Le tabacchine e le valdesi

Pensieri a ruota libera sulle identità femminili

“Ci pensavo qualche giorno fa, seduta al tavolino di un bar pasticceria in quello che era un tempo il borgo sorto intorno alla Manifattura Tabacchi, al fondo di corso Regio Parco a Torino: ci sono eredità trasparenti, peculiarità che talora la storia collettiva scolpisce nel volto, nella  gestualità, nel sentire dei gruppi umani, peculiarità che si conservano e si tramandano da una generazione all’altra, e che si avvertono al primo impatto.

Nella camminata decisa, negli sguardi diretti, nella parlata franca delle abitanti di quel quartiere, per poco che se ne conoscano le vicende, non è difficile scorgere i segni di una storia collettiva al femminile, la storia di quelle tabacchine e di quelle sigaraie cui la comune esperienza di lavoro forgiò nel tempo un’identità ben precisa e ancora percepibile, oggi, nelle figlie e nelle nipoti di quelle donne.

E ci sono invece realtà più sfuggenti e sfumate, che non appaiono con la stessa evidenza. Non credo sia facile, per esempio, trovare  un denominatore comune per le donne valdesi, al di là di ciò che fortemente le contraddistingue  come portatrici degli stessi valori  condivisi con i correligionari di sesso maschile. Qualità come la serietà, l’affidabilità, il senso civico, lo spirito di servizio, il modo rigorosamente laico di vivere la sfera religiosa, una certa riservatezza che si unisce all’apertura culturale dovuta sia ad un livello di istruzione da sempre elevato sia ai tradizionali scambi con l’Europa protestante, tutto ciò costituisce un retaggio comune sia agli uomini che alle donne della comunità valdese.

Non facile, invece, almeno così a me pare, definire caratteristiche che identifichino le donne valdesi non in quanto valdesi ma proprio in quanto donne. Questa la mia impressione di osservatrice esterna, ma che non sia del tutto campata in aria mi viene confermato, dall’interno, da persone che di quella comunità fanno parte.

Mi piacerebbe però che si aprisse un confronto anche con le lettrici e i lettori di Bradipodiario, parecchie e parecchi dei quali hanno certamente da dire, su questo tema, molto più di me.