Crinfunding!


Per tutte le cose ci vogliono le condizioni adatte, e per costruire l’oggetto della foto pure: austerity, tempo libero e voglia di divertirsi sono stati l’humus da cui è nato Crin. Sì, perché ormai è diventato un nome proprio.

Mi spiego meglio.

Crin, come è facile capire dall’eloquente apertura sul suo fianco destro, è un salvadanaio, e con questa funzione esordirà al Convegno di Toponomastica femminile a Torino, il 4 di ottobre, dove si spera che i suoi occhietti stuporosi commuovano le/gli ospiti fin nel portafogli.

Con le casse di Regione e Comune in profondo rosso, la Provincia al “Si salvi chi può” e gli imprenditori alla canna del gas, la strada delle sponsorizzazioni è subito apparsa talmente cosparsa di spine da essere quasi impraticabile. Rimaneva la soluzione crowdfunding, ma a parte il fatto che chi bazzica questi terreni aveva altro da fare, devo confessare che il sistema mi pare un po’ un’americanata, come si diceva un tempo, e‘ sta cosa che chi mette cinque euro viene ringraziato collettivamente, chi ne mette venti nominativamente e così via , fino ad arrivare, per i più generosi, alle nuvole di incenso e alla pioggia di petali di rose… diciamo che mi fa anche un po’ ridere, ecco!

Così una email di Maria Pia Ercolini (“… magari mettiamo un salvadanaio in sala …”) ha acceso nella mia testa una lampadina, e questa illuminava a giorno un maialone rosa, di cartapesta. E poiché chi fa da sé fa per tre, ho incominciato ad attrezzarmi  per superare tutta una serie di problemi, dal momento che in tutta la mia ormai lunga vita mai mi era capitato di costruire alcunché, tantomeno con la cartapesta.

Per farla breve, Crin è nato durante le vacanze, davanti al mare, in vista dell’isola di Bergeggi, dopo che la sottoscritta aveva freneticamente compulsato una dozzina di siti Internet, con la collaborazione di mezzo condominio e contributi volanti di consigli e aiuti vari, in barba al tempo bizzoso di un’estate mai vista che un giorno no e due sì costringeva a ritirarlo in casa perché la pioggia non lo riducesse in pappa. 

Trovato un bel rosa shokking nell’unico colorificio aperto della zona, e spalmato con questo tutto l’animale dal grugno al codino, è sorto il problema di cosa scriverci sopra. Magari “Pigfunding”, giusto per ironizzare un tantino? Oppure, visto che è destinato a un convegno in Piemonte, “Crinfunding”? Sì, “Crinfunding”, e anche “My name is crin”, con un intento didascalico per le/gli ospiti provenienti da altre parti d’Italia, che ovviamente non conoscono il dialetto piemontese, e un’ombra di citazione da un famoso film.

Evvai, my Crin, lunga e (soprattutto) fortunata vita a te!