Calendaria 2023 - Jennifer Doudna

Jennifer Doudna
Annamaria Vicini






Giada Ionà

 

Doudna ha ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 2020 insieme alla collega francese Emmanuelle Charpentier. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato alle due scienziate «per lo sviluppo di un metodo per l'editing del genoma». «In questo strumento c’è un potenziale enorme che ci riguarda tutti», ha dichiarato Claes Gustafsson, a capo del comitato Nobel per la Chimica. «Non solo ha rivoluzionato la scienza di base ma ha permesso di ottenere colture innovative e ci porterà a nuovi trattamenti medici d’avanguardia». È la prima volta nella storia che il Nobel viene condiviso da due donne: un segnale importante e un significativo incoraggiamento per le scienziate del futuro.

Jennifer Doudna (Washington, 19 febbraio 1964) trascorse buona parte della sua infanzia a Hilo, una cittadina della Grande Isola di Hawaii. Un’infanzia difficile perché il fatto che fosse bionda, con gli occhi azzurri e magra la rendeva facile bersaglio per gli altri ragazzi e ragazze. La definivano una haole, termine con cui venivano chiamate le persone non native ma nel suo caso utilizzato in modo dispregiativo. Il senso di estraniazione che provava contribuì a farle sviluppare una curiosità ad ampio raggio, favorita anche dalla natura lussureggiante da cui era circondata. Un influsso positivo ebbe poi il padre Martin, che lavorava come autore di discorsi per il Dipartimento della Difesa e in seguito divenne professore di Letteratura inglese. Jennifer era tra le sue tre figlie quella preferita e lui la incoraggiava molto nella lettura anche di testi a carattere scientifico. Superati i problemi infantili grazie alla sua innata curiosità e agli interessi culturali, Jennifer intraprese una brillante carriera. Dopo aver conseguito la laurea in Chimica presso il Pomona College in California, si trasferì ad Harvard dove lavorò nel laboratorio del biochimico e genetista Jack W. Szostack (Premio Nobel nel 2009 per la Medicina) e dove conseguì il dottorato in Biochimica. Proseguì gli studi del post-dottorato presso l’Università del Colorado sotto la direzione del Premio Nobel per la Chimica Thomas R. Cech e divenne poi docente associata presso l’Università di Yale. Nel 2002 prese servizio presso l’Università di Berkeley in California dove ancora oggi insegna Biochimica e Biologia Molecolare.

L’interesse scientifico di Jennifer Doudna si concentrò inizialmente, e grazie all’influsso di Thomas R. Cech, sull’Rna (acido ribonucleico), una molecola presente nelle cellule viventi che è simile al Dna (acido desossiribonucleico) ma ha un atomo di ossigeno in più nel suo supporto di zucchero-fosfato e una differenza in una delle sue quattro basi. Cech, contemporaneamente a Sidney Altman, scoprì che alcune forme di Rna potevano a loro volta agire come enzimi e in particolare che alcune molecole di Rna possono scindersi innescando una reazione chimica. Le scoperte di Cech e Altman colpirono Jack Szostak, che decise di spostare dunque la propria attenzione e le sue ricerche dal Dna all’Rna che, a suo parere, poteva rivelare dei segreti sul più grande di tutti i misteri in campo biologico, ovvero le origini della vita. Doudna fu contagiata dal suo entusiasmo e accettò di essere la prima specializzanda a lavorare in questo campo nel suo laboratorio. Le ricerche diedero alla giovane ricercatrice soddisfazioni professionali e anche una certa fama. Lo studio della struttura dell’Rna la portò a entrare in un campo che sarebbe diventato rilevante in uno stadio successivo della sua carriera: i virus. In particolare era interessata al modo in cui l’Rna in certi virus, come i coronavirus, consente loro di dirottare il meccanismo cellulare di produzione delle proteine. Con il suo gruppo di lavoro fece una scoperta interessante che permetteva ai ricercatori di utilizzare l’”interferenza” dell’Rna per spegnere un’ampia varietà di geni, sia per scoprire che cosa fa ciascun gene sia per regolare la sua attività per scopi medici. Ma nell’era dei coronavirus c’è un altro ruolo che l’”interferenza” dell’Rna può svolgere: scoprire come servirsene per proteggere gli esseri umani dalle infezioni.

Il sistema Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), usato dai batteri per difendersi dal Dna dei virus che li attaccano, fu scoperto dallo spagnolo Francisco Mojica, specializzando dell’Università di Alicante sulla costa mediterranea della Spagna. Jennifer Doudna ne venne a conoscenza grazie a Jillian Banfield, una microbiologa australiana che, come Mojica, si interessava a minuscoli organismi che si trovavano in ambienti estremi. Era tra quanti supponevano che il sistema Crispr funzionasse utilizzando l’interferenza dell’Rna. Facendo una ricerca su Google il nome di Doudna apparve al primo posto per tali studi e Banfield decise così di contattarla. Convinta dall’entusiasmo di alcuni collaboratori e collaboratrici, Doudna decise di concentrare le ricerche sulla dissezione del sistema Crispr nei suoi componenti chimici e sullo studio di come ciascuno di essi operava, riuscendo a spiegare un meccanismo Crispr basandosi su un’analisi strutturale dei suoi componenti. Mentre Doudna e il suo gruppo cominciavano a lavorare su Crispr, due giovani specialisti dell’alimentazione stavano studiando il sistema in diversi continenti con l’obiettivo di migliorare i procedimenti per la produzione di yogurt e formaggi. I risultati delle loro ricerche contribuirono a far aumentare l’interesse della comunità scientifica intorno a queste tematiche e portarono a una scoperta clamorosa da parte di alcuni scienziati della Northwestern University di Chicago: Crispr non operava attraverso l’interferenza dell’Rna ma al contrario prendeva di mira il Dna del virus invasore. Restava però da capire come questo avvenisse. Ma era dunque necessaria una diversa impostazione, che non fosse quella della biologia molecolare ma della biochimica, che lavorava con le molecole in vitro e non con cellule viventi.

«Affrontare tali questioni significava andare oltre la ricerca genetica e affrontare un’impostazione più marcatamente biochimica», scrisse Jennifer Doudna, «un’impostazione che ci avrebbe consentito di isolare le molecole componenti e di studiarne il comportamento». L’incontro, che si rivelerà determinante per la conquista del Nobel, con la biologa francese Emmanuelle Charpentier avvenne a Portorico nel marzo 2011. Da quel momento iniziò una collaborazione tra i gruppi di ricerca delle due scienziate che si proponeva di far funzionare Crispr nell’editing dei geni umani. Il riconoscimento, arrivato in piena pandemia da Covid 19, è particolarmente significativo per due motivi: perché per la prima volta a vincerlo sono state due donne e perché ha dimostrato che la ricerca di base può arrivare ad avere applicazioni pratiche. In un articolo pubblicato sull’Economist Doudna scrisse: «Come accade in questi giorni a molti altri aspetti della vita, la scienza e la sua pratica sembrano subire mutamenti rapidi e forse permanenti. Tali mutamenti andranno in direzione positiva».


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Doudna a reçu le prix Nobel de chimie en 2020 avec sa collègue française Emmanuelle Charpentier. Le prestigieux prix a été attribué aux deux scientifiques «pour le développement d’une méthode pour éditer le génome». «Dans cet instrument, il y a un énorme potentiel qui nous concerne tous», a déclaré Claes Gustafsson, à la tête du comité Nobel de chimie. «Non seulement il a révolutionné la science fondamentale mais il a permis d’obtenir des cultures innovantes et il nous mènera à de nouveaux traitements médicaux de pointe». C’est la première fois dans l’histoire que le prix Nobel est partagé par deux femmes: un signal important et un encouragement significatif pour les scientifiques du futur.

Jennifer Doudna (née le 19 février 1964 à Washington) a passé une grande partie de son enfance à Hilo, une petite ville de la grande île d’Hawaï. Une enfance difficile car le fait qu’elle soit blonde, aux yeux bleus et mince la rendait facile à cibler pour les autres garçons et filles. Ils la définissaient comme un haole, terme par lequel on appelait les personnes non natives mais dans son cas utilisé de manière péjorative. Le sentiment d’éloignement qu’elle éprouvait lui a permis de développer une curiosité à grande échelle, favorisée aussi par la nature luxuriante dont elle était entourée. Son père Martin, qui travaillait comme auteur de discours pour le Département de la Défense, devint plus tard professeur de littérature anglaise. Jennifer était l’une de ses trois filles préférées et il l’encourageait à lire des textes à caractère scientifique. Surmontant les problèmes de l’enfance grâce à sa curiosité innée et à ses intérêts culturels, Jennifer entreprit une brillante carrière. Après avoir obtenu son diplôme en chimie au Pomona College en Californie, elle a déménagé à Harvard où elle a travaillé au laboratoire de biochimie et généticien Jack W. Szostack (prix Nobel de médecine de 2009) et où elle a obtenu son doctorat en biochimie. Elle poursuit ses études de post-doctorat à l’Université du Colorado sous la direction du prix Nobel de chimie Thomas R. Cech et devient ensuite professeur associé à l’Université de Yale. En 2002, elle rejoint l’université de Berkeley en Californie où elle enseigne encore la biochimie et la biologie moléculaire.

L’intérêt scientifique de Jennifer Doudna s’est d’abord concentré, et grâce à l’influence de Thomas R. Cech, sur l’Arn (acide ribonucléique), une molécule présente dans les cellules vivantes qui est semblable à l’Adn (acide désoxyribonucléique) mais il a un atome d’oxygène supplémentaire dans son support de sucre-phosphate et une différence dans l’une de ses quatre bases. Cech, en même temps que Sidney Altman, découvrit que certaines formes d’Arn pouvaient à leur tour agir comme enzymes et en particulier que certaines molécules d’Arn peuvent se scinder en déclenchant une réaction chimique. Les découvertes de Cech et Altman touchèrent Jack Szostak, qui décida de déplacer son attention et ses recherches de l’Adn vers l’Arn qui, à son avis, pouvait révéler des secrets sur le plus grand de tous les mystères biologiques, c’est-à-dire les origines de la vie. Doudna a été infectée par son enthousiasme et a accepté d’être la première résidente à travailler dans ce domaine dans son laboratoire. Les recherches ont donné à la jeune chercheuse des satisfactions professionnelles et une certaine renommée. L’étude de la structure de l’Arn l’amena à entrer dans un domaine qui allait devenir pertinent à un stade ultérieur de sa carrière : les virus. Elle s’intéressait en particulier à la façon dont l’ARN dans certains virus, comme les coronavirus, leur permet de détourner le mécanisme cellulaire de production des protéines. Avec son groupe de travail, elle fit une découverte intéressante qui permettait aux chercheurs d’utiliser l'"interférence" de l’ARN pour éteindre une grande variété de gènes, à la fois pour découvrir ce que fait chaque gène et pour réguler son activité à des fins médicales. Mais à l’ère des coronavirus, il y a un autre rôle que l'"interférence" de l’ARN peut jouer: découvrir comment l’utiliser pour protéger les humains des infections.

Le système Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), utilisé par les bactéries pour se défendre contre l’ADN des virus qui les attaquent, a été découvert par l’Espagnol Francisco Mojica, spécialiste de l’Université d’Alicante sur la côte méditerranéenne de l’Espagne. Jennifer Doudna en a eu connaissance grâce à Jillian Banfield, une microbiologiste australienne qui, comme Mojica, s’intéressait à de minuscules organismes se trouvant dans des environnements extrêmes. Elle était parmi ceux qui supposaient que le système Crispr fonctionnait en utilisant l’interférence de l’ARN. En faisant une recherche sur Google, le nom de Doudna est apparu en première place pour ces études et Banfield a décidé de la contacter. Convaincue par l’enthousiasme de quelques collaborateurs et collaboratrices, Doudna décida de concentrer ses recherches sur la dissection du système Crispr dans ses composants chimiques et sur l’étude de leur fonctionnement, en réussissant à expliquer un mécanisme Crispr basé sur une analyse structurelle de ses composants. Alors que Doudna et son équipe commençaient à travailler sur Crispr, deux jeunes spécialistes de l’alimentation étudiaient le système sur différents continents dans le but d’améliorer les procédés de production de yaourts et de fromages. Les résultats de leurs recherches ont contribué à accroître l’intérêt de la communauté scientifique pour ces questions et ont conduit à une découverte retentissante par des scientifiques de l’Université Northwestern de Chicago : Crispr n’opérait pas à travers l’interférence de l’ARN mais visait l’ADN du virus envahisseur. Mais il restait à comprendre comment cela se produisait. Mais une autre approche était donc nécessaire, qui n’était pas celle de la biologie moléculaire mais de la biochimie, qui travaillait avec les molécules sous verre et non avec des cellules vivantes.

«Aborder ces questions signifiait aller au-delà de la recherche génétique et aborder une approche plus nettement biochimique», écrivait Jennifer Doudna, «une approche qui nous permettrait d’isoler les molécules composantes et d’étudier leur comportement». La rencontre avec la biologiste française Emmanuelle Charpentier a eu lieu à Porto Rico en mars 2011. Dès lors, une collaboration entre les équipes de recherche des deux scientifiques a commencé, visant à faire fonctionner Crispr dans l’édition des gènes humains. La reconnaissance, arrivée en pleine pandémie de Covid 19, est particulièrement significative pour deux raisons : parce que pour la première fois, ce sont deux femmes qui l’ont remporté et parce qu’elle a montré que la recherche fondamentale peut arriver à des applications pratiques. Dans un article publié dans l’Economist Doudna, elle écrit: «Comme cela arrive ces jours-ci à beaucoup d’autres aspects de la vie, la science et sa pratique semblent subir des changements rapides et peut-être permanents. De tels changements iront en direction positive».


Traduzione inglese

Syd Stapleton

 Jennifer Doudna received the 2020 Nobel Prize in Chemistry along with fellow French scientist Emmanuelle Charpentier. The prestigious award was given to the two female scientists «for the development of a method for genome editing.» «There is enormous potential in this tool that affects us all,» said Claes Gustafsson, who heads the Nobel Committee on Chemistry. «It has not only revolutionized basic science but has enabled innovative crops and will lead us to new cutting-edge medical treatments.» This is the first time in history that the Nobel has been shared by two women - an important signal and significant encouragement for women scientists of the future.

Jennifer Doudna (b. Washington, D.C. - Feb. 19, 1964) spent much of her childhood in Hilo, a small town on the Big Island of Hawaii. It was a difficult childhood because the fact that she was blond, blue-eyed and thin made her an easy target for other boys and girls. They called her a haole, a term by which non-native people were called but in her case it was used derogatorily. The sense of alienation she felt contributed to her developing a wide-ranging curiosity, also fostered by the lush nature by which she was surrounded. A positive influence then came from her father Martin, who had worked as a speechwriter for the U.S. Department of Defense and later became a professor of English Literature. Jennifer was the favorite among his three daughters, and he encouraged her a great deal in reading, including scientific texts. Having overcome her childhood problems thanks to her innate curiosity and cultural interests, Jennifer embarked on a brilliant career. After earning a bachelor's degree in Chemistry from Pomona College in California, she moved to Harvard where she worked in the laboratory of biochemist and geneticist Jack W. Szostack (2009 Nobel Prize in medicine) and where she earned her Ph.D. in Biochemistry. She continued her postdoctoral studies at the University of Colorado under the direction of Nobel Laureate in chemistry Thomas R. Cech, and then became an associate professor at Yale University. In 2002 she took a position at the University of California, Berkeley where she still teaches Biochemistry and Molecular Biology.

Jennifer Doudna's scientific interest focused initially, and thanks to the influence of Thomas R. Cech, on RNA (ribonucleic acid), a molecule found in living cells that is similar to DNA (deoxyribonucleic acid) but has an extra oxygen atom in its sugar-phosphate carrier and a difference in one of its four bases. Cech, at the same time as Sidney Altman, discovered that some forms of RNA could in turn act as enzymes and in particular that some RNA molecules can split by triggering a chemical reaction. Cech's and Altman's discoveries impressed Jack Szostak, who therefore decided to shift his attention and research from DNA to RNA, which, in his view, could reveal secrets about the greatest of all mysteries in the biological field, namely the origins of life. Doudna was infected by his enthusiasm and agreed to be the first resident to work in this field in his laboratory. The research gave the young researcher professional satisfaction and also some fame. Studying the structure of RNA led her into a field that would become relevant at a later stage of her career: viruses. In particular, she was interested in how the RNA in certain viruses, such as coronaviruses, allows them to hijack the cellular mechanism of protein production. She and her team made an interesting discovery that allowed researchers to use RNA "interference" to turn off a wide variety of genes, both to find out what each gene does and to regulate its activity for medical purposes. But in the era of coronaviruses, there is another role that RNA "interference" can play: discovering how to use it to protect humans from infection.

The CRISPR (Cluster Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) system, used by bacteria to defend themselves against the DNA of viruses that attack them, was discovered by Spaniard Francisco Mojica, a resident at the University of Alicante on Spain's Mediterranean coast. Jennifer Doudna learned about it through Jillian Banfield, an Australian microbiologist who, like Mojica, was interested in tiny organisms found in extreme environments. She was among those who assumed that the CRISPR system worked by using RNA interference. Doing a Google search, Doudna's name appeared at the top of the list for such studies, and Banfield thus decided to contact her. Convinced by the enthusiasm of a number of collaborators, Doudna decided to focus her research on dissecting the CRISPR system into its chemical components and studying how each operated, being able to explain a CRISPR mechanism based on a structural analysis of its components. While Doudna and his group were beginning work on CRISPR, two young food specialists were studying the system on several continents with the goal of improving processes for making yogurt and cheese. The results of their research helped to increase interest in the scientific community around these issues and led to a resounding discovery by scientists at Northwestern University in Chicago: CRISPR did not operate through RNA interference but instead targeted the DNA of the invading virus. It remained to be understood, however, how this was done. But a different approach was therefore needed, one that was not from molecular biology but from biochemistry, which worked with molecules in vitro and not with living cells.

«Addressing such questions meant going beyond genetic research and tackling a more distinctly biochemical approach,» wrote Jennifer Doudna, «an approach that would allow us to isolate component molecules and study their behavior.» A meeting, which would prove instrumental in winning the Nobel, with French biologist Emmanuelle Charpentier took place in Puerto Rico in March, 2011. From that moment, a collaboration began between the two scientists' research groups aimed at making CRISPR work in human gene editing. The award, which came in the midst of the Covid 19 pandemic, is particularly significant for two reasons: because for the first time it was won by two women, and because it demonstrated that basic research can lead to practical applications. In an article published in The Economist Doudna wrote, «As happens these days in many other aspects of life, science and its practice seem to be undergoing rapid and perhaps permanent mutations. Such mutations will go in a positive direction.»


Traduzione spagnola

Syd Stapleton

Doudna recibió el Premio Nobel de Química en 2020 junto con su colega francesa Emmanuelle Charpentier. El prestigioso galardón fue concedido a las dos científicas «por el desarrollo de un método para la edición del genoma». «Hay un enorme potencial en esta herramienta que nos afecta a todos», dijo Claes Gustafsson, que dirige el Comité Nobel de Química. «No sólo ha revolucionado la ciencia básica, sino que ha permitido cultivos innovadores y nos conducirá a nuevos tratamientos médicos de vanguardia». Es la primera vez en la historia que el Premio Nobel es compartido por dos mujeres: una señal importante y un estímulo significativo para las científicas del futuro.

Jennifer Doudna (Washington, 19 de febrero de 1964) pasó la mayor parte de su infancia en Hilo, una pequeña ciudad de la Isla Grande de Hawai. Fue una infancia difícil porque el hecho de ser rubia, de ojos azules y delgada la convertía en un blanco fácil para otros chicos y chicas. La llamaban haole, término con el que se denominaba a las personas no nativas, pero en su caso utilizado de forma despectiva. El sentimiento de alienación que sentía contribuyó a que desarrollara una amplia curiosidad, fomentada también por la exuberante naturaleza de la que estaba rodeada. Una influencia positiva fue entonces su padre Martin, que trabajaba como redactor de discursos para el Ministerio de Defensa y más tarde se convirtió en profesor de Literatura Inglesa. Jennifer era la favorita de las tres hijas y él la animaba mucho a leer también textos científicos. Superados sus problemas infantiles gracias a su curiosidad innata y sus intereses culturales, Jennifer emprendió una brillante carrera. Tras licenciarse en Química en el Pomona College de California, se trasladó a Harvard, donde trabajó en el laboratorio del bioquímico y genetista Jack W. Szostack (Premio Nobel de Medicina 2009) y donde se doctoró en Bioquímica. Continuó sus estudios posdoctorales en la Universidad de Colorado bajo la dirección del Premio Nobel de Química Thomas R. Cech y después pasó a ser profesora titular en la Universidad de Yale. En 2002 se incorporó a la Universidad de California en Berkeley, donde sigue enseñando Bioquímica y Biología Molecular.

El interés científico de Jennifer Doudna se centró inicialmente, y gracias a la influencia de Thomas R. Cech, en el ARN (ácido ribonucleico), una molécula que se encuentra en las células vivas y que es similar al ADN (ácido desoxirribonucleico), pero tiene un átomo de oxígeno adicional en su portador de azúcar-fosfato y una diferencia en una de sus cuatro bases. Cech, al mismo tiempo que Sidney Altman, descubrió que algunas formas de ARN podían actuar a su vez como enzimas y, en particular, que algunas moléculas de ARN podían dividirse desencadenando una reacción química. Los descubrimientos de Cech y Altman impresionaron a Jack Szostak, que decidió entonces desplazar su atención y sus investigaciones del ADN al ARN, que, en su opinión, podía revelar secretos sobre el mayor de todos los misterios en el campo de la biología, a saber, los orígenes de la vida. Doudna se contagió de su entusiasmo y aceptó ser la primera residente que trabajara en este campo en su laboratorio. La investigación proporcionó a la joven investigadora satisfacción profesional, además de cierta fama. El estudio de la estructura del ARN la condujo a un campo que cobraría relevancia en una etapa posterior de su carrera: los virus. En concreto, se interesó por cómo el ARN de ciertos virus, como los coronavirus, les permite desviar el mecanismo celular de producción de proteínas. Junto a su equipo hicieron un interesante descubrimiento que permitió a los investigadores utilizar el ARN de "interferencia" para desactivar una gran variedad de genes, tanto para averiguar qué hace cada gen como para regular su actividad con fines médicos. Pero en la era de los coronavirus, el ARN de "interferencia" puede desempeñar otro papel: descubrir cómo utilizarlo para proteger a los seres humanos de la infección.

El sistema Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), utilizado por las bacterias para defenderse del ADN de los virus que las atacan, fue descubierto por el español Francisco Mojica, estudiante de posgrado de la Universidad de Alicante, en la costa mediterránea española. Jennifer Doudna lo conoció a través de Jillian Banfield, una microbióloga australiana que, como Mojica, se interesaba por los organismos diminutos que se encuentran en ambientes extremos. Ella fue una de las que supuso que el sistema Crispr funcionaba mediante ARN de interferencia. Haciendo una búsqueda en Google, el nombre de Doudna apareció al principio de la lista de estudios de este tipo y Banfield decidió ponerse en contacto con ella. Convencida por el entusiasmo de algunos de sus colaboradores, Doudna decidió centrar su investigación en diseccionar el sistema Crispr en sus componentes químicos y estudiar cómo funcionaba cada uno de ellos, y explicar un mecanismo Crispr basado en un análisis estructural de sus componentes. Mientras Doudna y su grupo empezaban a trabajar en Crispr, dos jóvenes especialistas en alimentación estudiaban el sistema en varios continentes con el objetivo de mejorar los procesos de producción de yogur y queso. Los resultados de sus investigaciones contribuyeron a aumentar el interés de la comunidad científica por estas cuestiones y condujeron a un descubrimiento sensacional de los científicos de la Universidad Northwestern de Chicago: Crispr no funcionaba mediante interferencia de ARN, sino que se dirigía al ADN del virus invasor. Sin embargo, aún estaba por ver cómo lo hacía. Pero se necesitaba un enfoque diferente, que no era el de la biología molecular sino el de la bioquímica, que trabajaba con moléculas in vitro y no con células vivas.

«Abordar estas cuestiones significaba ir más allá de la investigación genética y adoptar un enfoque más bioquímico», escribió Jennifer Doudna, «un enfoque que nos permitiera aislar las moléculas componentes y estudiar su comportamiento». El encuentro, que resultaría decisivo para la obtención del Nobel, con la bióloga francesa Emmanuelle Charpentier tuvo lugar en Puerto Rico en marzo de 2011. A partir de ese momento, se inició una colaboración entre los grupos de investigación de ambas científicas destinada a lograr que Crispr funcionara en la edición de genes humanos. El premio, que llegó en plena pandemia del Covid 19, es especialmente significativo por dos motivos: porque por primera vez lo ganaron dos mujeres y porque demostró que la investigación básica puede tener aplicaciones prácticas. En un artículo publicado en «The Economist», Doudna escribía: «Como ocurre actualmente con muchos otros aspectos de la vida, la ciencia y su práctica parecen estar experimentando cambios rápidos y quizá permanentes. Estos cambios irán en una dirección positiva».


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівську премію з хімії Дудна отримала у 2020 році разом зі своєю французькою колегою Еммануель Шарпантьє. Престижну нагороду було присуджено двом жінкам-науковцям «за розробку методу редагування геному». «У цьому інструменті закладений величезний потенціал, який впливає на всіх нас», - сказав голова Нобелівського комітету з хімії Клаес Густафссон. «Вона не лише зробила революцію у фундаментальній науці, але й уможливила створення інноваційних сільськогосподарських культур і приведе нас до нових передових методів лікування». Вперше в історії Нобелівську премію розділили дві жінки: це важливий сигнал і значне заохочення для жінок-науковців майбутнього.

Дженніфер Дадна (Вашингтон, 19 лютого 1964 р.) провела більшу частину свого дитинства в Хіло, невеликому містечку на Великому острові Гаваї. Це було важке дитинство, адже те, що вона була білявою, блакитноокою та худорлявою, робило її легкою мішенню для інших хлопчиків та дівчаток. Вони називали її "хаоле", терміном, яким називали немісцевих людей, але у її випадку використовували у принизливому сенсі. Відчуття відчуження, яке вона відчувала, сприяло розвитку в ній широкої допитливості, яку також заохочувала пишна природа, що її оточувала. Позитивний вплив мав тоді її батько Мартін, який працював спічрайтером у Міністерстві оборони, а згодом став професором англійської літератури. Серед трьох доньок Дженніфер була його улюбленицею, і він багато заохочував її до читання, в тому числі наукових текстів. Подолавши свої дитячі проблеми завдяки вродженій допитливості та культурним інтересам, Дженніфер розпочала блискучу кар'єру. Закінчивши хімічний факультет коледжу Помона в Каліфорнії, вона переїхала до Гарварду, де працювала в лабораторії біохіміка і генетика Джека В. Шостака (лауреата Нобелівської премії з медицини 2009 року) і де отримала ступінь доктора філософії з біохімії. Продовжив навчання в аспірантурі Колорадського університету під керівництвом лауреата Нобелівської премії з хімії Томаса Р. Чеха, а потім став доцентом Єльського університету. У 2002 році обійняв посаду в Каліфорнійському університеті в Берклі, де й досі викладає біохімію та молекулярну біологію.

Науковий інтерес Дженніфер Дудна спочатку зосередився, завдяки впливу Томаса Р. Чеха, на РНК (рибонуклеїновій кислоті) - молекулі, що міститься в живих клітинах, яка подібна до ДНК (дезоксирибонуклеїнової кислоти), але має додатковий атом кисню в своєму цукрово-фосфатному носії і відмінність в одній з чотирьох основ. Чех, одночасно з Сідні Альтманом, виявив, що деякі форми РНК можуть, в свою чергу, діяти як ферменти, і зокрема, що деякі молекули РНК можуть розщеплюватися, запускаючи хімічну реакцію. Відкриття Чеха і Альтмана вразили Джека Шостака, який тому вирішив перенести свою увагу і дослідження з ДНК на РНК, яка, на його думку, могла б розкрити таємниці про найбільшу з усіх таємниць в області біології, а саме походження життя. Дудна заразився його ентузіазмом і погодився стати першим резидентом, який працюватиме в цій галузі в його лабораторії. Дослідження принесло молодому науковцю професійне задоволення, а також певну популярність. Вивчення структури РНК привело її в сферу, яка стане актуальною на більш пізньому етапі її кар'єри: віруси. Зокрема, її цікавило, яким чином РНК деяких вірусів, таких як коронавіруси, дозволяє їм перехоплювати клітинний механізм виробництва білка. Він та його команда зробили цікаве відкриття, яке дозволило дослідникам використовувати РНК-"інтерференцію" для вимкнення широкого спектру генів, як для з'ясування того, що робить кожен ген, так і для регулювання його активності в медичних цілях. Але в епоху коронавірусів є ще одна роль, яку може зіграти "втручання" РНК: відкриття того, як використовувати її для захисту людини від інфекції.

Систему Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), яка використовується бактеріями для захисту від ДНК вірусів, що їх атакують, відкрив іспанець Франциско Мохіка, резидент Університету Аліканте на середземноморському узбережжі Іспанії. Дженніфер Дудна дізналася про це від Джилліан Банфілд, австралійського мікробіолога, яка, як і Мохіка, цікавилася крихітними організмами, що живуть в екстремальних умовах. Вона була серед тих, хто припускав, що система Crispr працює за допомогою РНК-інтерференції. Здійснивши пошук в Google, ім'я Дудни з'явилося на вершині списку таких досліджень, і Бенфілд вирішив зв'язатися з нею. Переконавшись в ентузіазмі деяких своїх співробітників, Дудна вирішила зосередити свої дослідження на розчленуванні системи Crispr на хімічні компоненти і вивченні роботи кожного з них, а також на поясненні механізму роботи Crispr на основі структурного аналізу його компонентів. В той час, як Дудна і його група починали роботу над Crispr, двоє молодих фахівців з харчової промисловості вивчали систему на кількох континентах з метою вдосконалення процесів виробництва йогуртів і сирів. Результати їхніх досліджень сприяли підвищенню інтересу наукової спільноти до цієї проблематики та призвели до сенсаційного відкриття вчених Північно-Західного університету в Чикаго: Crispr діє не через РНК-інтерференцію, а націлений на ДНК вірусу-загарбника. Однак, як саме це було зроблено, ще належить з'ясувати. Але потрібен був інший підхід, підхід не молекулярної біології, а біохімії, яка працює з молекулами in vitro, а не з живими клітинами.

"Вирішення цих питань означало вихід за рамки генетичних досліджень і застосування більш біохімічного підходу, - писала Дженніфер Дудна, - підходу, який дозволив би нам виділити складові молекули і вивчити їх поведінку". Зустріч з французьким біологом Еммануелем Шарпантьє, яка стала вирішальною в отриманні Нобелівської премії, відбулася в Пуерто-Ріко в березні 2011 року. З цього моменту розпочалася співпраця між дослідницькими групами двох вчених, спрямована на те, щоб Crispr працював у сфері редагування генів людини. Нагорода, яка припала на розпал пандемії Covid 19, є особливо значущою з двох причин: тому що вперше її отримали дві жінки, і тому що вона показала, що фундаментальні дослідження можуть мати практичне застосування. У статті, опублікованій на сайті , економіст Дудна пише: "Як це відбувається в наші дні з багатьма іншими аспектами життя, наука і її практика, схоже, зазнають швидких і, можливо, постійних змін. Ці зміни будуть у позитивному напрямку".