Clara Driscoll
Laura Candiani
Giulia Tassi
Insolito mestiere davvero, quello di Clara Driscoll, esperta nel taglio e nella lavorazione del vetro, nonché abilissima disegnatrice di lampade passate alla storia dell'arredamento. Era nata il 15 dicembre 1861 a Tallmadge, in Ohio, con il nome Clara Pierce Wolcott; nonostante sia rimasta orfana di padre precocemente, ebbe l'opportunità ― rara per l'epoca ― di poter studiare, insieme alle tre sorelle minori, tutte brillanti e dotate. Frequentò la scuola di disegno femminile (oggi Cleveland Institute of Art), vista la sua disposizione per le materie artistiche, mentre lavorava presso un mobilificio locale. Si trasferì quindi a New York per studiare alla Metropolitan Museum Art School, istituzione nata da poco. In breve venne assunta, per le sue doti innegabili, dal celebre artista e designer Louis Comfort Tiffany, colui che nel 1888 aveva dato vita alla Tiffany Glass Company. Clara vi lavorò più di un ventennio, anche se con alcune pause, disegnando lampade dalla forma inconfondibile e oggetti d'arredo e dirigendo il settore femminile dedicato al delicato compito del taglio del vetro.
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Clara Driscoll nel 1890 |
Quando sposò Francis Driscoll, nel 1889, fu costretta, secondo le stringenti regole di quel periodo storico, a licenziarsi; tuttavia le nozze furono di breve durata a causa della inaspettata morte del marito avvenuta nel 1892. Clara riprese il suo posto; rischiò in seguito un nuovo licenziamento perché aveva trovato un fidanzato, il quale tuttavia, non si sa come, un bel giorno scomparve. Intanto si esprimeva tutta la sua creatività, alla guida delle cosiddette "ragazze di Tiffany" fra cui si distinsero Lillian Palmié e Alice Carmen Gouvy, con cui nacque una bella amicizia e la condivisione di piacevoli soggiorni estivi.
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Le ragazze di Tiffany |
Le ragazze erano circa 35, abili e precise, dotate di enorme pazienza e di quel buon gusto tipicamente femminile che le fece preferire ai lavoratori maschi dell'azienda, addirittura ci fu uno sciopero degli uomini per questa disparità di genere e perché vedevano in pericolo il proprio ruolo per l'emergere delle colleghe tanto apprezzate. Il fatto che le opere non fossero "firmate" non deve però stupire perché il proprietario voleva far risaltare il marchio di fabbrica, non tanto il singolo ideatore, o meglio ideatrice. Un caso eccezionale è rappresentato, nel 1904, dalla attribuzione a Clara, sulle pagine di una rivista, della delicata lampada con le libellule che aveva avuto un premio all'esposizione mondiale del 1900.
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Clara Driscoll al lavoro nel 1901con Joseph Briggs |
Nel 1909 Clara si sposò nuovamente e lasciò il lavoro. Morì il 6 novembre 1944. Quello che va raccontato è piuttosto il graduale riemergere, nel XXI secolo, del suo specifico ruolo nell'ideazione e successiva realizzazione di quelle lampade tanto celebri che basta farne il nome per vederle nella nostra mente: le Tiffany, appunto, capolavori dell'Art Nouveau. Ma non sono tutte uguali, ovviamente. A Clara se ne attribuiscono di bellissime:la Daffodil, prima in ordine di tempo, la Wisteria, la Dragonfly, la Peony. A lungo però il suo contributo, e quello delle altre ragazze, è rimasto sotto traccia, e non è un fatto nuovo perché ancora una volta un uomo, il signor Tiffany in questo caso, si era appropriato più o meno tacitamente del talento altrui. Ci sono voluti studi, ricerche appassionate, ritrovamenti casuali per mettere finalmente le cose in chiaro. Si comincia con un volume edito nel 2002: Tiffany Desk Treasures (I tesori da tavolo di Tiffany) di George Kemeny e Donald Miller in cui a Driscoll viene chiaramente attribuito il disegno della lampada Dragonfly e si fa menzione del suo compenso, uno dei più alti per una donna all'epoca.
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La celebre lampada Daffodil |
Quattro anni dopo due studiose e un docente universitario diedero conto delle loro ricerche e pubblicarono a Londra un saggio critico, curato dalla New York Historical Society, dal titolo emblematico A New Light of Tiffany: Clara Driscoll and the Tiffany Girls. Nina Gray si era infatti imbattuta in un ricco carteggio fra Clara e le sorelle da cui emergeva chiaramente che, durante la pausa pranzo, alla geniale disegnatrice era venuta l'idea della Daffodil. Intanto indagava anche il prof. Eidelberg che, al termine di una conferenza, era stato avvicinato da un discendente di Clara e aveva cominciato ad approfondire l'argomento; ai due si è poi unita Margaret Hofer e insieme hanno fatto il punto della situazione, confrontando i propri risultati. Dopo la pubblicazione delle loro ricerche congiunte, fu organizzata una mostra che rendeva giustizia al lavoro di Clara e delle sue colleghe e che fu ampiamente trattata sulla stampa americana, spiegando le varie fasi della delicata lavorazione e il ruolo di questo gruppo di lavoratrici tutto al femminile.
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Poppy Inkwell, The Cleveland Museum of Art
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Nell'occasione, insieme alle lampade e altre suppellettili: calamai, vasi, specchi, piccole scatole, ciotole vuota tasche, candelieri, completi da scrivania, servizi da tè, oggetti ornamentali, persino gioielli, furono esposte le lettere da cui emergevano tanti dettagli: la ragazza girava per New York in bicicletta e portava le gonne più corte per comodità, adorava l'opera, seguiva la politica, si immergeva con passione nella vita cittadina, sia nei quartieri alti sia nei rioni abitati da immigrati poveri e donne prive di istruzione e non emancipate. Fu attiva anche nelle prime manifestazioni delle suffragiste e convinta nel sostenere i diritti femminili. Una visitatrice in particolare rimase colpita dal suo caso e dalla sua vivace personalità: si trattava della scrittrice Susan Vreeland (1946-2017) che pubblicò nel 2010 il romanzo Una ragazza da Tiffany (Clara and Mr.Tiffany), un enorme successo tradotto in 26 lingue.
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Finalmente si faceva luce sull'opera di questa creatrice che aveva anche contribuito con le sue idee all'innovazione tecnica, come l'utilizzo della ceramica e del rame per legare fra loro i pezzi di vetro, dopo averli avvolti in una sottile lamina che poi veniva saldata; aveva dato vita ad almeno una trentina di modelli di lampade da tavolo, introducendo quei decori floreali, quelle farfalle o altri insetti dalle ali impalpabili, accanto ad audaci motivi geometrici, e gli intrecci di colori che faranno epoca e saranno simboli dell'Art Déco. Pensiamo ad esempio a Dragonfly con le ali di libellula ben delineate, a Fruit decorata da fiori e frutta primaverile ed estiva, oppure a Poppy, a Peony, a Glicine, ancora oggi apprezzate e piacevolmente attuali. Meravigliosa Wisteria, con il gioco delle sfumature di azzurro e giallo, tanto da formare una gioiosa cascata di luce, di cui furono fatti 123 esemplari, tutti rigorosamente a mano, utilizzando circa 2000 (avete letto bene) pezzetti di vetro per ciascuno; nel 1906 costava 400 dollari. Questo non era artigianato, pur di classe, questa si chiama arte.
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Dragonfly, circa 1900
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Cerchiamo ora di fornire qualche dettaglio in più sulla tecnica adottata, che Tiffany rivolse inizialmente a grandi vetrate per chiese, palazzi, musei e arredi interni. Innanzitutto occorre il vetro che appartiene a svariati tipi secondo le sfumature che si vogliono realizzare, le combinazioni di colore, gli effetti di luce e di trasparenza; si possono usare il vetro opalescente, assai diffuso nelle lampade, il favrile (brevettato da Tiffany) che risulta iridescente, il marezzato, il fratturato, il chiazzato, il plissettato, lo striato. I singoli pezzi, più o meno grandi, si legano fra di loro solitamente con lo stagno, di colore argenteo, metallo facilmente malleabile, che non si ossida e resiste bene alla corrosione, formando così il vero e proprio mosaico. Le basi originali sono quasi sempre in bronzo, soprattutto quando si tratta di lampade da tavolo.
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Woodbine Table Lamp, The Cleveland Museum of Art
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Varie aziende oggi si vantano di seguire l'impostazione data dal fondatore e dalle sue esperte maestranze; tuttavia il montaggio, che richiede molte ore di lavoro manuale, per abbassare i costi è stato spesso trasferito in Paesi emergenti, la Cina in particolare, dove il personale si assicura sia stato formato appositamente. Una differenza rispetto al passato è dovuta alla totale eliminazione del piombo nelle saldature, come pure del mercurio, ora si utilizzano solo fili di rame e stagno e, per le basi più solide e robuste, si preferisce un materiale metallico tinto colore del bronzo e perfettamente equivalente, almeno così viene pubblicizzato. Naturalmente sul mercato si trovano ancora pezzi originali, ma il loro costo può arrivare fino a 100 mila euro all'asta, su internet abbiamo trovato prezzi che superano i mille euro, mentre le lampade moderne si possono acquistare a cifre decisamente abbordabili: dai 30 ai 400 euro, anche se la qualità resta tutta da verificare. Chi vuole, comunque, può godersi in casa propria un po' della bellezza che Clara contribuì a creare.
Traduzione francese
Rachele Stanchina
Le métier de Clara Driscoll est vraiment insolite: elle a été experte dans la taille et la fabrication du verre pour des lampes qui ont marqué l’histoire du décor, dont elle était au même temps styliste et créatrice habile. Claire naît le 15 décembre 1861 à Tallmadge, en Ohio, sous le nom de Clara Pierce Wolcott. Malgrè la perte de son père, survenue lorsqu’elle était toute petite, elle peut étudier (chose remarquable à l’époque) ainsi que ses trois sœures plus jeunes, qui étaient brillantes et douées. Grâce à sa disposition vers les matières artistiques, elle fréquente l’école féminine de dessin (l’actuel Cleveland Institute of Art) tout en travaillant pour une fabrique des meubles. Ensuite, elle s’installe à New York pour étudier chez la Metropolitan Museum Art School, Institution née récemment. Bientôt le célèbre artiste et designer Louis Comfort Tiffany, qui en 1888 avait créé la Tiffany Glass Company, une fois remarquées ses dotes incontestables, embauche la jeune fille. Clara travaille pour lui pendant plus que vingt ans, même si avec des pauses, en dessinant des lampes aux formes uniques ainsi que des objets de décor, tout en dirigéant le secteur féminin qui s’occupait de la tâche délicate de la coupe du verre.
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Clara Driscoll en 1890 |
A la suite de son mariage avec Francis Driscoll, en 1889, Clara est contrainte, selon les convenctions de l’époque, à dimissioner. Cependant l’union est courte à cause le la mort imprévue de son époux, survenue en 1892. Clara reprends alors sa place, mais elle risque un nouveau licenciement pour les fiançailles avec un jeune homme qui, cependant, après peu de temps disparaît on ne sait pas comment. C’est dans cette période que toute sa créativité s’épanouit: elle dirige les ainsi-dites “Demoiselles de Tiffany”, parmi lesquelles se signalent Lillian Palmié et Alice Carmen Gouvy: avec elles naît une belle amitié, partagée tout au long d’agréables séjours d’été.
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Les demoiselles de Tiffany |
Le groupe compte environs 35 jeunes filles,habiles et minutieuses, douées d’une énorme patience et d’un bon goût typiquement féminin qui les fait préférer aux hommes. Les travailleurs de l’entreprise arrivent même à une grève à cause de cette inégalité des genres, leur position étant ménacée par des collègues si appréciéés. Les pièces réalisées ne portaient pas de signature et on ne doit pas s’étonner:Tiffany voulait souligner la marque de fabrique au lieu du nom du créateur, ou bien de la créatrice. Cependant en 1904 on attribue à Clara, par les pages d’un magazine, une lampe délicate avec un décor à libellule qui avait gagnée un prix à l’occasion de l’Exposition Mondiale du 1900, mais c’est un cas d’exception.
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Clara Driscoll au travail en 1901 avec Joseph Briggs |
En 1909 Clara se marie à nouveau et quitte son travail. Elle meurt le 6 novembre 1944. Au cours du XXI siècle, peu à peu on prend conscience de l’importance de la contribution de son travail au sein soit du projet que de la réalisation de ces lampes, tellement célèbres qu’il suffit de les nommer pour qu’elles nous viennent aux yeux: en peu de mots “Les Tiffany”, chefs- d’œuvres de l’Art Nouveau. Elles ne sont pas toutes pareilles, bien évidemment. On attribue à Clara les plus belles: la Daffodil, la prémière réalisée, et ensuite en date la Wisteria, la Dragonfly, la Peony. Son apport a été longuement caché, ainsi que celui de ses camarades, et ce n’est pas une nouveauté. Encore une fois un homme, Monsieur Tiffany dans ce cas, s’est emparé du talent autrui d’une façon plus ou moins voilée. Les choses sont devenues claires à la suite d’études, de recherches passionnées ou bien de découvertes fortuites. Le départ est marqué par le livre Tiffany desk treasures (Les trésors pour le bureau de Tiffany), édité en 2002 par George Kemeny et Donald Miller: le dessin de la lampe Dragonfly est clairement attribué à Driscoll et l’on fait mention à la rémunération de la styliste, une des plus élévées pour une femme de l’époque.
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La célèbre Daffodil |
Quatre ans après, c’est le tour de deux étudiantes et de leur professeur à l’Université, qui à la suite des enquêtes menées ensemble, publient à Londres un essai critique édité par la New York Historical Society au titre emblématique A New Light of Tiffany: Clara Driscoll and the Tiffany girls. Nina Gray découvre la prémière les lettres que Clara envoye à ses sœurs, lettres qui témoignent clairement que l’origine de l’idée de la Daffodil était survenue à Clara lors d’une pause-repas. Au même temps, le professeur Eidelberg mène, lui aussi, des recherches après avoir été interrogé à la fin d’une conférence par un descendant de Clara: ses questions l’intriguent et il se passionne au point de vouloir approfondir le sujet. Avec Margaret Hofer, les trois chercheurs comparent les résultats des leurs enquêtes individuelles et font le point de la situation. A la suite de la publication de leurs travaux, on organise une exposition qui rends justice à Clara et à ses camarades: la presse américaine en parle longuement, tout en expliquant les différentes et délicates phases de travail ainsi que l’apport de ce groupe de travailleuses tout au féminin.
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Poppy Inkwell, The Cleveland Museum of Art
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Au sein de cette exposition on étale avec les lampes d’autres objets: encriers, vases, miroirs, petites boîtes, vides poches, bougeoirs, nécéssaires pour le bureau, services à thé, bibelots, même des bijoux. Mais on peut y admirer aussi les lettres, qui racontent en détail la singularité de Clara par raport à l’époque: la jeune fille parcourt New York à vélo, porte des jupes plus courtes que d’habitude pour plus de commodité, adore l’Opéra, s’occupe de politique et suit passionemment la vie de la ville, soit au milieu des quartiers les plus riches que des bas-fonds habités par les immigrés, hommes pauvres ou femmes dépourvues d’instruction et non émancipées. Clara participe aussi aux prémières rassemblements des suffragettes et soutient les droits des femmes avec convinction. Parmi les visiteurs à l’axposition, une femme en particulier est frappée par l’histoire et la bruyante personnalité de Clara: il s’agit de l’écrivain Susan Vreeland (1946-2017) autrice du livre Une jeune fille chez Tiffany (Clara and Mr. Tiffany) publié en 2010 et, à cause de son succés, traduit en 26 langues.
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C’est finalement le moment de mettre en lumière l’oeuvre de cette créatrice qui, avec ses idées, a aussi contribué aux innovations techniques, telles que l’utilisation de la céramique et du cuivre pour assembler les morceaux de verre, une fois les avoir enveloppés dans une feuille légère qui vient successivement soudée. Claire réalise au moins une trentaine de modèles de lampe en verre pour bureau, décorées soit à motifs floraux,à papillons ou d’autres insects aux ailes impalpables, soit à motifs géométriques audacieux: les mélanges de couleur vont marquer une époque et deviendront les symboles de l’art Déco. Il suffit de penser à Dragonfly aux ailes de libéllule ou bien à Fruits avec ses décors à fleurs et fruits du Printemps et d’été, ou encore à Poppy, à Peony, à Glycines, lampes qui encore aujourd’hui sont appreciées et à la mode. Wisteria est simplement merveilleuse, avec son jeu de nuances en bleu ciel et jaune,qui crée une joyeuse cascade de lumière. On en réalise seulement 123 exemplaires, tous strictement fait main, utilisant pour chacun environ 2000 morceaux de verre (mais oui, vous avez bien lu). En 1906 le prix était 400 dollars.: il ne s’agit pas d’artisanat, même si de grand classe, ici il fait parler d’art.
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Dragonfly, 1900 environ
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Et maintenant, c’est le moment de quelque détail sur la technique adoptée: Tiffany l’utilise d’abord pour les grands vitraux des églises, des palais, des musées et du mobilier. D’abord, il faut repérer plusieurs types différents de verre, selon les nuances, les combinaisons de couleur, les effects de lumière et de transparence que l’on veut réaliser. On peut choisir parmi le verre opalescent, très utililisé pour les lampes, le favrile irisé (bréveté par Tiffany), le marbré, le brisé, le tacheté, le plissé, le rayé. Les morceaux, à tailles différentes, sont généralement assemblés avec de l’étain argenté, métal facilement malléable qui ne s’oxyde pas et marqué par une bonne résistance à la corrosion. C’est ainsi que naît la véritable mosaique. Les pieds originaux sont presque toujours en bronze, surtout quand il s’agit de lampes à bureau.
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Woodbine Table Lamp, The Cleveland Museum of Art
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Aujourd’hui il y a plusieurs ateliers qui produisent ces lampes et déclarent utiliser les mêmes processus définis par Tiffany. Cependant,pour réduire les prix, l’assemblage (qui requiert un grand nombre d’heures de travail manuel) est souvent deplacé au sein de Pays où le personnel a reçu une formation spécialisée, tels que la Chine. Par rapport au passé, on a totallement eliminé le plomb et le mercure de la soudure: aujourd’hui on utilise des fils en cuivre et étain. Pour les pieds, qui sont plus résistants et forts, on préfère utiliser un métal peint dans la couleur du bronze et parfaitement semblable à ce dernier. Bien évidemment, sur le marché on peut trouver encore del pièces originelles, mais leur prix aux enchères peut joindre les cent mille euros. Sur le web on trouve des pièces qui dépassent les mille euros, tandis que l’on peut acheter des lampes modernes à des prix plus raisonnables: entre les 30 et les 400 euros, même si la qualité est à vérifier. En tout cas, qui veut peut en profiter et apprécier chez soi un peu de la beauté créée par Clara.
Traduzione spagnola
Alessandra Barbagallo
Una profesión verdaderamente insólita, la de Clara Driscoll, experta en el corte y en la lavoracion del vidrio, además de una muy hábil diseñadora de lámparas que han pasado a la historia del mobiliario. Nació el 15 de diciembre de 1861 en Tallmadge, Ohio, como Clara Pierce Wolcott; a pesar de haber perdido a su padre a una edad temprana, tuvo la oportunidad - rara para la época- de estudiar, junto con sus tres hermanas menores, todas brillantes y talentosas. Asistió a la Escuela de dibujo para mujeres (ahora Cleveland Institute of Art), debido a su aptitud para los temas artísticos, mientras trabajaba en una fábrica de muebles local. Luego se mudó a Nueva York para estudiar en la Metropolitan Museum Art School, una institución recién nacida. Pronto fue contratada, debido a sus innegables habilidades, por el famoso artista y diseñador Louis Comfort Tiffany, quien en 1888 había fundado la Tiffany Glass Company. Clara trabajó allí durante más de veinte años, aunque con algunas pausas, diseñando lámparas de forma inconfundible y objetos de decoración y dirigiendo el sector femenino dedicado a la delicada tarea del corte del vidrio.
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Clara Driscoll en 1890 |
Cuando se casó con Francis Driscoll, en 1889, se vio obligada, según las estrictas reglas de ese período histórico, a dimitir; sin embargo, el matrimonio duró poco debido a la muerte inesperada de su marido en 1892. Clara retomó su cargo; más tarde corrió el riesgo de ser despedida otra vez porque había encontrado un novio, que, sin embargo, nadie sabe cómo, desapareció un buen día. Mientras tanto, expresó toda su creatividad, dirigiendo a las llamadas "chicas Tiffany" entre las que destacaron Lillian Palmié y Alice Carmen Gouvy, con quienes nació una hermosa amistad y el compartir agradables estancias de verano.
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chicas Tiffany |
Eran unas 35 chicas, hábiles y precisas, dotadas de una enorme paciencia y ese buen gusto típicamente femenino que hizo que las prefirieran a los varones que trabajaban en la empresa, incluso hubo una huelga de hombres por esa disparidad de género y porque veían su posición en peligro debido a la aparición de sus muy apreciadas compañeras . El hecho de que las obras no estuvieran "firmadas" no debe sorprender, ya que el propietario quería resaltar la marca, no tanto al creador individual o, mejor dicho, a la creadora. Un caso excepcional fue representado, en 1904, por la atribución a Clara, en las páginas de una revista, de la delicada lámpara con libélulas que había recibido un premio en la exposición mundial de 1900.
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Clara Driscoll trabajando en 1901 con Joseph Briggs. |
En 1909 Clara se volvió a casar y dejó su trabajo. Murió el 6 de noviembre de 1944. Lo que hay que contar es más bien el gradual resurgimiento, en el siglo XXI, de su papel específico en la concepción y posterior creación de aquellas lámparas tan famosas que sólo mencionar su nombre es suficiente para visualizarlas en nuestra mente: las Tiffany, precisamente, obras maestras del Art Nouveau. Pero no todas son iguales, por supuesto. A Clara se le atribuyen algunas hermosas: el Narciso, primero en orden de tiempo, la Glicinia, la Libélula, la Peonía. Pero durante mucho tiempo su contribución, y la de las otras chicas, pasó desapercibida, y esto no es un hecho nuevo porque una vez más un hombre, el señor Tiffany en este caso, se había apropiado más o menos tácitamente del talento de otros. Fueron necesarios estudios, investigaciones apasionadas y descubrimientos aleatorios para aclarar finalmente las cosas. Comienza con un volumen publicado en 2002: Tiffany Desk Treasures de George Kemeny y Donald Miller en el que se atribuye claramente a Driscoll el diseño de la lámpara Dragonfly y se hace mención a su salario, uno de los más altos para una mujer en aquella época.
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La célebre lámpara Daffodil |
Cuatro años después, dos académicas y un profesor universitario se dieron cuenta de sus investigaciones y publicaron un ensayo crítico en Londres, editado por la Sociedad Histórica de Nueva York, con el título emblemático Una nueva luz de Tiffany: Clara Driscoll y las chicas Tiffany. De hecho, Nina Gray había encontrado una rica correspondencia entre Clara y sus hermanas, de la que se desprendía claramente que, durante la pausa para el almuerzo, a la brillante diseñadora se le había ocurrido la idea del Daffodil. Mientras tanto, estaba investigando también el profesor Eidelberg, que, al final de una conferencia, había sido abordado por un descendiente de Clara y había comenzado a profundizar en el tema; se unió Margaret Hofer a los dos y juntos hicieron un balance de la situación y compararon sus resultados. Tras la publicación de su investigación conjunta, se organizó una exposición que hacía justicia al trabajo de Clara y sus colegas y fue ampliamente tratado por la prensa estadounidense, explicando las distintas fases del delicado proceso y la posición de este grupo exclusivamente femenino de trabajadoras.
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Poppy Inkwell, The Cleveland Museum of Art
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En esa ocasión, junto con las lámparas y otros objetos decorativos –tinteros, jarrones, espejos, pequeñas cajas, cuencos vaciabolsillos, candelabros, juegos de escritorio, juegos de té, objetos ornamentales, e incluso joyas— se expusieron también las cartas de las que emergían muchos detalles: la joven recorría por Nueva York en bicicleta y usaba faldas más cortas por comodidad, adoraba la ópera, seguía la política, se sumergía con pasión en la vida de la ciudad, tanto en los barrios altos como en los distritos habitados por inmigrantes pobres y mujeres sin educación ni emancipación. También participó activamente en las primeras manifestaciones de las sufragistas y fue una sólida defensora de los derechos femeninos. Una visitante en particular quedó impresionada por su historia y su vivaz personalidad: se trataba de la escritora Susan Vreeland (1946-2017), quien en 2010 publicó la novela Una chica de Tiffany (Clara and Mr. Tiffany), un enorme éxito traducido en 26 idiomas.
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Finalmente se arrojaba luz sobre la obra de esta creadora, que también había contribuido con sus ideas a la innovación técnica, como el uso de cerámica y cobre para unir las piezas de vidrio, después de envolverlas en una fina lámina que luego era soldada; creó al menos una treintena de modelos de lámparas de mesa, introduciendo esos adornos florales, mariposas u otros insectos de alas impalbables, junto con audaces motivos geométricos y combinaciones de colores que marcarían una época y se convertirían en símbolos del Art Déco. Pensemos, por ejemplo, en Dragonfly con las alas de libélula bien delineadas, en Fruit decorada con flores y frutas de primavera y verano, o en Poppy, Peony, Wisteria, aún hoy apreciadas y sorprendentemente actuales. Maravillosa Wisteria, con el juego de matices de azul y amarillo, hasta formar una alegre cascada de luz, de la cual se realizaron 123 ejemplares, todos rigurosamente hechos a mano, utilizando alrededor de 2000 (sí, habéis leido bien) piezas de vidrio para cada uno; en 1906 costaba 400 dólares. Esto no era artesanía, aunque de calidad: esto se llama arte.
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Lámpara Dragonfly, hacia 1900
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Veamos ahora algunos detalles más sobre la técnica utilizada, que Tiffany aplicó inicialmente a grandes ventanas de iglesias, palacios, museos y decoraciones interiores. Ante todo, se necesita el vidrio, que puede ser de varios tipos según los matices que se quieran lograr, las combinaciones de colores, los efectos de luz y transparencia; se pueden usar vidrio opalescente, muy común en las lámparas, el favrile (patentado por Tiffany), que resulta iridiscente, el jaspeado, el fracturado, el moteado, el plisado, el estriado. Las piezas individuales, más o menos grandes, se unen entre sí normalmente con estaño, de color plateado, un metal fácilmente maleable, que no se oxida y resiste bien a la corrosión, formando así el auténtico mosaico. Las bases originales son casi siempre de bronce, sobre todo cuando se trata de lámparas de mesa.
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Woodbine Table Lamp, The Cleveland Museum of Art
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Varias empresas hoy en día presumen de seguir el enfoque dado por el fundador y sus expertas manos artesanas; sin embargo, el montaje, que requiere muchas horas de trabajo manual, ha sido trasladado con frecuencia a países emergentes, especialmente a China, donde se garantiza que el personal ha sido debidamente formado. Una diferencia con respecto al pasado es la eliminación total del plomo en las soldaduras, así como del mercurio; hoy solo se utilizan hilos de cobre y estaño, y para las bases más sólidas y resistentes se prefiere un material metálico teñido en color bronce y presentado como perfectamente equivalente, al menos según la publicidad. Naturalmente, todavía hay en el mercado piezas originales, pero su precio puede alcanzar los 100 mil euros en subhastas; en internet hemos encontrado precios que superan los mil euros, mientras que las lámparas modernas pueden adquirirse por precios mucho más accesibles: entre 30 y 400 euros, aunque la calidad queda por verificar. De todas formas, quien lo desea puede disfrutar en su propia casa un poco de la belleza que Clara ayudó a crear.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
An unusual profession indeed - that of Clara Driscoll, an expert in cutting and working with glass, as well as a skilled designer of lamps that have gone down in furniture history. She was born on December 15, 1861, in Tallmadge, Ohio, with the name Clara Pierce Wolcott. Although her father died when she was only 12 years old, she had the opportunity - rare for the time - to be able to study, along with her three younger sisters, all of whom were bright and gifted. Given her disposition for artistic subjects, she attended the Women's Drawing School (now the Cleveland Institute of Art) while working at a local furniture factory. She then moved to New York to study at the Metropolitan Museum Art School, a newly established institution. Before long she was hired, because of her undeniable talents, by renowned artist and designer Louis Comfort Tiffany, the man who had started the Tiffany Glass Company in 1888. Clara worked there for more than two decades, albeit with some breaks, designing unmistakably shaped lamps and decorative objects and directing the women's department devoted to the delicate task of glass cutting.
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Clara Driscoll in 1890 |
When she married Francis Driscoll in 1889, she was forced, according to the stringent rules of that historical period, to resign. However, the nuptials were short-lived due to her husband's unexpected death in 1892. Clara resumed her post, although she later risked a new dismissal because she had found a boyfriend, who, however, no one knows how, disappeared one fine day. Meanwhile, all her creativity was expressed as the head of the so-called "Tiffany's girls" among whom stood out Lillian Palmié and Alice Carmen Gouvy, with whom a beautiful friendship was born and the sharing of pleasant summer sojourns .
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The Tiffany Girls |
The girls numbered about 35, skillful and precise, endowed with enormous patience and the typically feminine good taste that made them preferred to the male workers in the company. There was even a strike by the men because of this gender disparity and because they saw their own role being endangered by the emergence of their much-appreciated female colleagues. The fact that the works were not "signed" should not come as a surprise, however, because the owner wanted to focus on the trademark, not so much the individual designer, or rather creator. One exceptional case is the attribution to Clara, in 1904, in the pages of a magazine, of the delicate lamp with dragonflies that had won a prize at the 1900 World's Fair.
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Clara Driscoll working in 1901 with Joseph Briggs. |
In 1909 Clara married again and quit her job. She died on November 6, 1944. What needs to be recounted is the gradual re-emergence, in the 21st century, of her specific role in the conception and subsequent creation of those lamps - so famous that we need only name them to see them in our minds. The Tiffanys - masterpieces of Art Nouveau. But they are not all the same, of course. Clara is credited with beautiful ones - the Daffodil, first in order of time, the Wisteria, the Dragonfly, and the Peony. For a long time, however, her contribution, and that of the other girls, remained under the radar, and this is not a new fact because once again a man, Mr. Tiffany in this case, had more or less tacitly appropriated the talents of others. It took studies, passionate research, and chance finds to finally set the record straight. It began with a volume published in 2002 - Tiffany Desk Treasures by George Kemeny and Donald Miller, in which Driscoll is clearly credited with the design of the Dragonfly lamp and mention is made of her financial reward, one of the highest for a woman at the time.
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The famous Daffodil lamp |
Four years later two scholars and a university professor gave an account of their research and published a critical essay in London, edited by the New York Historical Society, with the emblematic title A New Light on Tiffany: Clara Driscoll and the Tiffany Girls. Indeed, Nina Gray had come across a rich correspondence between Clara and her sisters from which it was clear that, during her lunch break, the brilliant designer had come up with the idea for the Daffodil. Meanwhile, Prof. Eidelberg, who at the end of a lecture had been approached by a descendant of Clara’s, was also investigating. These two were later joined by Margaret Hofer and together they took stock of the situation, comparing their findings. After the publication of their joint research, an exhibition was organized that did justice to the work of Clara and her colleagues and was covered extensively in the American press, explaining the various stages of delicate workmanship and the role of this all-female group of workers.
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Poppy Inkwell, The Cleveland Museum of Art
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On the occasion, along with the lamps and other furnishings, including inkwells, vases, mirrors, small boxes, bowls, candlesticks, desk sets, tea sets, ornaments, even jewelry, letters from which so many details emerged were displayed. She rode around New York on a bicycle and wore the shortest skirts for comfort, she loved opera, she followed politics, and she immersed herself passionately in city life, both uptown and in neighborhoods inhabited by poor immigrants and uneducated, unemancipated women. She was also active in early suffragist demonstrations and active in advocating women's rights. One visitor in particular was impressed by her case and her lively personality - the writer Susan Vreeland (1946-2017) - who published in 2010 the novel Clara and Mr.Tiffany, a huge success translated into 26 languages.
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Light was finally shed on the work of this creator who had also contributed her ideas to technical innovation, such as the use of ceramics and copper to bind pieces of glass together, after wrapping them in a thin foil that was then soldered. She had given birth to at least thirty models of table lamps, introducing those floral decorations, those butterflies or other insects with impalpable wings, alongside bold geometric patterns, and the interweavings of colors that would become epoch-making and symbols of Art Deco. Think, for example, of Dragonfly with its well-delineated dragonfly wings, Fruit decorated with spring and summer flowers, or Poppy, Peony, and Wisteria, still appreciated and pleasingly relevant today. Wonderful Wisteria, with the play of shades of blue and yellow, so much so as to form a joyous cascade of light, of which 123 examples were made, all strictly by hand, using about 2,000 (you read that right) pieces of glass for each. In 1906 it sold for $400. This was not classy craftsmanship - this is called art.
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Dragonfly lamp, circa 1900
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Let us now try to provide a few more details about the technique adopted, which Tiffany initially used to create large stained-glass windows for churches, palaces, museums and interior furnishings. First of all, one needs the glass, which belongs to a variety of types according to the shades one wants to achieve, the color combinations, and the effects of light and transparency. One can use opalescent glass, which is very common in lamps, favrile (patented by Tiffany) which results in iridescence, marbled, fractured, mottled, pleated, and streaked. The individual pieces, more or less large, are usually bonded together with tin, which is silvery in color, an easily malleable metal that does not oxidize and resists corrosion well, thus forming the actual mosaic. The original bases were almost always made of bronze, especially when it came to table lamps.
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Woodbine Table Lamp, The Cleveland Museum of Art
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Various companies today pride themselves on following the approach given by the founder and her skilled workers. However, the assembly, which requires many hours of manual labor, has often been transferred to emerging countries to lower costs, China in particular, where the staff is assured to have been specially trained. One difference from the past is due to the total elimination of lead in the soldering, as well as mercury. Now only copper and tin wires are used, and, for more solid and sturdy bases, a metal material dyed the color of bronze and somewhat equivalent is preferred, at least that’s how it’s advertised. Of course, original pieces can still be found on the market, but they can cost up to 100 thousand euros at auction. On the Internet we have found prices that exceed a thousand euros, while modern lamps can be bought for decidedly affordable amounts: from 30 to 400 euros, although the quality remains to be verified. Those who want to, however, can enjoy in their own homes some of the beauty that Clara helped to create.