si occupa della ricerca alternativa ai pesticidi per la protezione delle colture. Non finisce qui: il 24 ottobre 2019 il Papa la nomina Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze; il 13 dicembre dello stesso anno riceve dall'Università degli Studi di Padova il dottorato ad honorem in Scienze molecolari, su proposta del Dipartimento di Scienze chimiche e sulla base dei suoi meriti scientifici, «per il metodo rivoluzionario dell’evoluzione guidata di proteine che si ispira alla selezione naturale per accelerare in laboratorio lo sviluppo di nuovi biocatalizzatori rivolti all’industria chimica e farmaceutica e alla produzione di biocarburanti in processi ecosostenibili».

Nel corso della brillante carriera ha focalizzato, dunque, le sue ricerche sull’impiego degli enzimi nei più diversi campi, dalla farmaceutica alle terapie antitumorali, dalla produzione di carburanti organici (biocarburanti) ai pesticidi non chimici. Inizia, così, a collezionare meritatissimi premi: nel 2016 le è stato conferito il prestigioso Millennium Technology Prize, e prima ancora nel 2001 il Charles Stark Draper Prize; nel 2005 il Food, Pharmaceuticals and Bioengineering Division Award, AIChE e il Francis P. Garvan-John M. Olin Medal, ACS; nel 2007, l’Enzyme Engineering Award e il FASEB Excellence in Science Award. Fino ad arrivare al 2018 quando ottiene il Premio Nobel per la Chimica «per l’evoluzione diretta degli enzimi», dividendolo con George P. Smith e Gregory P. Winter per la loro tecnica chiamata Phage display, in cui un batteriofago o fago, cioè un virus che infetta i batteri, può essere usato per evolvere nuove proteine. La sua idea è da sempre quella di sfruttare l’evoluzione per produrre proteine in modo sostenibile, così come quella di avere a disposizione carburanti che non richiedano l’estrazione dal sottosuolo, bensì il lavoro silenzioso di lieviti che trasformano gli scarti agricoli, così come sistemi di protezione delle colture dagli insetti parassiti senza spruzzare una goccia di pesticida. Il Nobel del 2018 non sarebbe potuto andare a scoperta migliore dato che era dedicato alle ricerche che migliorano la vita degli esseri umani sul pianeta Terra nella riduzione della loro impronta ecologica.

Le parole per introdurre il conferimento del premio sono state:

«Da quando i primi semi della vita sono spuntati circa 3,7 miliardi di anni fa, quasi tutti gli angoli della Terra si sono riempiti di organismi diversi. La vita si è estesa a sorgenti calde, oceani profondi e deserti aridi, tutto perché l'evoluzione ha risolto una serie di problemi chimici», frasi che sottolineano l'importanza della chimica oggi per lo sviluppo di soluzioni utili alla stessa sopravvivenza del genere umano. E continuando: «Gli strumenti chimici della vita, le proteine, sono stati ottimizzati, modificati e rinnovati, creando un'incredibile diversità. I Nobel per la Chimica di quest'anno sono stati ispirati dal potere dell'evoluzione e hanno usato gli stessi principi, il cambiamento genetico e la selezione, per sviluppare proteine che risolvono i problemi chimici dell'umanità».

Frances Hamilton Arnold, che conduce nel 1993 il primo studio sull'evoluzione degli enzimi, proteine che catalizzano le reazioni chimiche, alla fine della sua ricerca è riuscita ad affinare metodi per sviluppare nuovi catalizzatori: i ‘suoi’ enzimi sono utilizzati per produrre sostanze più rispettose dell'ambiente! «Penso a quello che faccio come copiare il processo di progettazione della natura», ha detto in un'intervista con NobelPrize.org. «Tutta questa straordinaria bellezza e complessità del mondo biologico deriva da questo semplice e bellissimo algoritmo di progettazione». Già nel 1980 aveva cercato di ricostruire gli enzimi, ma poiché sono molecole molto complesse costruite da diversi amminoacidi che possono essere combinati all'infinito, aveva trovato difficile rimodellare i geni degli enzimi per dare loro nuove proprietà. Perciò nel 1990 abbandona quello che chiama il suo «approccio un po’ arrogante» di cercare di creare enzimi modificati attraverso la sua logica e conoscenza ed esamina il modo in cui la natura fa le cose. Parte dunque dall'evoluzione. Ha aperto, così, la strada al metodo di bioingegneria; da allora questo metodo è stato ulteriormente raffinato ed è oggi usato dalle aziende e dai laboratori di tutto il mondo per rendere più efficiente la produzione di nuovi medicinali, ma anche di biocarburanti e di detergenti e detersivi per il bucato più "verdi", solo per citare alcuni esempi, con numerose ricadute via via sempre più positive per tecnologie e processi di trasformazione amici dell'ambiente.

Frances Hamilton Arnold è membro dell'Advisory Board del Joint BioEnergy Institute e del Packard Fellowships in Science and Engineering, e fa parte del President's Advisory Council della King Abdullah University of Science and Technology (Kaust). Attualmente, inoltre, è nella giuria del Queen Elizabeth Prize for Engineering. Nel 2018 ha trionfato la chimica “green” e Arnold è la quinta donna nella storia dei Nobel a vincere il premio per la Chimica, lei mai al verde quanto a premi!


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Biochimique et ingénieur américaine, en 2018 elle a obtenu le Prix Nobel pour la Chimie « pour l’évolution directe des enzymes, peptides et anticorps ».

Frances Hamilton Arnold, née à Pittsburgh (Pennsylvanie) le 25 juillet 1956, fille de Josephine Inman et du physicien nucléaire William Howard Arnold, grandit dans la banlieue d’Edgewood et obtient son diplôme en 1974 à l’Allderdice High School. Pendant ce temps, elle fait de l’auto-stop jusqu’à Washington pour protester contre la guerre du Vietnam et se maintient seule, travaillant comme chauffeur de taxi et serveuse dans un club de jazz. Elle est diplômé en génie mécanique et aérospatial de l’Université de Princeton en 1979, concentrant ses recherches sur l’énergie solaire; son travail de rédaction de thèse, effectué dans le laboratoire de Harvey Warren Blanch, concerne les techniques de chromatographie d’affinité, Technique de laboratoire divisée en trois étapes d’utilisation pratique utile dans la séparation des biomolécules. En 1985, elle obtient un doctorat en génie chimique à l’Université de Californie, Berkeley. En 1986, elle entre au California Institute of Technology en tant que chercheuse ; elle est rapidement promue assistante à la chaire puis, en 1992, professeur associée et en 1996 professeur ordinaire. En 2013, elle est nommée directrice du Centre de bio-ingénierie Donna et Benjamin M. Rosen de Caltech. Elle travaille également avec l’Académie nationale des sciences et la Bourse des sciences et du divertissement, aidant les scénaristes hollywoodiens à traiter avec précision les sujets scientifiques; elle s’interprète même dans l’épisode 18 de la saison 12 de la série télévisée The Big Bang Theory, intitulée "The Laureate Accumulation". https://youtu.be/fK2QULttcmQ par minute 3:09

En effet, elle dépose plus de quarante brevets aux États-Unis et, en 2005, co-fonde Gevo Inc., une société de production de carburants et de produits chimiques à partir de sources renouvelables; en 2013, avec deux de ses anciens étudiants, Peter Meinhold et Pedro Coelho, fondateur de la société Provivi qui s’occupe de la recherche alternative aux pesticides pour la protection des cultures. Le 24 octobre 2019, le Pape est nommé membre ordinaire de l’Académie pontificale des sciences; le 13 décembre de la même année, elle reçoit de l’Université de Padoue le doctorat honorifique en sciences moléculaires, sur proposition du département des sciences chimiques et sur la base de ses mérites scientifiques, «pour la méthode révolutionnaire de l’évolution guidée des protéines qui s’inspire de la sélection naturelle pour accélérer en laboratoire le développement de nouveaux biocatalyseurs destinés à l’industrie chimique et pharmaceutique et à la production de biocarburants dans des processus éco-durables».

Au cours de sa brillante carrière, elle a donc concentré ses recherches sur l’utilisation des enzymes dans les domaines les plus divers, de la pharmaceutique aux thérapies anticancéreuses, de la production de carburants organiques (biocarburants) aux pesticides non chimiques. En 2016, elle a reçu le prestigieux Millennium Technology Prize et en 2001 le Charles Stark Draper Prize, en 2005 le Food, Maceuticals and Bioengineering Division Award, AIChE et le Francis P. Garvan-DivisionJohn M. Olin Medal, ACS; en 2007, l’Enzyme Engineering Award et le FASEB Excellence in Science Award. Jusqu’en 2018, quand elle a reçu le prix Nobel de chimie « pour l’évolution directe des enzymes », en le partageant avec George P. Smith et Gregory P. Winter pour leur technique appelée Phage display, où un bactériophage ou phage, c’est-à-dire un virus qui infecte les bactéries, peut être utilisé pour faire évoluer de nouvelles protéines. Son idée a toujours été d’exploiter l’évolution pour produire des protéines de manière durable, ainsi que d’avoir à disposition des carburants qui ne nécessitent pas l’extraction du sous-sol, mais le travail silencieux des levures qui transforment les déchets agricoles, ainsi que des systèmes de protection des cultures contre les insectes nuisibles sans pulvériser une goutte de pesticide. Le prix Nobel de 2018 n’aurait pas pu être mieux découvert puisqu’elle s’était consacrée aux recherches qui améliorent la vie des êtres humains sur la planète Terre dans la réduction de leur empreinte écologique.

Les mots pour introduire l’attribution du prix ont été:

«Depuis que les premières graines de la vie ont surgi il y a environ 3,7 milliards d’années, presque tous les coins de la Terre se sont remplis d’organismes différents. La vie s’est étendue aux sources chaudes, aux océans profonds et aux déserts arides, tout cela parce que l’évolution a résolu une série de problèmes chimiques», des phrases qui soulignent l’importance de la chimie aujourd’hui pour le développement de solutions utiles à la survie même de l’humanité. Et en continuant : «Les outils chimiques de la vie, les protéines, ont été optimisés, modifiés et renouvelés, créant une incroyable diversité. Les Nobel de chimie de cette année ont été inspirés par le pouvoir de l’évolution et ont utilisé les mêmes principes, le changement génétique et la sélection, pour développer des protéines qui résolvent les problèmes chimiques de l’humanité ».

Frances Hamilton Arnold, qui mène en 1993 la première étude sur l’évolution des enzymes, protéines qui catalysent les réactions chimiques, à la fin de ses recherches, a réussi à affiner les méthodes pour développer de nouveaux catalyseurs : Ses enzymes sont utilisées pour produire des substances plus respectueuses de l’environnement! «Je pense à ce que je fais comme copier le processus de conception de la nature», a-t-elle déclaré dans une interview avec NobelPrize.org. «Toute cette extraordinaire beauté et complexité du monde biologique découle de cet algorithme de conception simple et beau». Déjà en 1980, elle avait essayé de reconstruire les enzymes, mais comme ce sont des molécules très complexes construites à partir de différents acides aminés qui peuvent être combinés à l’infini, elle avait trouvé difficile de remodeler les gènes des enzymes pour leur donner de nouvelles propriétés. En 1990, elle abandonne ce qu’elle appelle son «approche un peu arrogante» d’essayer de créer des enzymes modifiées par sa logique et sa connaissance et examine la façon dont la nature fait les choses. Elle part donc de l’évolution. Cela a ouvert la voie à la méthode de bio-ingénierie; depuis lors, cette méthode a été affinée et elle est aujourd’hui utilisée par les entreprises et les laboratoires du monde entier pour rendre la production de nouveaux médicaments plus efficace, mais aussi des biocarburants, des détergents et même ceux les plus "verts", pour ne citer que quelques exemples, avec de nombreuses retombées de plus en plus positives pour des technologies et des processus de transformation respectueux de l’environnement.

Frances Hamilton Arnold est membre du Conseil consultatif du Joint Bioenergy Institute et des Packard Fellowships in Science and Engineering, et fait partie du President’s Advisory Council de la King Abdullah University of Science and Technology (Kaust). Elle est actuellement membre du jury du prix Queen Elizabeth pour l’ingénierie. En 2018, elle a triomphé de la chimie "verte" et Arnold est la cinquième femme de l’histoire des Nobel à remporter le prix de la chimie, elle n’a jamais été fauchée par rapport aux prix!


Traduzione inglese

Syd Stapleton

An American biochemist and engineer, Frances Arnold was awarded the 2018 Nobel Prize in Chemistry "for the directed evolution of enzymes, peptides and antibodies."

Frances Hamilton Arnold was born in Pittsburgh, Pennsylvania on July 25, 1956, the daughter of Josephine Inman and nuclear physicist William Howard Arnold, and grew up in the suburb of Edgewood, graduating from Allderdice High School in 1974. During that time, she traveled by hitchhiking to Washington to protest the Vietnam War and later supported herself, working as a taxi driver and waitress at a jazz-club. She received her B.S. in mechanical and aerospace engineering from Princeton University in 1979, focusing her research on solar energy. Her thesis writing, done in Harvey Warren Blanch's laboratory, concerned affinity chromatography techniques, a laboratory technique divided into three steps of practical use in the separation of biomolecules. In 1985 she received a Ph.D. in chemical engineering from the University of California, Berkeley. In 1986 she joined the California Institute of Technology as a research scientist. She was soon promoted to assistant professor and then to associate professor in 1992 and full professor in 1996. In 2013, she was appointed director of Caltech's Donna and Benjamin M. Rosen Center for Bioengineering. She also works with the National Academy of Science and the Science & Entertainment Exchange, helping Hollywood screenwriters accurately cover science topics. She even played herself in episode 18 of season 12 of the TV series The Big Bang Theory, titled The Laureate Accumulation (https://youtu.be/fK2QULttcmQ) at minute 3:09.

She is an outstanding scientist and fervent inventor. She has filed more than forty patents in the United States and in 2005 co-founded Gevo Inc., a company to produce fuels and chemicals from renewable sources. In 2013, with two of her former students, Peter Meinhold and Pedro Coelho, she founded the company called Provivi that focuses on research in alternatives to pesticides for crop protection. It doesn't end there - on October 24, 2019, the Pope appointed her an Ordinary Member of the Pontifical Academy of Sciences, and on December 13 of the same year, she received, from the University of Padua, an honorary doctorate in Molecular Sciences, proposed by the Department of Chemical Sciences and on the basis of her scientific merits, "for the revolutionary method of guided evolution of proteins inspired by natural selection to accelerate in the laboratory the development of new biocatalysts aimed at the chemical and pharmaceutical industry and the production of biofuels in environmentally sustainable processes."

In the course of her brilliant career she has focused her research on the use of enzymes in a wide variety of fields, from pharmaceuticals to cancer therapies, from the production of organic fuels (biofuels) to non-chemical pesticides. She began, thus, to collect well-deserved awards. In 2016 she was awarded the prestigious Millennium Technology Prize, and before that in 2001 the Charles Stark Draper Prize; in 2005 the Food, Pharmaceuticals and Bioengineering Division Award and the Francis P. Garvan-John M. Olin Medal, ACS; in 2007, the Enzyme Engineering Award and the FASEB Excellence in Science Award. Then, in 2018, she was awarded the Nobel Prize in Chemistry "for the directed evolution of enzymes," sharing it with George P. Smith and Gregory P. Winter for their technique called Phage display, in which a bacteriophage or phage, that is, a virus that infects bacteria, can be used to evolve new proteins. Her idea has always been to harness evolution to produce proteins in a sustainable way, as well as to make fuels available that do not require extraction from underground, but rather the silent work of yeasts that transform agricultural waste, as well as systems to protect crops from insect pests without spraying a drop of pesticide. The 2018 Nobel Prize could not have gone to a better discovery since it was dedicated to research that improves the lives of humans on planet Earth and reduces their ecological footprint.

The words to introduce the awarding of the prize were:

"Since the first seeds of life sprang up some 3.7 billion years ago, almost every corner of Earth has been filled with diverse organisms. Life has spread to hot springs, deep oceans and arid deserts, all because evolution has solved a number of chemical problems," phrases that underscore the importance of chemistry today for the development of solutions useful for the very survival of humankind. And continuing, "The chemical tools of life, proteins, have been optimized, modified and renewed, creating incredible diversity. This year's Nobel Laureates in Chemistry were inspired by the power of evolution and used the same principles, genetic change and selection, to develop proteins that solve humanity's chemical problems."

In 1993 Frances Hamilton Arnold, who led the first study of the evolution of enzymes, proteins that catalyze chemical reactions, was able to refine methods to develop new catalysts. By the end of her research 'her' enzymes were being used to produce more environmentally friendly substances! "I think of what I do as copying nature's design process," she said in an interview with NobelPrize.org. "All this extraordinary beauty and complexity of the biological world comes from this simple and beautiful design algorithm." As early as 1980 she had tried to reconstruct enzymes, but because they are very complex molecules built from different amino acids that can be combined in infinite variations, she had found it difficult to reshape enzyme genes to give them new properties. So, in 1990 she abandoned what she called her "somewhat arrogant approach" of trying to create modified enzymes through her own logic and knowledge and examined the way nature does things. She therefore started from evolution. She thus paved the way for the bioengineering method. Since then, this method has been further refined and is now used by companies and laboratories around the world to make new medicines more efficient, but also to create biofuels and "greener" laundry and other detergents, just to name a few examples, with many increasingly positive spin-offs for environmentally friendly technologies and processes.

Frances Hamilton Arnold is a member of the Advisory Board of the Joint BioEnergy Institute and the Packard Fellowships in Science and Engineering, and serves on the President's Advisory Council of King Abdullah University of Science and Technology (KAUST). She is also currently on the jury of the Queen Elizabeth Prize for Engineering, and U.S. President Biden’s Council of Advisors on Science and Technology. In 2018, "green" chemistry triumphed and Arnold became the fifth woman in Nobel history to win the Chemistry Prize. She has never been lacking as far as prizes go!


Traduzione spagnola

Anastasia Grasso

Bioquímica e ingeniera estadounidense, fue galardonada con el Premio Nobel de Química en 2018 "por la evolución dirigida de enzimas, péptidos y anticuerpos".

Frances Hamilton Arnold nace en Pittsburgh (Pensilvania) el 25 de julio de 1956, hija de Josephine Inman y del físico nuclear William Howard Arnold, crece en el suburbio de Edgewood y se diploma en el instituto Allderdice en 1974. Mientras tanto, viaja haciendo autostop a Washington para protestar contra la guerra de Vietnam y se mantiene a sí misma trabajando como taxista y como camarera en un club de jazz. Se licencia en Ingeniería Mecánica y Aeroespacial en la Universidad de Princeton en 1979, centrando su investigación en la energía solar; el trabajo de su tesis, realizado en el laboratorio de Harvey Warren Blanch, versa sobre técnicas de cromatografía de afinidad, una técnica de laboratorio de tres fases útil en la práctica de la separación de biomoléculas. En 1985 se doctora en Ingeniería Química por la Universidad de California, Berkeley. En 1986 se incorpora al Instituto de Tecnología de California como investigadora (Caltech): pronto se convierte en profesora ayudante, luego en profesora titular (1992) y en catedrática (1996). En 2013 recibe el nombramiento a directora del Centro Donna y Benjamin M. Rosen de Bioingeniería del Caltech. También colabora con la National Academy of Science's y el Science & Entertainment Exchange, ayudando a los guionistas de Hollywood a tratar con precisión los temas científicos; incluso se interpreta a sí misma en el episodio 18 de la temporada 12 de la serie de televisión The Big Bang Theory, titulado The Laureate Accumulation, es decir, "La movilización de los Licenciados" (<https://youtu.be/fK2QULttcmQ> en el minuto 3:09).

Es realmente una científica excepcional y una ferviente inventora: de hecho, registra más de cuarenta patentes en Estados Unidos y en 2005 cofunda Gevo Inc, una empresa para la producción de combustibles y productos químicos a partir de fuentes renovables; en 2013, con dos de sus antiguos alumnos, Peter Meinhold y Pedro Coelho, funda la empresa Provivi, dedicada a la investigación alternativa a los pesticidas para la protección de los cultivos. La cosa no acaba ahí: el 24 de octubre de 2019, el Papa la nombra Académica Ordinaria de la Pontificia Academia de las Ciencias; el 13 de diciembre del mismo año, recibe el Doctorado Honoris causa en Ciencias Moleculares por la Universidad de Padua, bajo la propuesta del Departamento de Ciencias Químicas y en base a sus méritos científicos, "por el revolucionario método de evolución guiada de proteínas inspirado en la selección natural para acelerar en el laboratorio el desarrollo de nuevos biocatalizadores destinados a la industria química y farmacéutica y a la producción de biocombustibles en procesos ecosostenibles".

Así pues, a lo largo de su brillante carrera ha centrado sus investigaciones en el uso de enzimas en los campos más diversos, desde los productos farmacéuticos a las terapias contra el cáncer, desde la producción de combustibles orgánicos (biocombustibles) a los pesticidas no químicos. De modo que empieza a coleccionar merecidos galardones: Charles Stark Draper Prize (2001); el Food, Pharmaceuticals and Bioengineering Division Award, AIChE y la Francis P. Garvan-John M. Olin Medal, ACS (2005); el Enzyme Engineering Award y el FASEB Excellence in Science Award (2007) y el prestigioso Millennium Technology Prize (2016). Hasta que en 2018 se le otorga el Premio Nobel de Química "por la evolución dirigida de enzimas", que comparte con George P. Smith y Gregory P. Winter por su técnica llamada Phage display, en la que se puede utilizar un bacteriófago o fago, es decir, un virus que infecta bacterias, para evolucionar nuevas proteínas. Su idea siempre ha sido utilizar la evolución para producir proteínas de forma sostenible, así como disponer de combustibles que no requieran ser extraídos de la tierra, sino el trabajo silencioso de levaduras que transforman residuos agrícolas, así como sistemas para proteger los cultivos de plagas de insectos sin rociar una gota de pesticida. El Premio Nobel 2018 no podía haber recaído en un descubrimiento mejor, ya que estaba dedicado a investigaciones que mejoran la vida de los seres humanos en el planeta Tierra al reducir su huella ecológica.

Las palabras que introdujero el premio fueron:

"Desde que brotaron las primeras semillas de vida hace unos 3.700 millones de años, casi todos los rincones de la Tierra se han llenado de organismos diferentes. La vida se ha extendido por fuentes termales, océanos profundos y desiertos áridos, todo ello gracias a que la evolución ha resuelto una serie de problemas químicos", frases que subrayan la importancia de la química hoy en día para el desarrollo de soluciones útiles para la supervivencia de la humanidad. Y luego: "Las herramientas químicas de la vida, las proteínas, se han optimizado, modificado y renovado, creando una diversidad increíble (…) . Los ganadores del Premio Nobel de Química de este año se han inspirado en el poder de la evolución y han utilizado los mismos principios, el cambio genético y la selección, para desarrollar proteínas que resuelven los problemas químicos de la humanidad".

Frances Hamilton Arnold, que dirigió en 1993 el primer estudio sobre la evolución de las enzimas, proteínas que catalizan reacciones químicas, ha logrado perfeccionar los métodos para desarrollar nuevos catalizadores al final de su investigación: ¡"sus" enzimas se utilizan para producir sustancias más respetuosas con el medio ambiente! "Pienso en lo que hago como una copia del proceso de diseño de la naturaleza", dijo en una entrevista con NobelPrize.org. "Toda esta extraordinaria belleza y complejidad del mundo biológico procede de este sencillo y hermoso algoritmo de diseño". Ya en 1980 había intentado reconstruir enzimas, pero como son moléculas muy complejas construidas a partir de distintos aminoácidos que pueden combinarse indefinidamente, le había resultado difícil remodelar los genes de las enzimas para darles nuevas propiedades. Así que en 1990 abandonó lo que ella llamaba su "enfoque un tanto arrogante" de intentar crear enzimas modificadas mediante su propia lógica y conocimientos y examinó la forma en que la naturaleza hace las cosas. Así que, partió de la evolución. De este modo allanó el camino para el método de la bioingeniería. Desde entonces, este método se ha ido perfeccionando y ahora lo utilizan empresas y laboratorios de todo el mundo para que los nuevos medicamentos sean más eficientes, pero también los biocombustibles y los detergentes y jabones "más ecológicos", por citar sólo algunos ejemplos, con numerosas repercusiones cada vez más positivas para las tecnologías y los procesos de transformación respetuosos con el medio ambiente.

Frances Hamilton Arnold es componente del Consejo Asesor del Instituto Conjunto de Bioenergía y de las Becas Packard de Ciencia e Ingeniería, y forma parte del Consejo Asesor del Presidente de la Universidad Rey Abdullah de Ciencia y Tecnología (Kaust). Actualmente también forma parte del jurado del Premio Reina Isabel de Ingeniería. En 2018 triunfa la química "verde" y Arnold es la quinta mujer en la historia de los Nobel en ganar el Premio de Química, ¡en cuanto a premios tiene un buen abanico!