Le sette targhe

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I lettori di Bradipodiario forse ricorderanno che qualche mese fa esordivo in questo spazio con la presentazione di un gruppo, quello di Toponomastica femminile, con cui collaboro da circa un anno e mezzo come referente per il Piemonte, occupandomi in particolare della provincia di Torino.

Da allora è maturato il progetto di pubblicare qui, con cadenza mensile, i risultati di un’esplorazione toponomastica delle Valli valdesi, che si inserisce nel più vasto progetto di censimento toponomastico del Piemonte.

La finalità di questo lavoro, portato avanti a livello nazionale, è di mettere in evidenza le poche presenze (e le molte assenze) femminili nelle targhe stradali, con lo scopo di influire sui comportamenti delle amministrazioni comunali e contribuire, anche per questa via, ad un cambiamento culturale che si rivela più che necessario, soprattutto alla luce dell’aumento preoccupante dei casi di violenza contro le donne che la cronaca ci segnala da tempo.

Ho dunque preso in considerazione i 15 comuni della Val Pellice, della Val Germanasca e della bassa Val Chisone compresi entro i confini del 1694: Angrogna, Bobbio Pellice, Inverso Pinasca, Luserna San Giovanni, Massello, Perrero, Pomaretto, Prali, Pramollo, Prarostino, Rorà, Salza di Pinerolo, San Germano Chisone, Torre Pellice e Villar Pellice. In questi centri gli odonimi (cioè i toponimi costituiti da nomi di persona) sono una minoranza, come è normale nei comuni montani (solo 195 su un totale di 938 toponimi nei comuni ricordati), ma di questi solo 7 sono femminili: il 4,8 %, una percentuale che non si discosta dai risultati nazionali.

Ma vediamo nel dettaglio a chi sono dedicate queste sette targhe. Tre sono intitolate a personaggi indicati con il solo nome di battesimo: località La Maria ad Angrogna, località Barbara a Bobbio Pellice, cascina Giulia a San Germano. Una ricorda, collettivamente, una categoria femminile operante nel mondo valdese: piazza delle Diaconesse a Pomaretto. Solo tre sono le intitolazioni a singole donne illustri, una delle quali è una regina: piazza Charlotte Peyrot ancora a Pomaretto, corso Regina Margherita a Inverso Pinasca e via Jenny Cardon a Torre Pellice.

Solo queste, delle centinaia di donne, valdesi e non, che hanno contribuito con la loro opera alla vita della comunità valligiana. Si dirà forse a questo punto che, a fronte dei tanti problemi che oggi affliggono il Paese, e lo stesso mondo femminile, quello della scarsità di intitolazioni a donne è ben poca cosa. Ciò può essere in parte vero, ma si ricordi che a livello simbolico, e quindi culturale, non è per nulla secondario che agli occhi delle giovani generazioni compaiano sulle targhe stradali per lo più nomi maschili: ciò induce a pensare che la storia è fatta solo dagli uomini, che le donne non contano nulla e il loro ruolo è al massimo quello di allietare il riposo del guerriero.

Occorre una radicale inversione di tendenza, come si evince anche dal risultati del rapporto dell’Istituto Europeo per l’eguaglianza di genere, da cui risulta che in un’Europa che pure è complessivamente ancora lontana da una piena parità tra uomini e donne, l’Italia appare, anche in questo campo, in grave ritardo culturale.