Le mescitrici e altre professioni termali

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All’inizio del ‘900 Guido Giuliani, direttore delle Regie Terme di Montecatini appartenenti al demanio, crea una nuova figura professionale esclusivamente femminile destinata a un successo straordinario: la mescitrice.

Un recente referendum fra i cittadini e le cittadine di Montecatini Terme (PT), promosso dalla Commissione Pari Opportunità e concluso a fine febbraio 2016 con 1114 votanti, ha visto il notevole successo della proposta di intitolare un’area verde alle “mescitrici”, per quasi un secolo simbolo delle Terme. L’amministrazione comunale ha assicurato che ne terrà conto per una delle prossime intitolazioni.
Il testo è tratto dalla ricostruzione storica pubblicata su “Memorie” nel sito www.toponomasticafemminile.com

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Mescitrici al Bagno Regio, verso il 1910. dal volume Montecatini com’era di Francesco Fabbri, Pisa, Pacini, 1980

All’inizio del ‘900 Guido Giuliani, direttore delle Regie Terme di Montecatini appartenenti al demanio, crea una nuova figura professionale esclusivamente femminile destinata a un successo straordinario: la mescitrice (detta anche “cuffietta” o “portatrice d’acqua” o ancora “ninfa delle acque” …), simbolo di salute, freschezza e gioventù. Le prescelte, che fanno a gara per essere assunte, indossano una divisa azzurra mentre quella degli stabilimenti privati è rossa; quando le due società si fondono, nel 1913, la divisa diviene per tutte a righe bianche e azzurre, con cuffietta e grembiule bianchi.

Le ragazze della zona vengono scelte perché graziose, ma devono anche essere svelte, spigliate e abili nel muoversi con le bottiglie in mano nei parchi termali fra cappelli ingombranti, bastoni da passeggio, poltroncine, tavoli oppure nel servire al banco, offrendo i vari tipi di acqua curativa (Tettuccio, Regina, Tamerici, Rinfresco, Torretta, ecc.) indicata dalla prescrizione medica e più gradita ai “villeggianti”.

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Manola Melani allo stabilimento Tettuccio, anni Trenta.

Questo lavoro non ha alcuno stipendio ma le mescitrici ricevono generose mance che, a fine giornata, vengono equamente spartite fra tutte; ciò garantisce una paga dignitosa anche se si tratta di un lavoro stagionale che va dalla primavera all’autunno. Se le Terme di Montecatini per un lungo periodo hanno goduto di meritata fama, una parte del merito va senz’altro a questa figura professionale, rappresentata in foto e cartoline, cantata da poeti, celebrata da giornalisti, musicisti, scrittori. Oggi il termalismo tradizionale è in crisi e da tempo questo mestiere è scomparso, anche se le acque curative hanno i loro fedeli estimatori e ancora sgorgano abbondanti attraverso semplici rubinetti.

Montecatini Terme. Gruppo di mescitrici presso la fonte detta           del Cipollo, stabilimento Tettuccio, anni Quaranta. Collezione Roberto Pinochi.

Montecatini Terme. Gruppo di mescitrici presso la fonte detta del Cipollo, stabilimento Tettuccio, anni Quaranta.
Collezione Roberto Pinochi.

Montecatini: da Bagni a Terme

A seguito di una “supplica” rivolta al granduca Pietro Leopoldo di Lorena, partono in breve i lavori per sanare la situazione ambientale a Montecatini. Comincia la progettazione e qualificazione dell’area, circondata da paludi maleodoranti e sorgenti d’acqua malsane che rendono difficile la vita dei pochi residenti. Nascono gli stabilimenti termali, la Palazzina Regia e i primi edifici per accogliere i visitatori. La gestione delle Terme viene donata dal granduca (nel 1784) ai Monaci cassinesi della Badia fiorentina che costruiscono uno “spedale” per uomini e uno per donne, divenuto nel XX secolo un moderno istituto di cura. La cittadina cresce e si sviluppa: nel 1853 arriva la ferrovia (linea Lucca – Pistoia), nel 1871 gli abitanti, fra pianura e collina, sono oltre 3.000, nel 1905 diviene Comune autonomo, nel 1928 perde l’appellativo “Bagni” per diventare Montecatini Terme. Ormai alberghi e pensioni sono oltre 200 e altrettante affittacamere; la capienza arriva a 20.000 persone (si calcolano oltre 100.000 visitatori a stagione). Nel 1895 viene creato il bicchiere in vetro graduato con la scritta Montecatini incisa, come quello in uso a Karlsbad; il costo è di 25 centesimi e il ricavato va ai poveri della zona. In pochi giorni se ne vendono oltre 1.000.

Qui soggiorna tutto il bel mondo dell’epoca: Pellegrino Artusi è ospite abituale, Verdi viene per 19 anni, e poi Rossini, Mascagni, Leoncavallo, Puccini, Trilussa, il trasformista Fregoli, D’Azeglio, Giusti, artisti, nobili, parlamentari, fino a Grace Kelly, appena divenuta principessa, e Dior che qui muore. Persino Maria Sklodowska Curie viene più volte per studiare le acque curative e le loro proprietà (una targa la ricorda all’interno del parco dello stabilimento Tettuccio).

Altri lavori femminili ai Bagni

Le donne lavorarono per “costruire” Montecatini avendo il compito faticoso e ben poco remunerato di riempire di terra i fossi per alzare il suolo attorno alle strade nascenti, agli stabilimenti, ai fiumiciattoli (anni ’70-80 del XVIII sec.). Appena iniziata l’attività termale, incontriamo le prime bagnaiole che pulivano le vasche per le immersioni, assistevano i bagnanti e procuravano loro teli e asciugamani. Altre donne erano impiegate per lavare e “imbiancare” panni, gusci di materassi e cuscini; altre per garantire il servizio di posta da Pistoia e da Pescia. Importantissime le albergatrici, non solo mogli, sorelle, figlie di imprenditori, loro stesse impegnate in prima persona come cuoche, cameriere, guardarobiere, ma anche a creare e gestire nuovi servizi: affittacamere e pensioni, vendite di sali e tabacchi, mescite di vini e liquori, trattorie e ristoranti, caffè, sale per concerti, teatri, negozi di scialli, ricami, ventagli, ombrelli. Intanto si esibiva il pomeriggio, nel bel parco dello stabilimento Torretta, una orchestra di eleganti musiciste viennesi famose per le esecuzioni di celebri valzer.
Altre donne erano assunte per imbottigliare o infiascare le acque, altre estraevano i sali purgativi che poi erano confezionati e commercializzati, altre ancora facevano le sarte e le lavandaie (nel 1915 si effettuavano al giorno 1.000 bagni con l’impiego di circa 6.000 capi di biancheria). Intanto in Valdinievole nuove attività erano destinate all’occupazione femminile: lavorazione della paglia e dei cappelli di feltro, macinatura dei cereali, lavori a domicilio in campo tessile e calzaturiero, mentre nascevano le cartiere nel Pesciatino, le sigaraie a Ponte Buggianese, le prime industrie conserviere in cui le donne costituivano la manodopera più numerosa.

Tutte le immagini qui presenti sono riproduzioni digitali appartenenti all’Archivio fotografico femminile costituito dalla Sezione speciale dell’Istituto storico lucchese “Storia e Storie al femminile” presso l’Archivio di Stato di Pescia.