Marietta Barovier
Nadia Cario

Giulia Tassi

 

Le perle di vetro sono piccoli oggetti artistici dal grandissimo fascino. Belle, colorate, amate, ricercate, al collo di donne e di uomini, presenti nei santuari e nelle sepolture, usate in cerimonie tribali, di iniziazione e religiose, applicate nei vestiti, collezionate. Scambiate negli acquisti: pare che l’olandese Peter Minuit nel 1626 abbia aggiunto una manciata di perle per concludere con i nativi Lenape l’acquisto dell’isola di Minnahanock, quella che oggi è conosciuta come l’isola di Manhattan. L’origine dell’arte veneziana del vetro è probabilmente legata al mondo romano. Tra le prime testimonianze dirette nell’Italia settentrionale ci sono due bottiglie di vetro facenti parte di un corredo funerario del II sec. d.C. ritrovate in una tomba in Austria. Sul fondo delle bottiglie un bollo che rappresenta il marchio “di fabbrica” della produttrice: Sentia Secunda facit Aquileiae (Sentia Secunda fece Aquileia). Ma l’arte veneziana del vetro assume ben presto caratteri propri dovuti alle influenze tecniche asiatiche e arabe facilitate dalla intensa attività di scambi commerciale della Repubblica marinara di Venezia nei porti dell’Impero Bizantino.

Dopo la conquista di Costantinopoli (1204), giunsero a Venezia maestri vetrai greci e turchi, detti phiolieri, poiché soffiavano fiales de vin: nacquero così le bottiglie veneziane, contraddistinte da un cerchio azzurro sul collo e dal bollo della Repubblica che garantiva alla Serenissima un esclusivo monopolio valido per tutte le varianti locali: bucae, fiole, inghistere. Le prime notizie su imprenditrici del vetro a Venezia risalgono al 1279, quando Molfina, padrona di una fornace che produceva bottiglie e bicchieri, viene citata sui documenti locali per non aver rispettato il periodo di riposo annuale delle fornaci. Dagli atti risulta che nel Trecento Daniota era amministratrice di una fornace di grani da rosario – paternostri, perle e gemme in vetro – veriselli. Altre presenze le troviamo nel 1350 quando Francesca di Pianiga e Bionda di Strata gestivano le fornaci ereditate e i relativi vincoli lavorativi con i dipendenti. Nelle fornaci e nelle botteghe artistiche, tutta la famiglia era impiegata nell’attività, dove figlie e figli imparavano l’arte con la prospettiva di garantire, anche alla Repubblica, la continuità nel tempo della produzione. Nonostante la figura maschile fosse quella ufficiale, le donne non erano escluse dalla gestione del lavoro. Lo comprovano le testimonianze che tra il 1386 e il 1393 Lucia Barovier Galliera, Lucia Sbraia Schiavo e Margherita D’Arpo ereditarono e gestirono le fornaci di famiglia e Lucia Bartolomei ricevette l’ordine di fornire misure di vetro alle taverne. Nello stesso secolo, a Benvenuta da Santa Maria Nova fu ingiunto di sospendere la sua produzione cittadina di pietre per anelli. Per il timore di incendi, con un decreto del Maggior Consiglio del 1291, quasi tutte le fornaci di Venezia furono concentrate nell’isoletta di Murano, anche per garantire che i segreti dell’arte vetraria non potessero essere esportati. Tra le fornaci più importanti risalta quella della famiglia Barovier o Berroviero impegnata nella produzione del vetro dal XIII sec.

In questa famiglia nasce Maria Barovier, detta Marietta, figlia di Polonia che ne attesta l’esistenza citandola nel testamento del 13 settembre 1431 quando le assegna la somma di sessanta ducati in caso di matrimonio. A Venezia, e non solo, all'epoca era uso fare testamento prima di ciascun parto dato l’alto rischio di incorrere in complicazioni. Pertanto si può presumere, non avendo fonti scritte al riguardo, che Maria, essendo secondogenita di cinque e già vivente nel 1431, possa essere nata tra il 1426 e il 1428, mentre non si hanno indicazioni sulla data di morte. Il padre Angelo è un maestro vetraio di eclettica cultura umanistica, filosofo e alchimista. Le sue sperimentazioni basate sugli studi di chimica gli fanno raggiungere un traguardo inedito: “inventa” infatti il vetro cristallo. Questo nuovissimo prodotto trova da subito la tutela del Governo di Venezia per impedire il trafugamento del segreto di lavorazione, concedendone la fabbricazione anche nei mesi di inattività delle fornaci e garantendo prestigio e soldi alla città.

Coppa Barovier_bagno nella fontana dell'amore e della giovinezza coppa barovier da libro Decorazione coppa Barovier Fanciulle a cavallo

Maria continua a produrre e lavorare nella fornace e, a seguito della morte del padre, nel 1460, ne divenne titolare insieme al fratello Giovanni. È una artista innovativa, cerca una combinazione di colori con una forma che incanti lo sguardo. Intorno al 1480 dà alla luce le perle a rosetta e rivoluziona il mondo delle perle di vetro. Dalla sovrapposizione di sei strati concentrici di vetro di colore bianco avorio, rosso coppo e blu, con disegni interni a forma di stella a dodici punte, intarsiate o a mosaico, crea una lunga e sottile canna di vetro forata da tagliare in cilindretti. I cilindri forati vengono successivamente molati e arrotondati, assumendo la caratteristica forma a botticella. Questo tipo di perla ha contribuito a cambiare i destini del mondo poiché ben presto diviene il simbolo di una sorta di “nobiltà” di un piccolo oggetto capace di influire enormemente sulle scelte degli esseri umani. È diventata la perla di scambio più usata al mondo a cui sono stati anche attribuiti poteri magici, usata nei mercati di tutti i continenti, e pure per liberare prigionieri o ottenere privilegi e concessioni.  

Chevron rosetta Collana rosette
Chevron rosetta

Maria Barovier a questo punto della sua vita sente il desiderio e la necessità di avere una fornace “tutta per sé” dove esprimere liberamente la sua arte e chiede l’autorizzazione al Doge di costruire una piccola fornace a proprio uso esclusivo dove poter cuocere i vetri smaltati ornati che le venivano commissionati. E il Doge la autorizza con Decreto del 26 luglio 1487 con parole di elogio per l’opera della maestra vetraia:

«Marietta gratissima ob eius mirum artificium manus in conficiendis laboreriis sive operibus vitreis pulcherrimis valde, quorum ipsa fuit inventrix […] opera sua inconsueta et non sufflata, in quandam sua fornace parvula ad hoc studiose confecta». «Marietta è una delle preferite per il suo straordinario lavoro manuale nella realizzazione di bellissime opere in vetro, di cui lei fu l'inventrice […] le sue opere furono insolite e non soffiato in una specie di piccola fornace per questo scopo finito»

Alla fine di questo scritto su di una artista che ha prodotto e contribuito a produrre opere “immortali” e scosso il mondo economico e politico con una “semplice” perlina dal potere magico scaturita dal suo ingegno, non possiamo che constatare la sua grandezza sottovalutata anche da chi ne ha avuto largo beneficio.


Traduzione francese

Ibtisam Zaazoua

Les perles de verre sont de petits objets artistiques d’un immense charme. Belles, colorées, aimées, recherchées, elles ornent les cous des femmes et des hommes, se trouvent dans les sanctuaires et les sépultures, sont utilisées dans les cérémonies tribales, d’initiation et religieuses, appliquées aux vêtements, collectionnées. Elles sont échangées dans les transactions : il paraît que le Hollandais Peter Minuit, en 1626, a ajouté une poignée de perles pour conclure avec les autochtones Lenapes l’achat de l’île de Minnahanock, connue aujourd’hui sous le nom de Manhattan. L’origine de l’art vénitien du verre est probablement liée au monde romain. Parmi les premières preuves directes dans le nord de l’Italie, on trouve deux bouteilles en verre faisant partie d’un mobilier funéraire du IIe siècle après J.-C., découvertes dans une tombe en Autriche. Au fond des bouteilles, un sceau indique la marque de la productrice: Sentia Secunda facit Aquileiae (Sentia Secunda a fabriqué [cela] à Aquilée). Mais l’art du verre vénitien a acquis très tôt des caractéristiques propres, influencées par des techniques asiatiques et arabes, facilitées par l’intense activité commerciale de la République maritime de Venise dans les ports de l’Empire byzantin.

Après la conquête de Constantinople (1204), des maîtres verriers grecs et turcs, appelés phiolieri parce qu’ils soufflaient des fiales de vin, sont arrivés à Venise. Ainsi sont nées les bouteilles vénitiennes, reconnaissables par un cercle bleu sur le col et par le sceau de la République, garantissant à la Sérénissime un monopole exclusif valable pour toutes les variantes locales : bucae, fiole, inghistere. Les premières traces de femmes entrepreneures dans le verre à Venise remontent à 1279, quand Molfina, propriétaire d’un four produisant des bouteilles et des verres, est mentionnée dans les documents locaux pour ne pas avoir respecté la période annuelle de repos des fours. Selon les actes, au XIVe siècle, Daniota gérait un four de production de grains de chapelet – paternostri, perles et pierres en verre – appelés veriselli. En 1350, Francesca de Pianiga et Bionda de Strata géraient des fours hérités ainsi que les obligations liées aux employés. Dans les fours et les ateliers artistiques, toute la famille participait à l’activité : filles et fils y apprenaient le métier, dans la perspective de garantir, y compris à la République, la continuité de la production. Bien que la figure masculine fût officiellement reconnue, les femmes ne restaient pas exclues de la gestion du travail. Des documents attestent qu’entre 1386 et 1393, Lucia Barovier Galliera, Lucia Sbraia Schiavo et Margherita D’Arpo héritèrent des fours familiaux et les dirigèrent. Lucia Bartolomei reçut l’ordre de fournir des mesures de verre aux tavernes. Au cours du même siècle, Benvenuta de Santa Maria Nova fut contrainte de suspendre sa production de pierres pour bagues. Par crainte d’incendies, un décret du Grand Conseil, en 1291, a ordonné que presque tous les fours de Venise soient transférés sur l’île de Murano, également afin de préserver les secrets de l’art verrier de toute exportation. Parmi les fours les plus importants se distinguait celui de la famille Barovier (ou Berroviero), active dans la production du verre depuis le XIIIe siècle.

C’est dans cette famille que naquit Maria Barovier, dite Marietta, fille de Polonia, qui atteste de son existence dans son testament du 13 septembre 1431, en lui léguant une somme de soixante ducats en cas de mariage. À Venise – et pas seulement – il était d’usage à l’époque de rédiger un testament avant chaque accouchement, à cause des risques élevés de complications. Ainsi, on peut supposer, faute de sources écrites, que Maria, étant la deuxième de cinq enfants et déjà vivante en 1431, soit née entre 1426 et 1428. Aucune indication ne nous est parvenue sur la date de sa mort. Son père Angelo était un maître verrier doté d’une vaste culture humaniste, philosophe et alchimiste. Ses expérimentations, fondées sur des études de chimie, l’ont mené à une innovation majeure: il a “inventé” le verre cristal. Ce produit tout à fait nouveau a immédiatement été protégé par le gouvernement vénitien afin d’empêcher le vol de son secret de fabrication. Sa production a été autorisée même durant les périodes d’inactivité des fours, apportant prestige et richesse à la ville.

Coupe Barovier_bain dans la fontaine de l'amour et de la jeunesse Coupe Barovier tirée d’un livre Décoration de la coupe Barovier Jeunes filles à cheval

À Murano, les verres soufflés ont seulement à cette époque acquis des formes artistiques, enrichies par des peintures à l’émail et des dorures, des innovations héritées de l’Orient. C’est dans le four où Maria travaillait qu’a été réalisée l’actuelle pièce emblématique du Musée du Verre de Murano: la coupe Barovier, une coupe nuptiale en verre bleu cobalt, décorée à l’émail par elle-même. Cette précieuse création est l’un des exemples les plus célèbres de verre artistique de la Renaissance, grâce à la légèreté de ses décorations polychromes et à sa couleur unique. Maria y peint de gracieux motifs de bon augure en utilisant des couleurs précieuses – rouge rubis, vert émeraude, améthyste, blanc laiteux, calcédoine – pour représenter, d’un côté, un groupe de jeunes filles à cheval, et de l’autre, le bain dans la fontaine de l’amour et de la jeunesse. Elle ne se limite pas à cette coupe : elle peint d’autres objets semblables, caractérisés par leurs couleurs raffinées, une grande variété d’ornements et de décors – à thèmes sacrés ou profanes – et des portraits des époux pour lesquels les pièces étaient réalisées. Maria continue à produire et travailler au four. Après la mort de son père en 1460, elle prend la direction de la verrerie avec son frère Giovanni. Artiste innovante, elle cherche à combiner les couleurs avec des formes capables d’enchanter le regard. Vers 1480, elle met au point les perles à rosette, révolutionnant le monde des perles de verre. À partir de six couches concentriques de verre – ivoire blanc, rouge sombre et bleu – avec des motifs internes en forme d’étoile à douze pointes, incrustés ou en mosaïque, elle crée une longue canne de verre percée, qu’on coupe ensuite en petits cylindres. Ces derniers, une fois meulés et arrondis, prennent la forme typique de baril. Ce type de perle a changé le destin du monde: elle est rapidement devenue le symbole d’une sorte de “noblesse” d’un petit objet capable d’influencer fortement les décisions humaines. C’est devenu la perle d’échange la plus utilisée au monde, à laquelle on a même attribué des pouvoirs magiques, utilisée sur tous les continents, y compris pour libérer des prisonniers ou obtenir des privilèges.

Chevron rosette Collier de rosettes
Chevron rosette

À ce stade de sa vie, Maria ressent le besoin et le désir d’avoir un four “à elle seule” pour exprimer librement son art. Elle demande l’autorisation au Doge de construire un petit four destiné uniquement à la cuisson de ses verres émaillés décorés sur commande. Et le Doge l’autorise, avec un décret daté du 26 juillet 1487, dans lequel il loue l’œuvre de la maîtresse verrière:

«Marietta, très estimée pour son merveilleux talent manuel dans la réalisation d’œuvres en verre très belles, dont elle a été l’inventrice […] ses œuvres furent inhabituelles et non soufflées, dans un petit four qu’elle fit construire spécialement à cette fin.»

En conclusion de ce récit sur une artiste qui a produit et contribué à créer des œuvres “immortelles” et bouleversé le monde économique et politique avec une “simple” petite perle dotée d’un pouvoir magique, fruit de son génie, on ne peut que constater combien sa grandeur a été sous-estimée, y compris par ceux qui en ont largement bénéficié.


Traduzione spagnola

Alexandra Paternò

Las perlas de vidrio son pequeños objetos artísticos de gran atractivo. Bellas, pintadas, amadas, buscadas, se encuentran en el cuello de mujeres y hombres, están presentes en santuarios y enterramientos, utilizadas en ceremonias tribales, de iniciación y religiosas, se aplicaban a la ropa y son motivo de colección. Moneda de pago: parece que en 1626 el holandés Peter Minuit añadió un puñado de perlas para concluir con los nativos Lenapes la compra de la isla de Minnahanock, la que hoy se conoce como isla de Manhattan. El origen de la vidriería veneciana probablemente está vinculado al mundo romano: entre las primeras pruebas directas en el norte de Italia se encuentran dos botellas de vidrio que formaban parte de un ajuar funerario del siglo II d.C. halladas en una tumba de Austria; en el fondo de las botellas hay un sello que representa la marca “de fábrica” de la productora: Sentia Secunda facit Aquileiae (Sentia Secunda hizo Aquilea). Pero el arte vidriero veneciano pronto adquirió características propias debido a las influencias técnicas asiáticas y árabes, facilitadas por la intensa actividad comercial de la República Marinera de Venecia en los puertos del Imperio Bizantino.

Después de la conquista de Constantinopla (1204), llegaron a Venecia maestros vidrieros griegos y turcos, llamados phiolieri, ya que soplaban fiales de vino: nacieron así las botellas venecianas, reconocibles gracias a un círculo azul en el cuello y por el sello de la República que le aseguraba a la Serenísima un monopolio exclusivo válido para todas las variantes locales: bucae, fiole, inghistere. Las primeras noticias sobre mujeres vidrieras en Venecia se remontan a 1279, cuando Molfina, propietaria de un horno que producía botellas y vasos, fue mencionada en documentos locales por no respetar el periodo anual de descanso de los hornos. Otros documentos muestran que, en el siglo XIV, Daniota era la administradora de un horno que fabricaba cuentas de rosario – paternostri–, cuentas de vidrio y gemas –veriselli–. Otras presencias se encuentran en 1350, cuando Francesca di Pianiga y Bionda di Strata administraban los hornos que habían heredado y los respectivos vínculos laborales con sus empleados. En los hornos y talleres de arte, toda la familia estaba empleaba en el negocio, donde hijas e hijos aprendían el arte con la perspectiva de garantizar a largo plazo, también a la República, la continuidad de la producción. Aunque los hombres eran las figuras oficiales, las mujeres no estaban excluidas de la gestión del trabajo. Prueba de ello es que, entre 1386 y 1393, Lucia Barovier Galliera, Lucia Sbraia Schiavo y Margherita D'Arpo heredaron y gestionaron los hornos familiares, y Lucia Bartolomei recibió el encargo de suministrar misure de vidrio (recipientes y vasos) a las tabernas. En el mismo siglo, Benvenuta da Santa Maria Nova recibió la orden de suspender la producción de piedras para anillos en la ciudad. Debido al miedo de los incendios, por decreto del Consejo Mayor de 1291, casi todos los hornos de Venecia se reunieron en la pequeña isla de Murano, también para garantizar que los secretos del arte vidriero no fueran difundidos. Entre los hornos más importantes, destaca el de la familia Barovier o Berroviero, dedicada a la producción de vidrio desde el siglo XIII.

En esta familia nació Maria Barovier, conocida como Marietta, hija de Polonia, quien demuestra su existencia citándola en su testamento del 13 de septiembre de 1431, cuando le asignó la suma de sesenta ducados en caso de matrimonio. En Venecia, y en otros lugares, era costumbre de la época hacer testamento antes de cada nacimiento debido al alto riesgo de complicaciones. Por lo tanto, ya que no existen fuentes escritas al respecto, cabe suponer que Maria, que era la segunda hija de cinco y vivía ya en 1431, pudo nacer entre 1426 y 1428, mientras que no hay indicación sobre la fecha de su fallecimiento. Su padre Angelo es un maestro vidriero de cultura humanista ecléctica, filósofo y alquimista. Sus experimentos, basados en estudios de química, le llevaron a un éxito sin precedentes: de hecho «inventó» el cristal. Este novísimo producto encontró inmediatamente la protección del gobierno veneciano para evitar que se robara el secreto de su fabricación, lo que permitió fabricarlo incluso durante los meses en que los hornos estaban parados y garantizó prestigio y dinero a la ciudad.

Copa Barovier_Baño en la Fuente del Amor y la Juventud Copa Barovier del libro Decoración de la Copa Barovier: Doncellas a caballo

Solamente en aquel siglo, en Murano, el vidrio soplado adquirió formas artísticas, con la adición de pinturas de esmalte y adornos dorados, innovaciones que los ciudadanos de Murano heredaron de Oriente. Del horno donde trabaja Maria procede también el actual objeto símbolo del Museo de la Vidriería de Murano: la copa Barovier, una copa nupcial de vidrio azul cobalto con decoraciones de esmalte pintadas por ella. Esta preciada obra de artesanía es uno de los ejemplos más famosos del vidrio artístico renacentista por la ligereza de sus decoraciones polícromas, por su color único. Maria pinta los elegantes motivos de buen agüero y utiliza colores de valor, del rojo rubí al verde esmeralda, pasando por el amatista, el blanco lechoso y el calcedonia, para representar, en un lado, un grupo de doncellas a caballo y, en el otro, el baño en la fuente del amor y la juventud. No pintó solamente esta copa, sino todos los objetos de la misma época caracterizados por colores refinados y una extraordinaria variedad de ornamentos y embellecimientos, de temas sagrados y profanos así como el retrato de los novios para quienes se realizaba cada objeto. Maria continuó produciendo y trabajando en el horno y, tras la muerte de su padre en 1460, se convirtió en su propietaria junto con su hermano Giovanni. Era una artista innovadora, que buscaba una combinación de colores con una forma que detuviera la mirada. Alrededor de 1480 creó las perle a rosetta (perlas rosetas) y revolucionó el mundo de las perlas de vidrio. A partir de la superposición de seis capas concéntricas de vidrio blanco marfil, rojo cobrizo y azul, con dibujos internos en forma de estrella de doce puntas, incrustada o en mosaico, crea una larga y delgada caña de vidrio perforada que se corta en pequeños cilindros. Después, los cilindros perforados se esmerilan y redondean, adoptando su característica forma ovalada. Este tipo de perla contribuyó a cambiar los destinos del mundo, ya que pronto se convirtió en el símbolo de una especie de «nobleza» de un pequeño objeto capaz de influir enormemente en las decisiones humanas. Se convirtió en la perla comercial más utilizada en el mundo, a la que también se atribuyeron poderes mágicos, usada en los mercados de todos los continentes, y también para liberar prisioneros u obtener privilegios y concesiones.

Rosa de Chevron Collar de rosetas
Collar de rosetas

En aquel momento de su vida, Maria Barovier sintió el deseo y la necesidad de disponer de un horno «sólo para ella» donde poder expresar libremente su arte, y pidió permiso al Doge para construir un pequeño horno de uso exclusivo, donde poder cocer los vidrios esmaltados decorados que se le encargaban. Y este lo autorizó por decreto de 26 de julio de 1487 con palabras de elogio hacia el trabajo de la maestra vidriera:

«Marietta gratissima ob eius mirum artificium manus in conficiendis laboreriis sive operibus vitreis pulcherrimis valde, quorum ipsa fuit inventrix [...] opera sua inconsueta et non sufflata, in quandam sua fornace parvula ad hoc studiose confecta». «Marietta muy estimada por su extraordinario trabajo manual en la creación de preciosas obras de vidrio, de las que ella misma fue inventora […], realizaba sus obras insólitas, no sopladas, en cierto pequeño horno suyo completado para este fin».

Al final de este texto sobre una artista que produjo y contribuyó a producir obras «inmortales» y trastornó el mundo económico y político con una «simple» perla de poder mágico surgida de su ingenio, sólo podemos constatar su grandeza subvalorada incluso por los que beneficiaron enormemente de ella.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Glass beads are small artistic objects of great charm. Beautiful, colorful, beloved, sought after, around the necks of women and men, found in shrines and burials, used in tribal, initiation and religious ceremonies, applied to clothing and collected. And exchanged in purchases - it appears that Dutchman Peter Minuit in 1626 added a handful of beads to conclude with the Lenape natives the purchase of Minnahanock Island, what is now known as Manhattan Island. The origin of Venetian glass art is probably linked to the Roman world. Among the earliest direct evidence in northern Italy are two glass bottles that were part of a 2nd-century A.D. funerary outfit found in a tomb in Austria. On the bottom of the bottles is a stamp representing the maker's "trademark" - Sentia Secunda facit Aquileiae. But the Venetian art of glass soon took on a character of its own due to Asian and Arabian technical influences facilitated by the intense trading activity of the Maritime Republic of Venice in the ports of the Byzantine Empire.

After the conquest of Constantinople (1204), Greek and Turkish master glassmakers, known as phiolieri, arrived in Venice because they blew flasks for wine. Thus, Venetian bottles were born, distinguished by a blue circle on the neck and the Republic's stamp that guaranteed the Serenissima an exclusive monopoly valid for all local variants: bucae, fiole, inghistere. The earliest records of female glass entrepreneurs in Venice date back to 1279, when Molfina, the owner of a furnace that produced bottles and glasses, is mentioned in local documents for not respecting the annual rest period of the furnaces. Records show that in the 14th century Daniota was administrator of a furnace for rosary beads -paternostri - glass beads and gems - veriselli. Other presences are found in 1350 when Francesca di Pianiga and Bionda di Strata managed the inherited furnaces and related labor ties with employees. In the furnaces and artistic workshops, the whole family was employed in the business, where daughters and sons learned the art with the prospect of ensuring, even to the Republic, the continuity of production over time. Although the male figure was the official one, women were not excluded from managing the work. This is demonstrated by the evidence that between 1386 and 1393 Lucia Barovier Galliera, Lucia Sbraia Schiavo and Margherita D'Arpo inherited and managed the family furnaces, and Lucia Bartolomei was ordered to supply measuring glasses to the taverns. In the same century, Benvenuta da Santa Maria Nova was ordered to suspend her town production of ring stones. Because of the fear of fire, by a decree of the Great Council in 1291, almost all of Venice's furnaces were concentrated on the small island of Murano, partly to ensure that the secrets of the art of glassmaking could not be exported. Among the most important furnaces, that of the Barovier or Berroviero family - engaged in glassmaking since the 13th century - stand out.

Into this family was born Maria Barovier, known as Marietta, daughter of Polonia, who attests to her existence by mentioning it in his will of September 13, 1431 when he assigned her the sum of sixty ducats in the event of marriage. In Venice, and not only in those days, it was customary to make a will before each childbirth given the high risk of incurring complications. Therefore, it can be assumed, since we have no written sources on the matter, that Maria, being the second child of five and already living in 1431, may have been born between 1426 and 1428, while there is no indication of the date of her death. Her father Angelo was a master glassmaker of eclectic humanistic culture, philosopher and alchemist. His experiments based on his studies of chemistry lead him to an unprecedented achievement - in fact he "invented" crystal glass. This brand-new product immediately found the protection of the Venetian government to prevent the theft of the manufacturing secret, allowing its manufacture even during the months of inactivity of the furnaces, and guaranteeing prestige and money to the city.

Barovier Cup_Bathing in the Fountain of Love and Youth Barovier Cup from Book Decoration of Barovier Cup: Maidens on Horseback

In Murano, blown glass only in this century took artistic forms with the addition of enamel paintings and gilding, innovations that the Muranese inherited from the East. From the furnace where Maria worked also came the current iconic object of the Murano Glass Museum - the Barovier cup, a cobalt blue glass wedding cup with enamel decorations painted by her. The precious artifact is one of the most celebrated examples of Renaissance art glass because of the lightness of its polychrome decorations and its unique color. Maria painted the elegant auspicious motifs and used precious colors, from ruby red to emerald green, from amethyst to milky white to chalcedony, to depict a group of maidens - on one side on horseback, and on the other bathing in the fountain of love and youth. She painted not only this cup, but all similar coeval objects characterized by refined colors and an extraordinary variety of ornamentation and embellishments, with sacred and profane themes and the portrait of the bride and groom for whom the object was made. Maria continued to produce and work in the kiln and, following her father's death in 1460, became its owner along with her brother Giovanni. She was an innovative artist, seeking a combination of colors with a form that enchants the eye. Around 1480 she created the first rosette beads and revolutionized the world of glass beads. From the superimposition of six concentric layers of ivory-white, coppery-red and blue glass, with internal designs in the shape of a twelve-pointed star, inlaid or mosaic, she created a long, thin perforated glass rod to be cut into small cylinders. The pierced cylinders were then ground and rounded, taking on the characteristic barrel shape. This type of bead helped change the destinies of the world as it soon became the symbol of a kind of "nobility" of a small object capable of greatly influencing the choices of human beings. It became the most widely used trading bead in the world, to which magical powers were also attributed, used in markets on every continent, and as well to free prisoners or obtain privileges and concessions.

Chevron rosette Collana rosette
Rosette Necklace

Maria Barovier, at this point in her life, felt the desire and need to have a kiln "all to herself" where she could freely express her art. She asked the Doge's permission to build a small kiln for her own exclusive use where she could bake the ornate enameled glass that was commissioned. And the Doge authorized her by Decree of July 26, 1487 with words of praise for the work of the master glassmaker:

«Marietta gratissima ob eius mirum artificium manus in conficiendis laboreriis sive operibus vitreis pulcherrimis valde, quorum ipsa fuit inventrix [...] opera sua inconsueta et non sufflata, in quandam sua fornace parvula ad hoc studiose confecta" (“Marietta is a favorite for her extraordinary handiwork in making beautiful glass works, of which she was the inventor [...] her works were unusual and not blown in a kind of small furnace for this finished purpose»

At the end of this writing about an artist who produced and helped produce "immortal" works and shook the economic and political world with a "simple" bead of magical power that sprang from her ingenuity, we can only note how her greatness was underestimated even by those who benefited greatly from it.